giovedì 28 luglio 2016

E alla fine il maestro Mattarella mise Renzi dietro la lavagna



Il mite Mattarella alla fine alzò la voce, certo a modo suo e cioè silenziosamente tanto che stamattina a parte qualche giornale nessuno ne parla. Nel quadro politico italiano dove tutti urlano a squarciagola sparando idiozie, alla Salvini o alla Grillo tanto per intenderci (Renzi urla meno ma spara molto di più e a casaccio), era prevedibile che il tono pacato e sottovoce del Presidente della Repubblica passasse sottosilenzio. Ma il compunto e grigio Sergio addirittura ha fatto riferimento alla follia di questi giorni che ha contagiato il mondo intero: la caccia ai Pokémon. Il buon Mattarella ha preso per un recchia il giovane Matteo e lo ha sbattuto dietro la lavagna ha ripassarsi la Costituzione ed a contare fino a 1000 prima di sparare cavolate per poi magare stare zitto. Il Presidente ha rammentato al fiorentino, novello padre costituente insieme ai suoi "amici" Boschi-Verdini, che non è lui ha dettare tempi e date per il prossimo referendum costituzionale, ma che tutto dipende da norme precise e dalla Corte di Cassazione. Una bella lezioncina soprattutto se ricordata a chi pretende appunto di cambiare la Costituzione senza nemmeno conoscerne i contenuti.  Insomma il Presidente della Repubblica ha spedito il Presidente del Consiglio, che gioca al lotto sparando date a caso per la consultazione referendaria, ha studiare la Costituzione vigente per poi parlare dei contenuti della sua riforma. Ma ora la domanda è: se il politico dimostra di conoscere la costituzione come pretende di cambiarla a e soprattutto con quale attendibilità pensa di parlare poi di contenuti ... ? Una bella domanda ma la risposta è semplice: votare No al referendum per consegnare una futura e auspicabile riforma a chi ne capisce qualcosa. Mattarella ha concluso il suo intervento toccando altri due punti. Il primo sempre rivolto a Matteo Renzi ricordandogli che legare la sopravvvenza della legislatura al risultato del referdum costituzionale è un'altra baggianata (termine toscano che Matteo dovrebbe capire ... per renderlo comprensibile a tutti .. un'altra caz..ta), il secondo rivolto alle opposizioni che, secondo il Mattarella pensiero, dovrebbero smettere di tirare per la giacchetta il premier al fine di prendere una decisione che al momento non può prendere.

lunedì 25 luglio 2016

Per la serie ... le vere riforme: abolizione del voto segreto


Naturalmente non è vero quello che sostiene il duo Renzi-Boschi in merito ai sostenitori del No alla riforma costituzionale dei nuovi padri costituenti Boschi-Renzi-Verdini. Il paese ha bisogno si di riforme ma non di riforme qualsiasi. La politica si sta sempre di più allontanando dal paese reale e la caduta della partecipazione popolare al momento più alto della democrazia e cioè il voto è senz'altro uno dei problemi maggiori per una repubblica democratica. E la politica invece di cercare di avvicinare di nuovo il cittadino al voto, lo allontana sempre di più come prevedono sia la riforma costituzionale con una camera, il Senato, completamente nominato dalla politica che dalla nuova legge elettorale che assegna la maggioranza assoluta ad un partito che ha un consenso minoritario fra gli elettori. Non è certo questa la strada per recuperare credibilità. D'altra parte non è difficile capire quali riforme potrebbero riavvicinare il paese alla politica, ma per dare vita a questo processo è necessario che la politica scenda dal suo piedistallo e si netta davvero al servizio del cittadino. Alcuni giorni fa per esempio c'è stato un voto segreto per rispondere ad una richiesta della magistratura circa l'utilizzo di alcune intercettazioni telefoniche nel processo Ruby ter che vede di nuovo imputato Silvio Berlusconi. L'autorizzazione all'utilizzo di questa intercettazioni è stata negata ed ora nel processo le stesse intercettazioni potranno essere utilizzate contro le olgettine inquisite ma non contro l'ex cavaliere. Ancora una volta la politica salva un suo appartenente riservandogli un trattamento di favore rispetto al cittadino normale. Il tutto si è svolto con una procedura che prevede il voto segreto così che alla fine i due maggiori partiti, Pd e M5S, hanno dato vita ad uno scambio di accuse reciproche in merito al trattamento di favore per Berlusconi, ma, fatto ancora più grave, il cittadino elettore non saprà mai come si sono comportati nel voto i propri rappresentanti. Due fatti gravi e antidemocratici nello stesso procedimento: il trattamento di favore e di riguardo riservato ad un politico, la segretezza di un voto che il cittadino elettore invece avrebbe tutto il diritto di conoscere. Naturalmente per due riforme che prevedano da una parte il trattamento paritario del politico rispetto alla giustizia e l'abolizione del voto segreto non sarebbe necessario sono la modifica della normativa ma anche e soprattutto un innalzamento del livello culturale del paese intero. Se si sono sviluppate feroci polemiche dopo il voto pro-Berlusconi senza conoscere come avesse votato ogni singolo senatore, immaginiamo cosa sarebbe successo se il voto fopsse stato palese: il linciaccio sarebbe stato assicurato. Quindi le riforme necessarie sono molte ma soprattutto è necessario riacquistare una dialettica politica ed un confronto civile e rispettoso del pensiero diverso dal nostro, ma siamo caduti talmente in basso in poco più di 20 anni che riacquistare un minimo dciviltà sichiederà forse secoli.

