martedì 30 maggio 2023

Da popolo di santi, poeti e navigatori a popolo di fascisti e mafiosi


 

Benché le elezioni amministrative non rappresentino mai un test da estendere a livello nazionale, alla fine la politica non può fare a meno di dare un'interpretazione nazionale di qualsiasi votazione si svolga nel nostro paese. Le ultime votazioni amministrative di domenica scorsa non si sottraggono a questa analisi di tipo nazionale. I risultati che hanno decretato un'altra vittoria del centro destra sanciscono quello che ormai è chiaro da settembre: gli italiani si sono trasformati da popolo di santi, poeti e navigatori a popolo di fascisti e mafiosi. Non c'è altra spiegazione: se dopo le dichiarazioni della Presidente del Consiglio, che etichetta le tasse che dovrebbero pagare i commercianti ad un semplice pizzo di stato, equiparando lo stato alla mafia, il centro destra vince le elezioni amministrative nella maggioranza dei comuni la spiegazione è una sola. 

Il 50% dei votanti si è astenuti mostrando il proprio qualunquismo, del restante 50% la metà ha votato per il centro destra, quindi in buona sostanza il 75% degli elettori italiani o è un fascista oppure è un mafioso o fiancheggiatore della mafia. E non regge nemmeno la storiella dell'opposizione inconcludente: se voti il centro destra devi solo decidere a quale categoria appartenere fra mafioso, evasore e fascista. Naturalmente senza escludere che tu possa appartenere a tutte e tre le categorie.

Un ultimo spunto di riflessione a chi si è astenuto e quindi ai qualunquisti: che cosa avete ottenuto ? Un famoso uomo di spettacolo diceva: non c'è nessuno che ti rappresenti ? Va bene ci sta .. ma ci sarà qualcuno che non vorresti mai mandare al governo ? Bene vota contro di quello ma non ti astenere perché potresti ritrovarti ad essere governato proprio da coloro che non avresti voluto. Chi si astiene è un qualunquista e quindi per la proprietà transitiva un fascista.

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sabato 27 maggio 2023

Per LA Presidente del Consiglio Giorgia Meloni lo Stato è equiparabile alla mafia


 

"L'evasione va cercata dove sta davvero e non andando a chiedere il 'pizzo di stato' al piccolo commerciante"

In questa semplice frase pronunciata dal Presidente del Consiglio a Catania (attenzione proprio a Catania), Giorgia Meloni si lancia in un parallelo veramente criminale: per LA presidente del consiglio lo Stato che chiede al commerciante di pagare le tasse è equiparabile alla mafia che chiede il pizzo. Questa è la dichiarazione più grave che un esponente di questo governo abbia mai fatto in questi 7 mesi. Un'affermazione che richiederebbe le dimissioni immediate di Giorgia Meloni chiaramente inadeguata a ricoprire un ruolo istituzionale così importante come quello di capo del governo. Affermazioni gravissime non solo per il concetto espresso ma anche per il luogo dove sono state pronunciate: la Sicilia. La regione dove la mafia la fa da padrone e dove la mafia stessa ha ucciso i giudici Falcone e Borsellino. Purtroppo in Italia l'opposizione latita perché dopo un'affermazione del genere partiti di opposizione, sindacati e tutti i cittadini onesti di questo paese dovrebbero scendere in piazza e chiedere che Gorgia Meloni lasci il suo incarico in quanto incompatibile con la Costituzione e con una repubblica democratica. Ma non accadrà niente come sempre perché il fascismo non c'è più ... vero c'è di peggio abbiamo un governo di mafiosi.

