giovedì 26 febbraio 2015

Ed ora tutti con Tsipras ...


Da ieri impazza sui social network l'ammirazione per Tsipras tanto che perfino una voce "autorevole" come quella di Francesco Totti si è fatta sentire per osannare le gesta del leader greco. Ma che ha fatto poi di tanto eclatante ? Ha finalmente annullato il debito greco ? No ... certo che no. Ha detto no alle richieste dell'europa e della Bce ? No no ... per il momento ha ceduto dopo tante promesse. E allora ? Beh ha semplicemente bloccato il campionato di calcio greco a causa delle violenze che si sono verificate nell'ultimo derby ad Atene. E qui in Italia sono tutti ad applaudire a questa decisione storica, tralasciando però un piccolo particolare: non ci sono notizie di proteste o incidenti da parte del popolo greco per questa "storica" decisione. Quelli che oggi in Italia plaudono al leader greco hanno una minima idea di quello che accadrebbe in Italia se si prendesse una decisione simile ? Sarebbe forse la prima volta che nel nostro paese si verificherebbe una vera e propria rivoluzione, magari a scendere in piazza sarebb ero poi gli stessi che oggi tessono le lodi di Tsipras (Totti compreso). Ma poi è davvero giusto sospendere un campionato per quattro imbecilli che si mettono ad usare uno sport per dare sfogo alle proprie frustrazioni ? Non penso che la maggioranza dei tifosi, nè greci nè italiani, facciano parte di questa schiera di imbecilli e quindi per quattro cretini colpire anche milioni di persone oneste ha il sapore solo di una mossa populista per magari mascherare altri insuccessi come quello ultimamente riportato in europa dopo tante promesse. Detto questo in Italia si da un'eccessiva enfasi a queste questioni secondarie mentre per esempio si tace su un'altra iniziativa di Tsipras che davvero andrebbe presa ad esempio (sempre che poi riesca a portarla a termine): il blocco delle privatizzazioni. Questa sarebbe davvero una manovra di sinistra da prendere ad esempio proprio mentre in Italia un governo, presunto di sinistra, sta vendendo un bene pubblico come le infrastrutture Rai niente meno che a Berlusconi. Veramente allucinante ed sarà l'ennesima prova, se l'operazione andrà in porto, di quanto Renzi sia il figlio geneticamente certificato del condannato. Ma in Italia si perde tempo con il calcio ....

martedì 24 febbraio 2015

Renzi massacratore della democrazia






Matteo Renzi si era presentato alla ribalta della politica nazionale come il "rottamatore" dei vecchi politici (termine veramente orrendo che equipara delle persone a un elettrodomestico o ad una vecchia auto senza tener conto che nella persona l'esperienza maturata nel tempo è un valore non certo da buttare ma da valorizzare) e come il futuro innovatore e riformatore. In realtà in questo anno l'unico risultato incontrovertibile dell'ex sindaco di Firenze è stato quello di iniziare un massacro della democrazia in Italia senza precedenti, peggiore anche di quello messo in atto dal condannato in tre suoi governi. Tutti i partiti presenti in parlamento sono sconquassati da divisioni, fughe, polemiche senza precedenti: il Partito Democratico all'interno del quale una frangia consistente ormai è schierata con l'opposizione, Forza Italia che dopo il fallimento (o presunto tale) del patto del nazzareno è percorsa da fremiti di ribellione contro il padre-padrone, la Lega dove in vista delle prossime regionali in Veneto sta dando segni di insofferenza verso l'intemperanza di Salvini, il Movimento 5 Stelle colpito da espulsioni a raffica, Scelta Civica che ha visto la fuga di alcuni parlamentari verso lo stesso Pd. Insomma non esiste oggi in Italia un partito che non sia colpito da polemiche e divisioni interne. Uno sconquasso generale che si è trasferito anche in Parlamento dove un riforma costituzionale importante, sebbene pericolosa per la democrazia, è stata votata alla Camera alla presenza solo dei deputati della maggioranza mentre tutte le opposizioni hanno addirittura lasciato l'aula come mai si era visto nella storia della repubblica italiana. E il presidente del consiglio non si ferma certo qui. La riforma del lavoro ha visto nei giorni scorsi l'emanazione da parte del governo dei decreti attuativi che hanno semplicemente ignorato i suggerimenti prevenuti dal parlamento e votati nelle relative commissioni. Tutto nella norma naturalmente considerato che lo stesso parlamento aveva votato sulla quella riforma una fiducia in bianco, senza un testo concreto, delegando il governo alla emanazione del Jobs Act. Una riforma fra l'altro che annulla i diritti più elementari dei lavoratori conquistati con anni di lotte e cancellati in un minuto secondo. Ma l'opera del governo non si ferma ed oggi si parla di una riforma della televisione pubblica addirittura per decreto baipassando il parlamento. Tutto questo sfacello proprio quando nel paese ci sarebbe bisogno di unità per far fronte ai grossi problemi di politica internazionale che dovranno essere affrontati in merito alla crisi libica e di tutto il mondo islamico che si trova a dover combattere i terroristi sanguinari dell'Isis. Renzi porterà anche a casa delle riforme o delle controriforme a seconda del punto di vista ..... ma a che prezzo ? Nemmeno il pregiudicato Berlusconi aveva provocato tanti danni in così poco tempo.

