giovedì 26 luglio 2012

Stipendi parlamentari: referendum e petizioni per la fiera dell'inutilità


Il cittadino italiano si lamenta spesso per l'incompetenza dei propri parlamentari, per la loro inadeguatezza e distanza dalla realtà, ma il sospetto è che il paese abbia la classe politica che si merita perchè anche quando le iniziative partono dal basso spesso patiscono di inadeguatezza, pressapochismo ed assumono il sapore di una vera e propria presa in giro per il cittadino. Soprattutto poi quando di questi tempi si vanno a toccare argomenti come i privilegi dei politici o i loro stipendi. In questo momento in merito agli stipendi dei parlamentari girano tre iniziative: due referendum ed una petizione popolare on line. Quest'ultima è sicuramente la più inutile ed allo stesso tempo quella che riceve maggior credito in rete. Su facebook ormai tutti con orgoglio pubblicano che hanno ottemperato al proprio dovere di cittadini che intendono cambiare le cose e che quindi hanno firmato la famigerata petizione per la riduzione degli stipendi ai parlamentari. L'istituto della petizione popolare è previsto dall'art. 50 della costituzione che recita "Tutti i cittadini possono rivolgere petizione alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessita'" Fin qui niente da eccepire, peccato pero' che la legislazione italiana non contempli nessuna legge che regolamenti la petizione (come invece esistono per la legge di iniziativa popolare e per il referendum popolare gli altri due istituti di democrazia partecipata). Quindi per la petizione non ci sono norme per la raccolta delle firme, per quante firme siano necessarie, per le modalita' attraverso le quali indirre una petizione popolare, insomma in breve manca una legge che ne stabilisca vincoli e modalita' di utilizzo. Su questa assenza normativa e' stato messo in piedi un sito attraverso il quale chiunque per decidere di organizzare una petizione e pre raccogliere adesioni, adesioni pero' che non hanno nessun valore (nella scheda di raccolta dati fra l'altro non si fanno indicare nemmeno gli estremi di un documento di riconoscimento). Quindi iniziativa lodevole ma perfettamente inutile. Ed ora veniamo al caos referendum. I referendum sono due entrambi con lo stesso nome "Tagli stipendi parlamentari". Gia' il fatto che siano due fanno venire forti dubbi sulla loro efficacia. Il referendum promosso dall'Unione Popolare chiede esclusivamente l'abolizione della diaria di soggiorno, una specie di goccia nell'oceano dell'importo di circa 3.000 euro. Il secondo referendum e' piu' articolato e complesso, e' indetto da il Comitato del Sole e proprio per la sua estrema complessita' quasi del tutto inattuabile. Ma su entrambi pesa una spada di Damocle non indifferente e cioe' l'art. 31 della legge 25 maggio 1970 n. 352 che regolamenta il referendum e che recita "Non puo' essere depositata richiesta di referendum nell'anno anteriore alla scadenza di una delle due camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l'elezione di una delle Camere medesime" Di fatto quindi in questo 2012 non si possono depositare richieste di referendum e tutto lo sforzo che si sta facendo per la raccolta delle firme sara' inutile. Naturalmente i comitati promotori danno una loro interpretazione a quella norma, ma rimane il fatto l'annullamento sara' quasi automatico e comunque perche' correre questo rischio quando si conoscono le difficolta' della buona riuscita di un referendum ? Quale malizioso sospetta che ci sia lo zampino di qualche parlamentare. E' chiaro che un referendum del genere non solo otterrebbe un vasto consenso, ma avrebbe quasi la certezza del successo, ed allora perche' non organizzarlo quando e' quasi certo il suo annullamento per disinnamorare il cittadino ad un'eventuale seconda chiamata ? Il caos e' totale e l'unico modo per attaccare veramente la casta rimane il voto al quale il paese sara' chiamato nella prossima primavera: non votare nessuno degli attuali parlamentari sara' una strada da seguire.

