mercoledì 31 gennaio 2018

Non ci sono più i ... candidati di una volta


Dopo le scoppiettanti promesse di inizio campagna elettorale, si è passati alla fase 2: i fuochi d'artificio delle candidature. E prosegue la saga delle elezioni politiche e dei partiti che, bene o male nessuno escluso (1 o 2 eccezioni a parte), remano tutti nella stessa direzione: allontanare i cittadini dalla politica. Perché il partito che vincerà le elezioni il 4 marzo 2018 sarà quasi certamente quello dell'astensione, sia per il caos al quale questa legge elettorale ha dato vita sia per l'incosistenza dei partiti che si presentano alle prossime elezioni sia per la "pigrizia" e la "paura" dei cittadini di cambiare veramente. Ora dopo le promesse ecco i candidati ed anche in questo caso c'è veramente da ridere per le immense cavolate commesse da tutti per accapparrarsi i cosidetti candidati di "spicco". Si perché i partiti non sono più quelli di una volta, nè come denominazione naturalmente nè tantomeno come ideali i programma, ma nemmeno come organizzazioni all'interno delle quali si "imparava" a fare il politico e non esisteva che si candidasse un personaggio solo per il suo nome più o meno altisonante. Oggi i partiti non svolgono più questa funzione, non rappresentano più una scuola per chi avesse voglia di impegnarsi in politica, ma sempre più spesso si arriva ad occupare un posto in parlamento solo per meriti, o demeriti a seconda dei punti di vista, che niente hanno a che fare con la politica e nemmeno con le idee che quel partito rappresenta. Sono tanti gli esempi scovati dopo la pubblicazione delle liste per le prossime elezioni. Si va dal M5S che perde la propria verginità e la propria intransigenza candidando amici del partito nemico per eccellenza, il Pd, cambiando totalmente rotta rispetto a cinque anni fa. Per non parlare di candidati come Luigi Paragone, giornalista o presunto tale, che in un recente passato è stato addirittura direttore del giornale della Lega la Padania. Che dire poi del Partito Democratico che, da una parte si sforza di negare presunti governi con Forza Italia dopo le elezioni, salvo poi candidare in un collegio uninominale in Calabria il primo dei non eletti alle elezioni regionali appartenente a Forza Italia, che, se perdesse la sfida, rientrerebbe in consiglio regionale proprio nel gruppo della stessa Forza Italia. Emblematici poi le vicende di Casini, candidato nell'uninominale per la coalizione con il Pd a Bologna, e di Maria Elena Boschi esiliata a Bolzano per tentare di evitarle la "trombata" politica. Poi ci sono i famosi impresentabili, personaggi che hanno problemi con la giustizia, in alcuni casi da varificare certo, ma fare politica non è obbligatorio e pretendere di avere candidati puliti dovrebbe essere un'esigenza del cittadino.
Rimane una sola cosa da fare anche per chi pensa di astenersi, votare formazioni minori che non promettono, che hanno un programma e che hanno candidati seri .. e per fortuna una o due ci sono.

domenica 28 gennaio 2018

Le fregature del 2018 continuano


L'anno appena iniziato ci ha portato delle "belle" sorprese. Alcune puntuali come un orologio svizzero tipo l'aumento delle tariffe autostradali, altre meno precise ma anche loro sempre dietro l'angolo come l'aumento delle tariffe di luce e gas, un'altra infine che suona come una beffa del nostro governo a danno dei cittadini come il balzello di 2 centesimi per i sacchetti di frutta e verdura utilizzati nei supermercati. Non tanto per l'importo del balzello quanto per l'imposizione della spesa da addebitare al consumatore nello scontrino voluta dal governo stesso, che si aggiunge all'imposizione dei supermercati che vietano l'utilizzo di buste portate dal consumatore oltre che la possibbilità di mettere più prodotti nella stessa busta. Le sorprese sembravano terminate ed invece un'altra beffa era distro l'angolo e si sta materializzando in questi giorni. Riguarda le tariffe telefoniche e la famigerata fatturazione a 28 giorni che le compagnie hanno messo in atto da qualche tempo trafugando letteralmente una mensilità ai consumatori. Ci sono voluti dei mesi affinché il governo emanasse un decreto per costringere i  gestori della telefonia a tornare alla fatturazione mensile, ma alla fine il decreto è arrivato anche se non si è previsto il rimborso del furto messo in atto dai vari Fastweb, Tim, Tre, Wind, Vodafone. Va beh dai tutto risolto anche senza il rimborso. Eh no .. siamo in Italia e non in un paese normale e qui può accadere di tutto.  Ecco la comunicazione che sta arrivando ai vari utenti della telefonia mobile e fissa.