martedì 17 febbraio 2015

Il pericolo per l'Italia viene dall'Italia stessa


In queste ore si sta discutendo sulle possibili minacce che l'Isis può portare al nostro paese mentre sta lentamente conquistando la Libia e sui rischi che correrà l'Italia dal momento in cui questi terroristi assassini saranno arrivati così vicini alle coste italiane. Il pericolo è concreto ma lo diventa ancora di più se teniamo conto dell'approssimazione e dell'inedaguatezza della classe politica italiana, sia per quanto riguarda la politica interna che per quanto riguarda nel caso specifico la politica estera. In politica interna si sta cercando di portare a termine una riforma costituzionale che prevede l'abolizione del bicameralismo perfetto riducendo il Senato ad una specie di secondo lavoro per coloro che saranno chiamati a ricoprire il ruolo di senatori, ma si tratterà di un organo formato esclusivamente da nominati piuttosto che eletti democraticamente. In questo percorso il partito di maggioranza e soprattutto il suo segretario, Matteo Renzi, hanno compiuto una specie di capolavoro svuotando la Camera impedendo la discussione e rifiutando qualsiasi forma di confronto con le opposizioni. Opposizioni che d'altra parte hanno dato il loro prezioso contributo per dare vita ad una sitazione assurda soprattutto nel momento in cui si sta tentando di riformare la costituzione. Forza Italia, partito che aveva concordato tali riforme con il Pd, all'improvviso e per una semplice ripicca si schiera contro le stesse riforme, il Movimento 5 Stelle assume un atteggiamento fascista impedendo a chiunque di prendere la parola in una seduta notturna piuttosto drammatica. Uno squallido spettacolo che avrà fatto rivoltare nella tomba i padri costituenti che avevano steso la Carta Costituzionale dal 25 giugno 1946 al 31 gennaio 1948. Se poi mettiamo insieme la riforma costituzionale con la nuova legge elettorale che si sta approvando il quadro diventa ancora più drammatico per quanto riguarda la democrazia italiana. Il tutto condito dal fatto che il parlamento che si appresta ad approvare queste riforme è eletto con una legge incostituzionale ed il governo sta governando grazie ad un premio di maggioranza ancora una volta incostituzionale. Tutta l'incapacità e l'approssimazione del governo e della politica italiana sta poi esplodendo in questi giorni anche sul tema della politica estera sia nella crisi Ucraina che in quella Libica. In Ucraina sono intervenuti direttamente Germania e Francia mettendo in un angolo il commissario europeo per la politica estera, la tanto osannata Mogherini. Per quello che riguarda la Libia invece, dopo le preoccupanti notizie relative all'avanzate dell'Isis, se fosse stato per i due ministri Gentiloni e Pinotti saremmo già partiti ad invadere la Lilbia con un esercito di ben 5.000 uomini, mentre per qualche altro intelligentone dell'opposizione, Forza Italia, dovremmo andare sulle coste libiche e impedire la partenza dei barconi dei disperati affondandoli. Insomma con questa classe politica saremmo già sbarcati in Libia per fare la guerra non si sa a chi considerato il caos che vige in Libia grazie anche agli sciagurati bombardamenti di Sarkozy nel 2011. 

