martedì 31 agosto 2010

Berlusconi ha semplicemente seguito la logica del capitalismo occidentale

Terminata la due giorni disneyana di Roma in onore del dittatore libico si puo' tentare di fare un discorso semiserio sul mondo occidentale e sul capitalismo in generale. Chi pensava che la profonda crisi economica mondiale di questo ultimo anno e mezzo favorisse un ripensamento sul modello di sviluppo dell'occidente e' stato ben presto deluso e lentamente l'economia si riprendera' riprendendo la strada interrotta. Una delle origini del terrorismo islamico, a parte la questione palestinese, e' proprio le linee seguite dal capitalismo occidentale per il proprio sviluppo. Un modello che prevede lo sfruttamento delle classi piu' deboli a favore di pochi imprenditori o meglio padroni che detengono la maggior parte del capitale. Questo modello, una volta esportato attraverso la globalizzazione, ha significato lo sfruttamento da parte delle potenze occidentali dei paesi piu' retrogradi del terzo mondo. In molti di questi paesi poi, in maggioranza paesi arabi, grazie alle enormi risorse naturali costituite principalmente dal petrolio, il modello e' stato recepito completamente dando vita a sprechi inimmaginabili come quelli che stanno perpretando gli sceicchi arabi (yacht con rifiniture in oro, citta' assurde come Dubai dove addirittua si sono costruite piste da sci artificiali, ecc. ecc.), mentre la maggior parte delle popolazioni di questi paesi vivono nel degrado e in societa' dominate dal fanatismo religioso. In sostanza la globalizzazione ha globalizzato anche il capitalismo dove l'unico scopo e' fare profitto ad ogni costo senza guardare in faccia a nessuno e a niente. Berlusconi con la Libia segue questa linea con la sola differenza che da capo del governo usa lo stato a proprio uso e consumo, ridicolizzando il paese e utilizzando soldi pubblici per i propri fini imprenditoriali. "Chi polemizza appartiene al passato, e' prigioniero di schemi superati" dichiara il dittatore di Arcore. In parte ha ragione chi polemizza ha ancora dei principi etici che vorrebbe rappresentassero un modello che vada al di sopra del profitto personale. Principi che mettono davanti a tutto l'essere umano ed i suoi diritti oltre che doveri naturalmente, principi che si stanno dimenticando e che portano il paese almeno indietro di cinquanta anni come vorrebben anche il caro Marchionne. Principi che purtroppo anche a livello mondiale sono ormai continuamente calpestati se e' vero come e' vero che la ripresa economica e' guidata dalla Cina, una potenza che ha fondato il suo sviluppo economico industriale sullo sfruttamento dell'essere umano privandoli dei piu' elementari diritti che dovrebbero essere inalienabili per una societa' civile. Insomma Berlusconi alla fine della storia non ha fatto altro che interpretare alla lettera cio' che avviene a livello mondiale: importante e' fare affari non importa ne' con chi ne' tanto meno come.

lunedì 30 agosto 2010

Non ci rimane che .... vergognarci (di essere italiani)

Non si può nutrire altro che un sentimento di vergogna per essere governati da un tizio che consente ad un capo di stato straniero, terrorista riconosciuto a livello internazionale, di calpestare il nostro paese e di mettere in scena delle farse come le sue lezioni sulla religione islamica al cospetto di qualche centinaio di gallinele locali (mi rifiuto sinceramente di chiamarle donne) che per qualche euro si sono prestate a questa messa in scena. La vergogna quindi aumenta per essere un connazionale di questo stuolo di "cretine" che hanno assistito alle lezioni di megalomania del dittatore libico. Per non parlare poi di come sia stata calpestata la stessa nostra carta costituzionale che professa per esempio la libertà di religione mentre il dittatore africano si è permesso di dichiarare che l'Europa intera dovrebbe convertirsi all'Islam. E come non vergognarsi per la sottomissione completa messa in atto dal governo in questa due giorni della celebrazione del trattato Libia-Italia ? La solita tenda da circo installata in pieno centro per ospitare Gheddafi, i cavalli berberi giunti con un aereo speciale per dare vita ad uno spettacolo di parco giochi per finire poi alla cena di gala, pagata naturalmente con i nostro soldi per osannare questa pseudo amicizia fra i due dittatori, quello in pectore (Berlusconi) e quello vero Gheddafi. Il tutto per consentire a qualche nostro imprenditore di fare qualche soldo in un paese dove la democrazia è una parola sconosciuta (come lo sarà anche da noi fra non molto) e dove si sono bloccate le partenze dei clandestini che ora vengono rinchiusi in veri e propri campi di concentramento di stile nazista ma naturalmente lontano dai nostri occhi e dalle nostre coscienze. D'altra parte così va il mondo ormai. Che dire per esempio degli affari che i nostri imprenditori, e non solo i nostri, stanno facendo con la tanto demonizzata Cina ? Certo la Cina è un terreno fertile da coltivare e da sfruttare e chi se ne frega poi se le condizioni di lavoro in quel paese sono al limite della schiavitù ? Come ha detto Marchionni qualche giorno fa sono finiti i tempi della lotta di classe, durante i quali da una parte c'era il padrone e dall'altra il povero operaio, oggi padrone e operaio devono lavorare insieme. Benissimo ma perchè oltre che a lavorare insieme non li facciamo anche guadagnare insieme ? Ed invece anche nel nostro paese le distanze fra la classe imprenditoriale e le classi operaie e dei lavoratori dipendenti aumentano sempre di più, in queste condizioni la lotta di classe è più attuale che mai qualora qualcuno si svegliasse dal proprio torpore e si rendesse conto del momento critico che stiamo vivendo. Ma tornando a Gheddafi, alla Libia ed al dittatore nostrano dopo questi due giorni da vergogna non si può che trarre una conclusione: il nostro paese è ormai di fatto diventato una colonia della Libia.

venerdì 27 agosto 2010

Quando la memoria non insegna .....