"Dal 5 aprile 2018, in ottemperanza a quanto previsto dalla Legge 172/2017, gli importi delle offerte saranno calcolati su base mensile. Questa variazione non comporterà nessun aggravio di costo per te, semplicemente l’importo di ciascun canone mensile sarà calcolato mantenendo fisso l’attuale costo annuale per i servizi compresi nel tuo abbonamento e dividendo tale importo per dodici mensilità, invece di 13 rinnovi ogni 28 giorni"

Cioè i signori hanno preso l'importo annuale pagato con la fatturazione a 28 giorni che di fatto trasformava un anno in 13 mesi invece che in 12, hanno diviso quell'importo in 12 mensilità e tutto torna come prima. Già ora sei contento e coglionato. Quindi non solo non viene restituito il mal tolto (colpa del governo) ma continui a versare lo stesso importo taroccato in 12 rate mensili invece che in 13 di 28 giorni.  Capito la furbata. Ed il bello che tutte le compagnie ai sono comportate allo stesso modo come se fossero una sola .... qualcuno ricorderà che quando esisteva una sola compagnia, la Telecom, e ci fu la liberalizzazione ci dissero che in questo modo il consumatore ne avrebbe tratto vantaggio perché la concorrenza avrebbe creato condizioni favorevoli per i consumatori. Ma siamo in Italia e le uniche a trarre vantaggio sono i gestori della telefonia che alla faccia del libero mercato si mettono sempre tacitamente d'accordo per fregare il consumatore .... con la complicità naturalmente di chi governa il paese.

giovedì 25 gennaio 2018

La giornata della memoria .... perduta




Dopo domani 27 gennaio si celebrerà come ogni anno la giornata della memoria. Discorsi, incontri, celebrazione per ricordare una delle più grandi tragedie dell'umanità sfociata nello sterminio da parte del regime nazista e fascita di milioni di persone. Poi la giornata terminerà e da domenica 28 gennaio si tornerà alla "normalità". Purtroppo queste giornate stanno perdendo di significato per due motivi principali: il primo dovuto al fatto che ogni settimana c'è una giornata per ricordare o celebrare qualcosa (dai motivi più futili a quelli più seri), il secondo motivo sta nel fatto che trascorsa questa giornata per tutto l'anno non si fa assolutamente niente per ricordare l'evento in questione. Quest'anno poi la giornata in cui si ricordano gli scempi nazzifascisti capitano in un periodo nel quale proprie le destre e i fascisti alzano la testa di nuovo in maniera pericolosa. I rigurgiti razzisti sono tornati in auge con la scusa della presunta immigrazione incontrollata e lo stesso partito di maggioranza, il Partito Democratico, che si definisce di sinistra ha messo in campo politiche di destra per tentare di conquistare fette di voti nell'area avversa. Un altro segnale preoccupante e che rende la giornata della memoria intrisa di ipocrisia, arriva dai simboli presentati per le prossime elezioni politiche del marzo prossimo. Fra i 104 simboli presentati (il numero spropositato è già indicatore pericoloso dell'inadeguetezza del panorama politico italiano) ve ne sono ben 7 che richiamano simboli fascisti e che quindi dovrebbero restare fuori dalla competizione elettorale. Il richiamo può essere velato ma presente come nel simbolo di Fratelli d'Italia della Meloni dove campeggia la fiamma del fu Movimento Socale Italiano,  oppure può essere reso quasi irriconoscibile da una manipolazione grafica ma rimane presente nel manifesto del movimento come nel caso di Forza Nuova o di Casapound. Che senso ha celebrare la giornata della memoria quando si rischia di far tornare in parlamento fascisti della peggiore specie ? Se uno stato che si definisce democratico non riesce ad evitare il ritorno di certi simboli e di certi manifesti, non sarà certo una giornata all'anno a risolvere il problema; una giornata trascorsa la quale i razzisti che spuntano come funghi anche con la collusione dello stato stesso continueranno a prosperare.