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domenica 21 maggio 2023

La protesta giovanile in Italia tra indifferenza e repressione

 


E' la solita storia che va avanti dagli anni 60 in poi: il potere e le generazioni più adulte se ne fregano delle istanze giovanili, delle loro richieste e delle loro proteste. Anzi spesso le forme di protesta adottate sono fagocitate dal capitalismo che le trasforma in fonti di business e di guadagno. E' accaduto con le proteste del 68 quando i giovani hanno iniziato a farsi crescere i capelli, a indossare i jeans, gli eschimo, i maglioni ed la società capitalista che ha fatto ? Ha ignorato le istanze e le richieste ed ha trasformato il modo di vestirsi in una moda. I capi di abbigliamento hanno smesso di rappresentare un simbolo della protesta ma sono diventati una fattore di distinzione per ricchi e classi più agiate. E le richieste di quella generazione ? Qualche contentino che poi lentamente è stato fagocitato dal potere. Basta vedere che ne è stato dal diritto allo studio: dall'università aperta a tutti ad un'università ormai relegata ad un semplice esamificio con tasse di iscrizione e costi esorbitanti. Tutte le proteste a partire da quegli anni in poi sono finite miseramente con pochi risultati nonostante le proteste più o meno diffuse. 

Oggi siamo ancora di nuovo ad assistere ad una situazione simile con un aggravante: un governo fascista che mal sopporta le contestazioni e che criminalizza i giovani che protestano con una campagna diffamatoria senza precedenti (grazie anche ai social ed alla potenza di fuoco del potere). Le proteste dei giovani sono nate qualche anno fa sul tema dell'ambiente e sui cambiamenti climatici e sono rimaste inascoltate da tutti i governi. Fino a qualche tempo fa si è trattato di proteste pacifiche, manifestazioni colorate, ma per questo inutili per raggiungere l'obiettivo e semplicemente utilizzate per ridicolizzare i manifestanti. Oggi si è alzato il livello della protesta con le iniziative di attaccare le opere d'arte dentro i musei e per le strade mediante il riversamento di vernici lavabili sulle stesse opere. Gesti che hanno provocato l'indignazione generale ma che non hanno provocato nessuna iniziativa a favore dell'ambiente. Tutti a guardare l'aspetto formale del gesto ma senza porre l'attenzione alla sostanza della protesta. Addirittura in Italia si parla di ritornare al nucleare tanto per capire quanto sia distante l'attenzione del governo attuale ai problemi ambientali. Poi c'è stata la protesta contro il caro affitti per gli studenti universitari fuori sede. Altra protesta iniziata pacificamente ma che ha sortito l'effetto di un fuoco di fila serrato contro i manifestanti: giornalisti, politici e ministri di destra si sono scoperti tutti ex-studenti che facevano decine di chilometri per recarsi all'università e che pensavano a studiare e non a protestare. Nonostante anche in questo caso si trattasse di manifestazioni pacifiche  nessuno si è preoccupato di capire ed eventualmente intervenire sul problema sollevato dai giovani.

Poi è arrivato il disastro in Romagna e l'attacco ai giovani è proseguito da parte del potere che ha iniziato a invitare i ragazzi ad andare a spalare il fango invece di protestare, ignorando naturalmente che migliaia di ragazzi erano già sul posto a prestare la loro opera.

Questo "massacro" mediatico di ragazzi che cercano semplicemente di portare all'attenzione del potere i problemi, non solo loro come nel caso degli affitti ma di tutto il pianeta, alla lunga non può che portare ad una reazione più violenta ed è quanto accaduto ieri al salone del libro di Torino. La ministra Roccella, quella che vuole ostacolare il ricorso all'aborto, quella che insieme al governo ha bloccato le adozioni dei bambini di coppie omogenitoriali, è stata violentemente contestata fino a non consentirle di presentare il suo libro. Apriti cielo naturalmente. Si è chiamata in causa la democrazia quando la democrazia è stata continuamente attaccata dal governo in questi suoi primi mesi di vita. Un governo che nel paese non ha la maggioranza dei consensi ma che si trova al potere semplicemente per una legge elettorale assurda e criminale che non rispetta il voto dei cittadini. Un governo che ha messo subito in atto le sue politiche fasciste e che non ammette dissensi. Un governo che continuando a tirare la corda prima o poi rischia di spezzarla. 

