martedì 27 marzo 2018

Il film ha avuto inizio .. e la trama è sempre la stessa


La XVIII legislatura ha preso iol via ed le vecchie immagini di un film già visto hanno iniziato a scorrere sullo schermo. Si gli attori sono diversi ma la trama per il momento è la medesima di tante altre legislature della prima e della seconda repubblica. Questa storia poi della prima, seconda ed ora terza repubblica è una delle più grosse bufale o fake news mai raccontate al popolo italiano: le regole, quelle sancite dalla Costituzione, non sono mai state cambiate (per fortuna e grazie soprattutto al voto popolare) e la Repubblica è sempre la stessa. Il film appena iniziato parte dalla attesa sconfessione delle promesse elettorali già in questa prima fase della elezione dei presidente di Camera e Senato. Per il Movimento 5 Stelle poi si tratta di una vera e propria mutazione genetica in base alla quale si abbandona definitivamente la famosa parola d'ordine "uno vale uno" e la storiella degli eletti che sono solo dei portavoce. I grillini hanno svestito i panni della coerenza ad oltranza per iniziare la suddivisione della torta già dalle prime fette: la presidenza della Camera al M5S, la presidenza del Senato a Forza Italia, ed ora aspettiamo l'incarico di presidente del consiglio alla Lega. Intendiamoci niente di strano considerato il risultato del voto, ma passare da mai con quello o con quell'altro alla spartizione delle poltrone senza nemmeno una consultazione della base od un voto on line è un vero e proprio cambio di passo e di strategia che porta il Movimento nel novero dei partiti tradizionali. I vari partiti del quadro istituzionale ci hanno da sempre abituati a fare promesse in campagna elettorale per poi disattenderle dopo il voto addossando la responsabilità ai cittadini che non hanno dato a quel partito piuttosto che a quell'altro il 50%+1. Il M5S sembrava, ai più ingenui, diverso ed ora si scopre, sempre i più ingenui, che invece è come gli altri. Hanno tentato timidamente di puntare i piedi e mostrarsi intransigenti quando hanno respinto con forza la candidatura di Romani alla presidenza del Senato in quanto il buon cavallo di Berlusconi era stato condannato per avere fatti utilizzare il cellulare istituzionale alla figlia ed aver sperperato una decina di migliaia di euro di denaro pubblico. Eh no giustamente non si poteva mettere sullo scranno della seconda carica istituzionale dello stato un personaggio simile. Bravi. Poi però sono caduti sulla buccia di banana successiva messa sotto i loro piedi dall'ex cavaliere e così in cambio di Figo alla presidenza della Camera hanno accettato di votare la più berlusconiana dei berlusconiani alla presidenza del senato: la Casellati ex sottosegretario alla giustizia quando sono state emanate le porcate delle leggi ad personam per il buon Silvio oltre ad essere convinta che Ruby fosse la nipote di Mubarak come sempre il buon Silvio ha fatto votare al parlamento. Per non parlare poi delle sue convinzioni integraliste contro i diritti civili di qualsiasi tipo, insomma per la seconda carica dello Stato la Casellati non avrà usato il cellulare di Stato per attività personali, ma sinceramente è difficile pensare a lei come un'alta figura istituzionale. e pensare che i grillini nel 2013 non avevano votato Piero Grasso semplicemente perché proposto dal Pd, ne hanno fatta di strada in cinque anni .... !!!! Ah beh però dimenticavo ora abbiamo un presidente della Camera che va al "lavoro" prendendo l'autobus ... si è vero siamo nella terza repubblica ... ma sempre di Bananas.