"Errare humanum est, sed perseverare diabolicum", diceva il giovane Seneca, lasciando intendere con questa semplice frase che sbagliare fa parte dell'essere umano ed è comunque indice di voglia di fare, ma una volta commesso lo sbaglio, cercare di ripeterlo dimostrando di non aver appreso niente dall'esperienza passata è segno di incapacità e di poca ragionevolezza. Come non pensare a questo semplice e antico proverbio filosofico dopo la proposta del segretario del PD Bersani per contrastare lo strapotere di Berlusconi ? Il progetto di dare vita ad un Ulivo 2, dopo la disastrosa esperienza del 2006, non può che sucitare rabbia per chi spera sempre di vedere un'opposizione ed una sinistra pronta a mettere in campo idee e progetti innovativi per sconfiggere lo strapotere del cavaliere e allo stesso tempo ilarità da parte di Berlusconi e company che in questo modo già pregustano ulteriori vittorie alle prossime eventuali elezioni anticipate. Se si prende per esempio il mondo del cinema, dove le versioni 2 sono molto di moda quando l'originale ha successo, non si può rimarcare come i film che sono un continuo di una precedente opera di successo finiscono per rappresentare dei fiaschi clamorosi. Nel caso della proposta di Bersani, riproporre una strategia politica che ha già fallito miseramente, non può che portare ad un nuovo e probabilmente più profondo fallimento. Nella prima esperienza si è cercato di mettere insieme formazioni politiche da Mastella dell'Udeur a Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani, nella nuova proposta dell'Ulivo 2 Bersani va oltre cercando di raccogliere chiunque abbia in animo di sconfiggere Berlusconi, spingendosi quindi anche a destra per abbracciare Fini ed i suoi accoliti. Un progetto scellerato comunque ma alla luce dell'Ulivo 1 sarebbe più adeguato definirlo un vero e proprio suicidio. Fra le critiche sollevate sia da destra che da sinistra a questo progetto, la più gettonata è la completa mancanza di un progetto politico, ma in questo penso che Bersani sia stato più che coerente: come è possibile stilare un progetto politico o un semplice programma di governo attorno al quale far convergere Fini, Casini, Di Pietro e Vendola ? Impossibile per cui il segretario del Partito Democratico si è limitato a stabilire un unico obiettivo all'Ulivo 2: la sconfitta di Berlusconi. Un progetto destinato a fallire come già accaduto nel 2006-2008. Quella esperienza si concluse con la scomparsa dal panorama parlamentare di tutte le formazioni veramente di sinistra, non vorrei che questa nuova esperienza portasse alla definitiva scomparsa del Partito Democratico.

giovedì 26 agosto 2010

Berlusconi, il novello imperatore, e gli italiani, i sudditi beoti.

C'era una volta la Costituzione .... potrebbe iniziare nel più classico dei modi il racconto delle vicende politiche di questo mese di agosto anomalo per il nostro paese. In passato perfino la politica andava in ferie e lasciava gli italiani a godersi le vacanze in attesa delle solite stangate autunnali e degli immancabili autunni caldi. Ma a quei tempi, quelli della prima repubblica per intendersi, erano ancora sacrosanti alcuni principi ai quali tutti si attenevano: quelli sanciti dalla nostra carta costituzionale. La Costituzione, stilata subito dopo la caduta del fascismo, era un baluardo invalicabile rispettato da tutte le formazioni politiche che si attenevano ai principi di democrazia e libertà contenuti nella preziosa carta costituzionale. Poi venne tangentopoli e la conseguente discesa in campo del dittatore di Arcore che si vide privato dei favori politici del suo protettore, il socialista Bettino Craxi, unico politico (purtroppo) di primo piano a cadere nelle grinfie del pool di mani pulite. Il novello dittatore si rese subito conto che la Costituzione non si confaceva ai metodi che intendeva utilizzare nel governare il paese, metodi mutuati direttamente dalla sua verve imprenditoriale che aveva dato vita ad un impero mediatico senza precedenti nel paese. Il cavaliere capì subito che vincere le elezioni e ricevere il mandato di governare il paese non significava poter fare il bello e cattivo tempo fregandosene di tutto e di tutti: la democrazia è qualcosa di diverso dalla dittatura alla quale Berlusconi si è sempre ispirato. In democrazia c'è un parlamento, c'è un'opposizione, c'è una corte costituzionale che vigila sul rispetto della costituzione stessa, c'è un presidente della repubblica, tutte componenti interpretate come inutili lacci all'azione del governo. Ecco allora che in prima battuta il cavaliere ha tentato di stravolgere la Costituzione cercando di modificarne la natura introducendo la figura di un premier tutto fare, libero da qualsiasi controllo con il potere addirittura di sciogliere il parlamento. Un tentativo andato male e rigettato dai cittadini che si sono resi conto, anche coloro che avevano votato per il cavaliere, della pericolosità di una costituzione stravolta secondo i principi di Berlusconi. In questa terza legislatura il dittatore di Arcore coadiuvato dai nuovi fascisti verdi ha cambiato strategia: si comporta come se la costituzione non esistesse. Come nella favola di Andersen, I vestiti nuovi dell'imperatore, nella quale alcuni imbroglioni facendo leva sulla vanità dell'imperatore lo convincono a farsi un vestito con una stoffa inesistente (non visibile al popolino), il cavaliere fa dichiarazioni, minacce, proclami come se la Costituzione non esistesse e lui fosse il padrone e l'unico responabile delle sorti del paese. Per tutto il mese di Agosto, fino ad ieri, abbiamo sentito parlare di andare a nuove elezioni (subito, in autunno, in primavera, in agosto, .. ecc.) come se fossero Berlusconi o Bossi a decidere di indire nuove elezioni. In realtà il processo è completamente diverso e soprattutto l'unico che può decidere se interrompere la legislatura e andare al voto altri non è che il Presidente della Repubblica attraverso una serie di passaggi previsti appunto dalla costituzione stessa. I passaggi sono i seguenti: sfiducia al governo da parte del parlamento, dimissioni di Berlusconi (per inciso questa è l'unica cosa che può fare ... tutto il resto non dipende da lui), consultazioni del Presidente della Repubblica che potrebbe anche decidere di dare un incarico governativo a qualche altro personaggio politico, eventuale scioglimento delle camere qualora il Presidente si rendesse conto della impossibilità di dare vita ad un governo che possa avere la fiducia del parlamento. Questo è l'iter per arrivare a nuove elezioni, un iter nel quale Berlusconi, Bossi o chi per loro possono decidere ben poco o niente. Ma gli italiani ormai hanno perso qualunque capacità di analisi autonoma ed alla pari dei sudditi beoti del vanitoso imperatore credono che la Costituzione sia ormai una riminiscenza di un passato ormai morto e sepolto.