lunedì 18 luglio 2016

Con il Si si risolvono tutti i problemi, con il No secoli di sventura sul paese


Le varie tragedie nazionali e internazionali hanno messo in secondo piano i fatti della politica nostrana che sembrano veramente poca cosa rispetto agli avvenimenti di questa ultima settimana. Ci sta pensando la ministra Boschi a ritrovare un collegamento lanciando una nuova bufala per sostenere la sua "controriforma" costituzionale: secondo la ministra la riforma, fra i vari effetti "positivi" che dovrebbe avere, metterà al sicuro il paese contro il terrorismo. Ormai con la riforma costituzionale approvata dal parlamento si risolvono tutti i problemi del paese e se non sarà approvata dal popolo le sventure che ricadranno sullo stesso paese saranno inimmaginabili. La riforma come il telefonino supertecnoligico le cui potenzalità vengono esaltate con la famosa frase: fa anche il caffè. E poi i signori che hanno pensato questa "straordinaria" riforma si lamentano se non si parla di contenuti ... ma come si fa a parlare di contenuti quando sono gli stessi autori che si rendono ridicoli. E dire che in questi giorni ci sono due fatti che dovrebbero far capire di quali modifiche avrebbe realmente bisogno la nostra costituzione.
Il primo fatto riguarda l'uscita del vice ministro all'economia Zanetti dal proprio gruppo parlamentare per apparentarsi con Denis Verdini e così di fatto ora anche il buon padre costituente Verdini fa parte del governo e della maggioranza. Ecco questa si che sarebbe una bella riforma: evitare che chi è stato eletto in un partito politico, una volta in parlamento esce, rientra, forma altri gruppi in barba agli elettori, alla democrazia ed al paese intero. Oggi in parlamento non solo ci sono deputati e senatori che sono saltati da una bandiera all'altra, ma addirittura sono presenti formazioni politiche nate dopo le elezioni e che hanno delle poltrone senza che alcuno li abbia votati. 
Il secondo fatto, in contrapposizione con quello appena descritto, riguarda un senatore del M5S che, uscito dal movimento perchè trovatosi in contrapposizione con i principi del Movimento stesso, ora, coerentemente, sta tentando di dimettersi da senatore e non lo fanno dimettere. Siamo alla follia pura. Da una parte si evoca la libertà di mandato, dall'altra si impedisce ad un senatore di abbandonare un ruolo per il quale non si sente più adatto a ricoprire. 
Ecco questa sarebbe la vera riforma costituzion ale necessaria: impedire che in paramento si formino gruppi o partiti che nessuno ha votato costringendo, e non impedendo, alle dimissioni chi abbandona il proprio partito. Ma forse con questa riforma rischiremmo di avere un parlamento rispondente alla realtà del paese e non una vera e propria casta come oggi.