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venerdì 19 maggio 2023

I discorsi li portano via .... l'acqua e la musica


Dopo le proteste dei ragazzi ambientalisti che sono state tanto demonizzate dal potere e dai benpensanti, arriva l'ennesima "sveglia" sotto forma di tragedia che la natura, il pianeta e l'ambiente in generale inviano al nostro paese. Fino a qualche anno fa la politica aveva buon gioco: gli eventi naturali erano meno frequenti e dopo le immancabili dichiarazioni in corrispondenza di un terremoto o di un alluvione, c'era tutto il tempo per dimenticare le immancabili promesse di interventi mai portati a termine. Oggi i tempi sono più stretti e la politica non riesce a far metabolizzare i disastri che si susseguono a ritmi sempre più serrati. In estate ed in autunno tutti a parlare della grave siccità che aveva colpito il paese e gli immancabili provvedimenti che sarebbero stati messi in atto per non ritrovarci per un'altra estate a secco. Interventi che si sono limitati alla nomina di un commissario per la siccità dal nome evocativo: Nicola Dell'Acqua. In fine dei conti al governo Conte 2 ed al governo Draghi era andata bene con la gestione del Covid grazie al ministro Speranza, perché non tentare questa strada. La natura non si è fatta intimidire e le risposte sono state in rapida successione: 15 settembre 2022 alluvione a Senigallia (dopo quella del 2014), 25 novembre 2023 alluvione e frana a Ischia dopo il terremoto del 2018, 2 maggio 2023 alluvione in Emilia Romagna con replica il 16 maggio 2032 con conseguenze ancora più disastrose. Insomma non abbiamo più nemmeno la scusa di dimenticare e l'impressione ormai è che sia troppo tardi per qualsiasi intervento anche se si rispondesse in maniera efficace alle proteste ambientaliste.
Proteste che sono un richiamo per proteggere e preservare l'ambiente in cui viviamo chiedendo un cambiamento significativo nelle politiche ambientali, nella gestione delle risorse e nella sostenibilità. Si vorrebbe che tutti si assumessero le responsabilità delle proprie azioni e adottassero misure concrete per ridurre l'impatto sull'ambiente. Ma l'unica reazione a queste proteste è stata quella di condannare i manifestanti per i loro metodi di portare all'attenzione il problema ambientale, metodi sicuramente discutibili ma che puntano il dito su problemi, reali, concreti e forse non più risolvibili.E non ci si può nemmeno nascondere dietro il paravento di eventi eccezionali e straordinari, perché l'eccezionalità e la straordinarietà sono la conseguenza di uno sfruttamento al limite delle risorse del nostro pianeta. Purtroppo oltre a non agire nelle politiche ambientali, non si è agito nemmeno nel mettere in sicurezza i territori in previsioni di eventi sempre più disastrosi ed eccezionali ed oggi ci ritroviamo ad avere un'intera regione sott'acqua con un territorio ed un'economia compromessi per non si sa quanto tempo.
Nemmeno questo evento però riuscirà in qualche modo a modificare l'atteggiamento della politica nei riguardi dell'ambiente e la dimostrazione la si è avuta già ieri sera: mentre la gara di Formula 1 ad Imola è stata annullata (l'autodromo è allagato), il concerto di Bruce Springsteen a Ferrara si è tenuto ugualmente mettendo in movimento 50mila persone ma soprattutto sottraendo qualche centinaia di volontari della protezione civile all'opera di soccorso nei territori alluvionati. E' questa la più chiara risposta alla tragica alluvione (con 14 morti fra l'altro): lo show ed il business devono andare avanti ad ogni costo non solo fino al prossimo disastro ma anche nel pieno svolgimento di un disastro. E tutti i bei discorsi e propositi questa volta se li porta via la musica e l'acqua.