martedì 24 luglio 2012

Il capitalismo è finito ma senza una rivoluzione non si arrenderà


L'attacco all'Europa è totale sia dall'esterno, da parte degli Usa con le proprie teste di ariete costituite dalle agenzie di rating, sia dall'interno, la Germania che non il proprio strapotere e forte del famoso spread tenta di affossare i paesi piu' deboli. Non ci sono provvedimenti che tengano, tasse, tagli alle spese, riforme scellerate, sono solo palliativi. Il sistema Occidentale ed il capitalismo sono essi stessi il male, il cancro che andrebbe debellato per risolvere una crisi che è sistemica, endemica e dalla quale non si esce se non con una vera e propria rivoluzione. Ormai è chiaro a tutti anche ai bambini delle elementari, non c'è Monti che tenga, non c'è politica che tenga (sinistra o destra non cambia niente) contro un sistema che ha come obiettivo il profitto, lo sfruttamento del più debole fino alla distruzione dgli strati sociali medio bassi. In questa lotta senza quartiere i paesi più deboli che non hanno risorse proprie come appunto Grecia, Spagna ed Italia sono nel mirino da una parte dell'offensiva statunitense che mira a indebolire l'euro divenuto in poco tempo più forte del dollaro, e dall'altra dell'offensiva tedesca che mal sopporta la presenza di entità deboli in una moneta comune. Ma la sostanza rimane che è il sistema capitalistico che sta fallendo in quanto tende a considerare i servizi essenziali che ogni paese democratico dovrebbe garantire ai propri cittadini come un'entità di spesa e non come appunto un servizio indispensabile. Il capitalismo intende fare affari anche nella sanità, nell'istruzione, nel sociale ed ovunque circoli denaro per qualsiasi scopo. Quando un paese inizia a considerare le spese per la salute e per l'istruzione capitoli di uscita piuttosto che spese essenziali o di investimento come nel caso dell'istruzione, significa che sta tradendo la propria vocazione di democrazia. Soprattutto tutte le misure che si prendono e si stanno prendendo per ridurre le spese hanno un solo effetto: l'indebolimento di coloro che rappresentano le classi più deboli del paese. Si tolgono risorse a chi sta già allo stremo sia per la pressione fiscale che per la mancanza di lavoro ed in questo modo si toglie anche ogni altra possibilità di risollevarsi dalla crisi. E non c'e' governo che tenga. In grecia ed in spagna si è andati alle elezioni cambiando i governi, in Italia si è consegnato il governo del paese ad una manipolo di professori mentre la politica gioca a fare le riforme, ma il risultato è sempre il medesimo: la crisi avanza e miete le solite vittime. Certo che dei tre paesi messi peggio, l'Italia è sicuramente il più ridicolo e quello più allo sbando almeno dal punto di vista politico. Mentre i provvedimenti del governo tecnico non ottengono risultati, i politici in parlamento pensano al semipresidenzialismo, ad una riforma elettorale che nessuno vuole, alle unioni di fatto, insomma a tutto fuorchè come trovare veramente la soluzione d questo momento difficile. E fuori dal parlamento non si vede niente di nuovo, niente che possa far intravedere una luce fuori da un tunnel spaventoso, niente al di fuori di un saltimbanco che pensa con le sue battute di vincere contro la finanza, le banche, l'europa e gli stati uniti. Spettacolo deprimente dal quale si esce solo attraverso una strada ..... quella di una rivoluzione che non tarderà ad arrivare se come sembra a dicembre ci sarà un'altra manovra con la sospensione delle tredicesime.