mercoledì 11 agosto 2010

Quando Berlusconi l'ha dice giusta


Si anche Berlusconi a volte fa delle dichiarazioni sensate. Non più tardi di un paio di mesi fa aveva suscitato le proteste di tutti i media di informazione con le sue affermazioni in merito ai giornali italiani. Senza fare distinzioni di nessuna sorta invitava gli italiani, popolo notoriamente poco avvezzo alla lettura di quotidiani, a non leggere i giornali in quanto tutti distorcevano la realtà e travisavano i fatti, soprattutto quelli che riguardano la sua persona e la politica del suo governo. I giornali avevano prontamente fatto fronte comune chi in maniera pesante e senza mezzi termini, i giornali "comunisti" guidati da Repubblica e dal Corriere della sera, chi in maniera più velata o superficiale trattandosi di giornali molto vicini al cavaliere se non addirittura di sua proprietà, Il giornale e Libero primi fra tutto. Oggi, alla luce delle vicende politiche di questi giorni, si può senz'altro affermare che Berlusconi non aveva proprio tutti i torti e, e se non tutti, almeno qualche giornale delle fandonie le spara in continuazione. Primo fra tutti in questa gara a chi la spara più grossa è sicuramente il giornale di Feltri, di proprietà della famiglia Berlusconi, che ormai da qualche mese è diventato una specie di task force che si scaglia a spada tratta contro gli avversari del premier, in particolar modo contro quelli che tentano di criticarlo all'interno stesso del centro destra. Ecco allora che in questi giorni, ma già in passato quando si avevano le prime avvisaglie del dissenso, il carro armato Feltri indirizza tutta la sua potenza di fuoco sul Presidente della Camera Gianfranco Fini. Purtroppo in questa guerra senza quartiere, contro colui che si è permesso di criticare la leadershep del cavaliere e di uscire dal Pdl, si utilizzano argomentazioni e teorie che non stanno in piedi facendo accostamenti lontani dalla realtà dei fatti. Oggi il Giornale chiede le dimissioni di Fini e invita i lettori ad aderire, facendo un parallelismo fra la vicenda del Presidente della Camera con quella del ministro Scajola e peggio ancora con quella del sottosegretario Caliendo. Il ministro Scajola aveva acquistato una casa senza sapere, o meglio facendo finta di non sapere, chi ringraziare per aver pagato una cospicua parte dell'importo totale il sottosegretario Caliendo ha addirittura un avviso di garanzia, vicenda quindi nemmeno lontanamente paragonabile a quella di Gianfranco Fini. Un simile accostamento non può che essere classificato come una vera e propria distorsione dei fatti proprio come aveva asserito Silvio Berlusconi qualche mese fa., chissà forse facendo proprio riferimento alle fandonie che spesso il suo giornale pubblica per mano del direttore Feltri. Rimane comunque l'amaro in bocca nel vedere che ormai in questo paese non si fa più politica nè a destra, nè a sinistra, nè al centro ma si è sostituito la dialettica ed il confronto con il gossip, il pettegolezzo e lo scandalo lanciando in questa caccia continua i giornalisti di tutte le testate a livello nazionale. Un atteggiamento ed un modo di fare informazione favoriti senza alcun dubbio dal comportamento non certo irreprensibile dei nostri politici.

lunedì 9 agosto 2010

Berlusconi fa autogoal e si mobilita contro se stesso

"La mobilitazione permanente è necessaria per contrastare i disfattismi e i personalismi di chi antepone i propri particolari interessi al bene di tutti, al bene del Paese"
Chi può essere il politico che chiama alla mobilitazione per contrastare quei politici che antepongono i propri interessi personali al bene di tutti e del paese ? Antonio Di Pietro risponderà qualcuno, risposta sbagliata ... chi ha destto quella frase e chiama il popolo alla mobilitazione altro non è che Silvio Berlusconi faccia di bronzo. E' l'appello rivolto ai suoi circoli della libertà dei quali fanno parte persone prive della capacità di intendere e di volere. Basterebbe infatti ripercorrere alcuni dei provvedimenti che il cavaliere ha fatto approvare ai suoi governi per capire che lui è il re dei politici personalista. Marco Travaglio ne ha fatto qualche mese fa su il Fatto Quotidiano un elenco di questi provvedimenti che riporto qui di seguito e che dimostrano senza ombra di dubbio quanto Berlusconi abbia fatto per se stesso in tutti questi anni di governo del centro destra.

(
Marco Travaglio da Il fatto quotidiano del 12 marzo 2010 - titolo: "37 porcate ad personam")

1.
Decreto Biondi (1994). Approvato il 13 luglio 1994 dal governo Berlusconi I, vieta la custodia cautelare in carcere (trasformata al massimo in arresti domiciliari) per i reati contro la Pubblica amministrazione e quelli finanziari, comprese la corruzione e la concussione, proprio mentre alcuni ufficiali della Guardia di Finanza confessano di essere stati corrotti da quattro società del gruppo Fininvest (Mediolanum, Videotime, Mondadori e Tele+) e sono pronte le richieste di arresto per i manager che hanno pagato le tangenti. Il decreto impedisce cioè di arrestare i responsabili e provoca la scarcerazione immediata di 2764 detenuti, dei quali 350 sono colletti bianchi coinvolti in Tangentopoli (compresi la signora Pierr Poggiolini, l’ex ministro Francesco De Lorenzo e Antonino Cinà, il medico di Totò Riina). Il pool di Milano si autoscioglie. Le proteste di piazza contro il “Salvaladri” inducono la Lega e An a ritirare il consenso al decreto e a costringere Berlusconi a lasciarlo decadere in Parlamento per manifesta incostituzionalità. Subito dopo vengono arrestati Paolo Berlusconi, il capo dei servizi fiscali della Fininvest Salvatore Sciascia e il consulente del gruppo Massimo Maria Berruti, accusato di aver depistato le indagini subito dopo un colloquio con Berlusconi.

2. Legge Tremonti (1994). Il decreto n.357 approvato dal Berlusconi I il 10 giugno 1994 detassa del 50% gli utili reinvestiti dalle imprese, purchè riguardino l’acquisto di “beni strumentali nuovi”.La neonata società Mediaset (che contiene le tv Fininvest scorporate dal resto del gruppo in vista della quotazione in Borsa) utilizza la legge per risparmiare 243 miliardi di lire di imposte sull’acquisto di diritti cinematografici per film d’annata: che non sono beni strumentali, ma immateriali, e non sono nuovi, ma vecchi. A sanare l’illegalità interviene il 27 ottobre 1994 una circolare “interpretativa” Tremonti che fa dire alla legge Tremonti il contrario di ciò che diceva, estendendo il concetto di beni strumentali a quelli immateriali e il concetto di beni nuovi a quelli vecchi già usati all’estero.

