venerdì 28 novembre 2014

Da Berlusconi a Salvini passando per Grillo e Renzi


La trasformazione avvenuta dal 1993 in poi dei partiti da organizzazioni con progetti politici e ideali da perseguire a organizzazioni ad personam che fabbo riferimento esclusivo al capo del momento è probabilmente alla base del disastro di questi mesi delle tre maggiori formazioni uscite dalle ultime elezioni politiche. Le motivazioni dello sfascio sono diverse ma hanno comunque alla base la trasformazione di un movimento politico in un movimento guidato da un capo al quale tutti fanno riferimento ed ubbidiscono ed è quindi inevitabile che quando il capo vacilla le ripercussioni si facciano sentire su tutta l'organizzazione. Forza Italia, il Movimento 5 Stelle ed il Partito Democratico stanno passando per questa fase con un capo che pensa di fare il bello ed il cattivo tempo, che non sopporta eventuali dissensi con il risultato di dare vita a lotte interne che poi si riflettono sull'attività del partito e nei risultati elettorali. Il tutto a vantaggio di un'altra formazione o meglio di un altro capo che inizia ad avere successo non tanto per le sue idee quanto per saper sfruttare il momento di debolezza degli altri. In Forza Italia il condannato non molla e cerca di tornare in sella quando avrà terminato di scantare il suo anno ai servizi sociali per tentare di mettere al quirinale un uomo di fiducia senza aveer abbandonato l'idea di andarci lui stesso. Ma su questa strada gli si mette di traverso qualche giovane rampante che vede andare al vento la propria carriera piolitica in virtù di una china discendente nei risultati elettorali. Il Movimento 5 Stelle è nato sull'onda della protesta verso un sistema politico corrotto a tutti i livelli ma senza delle solide fondamenta. Il successo è venuto grazie alle sparate di un comico che ha usato il malcontento per dare vita ad un business incentrato sul blog e su delle regole ferree in grado di metterlo al riparo da eventuali dissidenti. Il risultato elettorale eccezionale ed inaspettato ha messo a nudo l'inadeguatezza del movimento ad assolvere agli impegni che quel voto richiedeva. Il comico ha continuato a fare il bello ed il cattivo tempo perdendosi in faccende secondarie ed interne che hanno oscurato l'attività parlamentare di opposizione (in certi momenti veramente ottima) del gruppo 5 stelle. Il Partito Democratico si è venduto ad un democristiano figlio del condannato senza rendersi conto che il fiorentino, reduce da accordi segreti con il condannato (nemmeno tanto segreti considerato che si era già seduto a tavola con l'ex cavaliere nella sua residenza milanese), avrebbe messo in atto il programma politico che Berlusconi non era riuscito a portare a termine. Si è battuto per far votare chiunque alle primarie e così è diventato segretario del partito per poi affondare la pugnalata finale a Letta ed arrivare alla presidenza del consiglio. Da quella posizione ha iniziato a mettere in atto il suo disegno e solo allora quella minoranza ancora ancorata ai principi della sinistra di un tempo si è resa finalmente conto del disastro che si stava perpretando. Il PD, figlio del più grande partito comunista europeo, si è spostato a destra e contro quelle classi sociali delle quali era stato da sempre lo strenuo difensore fino ad arrivare alla Caporetto delle elezioni regionali in Emilia Romagna. Nella regione che era la più rossa d'Italia, l'elettorato di sinistra ha abbandonato il partito preferendo non andare a votare piuttosto che dare il voto ad altri. In questo marasma generale ecco il nuovo leader che si fa strada a raccogliere i cocci degli altri partiti: Matteo Salvini. Il successo di un partito come la Lega è veramente agghiacciante soprattutto se si manifesta in una regione come l'Emilia Romagna. Razzista, fascista, xenofobo, omofobo, e chi più ne ha più ne metta, Salvini riesce a mietere consensi dimostrando quanto ormai spesso l'elettore medio abbia bisogno di parole forti anche se prive di contenuti o quanto meno di progettualità. Anche Salvini come Berlusconi, come Grillo ed in parte come Renzi lancia proclami (fuori dall'euro, bloccare l'immigrazione, aliquota irpef unica per tutti, etc. etc.) ma non fornisce dettagli su come ed in che modo raggiungere questi obiettivi. Ecco questo è il panorama mentre nel paese è in atto uno scontro sociale senza precedenti, il lavoro continua a mancare, l'impoverimento è inesorabile ma le classi privilegiate, politici compresi, non rinunciano ai propri privilegi.