domenica 22 luglio 2012

Ritorno al .... passato



Stiamo attraversando un periodo storico oscuro che sta riportando l'Europa e l'Italia indietro nel tempo fino ad arrivare al più squallido oscurantismo. La crisi economica e la speculazione finanziaria hanno aperto la strada, nei paesi più a rischio, al taglio indiscriminato dei servizi sociali e ad un aumento indiscriminato della pressione fiscale a danno delle categorie sociali più deboli. Sotto il ricatto delle banche e della Germania si chiede ai vari paesi di perseguire il pareggio di bilancio secondo una logica perversa che toglie ad ogni singolo paese la propria autonomia politica in materia di economia. Gli effetti di questo ricatto si sono visti subito in Italia: una manovra lacrime e sangue con l'obiettivo di rastrellare denaro certo e quindi che va a colpire i lavoratori dipendenti, i pensionati e il bene più caro e più ambito di ogni cittadino: la prima casa. Naturalmente tentare di aumentare le entrate non era sufficiente e quindi la politica del governo si è indirizzata verso altri due settori: il mercato del lavoro e le spese dello stato. Sul lavoro si è proceduto cancellando un diritto fondamentale del lavoratore: quello di non essere licenziato. La cancellazione dell'art. 18 ed il campo libero lasciato dallo Stato alla più grande industria dello Stato, la Fiat, hanno di fatto massacrato i lavoratori. I diritti conquistati con anni di lotte sindacali, con migliaia di ore di sciopero sono stati cancellati con un piccolo colpo di spugna anche grazie alla incosistente reazione promossa dai sindacati stessi che si sono messi a litigare fra di loro. Ultimo tassello a questo quadro disastroso è stato il decreto sulla spending review che metterà a terra una sanità già abbastanza disastrata. Si tagliano le spese a colpi di ascia senza badare a come verrà ridotto un servizio che già presenta delle falli così enormi per le quali il Titanic sarebbe affondato in 10 minuti. Queste manovre e questi decreti di fatto hanno riportato indietro il paese di almeno 60 anni. I consumi sono diminuiti drasticamente anche in un settore tipicamente molto florido per il nostro paese come quello alimentare. Calati il consummo di carne e di tutti quei prodotti che possono essere annovareati fra i prodotti di pregio, così come sono diminuite le spese presso i negozi o la grande distribuzione a favore di catene di bassa qualità oltre che di prezzo. Ma questa arretratezza economica non è la sola che sta colpendo il nostro paese, ormai anche nel sociale e nei costumi stiamo tornando indietro forse anche in maniera più drastica rispetto alla economia. Mentre il paese è in una crisi senza precedenti con tassi di disoccupazione postbellici, i nostri politici, dopo aver abdicato pr ciò che concerne il governo del paese, non sanno far di meglio che occuparsi in questi giorni delle .... unioni gay. Sicuramente un problema importante soprattutto in un paese dominato dal clericalismo cattolico come il nostro, ma altrettanrto sicuramente non si tratta di un problema per il quale gli italiani non dormono. Ma non è tanto il problema in se stesso che fa sobbalzare sulla sedia e sul quale ognuno può naturalmente avere la propria opinione progressista od oscurantissta, sono piuttosto i toni che vengono usati per difendere le proprie idee che portano ancora più indietro le lancette dell'orologio fino ad arrivare all'oscurantismo più buio. Dopo le offese di Grillo, il nuovo Berlusconi non dimentichiamolo, nei confronti della Rosy Bindi, oggi arrivano le dichiarazioni del bello della politica italiana, l'onorevole Casini, che bolla i matrimoni Gay come incivili. Certo in un paese dove il politico nella maggior parte dei casi ruba, dove un politico eletto in un partito saltella da una formazione all'altra senza porsi il problema di che cosa pensino i suoi elettori, dove si consente ad un politico inquisito per mafia di continuare a svolgere la propria attività politica, parlare di inciviltà per i matrimoni gay quanto meno può sembrare una dichiarazione impregnata di iposcirisia. Ecco che l'oscurantismo avvolge anche i costumi e la società annebbiando la mente di molti politici che già fanno fatica per conto loro a collegare il cervello alla bocca. Forse è questo l'aspetto più preoccupante della crisi: per uscirne ci vorrebbero idee nuove ed originali ma sembra impossibile aspettarsele da chi ancora pensa ai matrimoni gay come un esempio di inciviltà.