In nome della tecnologia ci stanno coglionando


Siamo nell'era della tecnologia, ma siamo anche una società che nn sa che farsene. Tutti abbiamo sempre in tasca uno smartphone, un coincentrato di tecnologia attraverso il quale possiamo far sapere al mondo intero dove siamo, che cosa mangiamo, quante volte andiamo al cesso, e documentare con video e foto la nostra vita passo per passo. Ci lamentiamo poi che, sempre attraverso il nostro gioiellino tecnologico, siamo spiati, controllati, e spesso anche manipolati. Poi sono sufficienti pochi giorni e qualche tragico avvenimento e scopriamo che siamo ancora all'età della pitetra nell'utilizzo della stessa tecnologia che abbiamo inventato e realizzato. 
Due treni si scontrano mentre procedono uno contro l'altro sullo stesso binario e scopriamo che, tutta la tecnologia dalla quale siamo pervasi, in quel caso si limita ad un telefono dell'era preistorica o al più ad un fax attraverso il quale due capistazione comunicano l'uno con l'altro per avvisare il collega della partenza del treno. Ma qualcuno sa che sui nostri telefoni possiamo avere una semplice applicazione gratuita che ci fa vedere se intorno a noi esistono altre persone che stanno utilizzando la stessa applicazione ? Ecco a costo zero i due macchinisti avrebbero potuto scoprire che stava viaggiando uno contrio l'altro.
Un pazzo criminale si lancia con un Tir contro la folla festante su una passeggiata lungomare dopo aver posteggiato lo stesso Tir per diverse ore nei pressi della zona dove ha scatenato la propria follia omicida. E quando decide di entrare in azione gli basta dire che sta consegnando dei gelati per avere il via libera. Ora dico avete mai visto consegnare gelati nel centro di una città da un Tir privo di insegne ? Per  non parlare degli sms inviati dal folle alla ricerca di armi in una nazione in stato di allerta massimo che stava per essere abbassato di livello.
Nell'era poi dei satelliti in grado di far contare i peli della barba sul viso di un ignaro cittadino seduto comodamente a prendere un caffè al bar, un esercito o presunto tale organizza e da vita ad un tentativo di colpo di stato all'insaputa di tutti. Succede in una nazione, la Turchia, all'interno della quale sono installate alcune basi militari della Nato e cioè della coalizione militare più potente del mondo occidentale. I leader delle nazioni occidentali, che fanno parte della Nato, ci mettono qualche ora per riprendersi dallo sbigottimento e dalla sorpresa per quanto sta avvenendo in Turchia e alla fine, quando la farsa del colpo di stato sta esaurendosi, "condannano" lo stesso colpo di stato. Insomma prima si cerca di capire che sta accadendo, ma si conosceva esattamente lo svolgersi degli avvenimenti, poi ci si butta, di malavoglia, con il vincitore.
Insomma signori ..... qui ci stanno prendendo in giro .... ma l'aspetto tragico e che, mentre ci coglionano, muoiono decine e decine di persone innocenti.

mercoledì 13 luglio 2016

Il paese che scopre tutto dopo .....


Questo è il paese che scopre le sue falle e le sue magagne dopo le tragedie. E' sempre stato così e non cambia niente da decine di anni nonostante le tragedie e gli innumerevoli morti. Poi dopo la tragedia le parole a vuote e copiate e incollate ad ogni occasione si sprecano: "Non ci fermeremo fino a che non avremo trovato i colpevoli", "Ora subito i responsabili", "Non è il momento delle polemiche". E si sprecano anche i dibattiti, le accuse alla politica portate dalla stessa politica, il dolore, le immagini sensazionali. Per qualche giorno sarà così fino ai funerali di stato per le vittime per poi tornare alla quotidianità fino alla prossima tragedia. E si dimentica anche che la situazione che ha causato la tragedia non è altro che una fotocopia di altre situazioni analoghe e quindi a rischio. Tanto per non scendere nel profondo sud, una situazione analoga a quella della puglia si ripete pari pari nel centro italia sulla linea Ancona-Roma dove molti km sono a binario unico. Non so se anche in questa tratta il traffico è regolato con telefonate fra i capistazione o addirittura con un piccione viaggiatore, quello che che so è che per percorrere poco meno di 300km sono necessarie dalle 3h30m alle 5h. Ora si dice che i responsabili saranno puniti, ma quali sono i responsabili ? Gli operatori terminali che devono regolare il traffico attraverso un telefono o coloro che per tutti questi anni hanno investito nell'alta velocità, nella tav e nelle grandi opere lasciando al loro destino tratte ferroviare come quella pugliese o come altre decine sicuramente ancora operative nel paese ? Sicuramente i primo saranno coloro che cadranno nella maglie della giustizia, ammesso che in questi casi la giustizia consista nel condannare gli eventuali responsabili di un errore umano. Naturalmente il governo attuale e la politica attuale si tira fuori, ma chi la chiamerà a rispondere quando fra qualche anno avremo un'altra tragedia simile causata dall'inefficienza della politica di oggi ?