martedì 25 novembre 2014

Renzi non fa la raccolta differenziata


La carriera politica di Renzi a livello nazionale è iniziata coniando il bruttissimo termine "rottamazione", brutto non tanto per il signifcato intrinseco quanto per la sua applicazione alla politica ed agli uomini della politica. L'intento di Matteo era quello di liberarsi dei "vecchi" dirigenti del suo partito per ricambiarli con forze fresche e giovani, una buona intenzione dimenticando però che nel vecchio, quando si parla di persone e non di cose, c'è la storia, l'esperienza, la saggezza. Tutte componenti che dovrebbero fare da guida per le giovani leve. Perfino nel calcio quando si costruisce una nuova squadra ringiovanendola si mantengono due o tre giocatori di esperienza che possono fare da guida per le nuove leve. Renzi no o meglio, no per quanto riguarda il suo partito salvo poi stringere accordi o dare credito a personaggi come il condannato uno dei peggiori vecchi ceffi della politica italiana. In questa smania di buttare il vecchio, il presidente del consiglio non fa distinzione ed oltre alle persone sta buttando nel cassonetto dei rifiuti di tutto ma soprattutto un bene ed un principio per il quale molte persone hanno perso la vita nel nostro paese e nel mondo: la democrazia. La dichiarazione fatta ieri dopo le elezioni regionali in emilia-romagna ed in calabria ne sono una chiara dimostrazione per chi ancora avesse qualche dubbio: "L'astensione (che Renzi furbescamente chiama "Non grande affluenza" cercando con le parole di minimizzare il problema) è un problema secondario". Questa è un'affermazione gravissima che associata alle presunte riforme che il governo sta tentando di imporre al paese, dipingono il quadro autoritario e allergico appunto alla democrazia del presidente del consiglio nonché segretario del Partito Democratico. Come si può considerare un problema secondario quando in una elezione democratica la maggioranza degli elettori non si recano alle urne ? Altro che secondario questo è il problema principale. Ma non ci si poteva aspettare qualcosa di meglio da parte di chi ha già eleminato il voto dei cittadini per quanto riguarda le province (che non sono state cancellate), si sta apprestando ad eliminare il voto per quanto riguarda il Senato e per la Camera sta proponendo una legge elettorale dove ancora una volta la maggioranza dei deputati sarà nominata dai partiti e non eletta dai cittadini. Se a questo aggiungiamo la cancellazione dei più elementari diritti dei lavoratori con la riforma del lavoro e gli attacchi continui a sindacati, a manifestazioni di piazza ed a qualunque forma di protesta, il quadro è completo ed è proprio nero che più nero non si può. Alle prossime elezioni .... se ci saranno ... quando a votare andrà solo Renzi ed il sogno del partito unico e della maggioranza assoluta sarà realtà.