martedì 17 luglio 2012

Raschiamo il fondo ... delle feste


Venire a conoscenza del fantastico piano che il governo dei super tecnici sta mettendo a punto per aumentare il PIL è veramente confortante e porta una ventata di speranza nel nostro paese. Dopo la spending review che ha nel taglio di 3 euro del buono pasto per gli statali la sua colonna portante, arriva la proposta, mutuata dal governo Berlusconi per la verità, di accorpare qualche festa per aumentare le giornate lavorative di uno o due giorni. Cose grosse ragazzi, non siamo mica qui a pettinare i peli dei testicoli agli elefanti, qui siamo a varare grosse riforme per rilanciare l'economia. Certo sorge un dubbio al quale sicuramente riceveremo adeguate risposte nei prossimi giorni: ma se la disoccupazione viaggia a livelli record a che serve lavorare un giorno o due in più se ormai la popolazione lavorativa è in netta minoranza rispetto alla popolazione totale ? E soprattutto queste due giornate di maggiore produzione a che serviranno se i consumi sono drasticamente in calo compresi quelli del settore alimentare tradizionalmente intoccabile nel nostro paese ? Ed ancora quali feste pensa di accorpare il governo ? l'8 dicembre ? il 25 ed il 26 dicembre in un'unica giornata ? Insomma le feste religiose o le feste della nostra repubblica, quelle che sanciscono la storia d'Italia come il 25 aprile, il 1 maggio od il 4 novembre ? Altro dubbio amletico ma qualcisa ci dice che le feste religiose non si toccano. E che cosa dire ancora di un paese a vocazione turistica che riduce le proprie festività per aumentare i giorni lavorativi, porterà davvero ad un aumento del PIL o piuttosto ad una diminuzione ? Gli italiani oltre alle spese alimentari stanno riducendo anche le spese per vacanze e viaggi, togliere uno o due giorni di festa potrebbe essere un'ulteriore mazzata per un settore tradizionalmente in crisi anche per altro motivi (mancanza di servizi e prezzi esorbitanti). Viene da pensare che tra agenzie di rating (Mody's e company) Fondo Monetario Internazione e governo italiano sia una gara dura stablire quale sia dei tre quello più deleterio e che provoca maggiori danni al nostro paese a favore della speculazione. Il problema non è tanto lavorare di più ma soprattutto mettere in condizione il cittadino di riconquistare il proprio potere d'acquisto ormai dilaniato dalle tasse, dagli stipendi bloccati, dall'inflazione, non saranno certo due giornate in  più di lavoro o tre euro rosicati ai buoni pasto a risolvere il problema. La forbice fra ricchi e poveri è notevolmente aumentata ed è qui che bisognerebbe lavorare, erodendo i grandi redditi (Hollande in Francia ha proposto tasse al 75% per redditi superiori al milione di euro), diminuendo la pressione fiscali sui redditi medio bassi iniziando dall'Imu sulla prima casa (un balzello veramente ingiusto ed iniquo), e tagliando veramente sulla spesa pubblica ma certamente non iniziando dai servizi al cittadino come la sanità e l'istruzione che sono servizi essenziali e fondamentali per una società civile e democratica.
  

lunedì 16 luglio 2012

Nemmeno Grillo ci salverà ....