mercoledì 17 maggio 2023

Le finte sanzioni e la guerra vera


L'Europa è la classica figura di chi vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca. La botte piena sarebbe la resa di Putin e la moglie ubriaca invece la propria salute economica. Subito dopo l'invasione dell'Ucraina, la Ue ha immediatamente inviato armi, prima difensive ma poi sempre più offensive a Kiev, dimostrando in maniera inequivocabile di cercare la distruzione di Putin e del suo regime come richiesto dagli Usa. Altre politiche per la ricerca della pace non sono mai state messe in atto seriamente e perfino le sanzioni hanno colpito in maniera lieve l'economia russia e in quei settori poco determinanti per l'economia europea. I dati dopo un anno di guerra sono inequivocabile anche alla luce di un altro pacchetto di sanzioni che non riesce ad essere approvato.
Da marzo 2022 a gennaio 2023 la Ue ha importato beni dalla Russia per 171 miliardi senza toccare numerosi voci di questo import. Il gas liquefatto per esempio è passato dai 16miliardi di import nel 2021 agli attuali 22miliardi (+ 6 miliardi .. alla faccia delle sanzioni). 
Nessun blocco nemmeno dei prodotti nucleari (uranio e sistemi di arricchimento) che si sono aggirati intorno 750milioni di euro.

Altri settore non colpiti sono stati:
- il commercio dei diamanti russi per un totale di circa 1,5miliardi di euro.
- i fertilizzanti con un aumento del 40% rispetto al 2021
- nichel indispensabile per l'industria dell'acciaio passato a 3,2miliardi da 2,1miliardi nel 2021
- altri metalli con particolare riferimento a alluminio e rame che hanno fruttato a Mosca circa 6,7miliardi di euro

In conclusioni le sanzioni non funzionano perché l'Europa non ha alcun interesse a farle funzionare mentre ha interesse ad una vera guerra come richiesto dagli Usa. Ancora qualche settimana poi oltre alle armi manderemo i soldati ed allora vediamo se qualcuno si sveglia.

lunedì 15 maggio 2023

Cultura, merito e libertà ... ciò che la destra non può garantire


La vicenda della trasmissione di Fabio Fazio "Che tempo che fa" è l'ennesima dimostrazione del fatto che un governo di destra, come quello di Giorgia Meloni, non possa garantire, nonostante le dichiarazioni di intenti, né cultura, né merito, né tanto meno libertà. Non è sufficiente inserire nella denominazione di un ministero del termine merito per effettivamente tenere conto del merito stesso, non è sufficiente affermare che la cultura non è un'egemonia della sinistra per essere egemoni in questo ambito, ed infine non è sufficiente richiamarsi continuamente alla libertà per garantire effettivamente la libertà. Non rinnovando il contratto a Fabio Fazio per CTCF, la Rai ha cancellato in un attimo queste tre belle parole. L'esultanza poi di un ministro analfabeta funzionale su twitter non rappresenta che l'ennesimo sigillo all'insegna dell'imbecillità di una politica che pensa di liquidare ogni problema con due parole senza nemmeno usare i 280 caratteri messi a disposizione del social in questione. 
Fabio Fazio può piacere o non piacere ma ci sono dei dati oggettivi dei quali un'azienda come la Rai dovrebbe tenere conto prima di liquidare una delle trasmissione di più successo degli ultimi 20 anni. A destra tutti esultano come se avessero ottenuto chissà quale risultato oltre quello di liberarsi di un personaggio scomodo. Ma veniamo alla Cultura, al Merito, ed alla Libertà.
Fazio ha intervistato e portato nella sua trasmissione personaggi come Papa Francesco, Obama, Macron, oltre a un'innumerevole elenco di premi nobel, premi oscar, registi, cantanti, scrittori come nessun altra trasmissione è mai riuscita a fare. Non è colpa di Fazio se queste personalità non fanno parte della destra reazionaria e retrograda di Giorgia Meloni, purtroppo per loro la cultura non è un ambito nel quale si muovono figure appartenenti alla destra italiana. 
Per ciò che riguarda il merito trovate un altra trasmissione o un altro conduttore che può vantare i seguenti dati oggettivi: CTCF costa circa 450mila euro a puntata a fronte di un'entrata di circa 2Milioni sempre a puntata (40mila euro per 15 sec di pubblicità). Fabio Fazio prende 2Milioni l'anno, un compenso che si ripaga con due puntate di CTCF. Insomma cancellare questa trasmissione dal palinsesto Rai è una specie di karakiri per l'azienda televisiva. Questi dati sono il risultato di una delle trasmissioni più viste della Rai in prima serata della domenica.
L'ultimo punto riguarda la libertà che viene azzoppata senza se e senza ma dal mancato rinnovo del contratto di Fabio Fazio. Con la vittoria di Giorgia Meloni il governo, che già ha dalla sua le reti Mediaset, si prende anche la Rai cacciando tutti quei personaggi più o meno scomodo che si sono dimostrati non allineati con il "regime" meloniano. Si dirà così fan tutti, ma i fatti smentiscono questa falsa affermazione: solo Berlusconi fece una simile mossa con il famoso editto bulgaro poi la sinistra o presunta tale non ha mai messo in campo epurazioni del genere soprattutto con trasmissioni di successo.
Al governo rimarrebbe una semplice via d'uscita: abolire il canone come promesso, ma anche questa promessa sarà da inserire nel lungo elenco degli specchietti per le allodole tesi in campagna elettorale.