lunedì 24 novembre 2014

Il Partito democratico preso a schiaffi nella sua regione


I risultati elettorali sono sempre stati oggetto di analisi diametralmente opposte da parte di ogni politico, nel nostro paese un'analisi seria è una specie di chimera soprattutto se a fare questa analisi è un segretario di partito o un presidente del consiglio. Figuriamoci cosa accade se le due figure si concentrano in una sola persona. Ecco che Renzi analizza i risultati delle elezioni regionali in Emilia e Calabria con due sole parole: "Netta vittoria". E come dargli torto: il PD rimedia il 50% in emilia e il 61% in calabria fra l'altro riconquistando questa regione. Ottimo si dirà fermandoci a queste percentuali. Poi però si scopre che l'astensione è al 60% e che la percentuale dei votanti è del 37% in Emilia (ex regione rossa) e del 44% in Calabria. Si scopre che in Emilia il Partito Democratico ha perso oltre 300.000 voti e che in Calabria ha vinto con gli stessi voti circa 160.000 con cui perse nel 2010, insomma un vero e proprio disastro che rappresentano il risultato di quasi un anno di renzismo. Certo ad un politico fa comodo sottolineare la vittoria nelle due regioni, ma ad un statista dovrebbe stare più a cuore la partecipazione democratica al voto e se in una elezione si raggiunge il 60% di astensione, fatto mai avvenuto in Italia, anche la vittoria dovrebbe passare in secondo piano. D'altra parte questo test elettorale non ha che confermato quanto avvenuto alle europee dove il Partito Democratico di Renzi ha si vinto quelle elezioni ma le ha vinte semplicemente in virtù dell'astensione in quanto il calo di voti rispetto alle precedenti europee è stato di qualche milione di voti. Il disastro Renzi per il Partito Democratico continua ed altro che "netta vittoria", si tratta piuttosto di una netta caduta di consensi.

venerdì 21 novembre 2014

Nemmeno le tragedie fermano l'annuncite di Renzi






Il buon Matteo non perde occasione per sparare cavolate anche in occasioni di tregedie come la sentenza relativa alle morti per l'Eternit di Monfalcone. Ora annuncia che farà un decreto per la prescrizione, naturalmente non si conoscono i contenuti del decreto che è stato annunciato con il suo solito stile. La solita annuncite cronica questa volta infarcita anche di ignoranza. Si perché nel caso dell'Eternit il problema della prescrizione è stata una scelta della Cassazione che poteva anche essere evitata abbracciando la tesi, e non solo la tesi, dell'accusa. Se l'eternit è la causa delle morti che si sono verificate a Monfalcone, e che sia la causa è ormai più che provato, considerato che i decessi continuano, il reato è ancora in corso e non si è chiuso con la dimissione della fabbrica quindi la prescrizione non sarebbe dovuta nemmeno essere presa in considerazione. Quindi il problema non è in questo caso la prescrizione ma l'interpretazione della Cassazione che ha individuato la fine del reato nella chiusura della fabbrica, nonostante i decessi siano continuati e continueranno ancora per diversi anni. La questione è molto più seria e grave di una semplice spostamento dei termini della prescrizione, ma il giovanotto di Firenze lo sa benissimo e se avesse voluto sarebbe già intervenuto per cercare in qualche modo di far funzionare meglio la giustizia. Naturalmente non lo può fare grazie al patto stretto con il suo padrino, il condannato di Arcore, e fino ad ora in tema di giustizia ha fatto quattro sparate delle sue come quella sulle ferie dei magistrati ma di sostanziale niente. Ed ora ne sparerà un'altra con un decreto per risolvere un problema che con il processo di Monfalcone non ha niente a che fare e che quindi si risolverà in niente. Si starà a vedere quando la montagna partorirà un altro topolino.