martedì 12 luglio 2016

Anche senza entrare nel merito .... non può che essere No


Spesso nella dibattito sulla riforma costituzionale targata Renzi-Boschi-Verdini la necessità di discutere del merito sembra l'unica strada per farsi un'idea reale del contenuto della riforma stessa. E' vero perché entrare nel merito significa andare a sviscerare i vari articoli e poi capire le implicazioni che avrebbero sulla vita politica del paese. Quando però chi ha promosso questa riforma la presenta inanellando una serie di falsità e inizia proprio da una discussione non sul merito ma su supposizioni, parole d'ordine, o altre amenità non supportate dai contenuti, anche il dibattito non sul merito ha la sua importanza. Analizziamo allora gli aspetti relativi alla forma con la quale questa nuova costituzionale è presentata al paese.
Il primo aspetto, non secondario anche se formale, è la "illegittimità sostanziale" del parlamento che ha approvato la riforma. Camera e Senato infatti sono stati eletti con una legge elettorale dichiarata, dopo le elezioni, incostituzionale dalla Corte Costituzionale. La Corte si è affrettata a inserire nelle motivazioni della sentenza il principio che comunque il parlamento avrebbe pieni e legittimi poteri, ma che ora questo parlamento si spinga anche ad approvare una riforma costituzionale sembra veramente troppo. Dopo la sentenza della Corte sarebbe stato opportuno che il parlamento avesse approvato una nuova legge elettorale privata dei vizi di incostituzionalità (cosa che puntualmente non ha fatto in quanto l'Italicum presenta gli stessi vizi) per poi andare immediatamente al voto. Invece tutti, maggioranza e opposizione, si sono guardati bene da considerare questa strada. 
Ma veniamo ora alle diverse falsità attraverso le quali Renzi e soci hann presentato questo pasticcio della nuova costituzione.
"Finalmente un governo che fa le riforme". Tralasciamo il fatto che le riforme costituzionali sono una prerogativa del parlamento e non certo del governo, che fino ad oggi non ci siano state riforme della costituzione è falso. Il centro sinistra ha riformato da solo il titolo V, il centro destra ha approvato una riforma della costituzione che poi è stata bocciata dai cittadini (non si capisce come mai chi allora votò contro quella riforma ora è a favore di questa che ne è una brutta copia), centro destra e centro sinistra hanno inserito, in maniera scellerata, il pareggio di bilancio in costituzione. Queste sono le ultime tre riforme costituzionali in ordine di tempo a dimostrazione che l'immobilismo della politica italiana nel portare a termine le riforme è un falso storico.
"Chi è per il No sta personalizzando il referendum". Fino a prova contraria è stato Matteo Renzi a dichiarare che se il No avesse vinto lui non solo si sarebbe dimesso da presidente del consiglio ma avrebbe addirittura smesso di fare politica. Se non è personalizzazione questa che  cosa è ? La modifica della costituzione è una prerogativa del parlamento e di nessun altro, non certo del governo, già il fatto che un ministro (Boschi) ed un presidente del consiglio (Renzi) portino in parlamento una riforma della costituzione è una vera e propria personalizzazione. Perfino Berlusconi si comportò in maniera molto più intelligente di Renzi facendo approvare la sua riforma a fine legislatura e lasciando al parlamento neo eletto la gestione del "trauma" relativo alla vittoria del No. Renzi invece non solo la mette sul piano personale ma minaccia anche la fine della legislatura (che lui non può decidere) e le sventure più atroci in caso di vittoria del No. La personalizzazione è talmente evidente che la data del referendum, ora che i sondaggi danno in vantaggio il No, è continuamente allontanata sperando nel recupero.
"Chi vota No vuole mantenere i privilegi dei politici ed è contro le riforme". Altra bugia grossa come una casa. Questa riforma non abolisce alcun privilegio ma anzi estende i privilegi dei senatori (come l'immunità) a dei semplici consiglieri regionali e chi voterà No non è contro le riforme ma contro questa riforma che dovrà essere votata a scatola chiusa. I tentativi di spacchettamento per approvare alcune parti buone di questa nuova costituzione sono stati rispediti al mittente proprio per sfruttare il mantra del No come un segno di contrarietà alle riforme. Non è così. Che il paese abbia bisogno di riforme è incontrovertibile ma su quali riforme siano necessarie è tutto da verificare.