domenica 14 maggio 2023

Anche il Papa si arrende: nessuno vuole un'alternativa alla guerra


La visita di Zelensky in Italia era stata presentata come un tentativo di Papa Francesco per iniziare un dialogo di pace, ma i mezzi di informazione italiani hanno preso un grande abbaglio dimostrando ancora una volta che l'Italia merita ampiamente il posto di retroguardia nella classifica della qualità e della libertà di informazione. Del colloquio Zelensky-Papa Francesco non si sa niente ma le risposte dell'ucraino alle domande dei giornalisti a fine giornata hanno mostrato ampiamente che la guerra proseguirà (alla domanda di Vespa "Ma lei sarebbe disposto a parlare con Putin ?" Zelensky risponde "NO" ... e allora di che stiamo a parlare ?). Non si tratterà più di una guerra di difesa come più o meno è stata fino ad oggi, ma l'Ucraina passerà ad una guerra di attacco grazie alle ingenti forniture di armi da parte di Stati Uniti, Inghilterra, Germania e via dicendo. In particolare la fornitura di missili a lunga gittata, che consentiranno agli ucraini di arrivare fino in territorio russo, di caccia e di carri armati lasciano presupporre che ormai si è prossimi alla così detta offensiva Ucraina e quando inizierà gli sviluppi potranno essere imprevedibili e di qualsiasi tipo. Di fatto una vera e propria terza guerra mondiale alla quale manca solo la partecipazione diretta di truppe straniere sul campo di battaglia sebbene questa partecipazione sia già in atto in maniera virtuale e a distanza. 
Papa Francesco, umiliato due giorni fa dalLA Presidente del Consiglio che si presenta agli stati generali sulla natalità vestita da papessa, oggi esce annientato dalla irresistibile voglia di menare le mani senza se e senza ma di Zelensky e di tutto il mondo occidentale. L'unica figura che parla apertamente di pace e che prova a portare alla ragione tutto il genere umano, è stato cancellato dalla successiva conferenza stampa del leader Ucraino che ha glissato su alcune domande scomodo ma che ha perentoriamente smentito qualsiasi cedimento verso colloqui di pace sostenendo che se anche Putin accettasse sarebbe questione di pochi mesi: Putin per Zelensky ma non solo per lui va annientato. Il mondo occidentale ha usato fino ad ora solo il paravento delle sanzioni che ormai è assodato fanno più male all'occidente che alla Russia stessa anche perché facilmente aggirate e mai prese in maniera drastica. L'unico modo per eventualmente portare alla ragione Putin sarebbe proprio il suo isolamento totale, suo e del suo popolo. Non solo sanzioni economiche ma estromissione totale di qualsiasi esponente russo da ogni attività economica, sociale, sportiva, culturale; espulsione di ogni cittadino russo dall'occidente e isolamento totale e reale. L'unica alternativa reale alla guerra sarebbe questa, ma nessuno la cerca e nessuno la vuole: meglio svenare il mondo intero con soldi buttati utilizzati per distruggere e uccidere vite umane. Ora l'ultima flebile speranza è la Cina che invierà stabilmente suoi emissari sia a Kiev che a Mosca ma con due pazzi come Putin e Zelensky anche questa strada sembra chiusa da un muro invalicabile.

giovedì 11 maggio 2023

Per la stabilità serve un'unica riforma: cambiare le teste dei politici italiani

 