lunedì 22 gennaio 2018

La partita si giocherà sull'astensione




Chi potrà veramente vestire i panni dell'ago della bilancia alle elezioni del prossimo 4 marzo è quel 40% di cittadini che secondo i sondaggi sono votati all'astensione. Se quella percentuale di astensionismo rimarrà tale, non cambierà assolutamente niente nel nostro paese indipendentemente da chi risulterà vincitore alle prossime elezioni (ammesso che con questa legge elettorale ci possa essere un reale vincitore). Potrà cambiare la maggioranza, potranno cambiare il presidente del consiglio ed i ministri, potranno cambiare i partiti che sostengono il governo, ma la sostanza dell'azione politica non subirà modifiche tali da portare ad un inversione di rotta nel paese. Inversione che possa cambiare le politiche del lavoro e soprattutto dell'equità sociale in una società nella quale le disuguaglianze la fanno da padrona e diventano sempre più marcate. L'unica svolta la possono dare coloro che si astengono e che portano come motivazione della loro scelta quella di non sentirsi rappresentati da alcuno dei partiti del panorama politico italiano. Un ragionamento comprensibile ma che porta ad una sola consequenza: lasciar decidere agli altri che inevitabilmente saranno coloro che non porteranno ad alcun cambiamento ritrovandosi a votare per i soliti partiti e/o movimenti già presenti in parlamento che non hanno saputo rispondere alle esigenze del paese reale. Si potrebbe allora tentare di girare la motivazione del non voto: se non c'è qualcuno che risponde alle vostre idee ed esigenze, c'è almeno qualcuno che non vorreste al governo ? Immagino di si ... ed allora non resta che cercare fra l'offerta più o meno seria che in queste elezioni sarà vasta almeno come simboli ma, per fortuna, anche in contenuti e per esempio scegliere un voto per quella formazione che non era rappresentata nella legislatura uscente e che non è legata nel suo manifesto elettorale ad alcun partito uscente sempre dall'attuale legislatura. Questo potrebbe essere un modo per praticare un astensionismo attivo e dare un segnale reale di cambiamento magari mandando in parlamento gente nuova e inaspettata. Poi naturalmente potrebbe accadere come cinque anni fa quando quella forza si chiamava Movimento 5 stelle ma fu subito una delusione, aspettata e prevedibile, fin dalle prime battute della legislatura quando si rifutarono di tentare davvero di cambiare il paese. 
Se poi siete fortunati e avete voglia di leggere e informarvi magari capita che vi imbattiate in una formazione che ha anche un programma serio, sicuramente di non facile attuazione, ma ache almeno nelle premesse è alternativo a tutto il panorama politico ormai incancrenito da 25 anni di politica contro il popolo e le classi sociali più deboli. Una formazione che si presenta scevra dai soliti simboli che possono essere fastidiosi per chi non è ideologicamente schierato ed al solo vedere una bandiera rossa o una falce e martello si gira dall'altra parte inorridito. Una formazione che non presenta nomi altisonanti ma persone che in qualche modo intendono lavorare per tentare un'inversione di tendenza alla politica di questo paese dove ormai, inseguendo la favola che non esistono più destra e sinistra, lavorano tutti nella stessa direzione con differenze che rimangono isolate in semplici sfumature. Il programma è vasto e lo si può trovare qui ma un piccolo riepilogo si può sintetizzare come segue. Non lasciamoci sfuggire questa nuova occasione per provarci.

https://poterealpopolo.org/

sabato 20 gennaio 2018

E chi ci salverà dalle “bufale” istituzionali ?