lunedì 17 novembre 2014

Inadeguatezza politica


Uno dei luoghi comuni più in voga di questo paese è quello che recita: "Ognuno ha quello che si merita". Trasposto nella politica significa che il paese, l'Italia in questo caso ha i governanti che si merita. Non penso che il detto popolare possa essere semplicemente applicato alla politica se non fosse per esempio che ormai da quasi 10 anni al cittadino non è consentito di scegliere i propri rappresentanti in parlamento. Se sommiamo una legge elettorale scellerata con il fatto che la Costituzione Italiana non prevede un governo eletto dal paese quanto piuttosto un governo che ottiene semplicemente la fiducia dal parlamento, quello che ne esce è un paese dove la democrazia è ormai azzoppata se non camcellata da diverso tempo. Certo l'elettore non si è ribellato ad una legge elettorale scellerata, ma non è facile capire quanto un meccanismo come quello previsto dal porcelluma possa provocare danni come quelli registrati in questi ultimi anni. Sta di fatto che il cambiamento, che sarebbe dovuto avvenire con l'ascesa di un giovane rampante come Renzi sostenuto da un grande partito come Renzi da una parte ed un movimento fatto di cittadini comuni dall'altra, ha fallito miseramente mostrando tutta l'inadeguatezza della politica italiana. In questi giorni l'Italia settentrionale è sotto "attacco" dalla natura che fa semplicemente il proprio mestiere mettendo in risalto le scelte scellerate dei governanti di questo paese. E quello che sanno fare i governanti non è altro che addossarsi le colpe del disastro gli uni contro gli altri mentre i cittadini che si trovano in mezzo non possono che cercare di difendersi con le proprie mani dalla furia della natura. Sembra proprio che il politico italiano viva in un altro mondo, in un'altra realtà, quella che ha bisogno di grandi opere per esempio ignorando che il terreno sul quale queste opere dovrebbero essere realizzate frana ad ogni "pisciata" di rondine. Si prevede di spendere circa 20 miliardi di euro per tre o quattro grandi opere mentre ne sarebbero necessari solo 3-4 miliardi per sistemare il diastro Italia. Nel frattempo l'economia del paese frana insieme al paese stesso ed anche senza le piogge di questi giorni, ma chi ci governa ha fra i propri obiettivi stringere accordi con chi ha portato al disastro il paese stesso per preservare i propri interessi e allo nstesso tempo denigrare chi protesta contro le politiche di destra applicate da un partito che si professa di sinistra. L'arroganza, la superbia e l'ambizione del presidente del consiglio non conoscono limiti e mostrano tutta l'inadeguatezza nell'affrontare i problemi seri che affliggono il paese. Le motivazioni sono diverse ma i compirtamenti e le politiche di Renzi sono esattamente sovrapponibili a quelle di Berlusconi.

giovedì 13 novembre 2014

Renzi e il quadrilatero ....


Renato Zero qualche anno fa cantava "Il triangolo no, non lo avevo considerato" ... ma oggi nell'era dell'iPhone e del cellulare senza il gettone siamo andati oltre, Renzi ci ha portato oltre e siamo arrivati al quadrilatero. In questi mesi di annunci e di riforme annunciate alla velocità della luce il presidente del consiglio si barcamena fra il condannato, AL-Fano ed i dissidenti del suo partito cercando di accontentare tutti ma è impresa ardua. Si accorda con il condannato e si lamenta AL-Fano, accontenta il povero Angelino e il condannato minaccia di buttare al vento il patto del Nazzareno, ogni volta che cede alle pressioni di uno dei due i ribelli del Pd si armano per mandare al vento la maggioranza e lui è costretto a far votare la fiducia sui provvedimenti del governo. Insomma vita dura per il povero Fonzi di Firenze. Questa settimana ha dato una pacca sulle spalle a tutti e poi è fuggito in Australia lasciando il condannato convinto che la legge elettorale sarà quella che vuole lui, i dissidenti del Pd convinti che la riforma del lavoro sarà corretta come vogliono loro, e Alfano imbestialito che chiede un nuovo vertice di maggioranza dopo quello di lunedì, richiesta rimandata al mittente dalla "madre" costituente la ministra Boschi. E lui dalla Romania come un'oca giuliva dichiara che tutto è sistemato e che la riforma del lavoro sarà in vigore dal 1 gennaio 2015, peccato che debba andare alla Camera e probabilmente tornare al Senato per le modifiche che saranno apportate. Però chi lo accusa di volre fare tutto lui sbagla di grosso, infatti ha lasciato ai suoi fedeli il compito di prendersela con la Camusso e la CGIL altrimenti saremmo arrivati al pentagono. Certo che la Camusso ha fatto l'ottima spalla per Renzi progendogli un assist che non Renzi ed i renziani non potevano farsi scappare: la CGIL indice uno sciopero generale per venerdì 5 dicembre quando lunedì 8 dicembre è festa, insomma un fine settimana che inizia in anticipo con uno sciopero che sarà una ghiotta occasione per un lungo ponte. Il furbetto di Firenze ha lasciato però ai suoi "grulli" il compito di attaccare la Camusso e far fare la figura dei cretinetti anche a loro. Ma come i parlamentari renziani del Pd attaccano la CGIL per il lungo ponte mentre loro in parlamento quando va bene lavorano tre giorni alla settimana ed il giovedì sera iniziano a scappare dal luogo di lavoro, da chi viene la predica per il sindacato della Susanna. Ma ormai il sindacato non merita nemmeno più di tanto l'attenzione del segretario del Pd, ci pensano già da soli a "castrarsi" considerato che nemmeno in questo frangente così delicato per il lavoro e per i lavoratori riescono a mettersi d'accordo per un'iniziativa comune. Insomma la situazione è in evoluzione ma un'evoluzione fatta per di più di chiacchere inutili che di fatti concreti, per quelli siamo rimasti ai famosi 80 euro dopodiché il nulla.