venerdì 13 febbraio 2015

Berlusconi, Grillo, Renzi: il disastro dei partiti personali


Dalla fine della cosidetta prima repubblica, fine solo teorica in quanto i comportamenti dei partiti non sono assolutamente cambiati, si è assistito al fiorire di partiti e movimenti politici ad personam. Si sono abbandonate ideologie, principi, progetti, modelli di società, tutto quello cioè che costituiva il vero patrimonio di un partito politico, il cardine della democrazia, per dare spazio al padrone di turno che gestisce l'organizzazione politica per suo proprio tornaconto. Un tornaconto che non necessariamente è di tipo economico ma che può essere anche semplicemente di pura ambizione personale. Ecco quindi che sono nati formazione politiche dal nulla come Forza Italia, la Lega o il Movimento 5 stelle grazie solo all'intuizione della capacità comunicativa del leader di turno. Formazioni però senz'anima che non hanno un modello di riferimento da proporrre al paese ed all'elettore ma che si fodano sull'estemporaneità, sull'approssimazione e spesso su scelte che possono essere sia in contraddizione all'interno dello stesso movimento che magari condivise con altre formazioni presunte in antitesi. Poi accade che il leader per qualche motivo perde di autorevolezza e il partito o la formazione di scioglie come neve al sole a causa proprio della mancanza di una base solida come può essere un'ideologia o un progetto politico di riferimento. L'ultimo partito che era rimasto immune da questa trasformazione era il Partito Democratico che con l'avvento di Renzi è finito anche lui nella schiera di partito personali. Il segretario si è circondato di persone "serve", senza una capacità autonoma di analisi e di ragionamento pronte a ripetere a pappagallo la lezione del capo senza discutere, spesso "incapaci" dal punto di vista politico. Questa situazione naturalmente è anche il frutto di una legge incostituzionale messa in atto proprio per non frapporre l'ostacolo dell'elettore in questa nuova visione della politica italiana. Anche quello che accade in queste ore alla Camera dove si tenta di far approvare la riforma costituzionale che prevede il passaggio dal bicameralismo ad un parlamento con due camere dove una di queste, il Senato, non è altro che un ulteriore strumento tolto dalle grinfie della democrazie e messo in mano ai partiti. Un riforma voluta dai padroni Renzi-Berlusconi che fino a qualche settimana fa avrebbe potuto passare con il voto dei 2/3 del parlamento e quindi senza l'obbligo del referendum popolare confermativo. Oggi il condannato si defila e sicuramente l'obiettivo dei 2/3 non sarà raggiunto, ma tutta la vicenda rappresenta un fatto veramente allucinante dovuto proprio a questa impostazione personalistica della politica. Una fetta non trascurabile del partito di maggioranza, il Pd, è sempre stato contro questo tipo di riforma, ma il segretario Renzi ha preferito seguire le indicazioni di un partito di opposizione come Forza Italia piuttosto che quelle del suo stesso partito. Forza Italia ora non ritiene più adeguate quelle riforme che fino ad esso ha votato svolgendo la funzione di seconda maggioranza del governo, semplicemente perché il suo leader punta i piedi e fa le bizze dopo essere stato escluso dalla scelta del presidente della repubblica. Quindi Forza Italia non va contro la riforma per una questione di sostanza ... ma semplicemente per un capriccio di Berlusconi. Renzi che rischia di vedersi sfuggire la riforma ha iniziato la solita campagna acquisti di berlusconiaia memoria e raccatta qualsiasi fuoriuscito da altre formazioni politiche per ingrossare le file e mettere una pezza alla prossima mancanza di voti da parte dei berluscones. Nel frattempo, dopo l'armistizio della elezione del presidente della repubblica, anche i dissensi interni tornano a galla a causa della delusione di chi pensava che, dopo l'abbandono di Berlusconi, il governo cambiasse direzione. Così non è stato a dimostrazione che la sciagurata riforma del senato che si sta tentando di far approvare al parlamento non era solo frutto della mente distorta del condannato ma anche di quella dell'ex sindaco di Firenze. Ed ora siamo al punto che da una parte Renzi ed il suo partito tentanto di imporre con la forza anche fisica l'approvazione della riforma ed il resto del parlamento non trova altri mezzi per rispondere a questa "violenza" di stampo fascista, un'opposizione dura ma che non riuscirà a bloccare il processo di abbattimento della democrazia. Per fortuna la parola definitiva a questo punto sarà del popolo perché il referendum confermativo appare quanto mai inevitabile ed allora saranno ancora una volta i cittadini italiani a dover far sentire la voce ..... come sempre alla fine anche se ultimamente sono sembrati spesso tutti afoni.