Il problema sostanziale della politica italiana è quello di non capire esattamente quali siano le richieste provenienti dall'elettorato e dai cittadini in generale. Orami poi è diventata prassi comune quella di "cambiare la Costituzione perché ce lo hanno chiesto gli elettori". In realtà gli elettori come non lo avevano chiesto a Berlusconi ne 2006, non lo avevano chiesto nemmeno a Renzi nel 2016 e tanto meno alla Meloni ora nel 2023. La giustificazione di questa ossessione nel "rimodernare" la Carta Costituzionale  è la stabilità. Ma davvero si pensa che eleggendo direttamente il Presidente del Consiglio o il Presidente della Repubblica si possa raggiungere quella stabilità tanto ricercata ? La stabilità non è un risultato che si ottiene cambiando la Costituzione ma cambiando i politici e i partiti che oggi sono nella quasi totalità partiti padronali guidati da un condottiero senza partecipazione del basso e senza che ognuno di loro segua un progetto politico. Il risultato di questo disastro è l'instabilità causata da un sistema politico che fa promesse durante le campagne elettorali che poi immancabilmente non mantiene. L'astensionismo dilagante in qualsiasi turno elettorale ne è la dimostrazione. Il governo Meloni è l'ennesima dimostrazione di questa situazione drammatica. Dopo mesi spesi a urlare per instaurare un blocco navale che impedisse l'arrivo dei migranti, dopo aver sputato contro il governo Conte a causa dello stato di emergenza dichiarato per fronteggiare la pandemia, dopo aver sputato in tutti i modi sull'europa, una volta vinte le elezioni si è trasformata da feroce antisistema a perfettamente integrata nel sistema. Record di sbarchi con il suo governo, assoggettamento all'Europa come tutti i precedenti governi, dichiarato lo stato di emergenza per fronteggiare l'immigrazione, e via dicendo. Per non parlare delle giuste aspettative delle donne sulla prima presidente del consiglio donna, e lei che fa ? Contrasta in tutti i modi l'aborto, vota contro la parità salariale, si oppone alla pillola anticoncezionale gratuita, si astiene in Europa dal voto per l'adesione alla Convenzione sulla violenza alle donne, cancella opzione donna. Se si aggiungono altri ammennicoli come la reintroduzione delle accise tolte da Draghi dopo aver pubblicato video inferociti contro questo balzello, o le sue sparate sulla Rai sganciata dai partiti quando invece si appresta ad occuparla cacciando anche degli innocui conduttori di quiz televisivi, il quadro è completo.

E allora non rimane che ricorrere allo stravolgimento della Costituzione mettendo in discussione l'unica figura che ha garantito in questi anni un minimo di stabilità: il Presidente della Repubblica. E le lezioni he hanno ricevuto sia Berlusconi che Renzi non hanno insegnato niente: la riforma proposta dalla Meloni è un mix delle riforme berlusconiana e renziana rigettate dai cittadini e quindi questa farà la stessa fine. Nel frattempo però si perderanno mesi nella discussione, nell'impegnare il parlamento in sedute estenuanti mentre in questo momento il paese avrebbe bisogno di lavorare solo per centrare l'obiettivo del PNRR. Un obiettivo che rischia di non essere raggiunto perchè ? ... Perché Conte ha ottenuto troppi soldi. Contro questo sistema politico non ci sono riforme che tengono, l'unica riforma sarebbe quella di rinnovare totalmente i partiti ed i politici, ma ci vorrebbe una rivoluzione e gli italiani preferiscono non andare a votare che provare a cambiare veramente il sistema