lunedì 10 novembre 2014

Politica, giustizia, informazione .... un caos totale ... ovvero l'Italia


Oggi capire qualcosa è veramente difficile in questo paese e non solo per l'assurdità della politica, per la poco affidabilità della giustizia ma anche per il sistema di informazione che dovrebbe appunto chiarire e illustrare i fatti al cittadino comune. Grande clamore nei giornali, televisioni e tutti i mezzi di informazione per la "notizia" delle prossime eventuali dimissioni di Giorgio Napolitano, dimissioni il cui momento era già noto da tempo ma che hanno "colto di sorpresa" giornali e televisione che si sono scatenati nelle ipotesi più assurde. Naturalmente in questo gioco allo scoop non si sono sotratti i politici che si sono subito schierati in due fazioni: quelli che Napolitano era ora che se ne andasse e quelli che Napolitano il meglio presidente dell'era repubblicana. Naturalmente sia gli uni che gli altri si sono dimenticati il discorso davanti a camera e senato riuniti in seduta plenaria che Giorgio Napolitano ha tenuto il giorno del suo insediamento per il secondo mandato. Deputati e senatori trattati a pesci in faccia dal presidente rieletto ma tutti ad applaudire a scena aperta mentre il paese vedeva questi burattini che osannavano chi li stava massacrando. Ripensando a quella scena era difficile immaginarsi una legislatura formata da politici di una certa levatura ed anche chi ci è entrato a forza, come Matteo Renzi, risponde a queste caratteristiche. Parole, parole, parole, patti segreti fra chi stava appostato su sponde opposte con l'obiettivo di andare avanti il più possibile per non abbandonare la poltrona. Politici che siedono su poltrone grazie ad una legge dichiarata incostituzionale ma che altro non fa che proporne una simile in tutto e per tutto. In mezzo a questo caos istituzionale, che si riflette su provvedimenti e presunte riforme messe in campo dall'attuale maggioranza veramente poco dignitose per una democrazia, anche da parte di chi pretende di vestire i panni dell'opposizione i comportamenti non raggiungono toni particolarmente elevati. I grillini perdono tempo a denunciare alla magistratura un patto fra due partiti che non ha un riscontro formale e che quindi non infrange alcuna norma di legge, ma Grillo ed i suoi serve per salire agli onori di una scena della quale hanno rinunciato ad essere protagonisti per veramente cambiare il paese. L'altra opposizione poi è guidata da un omino verde che due giorni fa è partito da Milano per andare a Bologna a visitare un capo rom senza avvisare le autorità della pubblica sicurezza e quindi poi gridare e starnazzare di non essere stato protetto dall'attacco di un gruppo di esagitati dei centri sociali. In questa fiera di paese negli ultimi tempi si è inserita anche la giustizia che non ne imbrocca più una giusta. Processi di appello che cancellano le sentenze di primo grado in maniera eclatante per cui chi era colpevole con condanne di qualche anno di galera, viene completamente assolto. Il caso Cucchi ed il caso l'Aquila sono eclatanti. Ora che il processo di appello possa portare anche a conclusioni diverse è sicuramente una possibilità, ma che tali conclusioni siano completamente opposte a quelle del processo di primo grado forse è indice che qualcosa non funziona come dovrebbe. Cpme è possibile che un imputato condannato a 7 anni di reclusione in primo grado, in appello sia completamente assolto ? In casi di questi genere qualcuno probabilmente ha sbagliato ma non lo sapremo mai. In questo caos totale naturalmente un presidente del consiglio come Renzi non può che avere successo utilizzando la sua capacità comunicativa che utilizza per imbambolare il paese che nella sua maggioranza non aspetta altro che di essere imbambolato.