Questi sono aspetti più formali che sostanziali, ma da questi aspetti traspare la inaffidibilità di chi ha portato a termine questa riforma costituzionale e la promuove come se si trattasse di pubblicizzare un nuovo prodotto da immettere sul mercato piuttosto che di una nuova costituzione che dovrebbe segnare il destino politico del paese.  

mercoledì 6 luglio 2016

La classifica delle morti per terrorismo





Con gli ultimi attentati di questi giorni è ormai chiaro che le vittime del terrorismo non sono tutte uguali. Non lo sono per i mezzi di informazione ma anche per la gente normale che forse è talmente esausta di questa serie infinita di morti e di terrore che vorrebbe dimenticare il più presto possibile ogni nuova carneficina. Due sono i fattori che determinano le reazioni dei media e dei cittadini ad un attentato terroristico: la distanza dal proprio paese e la cittadinanza delle vittime coinvolte. Se l'attentato è vicino a noi, come per Charlie Hebdo, Parigi o Bruxelles allora la reazione è immediata e attenta e piena di prosopopea da parte di giornali, televisione e popolazione. Ricordate la marcia di tutti i leader europei a braccetto dopo il massacro di Charlie Hebdo ? E tutte le bandiere francesi esposte sui social network ? e il grido siamo tutti Charlie ? Bene. Se l'attentato è distante, come l'ultimo di Dacca, ma coinvolge vittime italiane l'emozione, la reazione è meno vistosa da parte di tutti: dalle pagine dei giornali dopo due giorni era quasi scomparsa qualsiasi notizia, nessuno ha gridato siamo tutti italiani e nessuna bandiera è stata esposta. In fin dei conti le vittime erano si italiane ma in un paese a rischio. Se infine l'attentato avviene in un paese distante come l'Iraq e nessuna vittima è europea o italiana, beh allora qui si arriva al livello minimo di attenzione da parte dei giornali e delle televsioni che dedicano alcune righe o pochi secondi alla notizia, mentre da parte della popolazione è quasi completamente ignorato nonostante il numero di morti (200 a Baghdad tre giorni fa ... l'attentato più sanguinoso di sempre dal 2007). In questo caso anche la politica ignora completamente l'evento evitando di pronunciare le solite parole di circostanza piene di ipocrisia: "Basta con il terrorismo" "Diamo una risposta tutti insieme" "Il paese è più forte del terrorismo". Tutte frasi che fanno parte di un cliché ormai sperimentato, che fanno effetto soprattutto perché ogni volta si dimentcano le tesse fasi pronunciate nella precedente terribile occasione. La forza del terrorismo sta anche in questa reazione del mondo occidentale e capitalista che non ha nè mezzi, nè strumenti ma soprattuto alcuna idea di come combattere e contrastare il fenomeno ormai diventato endemico nella nostra società globalizzata. Anche perché combattere seriamente il terrorismo significherebbe cambiare totalmente modello di sviluppo della nostra societa. Abbandonare lo sfruttamento del più debole e del più povero a favore della richhezza di pochi. Dare vita ad una società più equa dove ogni essere umano, solo per il fatto di essere arrivato su questa terra, avrebbe il diritto di vivere una vita dignitosa. Insomma stravolgere totalmente il modello sul quale l'occidente ha fatto la propria fortuna a discapito sia dei paesi poveri ma anche dei cittadini occidentali meno fortunati. Se non si imbocca questa strada la lotta al terrorismo sarà senza speranza e già il terrorismo ha ottenuto qualche vittoria rendendo più complicata la nostra vita, meno libera, più controllata in nome di una guerra persa in partenza.