3. Legge Maccanico (1997). In base alla sentenza della Consulta del 7 dicembre 1994, la legge Mammì che consente alla Fininvest di possedere tre reti tv sull’analogico terrestre è incostituzionale:3., presumibilmente Rete4, dev’essere spenta ed eventualmente passare sul satellite, entro il 28 agosto 1996. Ma il ministro delle Poste e telecomunicazioni del governo Prodi I, Antonio Maccanico, concede una proroga fino al 31 dicembre 1996 in attesa della legge “di sistema”. A fine anno, nulla di fatto per la riforma e nuova proroga di altri sei mesi. Il 24 luglio 1997, ecco finalmente la legge Maccanico: gli editori di tv, come stabilito dalla Consulta, non potranno detenere più del 20% delle frequenze nazionali disponibili, dunque una rete Mediaset è di troppo. Ma a far rispettare il tetto dovrà provvedere la nuova Authority per le comunicazioni (Agcom), che potrà entrare in azione solo quando esisterà in Italia “un congruo sviluppo dell’utenza dei programmi televisivi via satellite o via cavo”. Che significhi “congruo sviluppo” nessuno lo sa, così Rete4 potrà seguitare a trasmettere sine die in barba alla Consulta.

4. D’Alema salva-Rete4 (1999). La neonata Agcom si mette all’opera solo nel 1998, presenta il nuovo piano per le frequenze tv e bandisce la gara per rilasciare le 8 concessioni televisive nazionali. Rete4, essendo “eccedente” rispetto alla Maccanico, perde la concessione; al suo posto la vince Europa7 di Francesco Di Stefano. Ma il governo D’Alema, nel 1999, concede a Rete4 una “abilitazione provvisoria” a seguitare a trasmettere senza concessione, così per dieci anni Europa7 si vedrà negare le frequenze a cui ha diritto per legge.


5. Gip-Gup (1999). Berlusconi e Previti, imputati per corruzione di giudici romani (processi Mondadori, Sme-Ariosto e Imi-Sir), vogliono liberarsi del gip milanese Alessandro Rossa-to, che ha firmato gli arresti dei magistrati corrotti e degli avvocati Fininvest Pacifico e Acampora, ma ha pure disposto l’arresto di Previti (arresto bloccato dalla Camera, a maggioranza Ulivo). Ora spetta a Rossato, in veste di Gup, condurre le udienze preliminari dei tre processi e decidere sulle richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla procura di Milano. Udienze che iniziano nel 1999. Su proposta dell’on. avv. Guido Calvi, legale di Massimo D’Alema, il centrosinistra approva una legge che rende incompatibile la figura del gip con quella del gup: il giudice che ha seguito le indagini preliminari non potrà più seguire l’udienza preliminare e dovrà passarla a un collega, che ovviamente non conosce la carte e perderà un sacco di tempo. Così le udienze preliminari Imi-Sir e Sme, già iniziate dinanzi a Rossato, proseguono sotto la sua gestione e si chiuderanno a fine anno con i rinvii a giudizio degli imputati. Invece quella per Mondadori, non ancora iniziata, passa subito a un altro giudice, Rosario Lupo, che proscioglie tutti gli imputati per insufficienza di prove (poi, su ricorso della Procura, la Corte d’appello li rinvierà a giudizio tutti, tranne uno: Silvio Berlusconi, dichiarato prescritto grazie alle attenuanti generiche).

6. Rogatorie (2001). Nel 2001 Berlusconi torna a Palazzo Chigi e fa subito approvare una legge che cancella le prove giunte dall’estero per rogatoria ai magistrati italiani, comprese ovviamente quelle che dimostrano le corruzioni dei giudici romani da parte di Previti & C. Da mesi i legali suoi e di Previti chiedono al tribunale di Milano di cestinare quei bonifici bancari svizzeri perché mancano i numeri di pagina, o perché si tratta di fotocopie senza timbro di conformità,o perchè sono stati inoltrati direttamente dai giudici elvetici a quelli italiani senza passare per il ministero della Giustizia. Il Tribunale ha sempre respinto quelle istanze. Che ora diventano legge dello Stato. Con la scusa di ratificare la convenzione italo-svizzera del 1998 per la reciproca assistenza giudiziaria (dimenticata dal centrosinistra per tre anni), il 3 ottobre 2001 la Cdl vara la legge 367 che stabilisce l’inutilizzabilità di tutti gli atti trasmessi da giudici stranieri che non siano “in originale” o “autenticati” con apposito timbro, che siano giunti via fax, o via mail o brevi manu o in fotocopia o con qualche vizio di forma. Anche se l’imputato non ha mai eccepito sulla loro autenticità, vanno cestinati. Poi, per fortuna, i tribunali scoprono che la legge contraddice tutte le convenzioni internazionali ratificate dall’Italia e tutte le prassi seguite da decenni in tutta Europa. E, siccome quelle prevalgono sulle leggi nazionali, disapplicano la legge sulle rogatorie, che resterà lettera morta.


7. Falso in bilancio (2002). Siccome Berlusconi ha cinque processi in corso per falso in bilancio, il 28 settembre 2001 la sua maggioranza approva la legge-delega numero 61 che incarica il governo di riformare i reati societari. Il che avverrà all’inizio del 2002 con i decreti delegati che: abbassano le pene da 5 a 4 anni per le società quotate e addirittura a 3 per le non quotate (prescrizione più breve, massimo 7 anni e mezzo per le quotate e 4 e mezzo per le non quotate; e niente più custodia cautelare né intercettazioni); rendono il falso per le non quotate perseguibile solo a querela del socio o del creditore; depenalizzano alcune fattispecie di reato (come il falso nel bilancio presentato alle banche); fissano amplissime soglie di non punibilità (per essere reato, il falso in bilancio dovrà superare il 5% del risultato d’esercizio, l’1% del patrimonio netto, il 10% delle valutazioni. Così tutti i processi al Cavaliere per falso in bilancio vengono cancellati: o perché manca la querela dell’azionista (B. non ha denunciato B.), o perché i falsi non superano le soglie (“il fatto non è più previsto dalla legge come reato), o perché il reato è ormai estinto grazie alla nuova prescrizione-lampo.

8. Mandato di cattura europeo (2001). Unico fra quelli dell’Unione europea, il governo Berlusconi II rifiuta di ratificare il “mandato di cattura europeo”, ma solo relativamente ai reati finanziari e contro la Pubblica amministrazione . Secondo “Newsweek”, Berlusconi “teme di essere arrestato dai giudici spagnoli” per l’inchiesta su Telecinco. L’Italia otterrà di poter recepire la norma comunitaria soltanto dal 2004.