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martedì 9 maggio 2023

Riforma Costituzionale fascista: un pericolo sia nella forma che nella sostanza


Dal 2006 in poi la politica italiana ha perso la bussola nel nome delle riforme costituzionali delle quali il paese avrebbe bisogno. Sia Berlusconi, che Renzi ed oggi Meloni non hanno la minima concezione della Carta Costituzionale: le eventuali riforme costituzionali sono materia parlamentare e non certo governativa. Le opposizioni oggi si sono presentate dalLA Presidente del Consiglio ma l'unico punto che avrebbero dovuto sottolineare sarebbe stato: veniamo qui per cortesia ma una riforma costituzionale non è materia governativa. E invece nessuno ha sollevato questo problema ed anzi addirittura il duo Calenda-Renzi si è reso disponibile a discutere le riforma proposte dalla Meloni allargando purtroppo e pericolosamente la platea fascista di questa legislatura.
Al vizio di forma si aggiunge poi la sostanza che rende benissimo la confusione totale nella quale naviga la destra che propone due riforme in contrasto fra loro.
L'elezione diretta del Presidente della Repubblica trasformerebbe la più alta carica dello Stato da un ruolo di garanzia democratica ad un ruolo politico causando una rotta di collisione inevitabile fra governo e Capo dello Stato.
L'altra proposta di elezione diretta del Presidente del Consiglio concentrerebbe i poteri in una sola figura quella appunto del Capo del Governo dando vita ad un ulteriore circuito con il Presidente della Repubblica che perderebbe totalmente le sue peculiarità.
Al contempo la terza riforma che sta a cuore alla Lega, l'autonomia differenziata, renderebbe inutili e comunque in contrapposizione entrambe le elezioni dirette proposte da Fratelli d'Italia.
Insomma una confusione unica e totale che nemmeno Berlusconi e Renzi sono stati capaci di creare.
La giustificazione di questa involuzione della nostra Carta Costituzionale sarebbe la presunta instabilità del sistema politico italiano, ignorando che questa instabilità non dipende tanto dalla Costituzione ma dal deterioramento del sistema politico all'interno del quale sono scomparsi totalmente i partiti. I partiti sono diventati associazioni di fedeli intorno al capetto di turno che detta la linea di azione non più scaturita da congressi e dibattiti deli iscritti al partito.
La riforma Costituzionale meloniana non si  distingue quindi da quella berlusconiana o da quella renziana: tutte avevano un unico obiettivo, quello di rafforzare il potere del capo di governo di turno riducendo parlamento e Capo dello Stato a semplici figure di contorno. Il problema vero è che questo terzo tentativo di assalto alla nostra Carta Costituzionale ha concrete possibilità di andare a buon fine e quindi di realizzare quel sogno di tarpare le ali alla democrazia nata dalla Resistenza

Dopo 7 mesi di schermaglie anche i fascisti portano un altro serio attacco alla Costituzione

La Costituzione è di nuovo sotto attacco: dopo i tentativi di Berlusconi nel 2006 e Renzi nel 2016 di modificare la nostra Carta Costituzionale, il governo fascista di Giorgia Meloni ci riprova e in maniera più pesante anche al momento molto più confusa. Le due riforme citate furono rimandate al mittente dal popolo italiano in quanto tentavano di ridurre la democrazia nel nostro paese: quella berlusconiana proponendo un presidente del consiglio addirittura con il potere di sciogliere le camere, quella renziana proponendo un Senato non più eletto da cittadini. Per fortuna nel paese si formarono due fronti trasversali che rifiutarono le due controriforme. Oggi la destra torna all'attacco ma lo fa in maniera confusa e scoordinata. Dopo 7 mesi di provvedimentini che comunque lasciavano intravedere il profilo fascista ed anti-lavoratori di questa maggioranza, oggi si arriva al nocciolo del programma della destra italiana. Sfasciare un sistema democratico in nome di una presunta stabilità di governo. Al momento comunque le idee sono altamente confuse e dimostrano ancora una volta una totale differenza di vedute fra FdI, Lega e Forza Italia. Giorgia Meloni propone l'elezione diretta del presidente del consiglio senza per altro specificare le inevitabile modifiche che seguirebbero a cascata ai poteri del Presidente della Repubblica che diventerebbe una figura di secondo piano oltre a perdere quella centralità di garante della democrazia. Oltre a questa proposta circola anche l'alternativa di proporre l'elezione diretta del Capo dello Stato, ma anche in questo caso senza specificare quali poteri andrebbe a modificare questa proposta in quanto un Capo dello Stato eletto direttamente dai cittadini comporterebbe un cambiamento ulteriore degli assetti istituzionali. Contro queste due proposte lavora la Lega che va avanti con la sua proposta di autonomia differenziata per dare più poteri alle regioni e per aumentare le diseguaglianze fra Nord e Sud. Una proposta incompatibile con le altre due. La Meloni oggi ha convocato le opposizioni che andranno in ordine sparso con il duo Renzi-Calenda pronti ad appoggiare qualsiasi proposta del governo, mentre M5S e PD si spera si oppongano fermamente alle riforme fasciste di Giorgia Meloni e Matteo Salvini. La motivazione di questa riforma sarebbe la stabilità del sistema politico di governo come se la stabilità dipendesse dalla elezione diretta dei cittadini del Capo di governo o dello stato quanto piuttosto alla serietà dei politici e dei partiti. Insomma ancora una volta si tenta di cambiare una Costituzione il cui vero problema è solamente la non totale applicazione dei sani principi sanciti dai suoi articoli. Basti pensare che già l'art. 1 è totalmente inapplicato nella parte che richiama IL LAVORO come fondamento della Repubblica Italiana.
Insomma il governo di destra dopo aver servito un antipasto indicativo della sua natura fascista, ora passa al gioco duro e la Meloni ha già dichiarato che se le opposizioni si OPPORRANO come dovrebbero fare, lei andrà avanti ugualmente. Insomma ancora una volta saranno i cittadini chiamati a difendere la democrazia dell'ennesimo attacco della politica italiana alla Carta Costituzionale.