I danni arrecati al paese dal ventennio berlusconiano sono incalcolabili ed annidati in ogni settore della vita politica, sociale e culturale del paese. Non si tratta solo di tre governi disastrosi culminati con la sostituzione con il governo dei tecnici per tentare il salvataggio di un paese sull'orlo della bancarotta, ma piuttosto di sistema di potere, di comportamento e di costume che alla fine come un virus infido ha finito per contagiare ogni ganglio delle istituzioni e della nostra società. Due sono gli aspetti fondamentali che stanno salendo agli onori della cronoca dela costume berlusconiano: il disconoscimento di alcuni poteri istituzionali ed in particolare della giustizia e la pratica dell'offesa e della ridicolizzazione dell'avversario politico. Oggi l'attacco alla giustizia arriva addirittura da parte della più alta carica dello Stato, il Presidente della Repubblica. In perfetto stile berlusconiano, Giorgio Napolitano, in merito alle intercettazioni telefoniche che lasciano intravedere una collusione fra Stato e Mafia, non ha trovato di meglio che seguire la stretagia del superinquisito di Arcore: sollevare il conflitto di attribuzione dinanzi alla Corte Costituzione nei confronti della Procura di Palermo. Quindi non seguire la strada della chiarezza e del raggiungimento della verità una volta per tutte, ma piuttosto impedire il lavoro di una procura che indaga su un fatto molto delicato e pericoloso per tutto lo Stato. E questo al fine di garantire il silenzio su eventuali collusioni con la mafia che arrivano fino alla più alta carica dello Stato. E' un fatto senza precedenti che da adito a pericolose interpretazioni e sospetti, sospetti che in alcuni casi sono quasi delle certezze in quanto appare impossibile che una organizzazione malavitosa come la mafia possa prosperare per decenni senza una collusione stretta con gli organi di potere. Ma Napolitano ha preferito seguire le gesta di Berlusconi piuttosto che dare al popolo italiano una speranza di verita'. Gli insegnamenti del dittatore di Arcore però non sono stati presi in prestito solo dal Presidente della Repubblica, ma anche da colui che in questi ultimi mesi sembrerebbe colui destinato ad abbattere ed intaccare i privilegi della casta politica. Il nuovo santone della politica italiana, Beppe Grillo, si appropria di un'altra arma della strategia berlusconiana, quella dell'offesa e della ridicolizzazione dell'avversario. E lo fa prendendo di mira un personaggio che già è stato oggetto di improperi da parte del cavaliere: il presidente del Pd Rosy Bindi. Berlusconi fece un paragone fra intelligenza e bellezza della leader politica, Grillo cade nella stessa volgarità dichiarando che la Rosy non ha mai avuto problemi di convivenza con il vero amore. Sinceramente per quanto mi riguarda non si tratta di una novità in quanto spesse volte ho intravisto nello stile di Beppe Grillo lo stile del vecchio Berlusconi, con una sola differenza a vantaggio del cavaliere: Silvio almeno ci metteva e ci mette la propria faccia, Grillo spara sentenze e poi manda avanti gli altri. Ma il suo stile ricalca pari pari lo stile berlusconiano: condotta dittatoriale del partito o movimento come lo si voglia chiamare, slogan e parole d'ordine che potrebbe lanciare chiunque ma  alle quali un leader politico dovrebbe far seguire un progetto per la loro realizzazione. La situazione è questa ed il quadro è talmente deprimente che non appare difficile provedere una nuova vittoria del vecchio Berlusconi magari affiancato dalfinto-nuovo Grillo che stringeranno ancora una volta il paese in una morsa stritolatrice. Il tutto sotto gli occhi di una sinistra o presunta tale che o cerca alleanze improponibili e si balocca in seghe mentali alla ricerca di un passato che non tornerà piu'. 

venerdì 13 luglio 2012

Ma quando è uscito dal campo ?