9. Il governo sposta il giudice (2001). Il 31 dicembre, mentre gli italiani festeggiano il Capodanno, il ministro della Giustizia Roberto Castelli, su richiesta dei difensori di Previti, nega contro ogni prassi la proroga in Tribunale al giudice Guido Brambilla, membro del collegio che conduce il processo Sme-Ariosto, e dispone la sua “immediata presa di possesso” presso il Tribunale di sorveglianza dov’è stato trasferito da qualche mese, senza poter completare i dibattimenti già avviati. Così il processo Sme dovrebbe ripartire da zero dinanzi a un nuovo collegio. Ma poi interviene il presidente della Corte d’appello con una nuova “applicazione” di Brambilla in Tribunale fino a fine anno.

10. Cirami (2002). I difensori di Previti e Berlusconi chiedono alla Cassazione di spostare i loro processi a Brescia perché, sostengono, a Milano l’intero Tribunale è viziato da inguaribile prevenzione contro di loro. E, per oliare meglio il meccanismo, reintroducono il vecchio concetto di “legittima suspicione” per motivi di ordine pubblico , vigente un tempo, quando i processi scomodi traslocavano nei “porti delle nebbie” per riposarvi in pace. E’ la legge Ci-rami n. 248, approvata definitivamente il 5 novembre 2002. Ma nemmeno questa funziona: la Cassazione, nel gennaio 2003, respinge la richiesta di trasloco: il Tribunale di Milano è sereno e imparziale.

11. Lodo Maccanico-Schifani (2003). Le sentenze Sme e Mondadori si avvicinano. Su proposta del senatore della Margherita Antonio Maccanico, il 18 giugno 2003 la Cdl approva la legge 140, primo firmatario Renato Schifani, che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del senato, del Consiglio e della Corte costituzionale. I processi a Berlusconi si bloccano in attesa che la Consulta esamini le eccezioni di incostituzionalità sollevate dal Tribunale di Milano. E ripartono nel gennaio 2004, quando la Corte boccia il “lodo”.

12. Ex Cirielli (2005). Il 29 novembre 2005 la Cdl vara la legge ex Cirielli (misconosciuta dal suo stesso proponente), che riduce la prescrizione per gli in-censurati e trasforma in arresti domiciliari la detenzione per gli ultrasettantenni (Previti ha appena compiuto 70 anni, Berlusconi sta per compierli). La legge porta i reati prescritti da 100 a 150 mila all’anno, decima i capi di imputazione del processo Mediaset (la frode fiscale passa da 15 a 7 anni e mezzo) e annienta il processo Mills (la corruzione anche giudiziaria si prescrive non più in 15, ma in 10 anni).

13. Condono fiscale (2002). La legge finanziaria 2003 varata nel dicembre 2002 contiene il condono tombale. Berlusconi giura che non ne faranno uso né lui né le sue aziende. Invece Mediaset ne approfitta subito per sanare le evasioni di 197 milioni di euro contestate dall’Agenzia delle entrate pagandone appena 35. Anche Berlusconi usa il condono per cancellare con appena 1800 euro un’evasione di 301 miliardi di lire contestata dai pm di Milano.

14. Condono per i coimputati (2003). Col decreto 143 del 24 giugno 2003, presunta “interpretazione autentica” del condono, il governo ci infila anche coloro che hanno “concorso a commettere i reati”, anche se non hanno firmato la dichiarazione fraudolenta. Cioè il governo Berlusconi salva anche i 9 coimputati del premier, accusati nel processo Mediaset di averlo aiutato a evadere con fatture false o gonfiate.

15. Pecorella (2006). Salvato dalla prescrizione nel processo Sme, grazie alle attenuanti generiche, Berlusconi teme che in appello gli vengano revocate, con conseguente condanna. Così il suo avvocato Gaetano Pecorella, presidente della commissione Giustizia della Camera, fa approvare nel dicembre 2005 la legge che abolisce l’appello, ma solo quando lo interpone il pm contro assoluzioni o prescrizioni. In caso di condanna in primo grado, invece, l’imputato potrà ancora appellare. Il presidente Ciampi respinge la Pecorella in quanto incostituzionale. Berlusconi allunga di un mese la scadenza della legislatura per ripresentarla uguale e la fa riapprovare (legge n.46) nel gennaio 2006. Ciampi stavolta è costretto a firmarla. Ma poi la Consulta la boccia in quanto incostituzionale.

16. Frattini (2002). Il 28 febbraio 2002 la Cdl approva la legge Frattini sul conflitto d’interessi: chi possiede aziende e va al governo, ma di quelle aziende è soltanto il “mero proprietario”, non è in conflitto d’interessi e non è costretto a cederle. Unica conseguenza per il premier:deve lasciare la presidenza del Milan

17.Gasparri-1(2003). In base alla nuova sentenza della Consulta del 2002, entro il 31 dicembre 2003 Rete4 deve essere spenta e passare sul satellite. Il 5 dicembre la Cdl approva la legge Gasparri sulle tv: Rete4 può seguitare a trasmettere “ancorchè priva di titolo abilitativo”, cioè anche se non ha più la concessione dal 1999; il tetto antitrust del 20% sul totale delle reti non va più calcolato sulle 10 emittenti nazionali, ma su 15 (compresa Telemarket). Dunque Mediaset può tenersi le sue tre tv. Quanto al tetto pubblicitario del 20%, viene addirittura alzato grazie al trucco del “Sic”, che include un panel talmente ampio di situazioni da sfiorare l’infinito. Confalonieri calcola che Mediaset potrà espandere i ricavi di 1-2 miliardi di euro l’anno. Ma il 16 dicembre Ciampi rispedisce la legge al mittente: è incostituzionale.

18. Berlusconi salva-Rete4 (2003). Mancano due settimane allo spegnimento di Rete4. Alla vigilia di Natale, Berlusconi firma un decreto salva-Rete4 (n.352) che concede alla sua tv l’ennesima proroga semestrale, in attesa della nuova Gasparri.

19. Gasparri-2 (2004). La nuova legge approvata il 29 aprile 2004, molto simile a quella bocciata dal Quirinale, assicura che Rete4 non sfora il tetto antitrust perché entro il 30 aprile il 50% degli italiani capteranno il segnale del digitale terrestre, che garantirà loro centinaia di nuovi canali. Poi però si scopre che, a quella data, solo il 18% della popolazione riceve il segnale digitale. Ma poi l’Agcom dà un’interpretazione estensiva della norma: basta che in un certo luogo arrivi il segnale digitale di una sola emittente, per considerare quel luogo totalmente digitalizzato. Rete4 è salva, Europa 7 è ancora senza frequenze.