domenica 8 febbraio 2015

Gli Scilipoti crescono ...


Prima di diventare segretario del Pd e poi presidente del consiglio Matteò Renzi predicava che era legittimo per un politico cambiare idea e cambiare anche partito, ma che per rispetto degli elettori avrebbe dovuto in qul caso anche dimettersi dal parlamento. Sono dichiarazioni come queste che hanno creato un consenso senza precedenti intorno alla sua figura sebbene il buon Matteo non sia mai passato dalla "gogna" delle elezioni. Certo poi raggiunto il suo obiettivo, Renzi ha iniziato a sconfessare uno per uno tutti i suoi buoni propositi, sia quelli dichiarati prima di conquistare la poltrona del governo, sia quelli dichiarat subito dopo. L'ultimo in ordine di tempo è proprio quello relativo ai politici che cambiano squadra. Ai tempi di Scilipoti questi erano venduti al nemico, ai giorni di oggi sono semplicemente persona responsabili che hanno fatto una scelta politica. Naturalmente per consolidare questo concetti arriva anche la vestale Maria Elena Boschi che precisa: "Campagna acquisti ? Il PD è partito aperto e nuovi ingressi costituiscono un valore aggiunto". Se la coerenza fosse davvero un valore aggiunto, oggi il Pd avrebbe dovuto pretendere dai nuovi adepti almeno le dimissioni dalla poltrona di parlamentare, ma oggi i tempi sono cambiati e queste migrazioni costituiscono un valore aggiunto. Alla luce di questi fatti sarei propenso anche a dare credito al povero "condannato" che aveva riposto fiducia nel suo figlioccio e dal quale invece è stato miseramente tradito in occasione dell'elezione del presidente della repubblica. Sicuramente era fra gli accordi stesi al Nazzareno .... ma mai fidarsi della parola di un fiorentino ... salvo le dovute eccezioni .. parlano sempre troppo.