I titoli dei giornali sono tutti dedicati in questi giorni alla "ridiscesa in campo" del tizio superinquisito, ma la domanda sorge spontanea: "Ma perchè era mai uscito dal campo ? Aveva mai lasciato la politica da quando ha deciso di rovinare l'Italia ?" A me sembra di no. Si è vero aveva dichiarato che non si sarebbe ricandidato, aveva detto che Alfano era il miglior segretraio di partito e si sarebbe mangiato tutti gli altri, ma appena il suo delfino ha mostrato qualche segno di autonomia (la barzelletta delle primarie nel Pdl) si è prontamente rimangiato tutto seguendo il suo perfetto stile di tutti questi anni (dire tutto e subito dopo l'esatto contrario di tutto) ed eccolo pronto a riprendersi quel posto abbandonato alla fine dello scorso anno. Tutti i colonelli del Psl, che fino ad ieri parlavano di primarie per decidere il loro candidato premier come una dimostrazione che il partito stava imboccando la strada giusta, hanno dovuto prontamente rimangiarsi tutti i buoni propositi e rientrare nei ranghi dettati dal padre-padrone. Tutti allineati e coperti il candidato per la guida del paese sarà ancora lui. Il Partito Democratico e l'Idv ora saranno lì a mangiarsi le mani perchè, dopo aver perso l'occasione di andare alle elezioni nello scorso novembre e vincerle, dovranno ancora una volta rimanere al palo riconsegnando l'Italia al cavaliere per la definitiva rovina. Il superinquisito ha già iniziato le grandi manovre. Primo passo recuperare fondi per preparare una campagna elettorale in grande stile e a farne le spese è stato subito il Milan che sta vendendo allo sceicco del PSG i due fuoriclasse Ibra e Thiago, poi dall'autunno prossimo arriverà alla carica con le sue televisioni magari sventolando la cancellazione dell'Imu, l'uscita dall'euro insomma le solite parole d'ordine che porteranno alla definitiva rovina del paese. Se perchè, nonostante i sondaggi lascino il tempo che trovano, sembra che un discreto numero di italiani (stavo per scrivere coglioni come chiamò lui chi avrebbe votato a sinistra ma non bisogna scendere sullo stesso suo piano se si intende veramente batterlo) sono disposti a rimetterlo al suo posto. Non ci sarebbe nemmeno da meravigliarsi di assistere ad un asse Berlusconi-Grillo dato che entrambi sono delle macchine spara parole d'ordine senza un progetto politico attuabile e quindi sarà molto probabile sentire in bocca ai due imbonitori le stesse proposte per abbindolare gli italiani. In questo scenario la sorte del Partito Democratico potrebbe già essere segnata stritolato dai dubbi amletici Casini-Sinistra, probabilmente seguirà la prima strada riportandoci indietro di cinque anni. Insomma uno scenario fosco per l'Italia che Mody's, la famigerata agenzia di rating, ha già previsto declassando ulteriormente il nostro paese, solo gli italiani potrebbero davvero rispondere per le rime a questo nuovo piano distruttivo, ma le probabilità che siano veramente diventati immuni al fascino del cavaliere sono veramente ridotte al lumicino.

mercoledì 11 luglio 2012

I veri fannulloni

Si renderanno conto i leader dei partiti attualmente nel parlamento italiano che oltre ad aver abdicato ad un governo di tecnici ammettendo la propria incapacità politica, stanno anche buttando al vento un anno durante il quale avrebbero potuto ricostruire la loro credibilità ma soprattutto dare un futuro al paese ? Sicuramente non hanno consapevolezza degli uomori degli italiani e questa non è una novità considerato il distacco progressivo e totale della politica dalla realtà del paeseo che è andato in scena in questi ultimi anni, ma altrettanto sicuramente hanno gettato al vento un'occasione unica per riacquistare credibilità. Questo anno che ci separa dalle elezioni del 2013 avrebbe potuto costituire l'ultimo banco di prova per riprendere le redini e soprattutto per trasformare l'Italia in un vero paese moderno. Mentre Mario Monti faceva il lavoro sporco, i partiti avrebbero potuto occuparsi di quelle riforme strutturali necessarie anche per ridare fiato all'economia, ma così non è stato e non sarà. Così mentre da una parte il governo dei tecnici, seguendo la logica dei conti della spesa, aumenta le entrate e taglia le uscite senza guardare in faccia nessuno e soprattutto prendendosela con le classi più deboli, i partiti politici navigano nella più assoluta confusione andando incontro alla debacle totale delle prossime elezioni del 2013. Un anno buttato al vento che speriamo decreti la giusta fine di politici ormai chiaramente inadeguati sia al momento storico che si sta vivendo sia alla gestione di una crisi dalla quale non si ne' come ne usciremo ne' in che modo ne' usciremo. Era l'occasione per elaborare un progetto per il futuro dell'Italia ed invece ancora una volta la casta dimostra di pensare ai propri sporchi interessi. Chi attanagliato dai propri scandali, la Lega, chi incapace per mancanza di personalità di spicco di proporre una reale alternativa, l'Idv, chi invece tenta di tirare per la giacca Monti al fine di conegnarli per altri 5 anni la guida del paese. Mario Monti ha già declinato l'invito (da verificare poi la reale mancanza di interesse a presentarsi a capo di qualche coalizione) ed allora mentre l'Udc con Casini persiste nel accarezzare l'idea Monti, il Pdl si appresta a tornare all'antico rimettendosi nelle mani di Berlusconi mentre il Pd rimane l'eterno indeciso, vittima del caeezzone messo in piedi, su da farsi e su quale strada prendere. Insomma al prossimo appuntamento elettorale il paese sarà consegnato ad un'altra sciagura, quella del saltimbanco Grillo, una sottospecie del cavaliere Berlusconi con il quale condivide parole d'ordine senza un reale progetto da realizzare. Un quadro funesto che probabilmente poerterà ad un aggravarsi della crisi con risvolti imprevedibili verso l'unica strada reale per cambiare davvero: una rivoluzione popolare.