giovedì 6 novembre 2014

PD ... Piccolo Dittatore


Oltre le parole ci sono sempre i numeri che rappresentano la realtà: 
  • Berlusconi: una fiducia in parlamento ogni 28 giorni
  • Monti: una fiducia ogni 18 giorni
  • Letta: una fiducia ogni 25 giorni
  • Renzi: una fiducia ogni 9,8 giorni
Questi numeri sono la dimostrazione di come gli ultimi quattro governi che si sono avvicendati alla guida del paese abbiano fatto uso del voto di fiducia in parlamento per far approvare provvedimenti senza che fossero discussi o modificati dal parlamento stesso. Già nell'ultimo governo Berlusconi si gridava allo scandalo per l'uso eccessivo di questo strumento di governo, ma ancora non eravamo arrivati all'epoca Renzi. La richiesta del voto di fiducia su un provvedimento presentato dal governo è una procedura prevista dalla Costituzione come strumento eccezionale in virtù di un'urgenza contingente, l'attuale governo l'ha fatta diventare uno strumento oridnario. In questo modo il parlamento di fatto è esautorato dalle sue funzioni in quanto non è in grado nè di discutere né tantomeno di apportare modifiche a qualsiasi decreto o disegno di legge di origine governativa, relegando lo stesso parlamento a votare in maniera scontata togliendo alle opposizioni qualsiasi velleità di esercitare la propria funzione. Che Renzi fosse insofferente alle critiche lo si è capito subito appena arrivato a Palazzo Chigi, e chi lo aveva seguito con un pò di attenzione lo sapeva anche da prima, ma arrivare ad un utilizzo così smodato del voto di fiducia forse nessuno se lo sarebbe aspettato. Tutto nasce dalla politica che ha messo in atto e che di fatto traghetta il Partito Democratico, insieme a tutto il paese, verso in una involuzione dai toni antidemocratici e spostando l'asse stesso del partito non tanto verso il centro ma proprio fra le braccia della destra. Lui lo aveva dichiarato anche prima di vincere le primarie che andava a cercare i voti anche nell'aera del centro destra, ma una cosa è cercare i voti un'altra cosa è adottare politiche di destra. E così con la scusa che le riforme si fanno insieme non si è accontentato solo di trovare un accordo con berlusconi sulle presunte riforme (legge elettorale e riforma del senato) ma si è spinto oltre andando a realizzare proprio il programma del politico del condannato. Ecco allora che quando il governo porta in parlamento un provvedimento non deve fare solo i conti con l'opposizione (M5S e Sel) ma anche e soprattutto con i dissidenti interni che contestano i suoi provvedimenti ma che ancora rispondono alle direttive del partito e quindi si arrendono al voto di fiducia. Fino a quando durerà questo giochetto ? Fino a quando all'interno del Partito Democratico coloro che ancora si sentono a parole di sinistra saranno disposti ad appoggiare un governo ormai palesemente di destra ? Renzi sa che il giochetto non durerà ancora a lungo ed oggi ha provato a stringere per chiudere sulla legge elettorale con il condannato e poi andare alle elezioni, ma ha trovato la porta chiusa ed ora anche Berlusconi gli va contro perché sa benissimo che una volta approvato l'Italicum andare al voto sarebbe per lui la fine. Insomma, a parte la parentesi di Monti e Letta, siamo passati da un presidente del consiglio che usava il parlamento ed il paese per il proprio tornaconto ad uno che ha esattamente lo stesso comportamento. Il primo aveva l'obiettivo di stare lontano dalla giustizia, il secondo ha l'obiettivo di soddisfare la sua ambizione e la sua arroganza. Un'ambizione ed un'arroganza che lo hanno portato anche a fare la voce grossa con la Commissione europea facendo il grande e lo sbruffone davanti alle televisioni ed ai giornali, salvo poi diventare un agnellino durante degli organi europei come ha svelato apertamente il commissario Junker. Insomma un bulletto di quartiere con manie dittatoriali, niente di nuovo sotto il sole.

