giovedì 28 aprile 2011

Come nel ventennio ...

Il primo maggio fu ufficializzato come festa dei lavoratori in Europa dai delegati socialisti della seconda internazionale riuniti a Parigi nel 1889, due anni dopo tale festività fu ratificata anche in Italia. La festa intende ricordare le battaglie operaie per la conquista dei loro diritti, l'origine della festa risale al 1882 quando il 5 settembre si svolse una manifestazione dei Cavalieri del Lavoro a New York. Successivamente si scelse la data del primo maggio per ricordare gli incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago quando morirono diversi manifestanti. Sono tanti gli Stati che riconoscono questa festività. In Italia la festività dal 1889 ad oggi è stata sospesa solo durante il ventennio fascista e ripristinata nel 1945 alla fine della seconda guerra mondiale. Oggi nel 2011 questa giornata viene usurpata e calpestata dietro il paravento ipocrita della crisi economica. In realtà il Vaticano è stato il primo a "usurpare" questa giornata scegliendola come il giorno per la beatificazione di Papa Wojtyla, sbattendo in faccia ai lavoratori questa celebrazione religiosa in una giornata che dovrebbe essere laica per eccellenza. Non è un caso che questo accada proprio sotto un governo guidato da fascisti vecchi e nuovi, mentre il sindaco di Roma è proprio un esponente di quel partito fascista che è confluito nel Pdl per mascherare le sue vere ideologie. Lo scandalo è che in questa dissacrazione del 1 maggio, dopo quella avvenuta qualche giorno fa del 25 aprile, si distinguono anche personaggi che appartengono al più grande partito di opposizione, il Partito Democratico, che ancora si definisce un partito di sinistra. Matteo Renzi, sindaco di Firenze, è stato il primo a violare la festività ma tanti altri sindaci di destra o di sinistra lo hanno seguito in questa opera che non può far ritornare a mente il periodo fascista. Questi sindaci rampanti si sono inventati la scusa che in un periodo di crisi come questo è giusto dare la possibilità ai commercianti delle città da loro amministrate di tenere aperti i loro esercizi. Già come se la crisi economica si combattesse con una giornata di lavoro in più e non con iniziative più strutturali e meno estemporanee. E' un po' la stessa polemica che si è aperta in occasione del 17 marzo, giornata scelta per festeggiare i 150 anni dell'unità d'Italia. Ora i sindacati si sono ritrovati uniti per proclamare uno sciopero proprio domenica primo maggio e dare vita quindi ad uno scontro che potrebbe riportare le lancette della storia indietro nel tempo fino a quel 1886 dove tutto ebbe inizio per la festa dei lavoratori. Un altro passo verso quello scontro frontale che appare sempre più inevitabile fra chi vuole distruggere la nostra storia, la nostra costituzione, le nostre istituzioni incapace di affrontare e gestire questo periodo di crisi e chi invece ancora tiene fede a quegli ideali che hanno dato vita ad una Repubblica democratica.

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