Questo 2018 è iniziato e prosegue inseguendo un tormentone dopo l’altro: promesse elettorali, i sacchetti del supermercato, la cancellazione della parola razza fino ad arrivare finalmente alla lotta alle “fake news” (ma quanto piace alla politica renziana usare questi termini mutuati dalla lingua anglosassone). Ora la lotta alle notizie false o più volgarmente bufale diventa un’attività governativa come si fa in qualsiasi regime dove la parola democrazia è assente dal vocabolario. Che il governo, per mano della polizia postale, stabilisca che cosa è vero o falso non è certo un elemento di garanzia quanto piuttosto uno strumento di controllo del libero pensiero. La rete, uno strumento ormai alla portata di tutti con l’esplosione dei social, è diventato per i politici uno strumento a doppio taglio. Da una parte una modalità immediata per diffondere un pensiero, un’idea, uno slogan che in pochi secondi raggiunge chiunque, ma d’altra parte anche uno strumento capace di mettere in evidenza e di rivelare le “falsità” degli stessi. Mentre prima di internet solo giornalisti e professionisti dell’informazione avevano la possibilità di verificare la dichiarazione di un politico, ora chiunque ne ha la possibilità e chiunque può rispondere al politico in maniera altamente immediata. Ed è questa la forza della rete che rende inutile, nonché pericolosa, l’istituzione di una forza governativa per il controllo di quanto è pubblicato.
Internet consente a chiunque di scrivere e pubblicare qualsiasi notizia e/o fatto in maniera semplice e immediata senza alcun controllo da parte di alcuno, ma allo stesso tempo internet stessa consente in pochi click di verificare se una notizia che si legge in rete sia vera, falsa o parzialmente vera. E sta tutto qui la forza della rete. La lotta alle bufale si fa con l’educazione, educazione che si deve sviluppare su due fronti: educazione civica insegnando l’assurdità e la pericolosità di diffondere notizie false, educazione tecnica insegnando ad utilizzare gli strumenti disponibili per la verifica di una notizia. Senza poi sottolineare che le notizie false non nascono solo sulla rete, sulla rete è solo più facile pubblicarle e diffonderle, ma poi ci sono anche le falsità che nascono direttamente dalla voce dei politici o di personaggi pubblici, e chi controlla queste notizie ? E soprattutto come le si combatte una volta scoperta la notizia falsa ? In rete la polizia postale dovrebbe provvedere, non si sa come, alla cancellazione della notizia, operazione ardua in rete soprattutto dopo che la notizia stessa è finita in pasto ai motori di ricerca. Ma la dichiarazione lasciata dal personaggio come la si combatte ? Quando un politico promette di dimettersi se non ottiene un risultato e non lo fa, oppure quando interpreta dei dati oggettivi a modo suo distorcendo la realtà, come si combattono questo genere di notizie false ? Si va a prendere il personaggio e lo si porta in Tv a reti unificate a smentire o rettificare la sua affermazione ? Si usa una specie di macchina del tempo e si torna indietro per far ripetere l’affermazione in maniera veritiera ? Impossibile. C’è un solo modo: educare ad utilizzare gli strumenti della rete per una verifica. La task force messa in campo dal “ducetto” Minniti serve solo un esercizio di facciata che non serve certo a garantire una pulizia dell’informazione, ma si sa siamo in campagna elettorale e tutto fa brodo. Per inciso anche il Pd ha inserito nel nuovo giornale online una rubrica antifakenews ma c’è da fidarsi di un partito guidato da uno dei più grandi diffusori di falsità ? La rubrica del Pd ricordeà mai le falsità messe in giro da Matteo Renzi: “Mai al governo senza passare per le elezioni”, “Enrico stai sereno”, “Se perdiamo al referendum smetto di fare politica” .... date voi la risposta ma intanto imparate a districarvi in rete prima di rilanciare una notizia senza verificarla ... questa è un’operazione fra le più pericolose sulla quale fanno affidamento gli untori delle bufale.

mercoledì 17 gennaio 2018

Sono solo bruscolini ...