20. Decoder di Stato (2004).
Per gonfiare l’area del digitale, la finnaziaria per il 2005 varata nel dicembre 2004 prevede un contributo pubblico di 150 euro nel 2004 e di 70 nel 2005 per chi acquista il decoder per la nuova tecnologia televisiva. Fra i principali distributori di decoder c’è Paolo Berlusconi, fratello di Silvio,titolare di Solaris (che commercializza decoder Amstrad).

21. Salva-decoder (2003). Il digitale terrestre è un affarone per Mediaset, che vi trasmette partite di calcio a pagamento, ma teme il mercato nero delle tassere taroccate: prontamente, il 15 gennaio 2003, il governo che ha depenalizzato il falso in bilancio porta fino a 3 anni con 30 milioni di multa la pena massima per smart card fasulle per le pay tv.

22. Salva-Milan (2002). Col decreto 282/2002, convertito in legge il 18 febbraio, il governo Berlusconi consente alle società di calcio, quasi tutte indebitatissime, diammortizzare sui bilanci 2002 e spalmare nei dieci anni successivi la svalutazione dei cartellini dei giocatori. Il Milan risparmia 242 milioni di euro.

23. Salva-diritti tv (2006). Forza Italia blocca il ddl, appoggiato da tutti gli altri partiti di destra e di sinistra, per modificare il sistema di vendita dei diritti tv del calcio in senso “collettivo” per non penalizzare le società minori privilegiando le maggiori. Il sistema resta dunque “soggettivo” , a tutto vantaggio dei maggiori club: Juventus, Inter e naturalmente Milan.

24. Tassa di successione (2001). Il 28 giugno 2001 il governo Berlusconi abolisce la tassa di successione per i patrimoni superiori ai 350 milioni di lire (fino a quella cifra l’imposta era già stata abrogata dall’Ulivo). Per combinazione, il premier ha cinque figli e beni stimati in 25mila miliardi di lire.

25. Autoriduzione fiscale (2004). Nel 2003, secondo “Forbes”, Berlusconi è il 45° uomo più ricco del mondo con un patrimonio personale di 5,9 miliardi di dollari. Nel 2005 balza al 25° posto con 12 miliardi. Così, quando a fine 2004 il suo governo abbassa le aliquote fiscali per i redditi dei più abbienti, “L’espresso” calcola che Berlusconi risparmierà 764.154 euro all’anno.

26. Plusvalenze esentasse (2003). Nel 2003 Tremonti vara una riforma fiscale che detassa le plusvalenze da partecipazione. La riforma viene subito utilizzata dal premier nell’aprile 2005 quando cede il 16,88% di Mediaset detenuto da Fininvest per 2,2 miliardi di euro, risparmiando 340 milioni di tasse.

27. Villa abusiva con condono (2004). Il 6 maggio 2004, mentre «La Nuova Sardegna» svela gli abusi edilizi a Villa Certosa, Berlusconi fa approvare due decreti. Il primo stabilisce l’approvazione del piano nazionale anti-terrorismo e contiene anche un piano (segretato) per la sicurezza di Villa La Certosa. Il secondo individua la residenza di Berlusconi in Sardegna come «sede alternativa di massima sicurezza per l’incolumità del presidente del Consiglio e per la continuità dell’azione di governo». Ed estende il beneficio anche a tutte le altre residenze del premier e famiglia sparse per l’Italia. Così si bloccano le indagini sugli abusi edilizi nella sua villa in Costa Smeralda. Poi nel 2005 il ministro dell’Interno Pisanu toglie il segreto. Ma ormai è tardi. La legge n. 208 del 2004, varata in tutta fretta dal governo Berlusconi, estende il condono edilizio del 2003 anche alle zone pro-tette: come quella in cui sorge la sua villa. Prontamente la Idra Immobiliare, proprietaria delle residenze private del Cavaliere, presenta dieci diverse richieste di condono edilizio. E riesce a sanare tutto per la modica cifra di 300mila euro. Nel 2008 il Tribunale di Tempio Pausania chiude il procedimento per gli abusi edilizi perchè in gran parte condonati grazie a un decreto voluto dal mero proprietario della villa.

28. Ad Mediolanum (2005).
Nonostante le resistenze del ministro del Welfare, Roberto Maroni, Forza Italia impone una serie di norme favorevoli alle compagnie assicurative nella riforma della previdenza integrativa e complementare (dl 252/2005), fra cui lo spostamento di 14 miliardi di euro verso le assicurazioni, alcune norme che forniscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale (a beneficio anche di Mediolanum, di proprietà di Berlusconi e Doris) e soprattutto lo slittamento della normativa al 2008 per assecondare gli interessi della potente lobby degli assicuratori (di cui Mediolanum è una delle capofila). Intanto, nel gennaio del 2004, le Poste Italiane con un appalto senza gara hanno concesso a Mediolanum l’utilizzo dei 16mila sportelli postali sparsi in tutta Italia.

29. Ad Mondadori-1 (2005). Il 9 giugno 2005 il ministro dell’Istruzione Letizia Moratti stipula un accordo con le Poste Spa per il servizio «Postescuola»: consegna e ordinazione – per telefono e on line – dei libri di testo destinati agli alunni della scuola secondaria. Le case editrici non consegneranno i loro volumi direttamente, ma tramite la Mondolibri Bol, una società posseduta al 50 per cento da Arnoldo Mondadori Editore Spa, di cui è mero proprietario Berlusconi. L’Antitrust esamina il caso, ma pur accertando l’indubbio vantaggio per le casse Mondadori, non può censurare l’iniziativa perché a firmare l’accordo non è stato il premier, ma la Moratti.

30. Ad Mondadori-2 (2005). L’8 febbraio 2005 scatta l’operazione “E-book”, per il cui avvio il governo stanzia 3 milioni. E a chi affidano la sperimentazione i ministri Moratti (Istruzione) e Stanca (Innovazione)? A Monda-dori e Ibm: la prima è di Berlusconi, la seconda ha avuto come vicepresidente Stanca fino al 2001.

31. Indulto (2006). Nel luglio 2006 centrosinistra e centrodestra approvano l’indulto Mastella (contrari Idv, An, Lega, astenuto il Pdci): 3 anni di sconto di pena a chi ha commesso reati prima del 2 maggio di quell’anno. Lo sconto vale anche per i reati contro la Pubblica amministrazione (che sul sovraffollamento della carceri non incidono per nulla), compresa la corruzione giudiziaria, altrimenti Previti resterebbe agli arresti domiciliari. Una nuova legge ad personam che regala anche al Cavaliere un “bonus” di tre anni da spendere nel caso in cui fosse condannato in via definitiva.