 

mercoledì 3 maggio 2023

Meloni videomaker di Confindustria


 

Sgombriamo subito il campo della falsità della propaganda fascista stile Istituto Luce del governo Meloni: il taglio del cuneo fiscale sugli stipendi dei dipendenti (per un valore di 3,4 miliardi) varrà al massimo 28 euro netti (non i 52 euro lordi o peggio ancora i 100, propagandati dalla stampa di regime) in più al mese: dai 19,25 per i salari sino a 10.000 euro, ai 41,15 per i salari di 25.000 euro e i 32,85 per i salari fino a 35.000. Niente a che vedere con la perdita di circa il 7,6% registrata dai salari nel corso del 2022. Per di più un intervento che non tocca le imprese considerato che quei soldi sono a carico della fiscalità generale e quindi di tutti noi cittadini. Ma questo provvedimento è il classico specchietto per le allodole che maschera la gravità degli altri due provvedimenti contenuti nel decreto fantasma considerato che ancora non c'è un testo.

Allungamento a 24 mesi della possibilità di utilizzo dei contratti a termine senza una causale e allargamento dell'utilizzo dei voucher rappresentano un'altra spallata al lavoro a tempo indeterminato che finirà per incentivare il lavoro precario. Taglio del reddito di cittadinanza con importi ridotti, norme più stringenti per ottenerlo e tempi ridotti, insomma un incentivo alla povertà verso la quale il RdC aveva rappresentato se non altro una sorta di ostacolo. Insomma una serie di scelte economiche che vanno a favore delle imprese a voler sancire che per la destra i lavoratori e le classi medio/basse non hanno rilevanza ma quel che conta sono coloro che vogliono "fare" e devono essere liberi di farlo. Nessuna novità ci mancherebbe ma almeno che il governo la smettesse che le sue sceneggiate per svilire feste come il 25 aprile ed il 1 maggio e soprattutto avesse il coraggio di dire le cose come stanno senza prendere in giro le vere vittime di questa maggioranza: i lavoratori. Purtroppo la narrazione che passa sui media, quotidiani e televisioni, è il tam tam dei 100 euro che salteranno nelle tasche dei lavoratori anche se non si sa ne quando ne soprattutto come in quanto ormai la decretazione del governo è narrata solo per via orale e senza contradditorio.

Nel frattempo però LA presidente del consiglio si lancia nella nuova attività di videomaker occupando Palazzo Chigi come se fosse una sceneggiatura di Cinecittà ed utilizzando i ministri come comparse di una soap opera uscita direttamente dagli archivi del ventennio.

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