Ci si meraviglia ogni giorno del livello qualitativo di questa campagna elettorale nella quale tutti fanno promesse più o meno fantasiose e più o meno, quasi tutte meno, realizzabili. Si va dalla cancellazione di tasse e balzelli vari (canone tv, bollo auto, flax tax etc.), a bonus di vario tipo (pensioni minime, bonus a chi non lavora, etc.), a cancellazioni di leggi (fornero, vaccini, etc.). Sebbene si tratti di promesse differenziate nella forma, hanno tutte un elemento che le accomuna nella sostanza: sono tutte promesse ascrivibili alla categoria di “annunci” in quanto a nessuna delle suddette promesse è allegato un semplice progettino per la sua realizzazione. Basterebbe infatti dichiarare da dove saranno reperiti i fondi necessari per realizzare la promessa e come riempire quel buco che si verrebbe a creare. Nessuno lo fa semplicemente perché .. non lo può fare. Nella situazione attuale chiunque vada al governo, che si tratti del centro destra o del M5S o del centro sinistra non fa differenza, ha una strada ben precisa da percorrere già segnata dalla quale gli scostamenti potranno essere minimi: la strada segnata dall’europa. A meno che naturalmente qualcuno prospetti l’uscita dall’europa stessa, ma chi lo aveva fatto è prontamente tornato indietro. Sulla politica economica qualunque governo si cimenterà nella guida del paese a partire dal 5 marzo, avrà margini di intervento molto stretti e potrà semplicemente “tentare di alleggerire” la pressione fiscale con qualche piccolo bonus, tipo gli 80 euro, che saranno ininfluenti sulla fiscalità generale.
Le tasse infatti, che sono il vero lacciolo di questo paese insieme alla burocrazia ed alla evasione fiscale, non le decide il governo o la politica italiana ma sostanzialmente le decide l’europa. In questi anni di fatto la pressione fiscale è cambiata di qualche zero virgola ininfluente sul cittadino medio e chi dice di aver diminuito le tasse da 25 anni a questa parte dice semplicemente una bugia. Alcuni balzelli sono stati tolti o diminuiti (vedi Imu e canone tv) ma di contro ne arrivano altri a bilanciare ed a far si che il conto della tassazione rimanga di fatto invariato. Certo sono aumenti dei quali il politico non tiene conto, ma che al cittadino pesano sulla propria tasca, ed il cittadino verifica solo il risultato finale e non se un singolo balzello è stato abbassato o cancellato. Nel 2017 infatti abbiamo avuto un aumento della pressione fiscale sull’energia elettrica di cui nessuno parla: a fronte di consumi inalterati il costo della bolletta è aumentato del 25-30% perché sono stati aumentati tutti quegli oneri che niente hanno a che fare con i consumi reali. E che cosa sono questi oneri se non tasse occulte (e nemmeno tanto) ? Unico modo per diminuire la pressione fiscale sarebbe agire sulle aliquote irpef, un’azione strutturale e chiara, ma questa è una promessa che nessuno proprio nessuno può fare e allora rimane nel cassetto o addirittura buttata nel cestino.
Certo la politica potrebbe avere un grande margine di manovra se si impegnasse davvero a combattere l’evasione fiscale, ma come si può verificare in questi giorni nessuno ne parla perché in Italia gli evasori sono tanti e quindi sono anche tanti i voti che questa categoria di cittadini può mettere a disposizione di tutti. Meglio tacere in campagna elettorale, poi quando ci si trova al governo si adotta qualche misura che fa ricuperare qualche milione di euro senza intaccare lo zoccolo duro dell’evasione, quello che si misura a 9 cifre.
Quindi non ci meravigliamo delle promesse fantasiose di questi giorni, la classe politica italiana non ha altre armi da utilizzare, perché se qualcuno le utilizzasse davvero (e qualcuno c’è che fa proposte veramente di cambiamento) rimarrebbe confinato a percentuali dello 0, in quanto gli italiani .... non vogliono cambiare e si accontentano di qualche bruscolino.

giovedì 11 gennaio 2018

Tutto il "bello" della campagna elettorale






Che l'italiano sia un popolo fantasioso, che si adatta a tutto e che affronta ogni problema in maniera assolutamebnte originale e fuori da ogni logica è un fatto appurato anche dall'Unesco che sta per decretare la "fantasia italiana" come patrimonio dell'umanità. Una dimostrazione di questo aspetto del paese Italia lo si ha in questi giorni di inizio della campagna elettorale per le elezioni del 2018, che più che una campagna elettorale sembra una delle tante trasmissioni che si trovano sul digitale terrestre e che propongono prodotti di ogni tipo. 