sabato 7 luglio 2012

Dal dove coglio coglio ai tagli con l'accetta


Qualcuno si aspettava una politica economica con i fiocchi dal governo dei professori e dei professori che ha sotituito il governo dei politici, ma oggi dopo i provvedimenti per aumentare le entrate dello Stato e quelli per diminuire le spese, si può senz'altro affermare che non ci volevano certo dei professori o degli economisti per varare le due manovre. La prima quella delle tasse è stata concertata con un unico obiettivo: andare a prendere i soldi dove sarebbe stato certo prenderli e cioè enelle tasche dei lavoratori dipendenti, dei pensionati e sul bene primario degli italiani la casa. Nessuna equità sociale, nessuno sforzo per cercare di tassare di più chi avrebbe potuto pagare di piu' e soprattutto nessuna patrimoniale, ma rastrellamento a tappeto delle finanze già disastrate dei cittadini italiani. Le immediate consequenze di questa politica scellerata non si sono fatte attendere: contrazione dei consumi e aumento della disoccupazione a livelli mai toccati, soprattutto quella giovanile. I consumi sono drasticamente diminuiti anche in un settore che per l'italiano è sempre stato primario: l'alimentazione. L'italiano è famoso in europa e nel mondo per il suo attaccamento all'alimentazione ed alla buona tavola e Monti è riuscito dove nessuna campagna per una corretta alimentazione è mai riuscita: oggi l'italiano spende molto meno per mangiare ma soprattutto spende male rifugiandosi in prodotti a basso costo e spesso di bassa qualità. Nonostante la pressione fiscale abbia raggiunto livelli inauditi, i conti dello stato però non sono migliorati perchè si diceva che, oltre ad aumentare le entrate, era necessario provvedere alla diminuzione delle spese. Ed ecco che è entrato nel linguaggio popolare quel tremendo termine di Spending Review che sostanzialmente singifica revisione della spesa. Anche in per questi provvedimenti dai professori di economia ci si aspettavano delle misure adottate dopo un'analisi seria e dettagliata della spesa pubblica. Ed invece Mario Monti e soci si sono armati di scure e come se dovessero attraversare una foresta impenetrabile si sono messi a dare giù senza guardare in faccia nessuno. Diminuzione di personale nella pubblica amministrazione e tagli alla sanità sono le accettate più evidenti assestate ad occhi bendati. Saranno diminuiti i posti letto negli ospedali nella misura di quelche decina di migliaia come se oggi negli ospedali italiani ci fossero letti liberi. Chi ha bisogno di un ricovero o di una visita specialistica sa quali siano i tempi di attesa, immaginiamoci cosa accadrà da qui a qualche mese. I professori si sono attaccati anche ai buoni pasto dei pubblici dipendenti (sempre loro) portandoli da 10 a 3 euro quando gia' i 10 euro risultano stretti per un pasto frugale di mezzogiorno. Ed anche in questo provvedimento non si è andati a toccare settori dove il taglio non avrebbe causato danni ma di certo risparmi sicuri, parlo degli stipendi dei politici, dei super contratti dei manager, delle pensioni d'oro. Meglio andare a prendere tre euro ad un impiegato pubblico che guadagna 1.200 euro mensili piuttosto che tagliare drasticamente quelle pensioni di qualche decina di migliaia di euro o addirittura di oltre centomila euro. Insomma dopo aver tolto soldi al ceto medio basso ora gli si tagliano anche i servizi ... di questo passo cosa rimarrà del nostro paese ?