32. Lodo Alfano (2008). Nel luglio 2008, alla vigilia della sentenza nel processo Berlusconi-Mills, il Pdl tornato al governo approva il lodo Alfano che sospende sine die i processi ai presidenti della Repubblica, della Camera, del Senato e del Consiglio. Soprattutto del Consiglio. Nell’ottobre 2009 la Consulta boccerà anche quello in quanto incostituzionale.

33. Più Iva per Sky (2008). Il 28 novembre 2008 il governo raddoppia l’Iva a Sky, la pay-tv di Rupert Murdoch, principale concorrente di Mediaset, portandola dal 10 al 20%.

34. Meno spot per Sky (2009). Il 17 dicembre 2009 il governo Berlusconi vara il decreto Romani che obbliga Sky a scendere entro il 2013 dal 18 al 12% di affollamento orario di spot.

35. Più azioni proprie (2009). La maggioranza aumento dal 10 al 20% la quota di azioni proprie che ogni società può acquistare e detenere in portafoglio. La norma viene subito utilizzata dalla Fininvest per aumentare il controllo su Mediaset.

36. Ad listam (2010). Visto che le liste del Pdl sono state presentate fuori tempo massimo nel Lazio e senza timbri di autenticazione a Milano, il governo vara un decreto “interpretativo” che stravolge la legge elettorale, sanando ex post le illegalità commesse per costringere il Tar a riammetterle. Ma non si accorge che, nel Lazio, la legge elettorale è regionale e non può essere modificata da un decreto del governo centrale. Così il Tar ribadisce che la lista è fuorilegge, dunque esclusa.

37. Illegittimo impedimento (2010). Non sapendo più come bloccare i processi Mediaset e Mills, Berlusconi fa approvare il 10 marzo 2010 una legge che rende automatico il “legittimo impedimento” a comparire nelle udienze per sé stesso e per i suoi ministri, il tutto per una durata di 6 mesi, prorogabili fino a 18. Basterà una certificazione della Presidenza del Consiglio e i giudici dovranno fermarsi, senza poter controllare se l’impedimento sia effettivo e legittimo. Il tutto in attesa della soluzione finale, cioè delle nuove leggi ad personam che porteranno il totale a quota 40: “processo breve”, anti-intercettazioni e lodo Alfano-bis costituzionale. Cioè incostituzionale.

domenica 8 agosto 2010

Dalla nausea persistente al vomito permanente: come lasciare campo libero a Berlusconi

Era il febbraio 2006 e la campagna elettorale per le politiche di aprile stava ormai iniziando. Dopo 5 anni disastrosi il secondo governo Berlusconi aveva portato il deficit pubblico fuori dai parametri di Maastricht, il governo era sopravvissuto a numerosi rimpasti causa dimissioni di ministri come Scajola (anora lui) e Tremonti, c'era stata la tragica vicenda del G8 di Genova e il cavaliere non aveva mantenuto nessuna delle sue promesse elettorali troppo impegnato a risolvere i propri guai giudiziari con leggi ad personam. Le diverse competizioni elettorali, europee regionali ed amministrative, avevano visto prevalere sempre la sinistra e i sondaggi davano per scofitta la compagine di governo. La sinistra aveva dato vita alla coalizione dell'Ulivo che raccoglieva chiunque fosse contro Berlusconi, da Rifondazione Comunista con Bertinotti, ai comunisti italiani ma fino a comprendere l'Udeur di Clemente Mastella, anime troppo diverse per dare sufficienti garanzie di stabilità Inoltre le primarie dell'ottobre 2005 avevano consacrato Romano Prodi, un ex democristiano, come candidato premier da opporre a Berlusconi. Va bene sconfiggere Berlusconi ma il senso di nausea iniziava a diffondersi fra coloro il cui anomo era e sarebbe rimasto sempre di colore rosso. All'inizio della campagna elettorale i sondaggi danno un vantaggio che sembra incolmabile per l'Ulivo sul centro destra. Berlusconi allora sferra il suo attacco mediatico mettendo in campo l'artiglieria delle sue televisioni oltre che la sua verve di gran lunga superiore a quella spenta e inconsistente di mortadella Prodi che, un po' per carattere un po' per non scontentare nessuno degli alleati confluiti nell'Ulivo (e soprattutto Clemente Mastella), conduce una campagna elettorale veramente soporifera. Gli italiani nel giro di un mese dimenticano gli sfacelli commessi dal cavaliere in cinque anni di governo e cadono nella trappola delle sue dichiarazioni ipnotiche, eclatanti ma prive di sostanza e di fatti concreti. Alla fine l'Ulivo vince di stretta misura, soprattutto al senato dove deve affidarsi ai senatori a vita sperando nel loro buono stato di salute. Il governo Prodi avrebbe dovuto subito fare due semplici cose: rifare la legge elettorale di Calderoli approvata negli ultimi giorni della legislatura (grazie anche a quella porcata Berlusconi aveva recuperato molto terreno) e mettere mano al conflitto di interessi per liberarsi davvero e definitivamente del cavaliere. Ma Prodi è un economista e si mette all'opera per rientrare nei parametri europei nel giro di poco tempo e per fare questo ... mette mano alle tasche degli italiani. Nel frattempo il maggior partito della coalizione dell'Ulivo piuttosto che lavorare per mantenere in vita il governo traballante, si dedica ad affari interni per sfasciare la coalizione e dare vita ad un Partito mastodontico e senza anima come il Partito Democratico. Un'operazione che trasforma la nausea in conati di vomito e che sicuramente è condotta nei tempi e nei modi sbagliati. Ma la smania di potere di uomini come Veltroni prende il sopravvento. Privo dell'appoggio dei Ds il governo rimane in carica per due anni dopodichè Prodi è costretto a lasciare il campo per portare il paese a nuove elezioni. I conti sono tornati dentro i parametri europei ma a discapito di tasse più elevate. L'Ulivo si sfascia e nasce il Partito Democratico con Veltroni segretario. Ci si aspetta che alle elezioni del 2008 il nuovo partito quanto meno faccia fronte comune insieme alla sinistra radicale ed invece Veltroni, colto da un attacco di superbia e di onnipotenza, dichiara che il PD correrà da solo. Risultato: non solo il nuovo partito è surclassato da Berlusconi e Lega, ma addirittura, grazie alla legge elettorale porcata, dal parlamento sono estromessi tutti i partiti della sinistra radicale. Da quel momento in poi il partito-mostro rimane impegnato in questioni interne che lo portano a perdere una dopo l'altra ogni competizione elettorale in cui è impegnato a favore del Pdl ma soprattutto a favore della Lega. Mentre le fila del Partito Democratico si assottigliano per abbandono di tutte quelle anime impure che ne hanno fatto parte (Binetti, Rutelli, ecc.), si arriva ad un nuovo segretario, Bersani, ed alla crisi del centro destra causata dal fascista Fini. E qui la frittata è completata e quel sentimento di nausea permanente che è iniziato nel 2006 con qualche fenomeno sporadico di vomito, si trasforma in conati che si susseguono uno dietro l'altro senza soluzione di continuità grazie alle varie iniziative che si intendono seguire per prepararsi ad eventuali nuove elezioni. Il PD ormai accecato dall'odio verso il cavaliere, perde la memoria di quanto accaduto in passato e si appresta a seguire la stessa strada del 2006 con qualche variante peggiorativa. Bersani ed i suoi infatti non solo propongono di non andare a votare ma addirittura di mettere in piedi un governo che accolga tutti senza distinzione di colore ne' di posizione politica, inserendo Fini, Casini, Rutelli e chi piu' ne ha piu' ne metta. Si può reagire in maniera diversa dal vomitare ..... ? E Berlusconi, insieme a Bossi, ringraziano.