Si parte dall'aspetto più esteriore che è quello dei simboli dei vari partiti: la maggioranza lancia un messaggio allucinante inserendo il nome del leader di quella formazione. Il messaggio è se ci votate quel nome sarà il futuro presidente del consiglio. La madre di tutte le bufale in questo campo è comunque quella di Forza Italia che propone "silvio berlusconi presidente" quando il suddetto non potrà nemmeno rivestire la carica di uscere del gabinetto della camera o del senato. Qui siamo nella pura illegalità ma tutti sopportano e ridono. Un giochetto nel quale è caduto quel partito che vorrebbe liberarci tutti e farci diventare tutti uguali iniziando però col piede sbagliato: ingannando gli elettori.

Si dirà: i simboli sono solo un aspetto scenico quello che conta poi sono i programmi. E qui veramente ci sarebbe da sbellicarsi da ridere. Qualcuno davvero ha trovato fra le varie proposte un programma che possa definirsi tale ? Il programma, di tutti i partiti o movimenti nessuno escluso, è un elenco di cose da fare che cambia a giorni alterni a seconda dell'umore della gente e delle notizie che snocciolano le agenzie sui fatti del giorno. Si va dagli sconti e saldi di fine stagione, ai tagli di leggi senza sapere quali e perché, in un frenetico taglia qui taglia là taglia sotto taglia sopra, confezionando un vestito che pende da tutte le parti, che non si saprà mai se sarà possibile portare a termine ma soprattutto che non si adatta a nessuno. 

Personalmente quello che mi deprime maggioramente è che anche chi dovrebbe, secondo il mio pensiero, presentare programmi seri ed attuabili si integra in questo mercato delle vacche nel quale nessuno ha un progetto reale. Un movimento che nasce con l'intento di renderci tutti Liberi e Uguali come primo punto del suo programma elettorale propone l'abolizione delle tasse universitarie rendendoci in questo modo ancor più diseguali di quanto già siamo ma soprattutto trascurando tutto quello di drammatico che è accaduto in questi anni, 1000 giorni renziani compreso: l'abolizione di qualsiasi diritto fondamentale del cittadino. E lo ha fatto andando a colpire proprio un settore fondamentale per ogni paese democratico: la scuola. Una scuola dove non si hanno più i servizi fondamentali come la carta igenica o il materiale didattico o le mense gratuite etc etc. cioè tutti queli aspetti che rimettano in piedi il famoso diritto allo studio, il primo diritto elementare dal quale ricostruire un paese in macerie.

La strada comunque è già segnata e avremo probabilmente un altro governo guidato indirettamente o, peggio ancora, direttamente da Berlusconi per portare ancora l'orologio della storia italiana ancora indietro, più indietro di quanto non lo abbia portato Renzi con le sue riforme berlusconiane.