giovedì 5 febbraio 2015

Partito Democratico: un carrozzone inaffidabile


La storia del Partito Democratico è iniziata con una grande successo: la caduta del governo Prodi. Nato il 14 ottobre 2007, dopo solo 7 mesi causò la caduta del governo del centro sinistra nato dalla vittoria dell'Ulivo alle elezioni del 2006. Tutto il centro sinistra, ma soprattutto i Ds, piuttosto che impegnarsi nel far approvare a Prodi una nuova legge elettorale e una legge sul conflitto di interessi, preferirono impiegare le loro energie nella formazione di un partito che raccolse di tutto e di più tradendo, dimenticando e cancellando la storia della sinistra. Un partito pieno di contraddizioni che non ha mai saputo trovare una propria identità, una linea politica, una strategia di governo. Contraddizioni e inaffidabilità che sono esplose poi in questi due anni a partire dalle elezioni del 2013 vinte con un piccolo scarto. Si è iniziato con il tradimento dei 101 alla elezione del presidente della repubblica dell'aprile 2013 per poi arrivare al governo Letta ed al famoso "stai sereno" di Matteo Renzi due giorni prima della pugnalata alle spalle del povero Enrico. Non si era mai visto un partito togliere la fiducia, per altro senza passare dal parlamento e quindi nella maniera più ignobile, ad un governo guidato dallo stesso partito. Insomma la dimostrazione che anche all'interno dello stesso partito nessuno poteva stare tranquillo. L'ascesa di Matteo Renzi alla segretaria del partito ed alla presidenza del consiglio non ha certo modificato l'atteggiamento del PD ed anzi l'inaffidabilità è cresciuta fino ad arrivare a questi giorni i cui avvenimenti ne hanno dato la dimostrazione pratica. Come prima mossa Renzi ha concordato con l'avversario di sempre ed ormai relegato fuori dal parlamento a causa di una condanna definitiva, le famose riforme necessarie al paese. Ma questo patto non è stato mai reso pubblico proprio per poi dire tutto ed il contrario di tutto su quanto i due leader avessero concordato. I portaborse di Matteo Renzi in questi mesi hanno cercato in tutti i modi di convincere il paese e le frange critiche dello stesso partito, che le riforme, soprattutto quelle che dovrebbero stabilire le regole del gioco, vanno concordate con tutti, anche con l'opposizione. In un anno questa teoria è stata difesa a spada tratta, da Renzi, dai suoi ministri, dalla segreteria del partito. Poi si è arrivati alla elezione del Capo dello Stato. Secondo il Pd nel patto stilato con Berlusconi non era previsto alcun accordo sul nome del futuro presidente della repubblica, ma sta di fatto che appena proposto il nome di Mattarella tutta Forza Italia si è ribellata alla decisione di Renzi finendo per votare scheda bianca. Insomma nel famoso patto del Nazzareno c'era anche il presidente della repubblica, ma il Pd non ha rispettato quel patto. Il Partito Democratico si è ricompattato si è subito detto, ma questo lo si vedrà fra poche settimane. Nel frattempo Forza Italia si svincola dal patto stretto un anno fa e quelli del Partito Democratico che fanno ... ? Si lanciano in dichiarazioni del tipo ... Va bene cosi' sarà tutto più facile ora ... Forza Italia non è indispensabile per le riforme .... Ora si va più veloci. Insomma tutti i fiumi di parole spesi in questi mesi per giustificare gli accordi con Berlusconi per le riforme istituzionali, sono finiti nel dimenticatoio come se fossero state spese da altri e non da quei furbacchioni del Pd. E questo sarebbe un partito che dovrebbe riformare il paese .... ?

lunedì 2 febbraio 2015

Il primo atto del presidente è far tornare in parlamento il condannato






In queste ore, dopo una settimana di previsioni, si scatenano le analisi sulla elezione di Sergio Mattarella a presidente della repubblica. C'era anche l'elezione del presidente nel patto del Nazzareno ? E se c'era ... chi avrebbe dovuto essere ? Renzi ha vinto e Berlusconi ha perso ? Che succederà ora con le riforme ? E chi più ne ha più ne metta. Nessuno che provi a analizzare i fatti che già da oggi sono una prova inconfutabile di quanto è accaduto. Il primo atto del nuovo presidente è stato quello di consentire domani ad un condannato per frode fiscale, non eleggibile ad alcuna carica istituzionale fino al 2019, di entrare in parlamento per seguire la cerimonia del giuramento sulla costituzione. Dopo che il parlamento con grande fatica ha emenato una legge che in qualche modo cerca di contrastare la corruzione dichiarando la ineleggibilità di persone condannate in via definitiva ad almeno tre anni, dopo che, nonostante la legge, ci sia voluto il voto del Senato per far decadere il condannato Silvio Berlusconi dalla carica di senatore (e non sarebbe stato necessario), ecco che il nuovo presidente Sergio Mattarella butta tutta al vento e apre le porte del parlamento per farsi onorare anche da un pregiudicato. Insomma il povero Berlusconi, raggirato dal figlio putativo, ha dovuto recitare la parte dell'ingannato per poi ritrovarsi in un colpo solo prima l'invito ad entrare di nuovo nel luogo delle istituzioni da dove era stato giustamente cacciato per ascoltare il discorso d'insediamento del presidente della repubblica, poi si ritrova uno sconto di 45 giorni sulla pena che deve scontare ai servizi sociali. Insomma alla fine non è andata tanto male al condannato e magari fra un mese ci scappa anche la depenalizzazione del suo reato grazie al decreto fiscale del figlio Renzi e così il cerchio si chiude. Ora tutti ad osannare Sergio Mattarella, ma il primo atto del novello Presidente non è certo dei migliori e sembra più un suggello del famoso patto del Nazzareno di cui tutti parlano. Se son rose fioriranno ... ma se non lo sono .... rimpiangeremo molto preso Giorgio Napolitano.