venerdì 6 agosto 2010

Gli effetti degli sbalzi di temperatua iniziano a farsi sentire

I telegiornali ce lo dicono tutte le sere a seconda della stagione: attenti al freddo, attenti al caldo, gli sbalzi di temperatura creano problemi a molti italiani, state al caldo, state al fresco, bevete, mangiate frutta, non alcoolici .. etc. etc. Quasi ogni sera c'è un servizio del genere che sia estate, autunno, inverno o primavera. Ma i dirigenti del PD non danno seguono i suggerimenti dei telegiornali di Berlusconi, guardano solo il Tg3 ed ora arrivano le inevitabili consequenze. Bersani piuttosto che andare alle elezioni vuole un governo con Tremonti e poi dichiara che è necessario liberarsi di Berlusconi. E in che modo ? Gli tiri un altro modellino del duomo di Milano facendo attenzione che la punta gli si conficchi nel cervello ? E' chiaro che dopo il caldo dei giorni scorsi, il brusco abbassamento di temperatura ha provocato danni irreversibili alle capacità politiche (già molto difettose) del segretario del Partito Democratico. Ma questi effetti sono ancora più deleteri sul presindente dello stesso partito, la cara Rosy Bindi che oggi non si preclude un'eventuale alleanza con il fascista Fini. Mettere insieme Vendola e Fini è un progetto alquanto azzardato e se fossero ancora aperti i manicomi sicuramente la Bindi avrebbe assicurato un posto a vita. Ma si sa la cara Rosy e' figlia di quel partito, la Democrazia Cristiana, che si invento' per mano di Aldo Moro il compromesso storico, uno dei pochi errori di valutazione commesso dal grande Enrico Berlinguer. Quello fu l'inizio della fine del Partito Comunista e della sinistra in generale che inizio' un lento processo di scolorimento. Certamente il compianto Enrico mai avrebbe immaginato che il glorioso PCI finisse in quell'accozzaglia senza anima e senza spina dorsale del Partito Democratico. Oggi i dirigenti di questo Partito stanno danno il colpo finale a questa formazione con la loro paura cronica di andare alle elezioni, paura nata dalla completa incapacita' di contrastare il centro destra con proposte serie e organiche che possano formare la base per una seria alternativa. Ed allora alleiamoci con i figli del fascismo tanto ormai le ideologie non hanno piu' nessun significato e si possono tranquillamente calpestare, e con loro dimenticare chi ha sacrificato la vita per un'ideale.

martedì 3 agosto 2010

La paura fa novanta ... ma per Bersani fa Tremonti

Il problema per questo paese allo sbando politico non e' solo quello di essere stato consegnato da un popolo di cerebrolesi in mano ad un faccendiere come Silvio Berlusconi, ma anche e soprattutto di non avere alternative valide. Per la prima volta la maggioranza di centro destra e' in crisi e vacilla grazie alle bordate di Fini e di un plotoncino di suoi fedeli e il leader del maggiore partito di opposizione, il Partito Democratico, non sa proporre niente di meglio che .... sostituire Berlusconi con Tremonti per un governo di transizione. Una poposta rivoluzionaria non c'e' che dire, una proposta vigliacca che puo' solo far impallidire chi ancora spera di veder cadere l'attuale maggioranza ed invece vedra', nella migliore delle ipotesi, riconsegnare il paese ad una nuova casta di manigoldi epurata dai ribelli finiani. Il cavaliere da parte sua non esita a ricorrere a nuove elezioni forte del suo potere ma soprattutto forte della debolezza dell'opposizione e del Partito Democratico in particolare. Certo Bersani sa che nuove elezioni quasi sicuramente porterebbero ad una nuova e forse definitiva sconfitta di quella macchina da guerra che e' il PD e che si e' rivelata una bagnarola che fa acqua da tutte le parti. Il risultato piu' eclatante di questa formazione politica che non assomiglia nemmeno lontanamente ad un partito e' stato quello prima di far scomparire dal parlamento tutta la sinistra storica del paese e poi di assottigliare sempre di piu' il proprio potere di contrastare lo strapotere di Berlusconi e company. Infatti se si andra' a nuove elezioni sara' solo per problemi interni alla maggioranza di governo ed in particolare al Pdl e non certo per l'iniziativa costante e intensa dell'opposizione. I buoni propositi di inizio legislatura, subito dopo la cocente sconfitta, sono andati a farsi benedire e per esempio il famoso governo ombra che avrebbe dovuto elaborare proposte alternative al governo non si sa piu' che fine abbia fatto. Ora ci si deve raccomandare a Fini, un fascista non dimentichiamolo, per far cadere il governo del cavaliere di Arcore, ma qualora questo accadesse che cosa propone l'opposizione ? Un nuovo governo di centro destra guidato dal ministro Tremonti. E si che il caldo torrido e' passato da qualche giorno, ma forse in questo periodo estivo in cui tutti vanno in ferie, anche gli spacciatori si sono presi i loro giorni di riposo e la "roba" che si trova in circolazione e' di pessima qualita' ..... non trovo altra spegazione a questa proposta ferragostana.