venerdì 5 gennaio 2018

Il carrozzone elettorale si è messo in moto


Le manovre per presentarsi alle elezioni del 4 marzo sono ormai in pieno svolgimento e si prospettano due mesi di "grande divertimento". Le prime mosse sono per presentare liste e listarelle più o meno apparentate ai partiti più robusti perché una delle schifezze del Rosatellum è quella di distribuire i voti della lista che non arriva al 3% alle liste alleate che lo superano. In pratica il cittadino vota una lista ed il suo voto va a finire ad altri, un vero esempio di democrazia. Anche chi ha fatto della propria "solitudine" una bandiera, come il Movimento 5 Stelle, ha messo in campo le proprie schifezze con l'obiettivo di scopiazzare i partiti tradizionali ed accappararsi voti da destra a sinistra. Il M5S ha aperto le porte anche ha indagati e/o condannati oltre che a personaggi non facenti parte del movimento stesso così sembra che fra i candidati che si sono iscritti nei giorni scorsi ci sia di tutto di più. Lo scopo è di convincere anche gli astensionisti ma il risultato potrebbe invece essere quello di aumentare il partito di maggioranza relativa in Italia, quello dell'astensione appunto. Nell'area di centro il fermento invece sta lievitando ora dopo ora. Il Partito Democratico, maggiore esponente di questa area, si è reso conto di aver sostenuto una legge elettorale che non gli concentirà di vincere le elezioni e che l'unica possibilità di rimanere al governo saranno le grandi intese rispolverando il Nazzareno bis. Ed allora si sta manovrando all'esterno del Pd con la Lorenzin che da vita al proprio movimento, la Bonino che si apparenta con Tabacci che poi si apparenta con il Pd, insomma una serie di piccoli partitini che rastrelleranno voti senza arrivare al fatidico 3% per poi quindi distribuire gli stessi voti al Partito di Matteo Renzi. Nel frattempo lo stesso Pd perde pezzi dopo pezzi grazie anche all'attività di un governo incapace di gestire anche un problema come quello dei sacchetti "biodegradabili" per frutta e verdura da utilizzare nei supermercati. Dopo i salassi di inizio 2018 (elettricità, gas, autostrade) arriva anche il balzello del sacchetto degna conclusione di una legislatura raffazzonata che ha messo in evidenza tutti i limiti di una classe politica inadeguata. A sinistra si tenta, senza convinzione, di dare vita ad una formazione "annacquata" già dal simbolo, dal nome e dal suo leader: Liberi e Uguali con Pietro Grasso. Un movimento destinato, se otterrà un buon successo, a fare da stampella per un pò ad un governo Pd nel tentativo, che fallirà, di spostare a sinistra quel partito ormai spostato al centro fino a che sarà guidato da Renzi. La sinistra vera divisa in mille rivoli non avrà grandi opportunità in un paese destrorso soprattutto in mancanza di leader che si possano definire tali. La parte più stabile sembra essere quella del centro destra fondata sul trio Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia. Certo anche lì ci sono alcuni movimentini che tenteranno di strappare qualche voto da distribuire però alla fine fra i tre leader Salvini, Meloni, Berlusconi che nonostante i piccoli litigi a favore dei media, finiranno forse per vincere le elezioni e ritrovarsi a ricondurre il paese nel disastro proseguendo l'opera renziana. Nel frattempo comunque non si parla di programmi, di progetti, di strategie che non interessano a nessuno se non alla gente comune che poi alla fine voterà solo in base ai nomi oppure si asterrà. Insomma il futuro non è roseo e anche se diminuiremo il consumo di plastica spendendo qualche euro in più, si finirà per inquinare ancora di più lo stato di salute del paese.

giovedì 4 gennaio 2018

Elettricità, gas, autostrade, carburanti, sacchetti frutta verdura: il salasso di inizio anno