martedì 4 novembre 2014

Renzi il disegno è il tuo


Altro show del presidente del consiglio che va a prendersi gli applausi degli imprenditori, quelli che ora non si possono più chiamare padroni, e si rifiuta di andare ad incontrare i lavoratori. Questo accade oggi mentre ieri sera è stato trasmesso da Rai 3 un video nel  quale un funzionario di polizia ordinava la carica contro il corteo della Fiom che semplicemente voleva raggiungere il ministero dello sviluppo, smentendo le dichiarazioni che il ministro Alfano ha rilasciato in parlamento. Il disegno di bastonare i lavoratori era già pronto nel cassetto del governo ed è stato messo in atto appena se ne è presentata l'opportunità, un progetto che poi è stato confermato oggi dal presidente del consiglio a Brescia dove ha dimostrato ancora una volta di mal sopportare le critiche soprattutto se provengono dai lavoratori. Gli imprenditori non lo criticano di certo e come potrebbero considerato che Renzi sta mettendo in atto tutte le politiche che la destra del condannato avrebbe voluto mettere in campo ma che non è riuscito a portare a termine troppo preso dal mettere in sicurezza la sua persona rispetto alla giustizia. La manifestazione di domenica scorsa della Fiom ha fatto uscire allo scoperto le vere intenzioni di un governo e di un presidente del consiglio che sotto l'egida di un finto partito di sinistra, il Partito Democratico, si è insediato a Palazzo Chigi sfiduciando addirittura un proprio governo. Il Pd che si scontra contro il Pd e poi Matteo Renzi ci viene a dire che c'è qualcuno che manovra per spaccare l'Italia in due. E chi se non lui ha scelto questa strada ? Chi se non lui ha scelto di traghettare un partito per portarlo fra le braccia della destra ? Chi ha deciso di mettere in campo politiche a favore dei padroni riportando il paese indietro di oltre 50 anni per rinverdire la lotta di classe ma schierandosi dalla parte del padrone ? Insomma basta con questa farsa del partito che è andato a far parte dei socialdemocratici in europa: ciò che caratterizza un partito. soprattutto quando si trova al governo, non sono le parole ma i fatti e quindi la politica che mette in campo. La politica del governo Renzi è una politica di destra che ammicca agli imprenditori, che li libera da ogni tutela dei lavoratori, che gli diminuisce le tasse scaricandone il peso sui cittadini e sui lavoratori dipendenti. Ma il cittadino comune forse se ne sta rendendo conto considerato quello che è accaduto anche oggi a Brescia.