Ogni anno al primo gennaio gli italiani si ritrovano con qualche aumento di prezzi inaspettati che mettono a dura prova la pazienza del paese sia perché arrivano in un momento che dovrebbe essere di festa, sia perché sconvolgono il bilancio familiare già molto precario in questi ultimi anni. Quest'anno ai classici aumenti di autostrade (dal 2,7% fino al 70% passando per il 12%-13% delle autostrade abruzzesi) e carburanti (7%), che arrivano puntuali come il natale, se ne sono aggiunti altri come elettricità e gas (circa il 5% per entrambi), anche questi abbastanza usuali, ma soprattutto la vera presa per i fondelli dei sacchetti per frutta e verdura usati nei supermercati. E così al salasso che potrebbe raggiungere il migliaio di euro dovuto agli aumenti classici (carburanti, elettricità, gas, autostrade) se ne aggiunge un altro, probabilmente di poche decine di euro, ma che fa arrabbiare più degli altri. Fa arrabbiare perché il trio Europa-Governo-Supermercati hanno messo in mezzo il consumatore che si vede preso in giro e costretto ad un balzello che poteva essere facilmente evitato con un minimo di accortezza. L'Europa mette tenta di mettere al bando la plastica ma interviene in un settore dove gli interessi delle varie lobbi sono limitati: perché non intervenire nel settore delle acque minerali che infesta il pianeta con le bottiglie di plastica, o nel settore delle imballaggi dove si usa plastica e polistirolo in quantità superiore anche di 10 volte alle dimensioni del prodotto imballato ? Si è preferito invece intervenire in un settore dove le "vittime" sono i consumatori e quindi una categoria di poco peso. Il Governo italiano che naturalmente interpreta la direttiva nella maniera più restrittiva possibile "imponendo" il costo dell'utilizzo dei saccheddi "biodegradabili" (che poi beffa nella beffa biodegradabili non sono che per il 40%) direttamente al consumatore causando un aumento dei prezzi di frutta e verdura dintorno al 1,5%. Infine i supermercati che pubblicanno avvertenze che probiscono sia l'utilizzo di sacchetti personali portati da casa sia la possibilità di utilizzare il sachetto per imbustare diversi prodotti. Insomma se vuoi inquinare lo puoi fare gratuitamente e senza spendere un centesimo, se invece vuoi contribuire a preservare l'ambiente devi essere salassato. Il tutto poi per passare da un sacchetto di plastica leggera ad uno biodegradabile ma solo per il 40% quindi un provvedimento che non risolve assolutamente niente anche ammesso che i sacchetti di plastica costituiscano il vero problema dell'inquinamento da questo materiale.

mercoledì 3 gennaio 2018

Ma davvero il problema dei problemi è l'uso dei sacchetti di plastica ?


Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da sorridere in questo paese che nei primi giorni del 2018 si divide fra presunti ecologisti e indignati per un nuovo balzello dopo quello delle tariffe elettriche, gas e autostradali. I primi si ergono a paladini dell'ambiente sostenendo che 2 centesimi a sacchetto biodegradabile (che poi biodegradabile non è) rappresentano una giusta spesa per difendere il pianete dall'invasione della plastica. I secondi fanno il conto dei costi che dovranno sostenere alla fine dell'anno e scoprono che nel 2018 si spenderanno quasi 1000 euro in più a famiglia. Tranquilli ancora qualche giorno e poi arriverà il 6 gennaio, la Befana, che segnerà la fine delle feste natalizie e la vita riprenderà il solito tran tran disturbata solo dalle incombenti elezioni del 4 marzo. In queste due mesi ne sentiremo delle belle. Intanto il popolo italiano vive la solita tragicommedia imputata ad una delle tante direttive europee che nel nostro paese sono interpretate alla lettera solo quando si deve imporre qualche balzello sia pur di entità contenuta. E così mentre in altri paesi si organizzano in maniera diversa, o non facendo pagare il balzello oppure adottando altre soluzioni (multi bag riutilizzabili in Svizzera) in Italia si va come al solito per le vie brevi: 1-2 cent a sacchetto e ci si toglie il pensiero. E l'inquinamento da plastica sarà definitivamente risolto. Poca importa se si continuerà a consumare milioni di litri d'acqua minerale venduta in bottiglie di plastica che ormai troviamo poi ovunque (parchi, boschi, montagna, spiagge), oppure se si continueranno a commercializzare prodotti di dimensioni contenute in confezioni almeno 5-10 volte più grandi naturalmente avvolte da plastica rigida. E che dire poi delle fettine di carne che sono contenute in vaschette di polistirolo con un volume che rappresenta il doppio se non il triplo del prodotto che contengono ? Insomma è la solita presa in giro tutta italiana che fa insorgere coloro che poi hanno sopportato provvedimenti ben più disastrosi come il Jobs Act, la buona scuola, le pensioni della Fornero. Però se si volesse vedere il bicchiere mezzo pieno si potrebbe pensare che magari la guerra del sacchetto farà risvegliare il popolo italiano dal torpore in cui sopravvive da 25 anni a questa parte ? Magari sollecitandolo a non astenersi dal voto ma per esempio votare per un radicale cambiamento intanto escludendo dal parlamento tutti coloro che vi hanno soggiornato in questi ultimi 5 lustri.