mercoledì 21 marzo 2018

L'ultima supercazzola arriva dagli Stati Uniti: il furto di dati su Facebook

La domanda che mi sono posto è: ma quali dati potrebbero avermi "rubato" dal mio profilo Facebook ? Fatevi questa domanda e stilate un elenco di risposte. La data di nascita, l'elenco dei vostri contatti, i "Mi Piace" che avete messo, i commenti che avete scritto a qualche post dei vostri contatti, qualche post dal quale si deduce che siete simpatizzanti di quel partito piuttosto che di un altrio, un problema di salute che avete avuto, qualche foto di un piatto che avete mangiato o magari la foto del vostro gatto o del vostro cane. Insomma tutti dati che nessuno avrebbe interesse a nascondere anche perché, se avesse questo interesse, sicuramente quell'informazione non sarebbe stato oggetto di un post o di un commento o di un like. Fra l'altro sono dati che milioni di persone autorizzano ogni giorno a prendere nel momento in cui fanno un test, partecipano ad un sondaggio o iniziano ad utilizzare un giochino. Fateci caso la prima volta che andate ad eseguire un test che ha fatto un vostro amico o che giocate con qualcuno delle decine di giochini che ci sono proposti da Facebook, la prima domanda che viene posta è quella di consentire ad accedere all'elenco dei contaatti, ai nostri post od alle nostre foto: in quel preciso momento quando clicchiamo sul SI, e lo facciamo anche in maniera inconsapevole impazienti di partecipare al test, autorizziamo "il furto" dei nostri dati su Facebook. Tutto qui. E' quello che ha fatto la famigerata Cambridge Analytica la quale poi avrebbe passato questi dati a Trump per lanciare pubblicità mirate. Ma ora quanti di noi ricevono pubblicità inattese e non richieste di prodotti di vario tipo solo perché in un post abbiamo usato la parola "auto" o "televisore" o "smartphone" ? Accade ogni minuto e ci meravigliamo della pubblicità che ci arriva dell'ultimo modello dello smartphone solo perché abbiamo usato quel termine in un commento ad un post di un nostro contatto. Ma poi voi andate a comprare quell'ultimo modello solo perché vi è arrivata quella pubblicità inattesa ? Molto probabilmente no. Ecco il vero problema di tutta la supercazzola dei dati rubati dai profili Facebook sta in questo aspetto della questione: gli americani hanno deciso chi votare sulla base dei messaggi pubblicitari che comparivano su Facebook. Questa è la questione reale. Insomma al lavaggio del cervello televisivo, alla base per esempio del successo del nostro "caro" Berlusconi, si aggiunge ora il lavaggio del cervello cibernetico derivante all'utilizzo dei social network. Quindi i social non sono altro che un prolungamento del mezzo televisivo e, con la caduta delle ideologie e dei partiti diventati sempre più organizzazioni padronali e personali, la causa del voto a cavolo di questi ultimi tempi. Il vero problema non è quindi il furto dei nostri dati che non hanno nessun valore, ma il fatto che la maggioranza delle persone non si informa, non studia, non legge, lasciandosi influenzare sostanzialmente dai social, dalla tv senza approfondire le proposte, o presunte tali, politiche lanciate da questi mezzi di distrazione di massa. Le bufale e le supercazzole si combattono solo con l'approfondimento e lo studio utilizzando la miriade di strumenti che oggi, per assurdo, si hanno a disposizione.

giovedì 15 marzo 2018

La scelta degli elettori


Il tema ricorrente in questi giorni di chiacchiere dopo il voto è il seguente: lo hanno scelto gli elettori. Un tema usato a sproposito da tutti, vincitori e vinti, e che segue il cannovaccio della campagna elettorale. Prima del voto promesse a gogò anche difficilmente auttuabili, dopo il voto dichiarazioni sulla presunta "investitura" da parte degli elettori o come formazione di governo o come formazione di opposizione. Il M5S non intende trattare su niente, programma e ministri, perché lo hanno scelto gli elettori, la Lega vuole Salvini presidente del consiglio perché lo hanno scelto gli elettori, il Pd sta all'opposizione e se ne frega perché lo hanno scelto gli elettori e via di questo passo e su questa strada che ci potrebbe portare nevitabilmente a nuove elezioni. In realtà gli elettori non hanno scelto un bel niente, hanno semplicemente stilato una classifica dove il M5S è il primo partito, il PD il secondo, la Lega il terzo e Forza Italia il quarto e a scendere altri. Il sistema elettorale, finto maggioritario ma in realtà proporzionale, non ha decretato altro che questa classifica, le stesse coalizioni valgono meno di niente, ed un governo sarà possibile solo per chi riuscirà a formare una maggioranza. La nostra Costituzione, che nonostante gli anni del maggioritario nessuno ha cambiato, prevede che sia il Capo dello Stato a indicare il presidente del consiglio sulla base di ciò che emergerà durante le consultazioni. Qualsiasi governo è possibile fra le forze politiche che riusciranno ad avere la maggioranza in parlamento e nessuno è indispensabile a discapito dei voti assegnati dagli elettori e soprattutto nessuno può nascondersi dietro l'affermazione: lo hanno scelto gli elettori. Gli elettori non hanno scelto né chi deve governare né chi deve stare all'opposizione, e la formazione o meno di un governo sta nelle mani dei vari partiti che con la loro intransigenza dimostrano ancora una volta di non avere capito niente o quasi del messaggio scaturito dalle elezioni. Chiunque avesse intenzione di governare deve per forza cercare accordi con altri schieramenti, ma per fare accordi è necessario naturalmente cedere qualche pezzo del proprio programma e incamerare pezzi altrui dimsotrando di non essere solo dei poveri politicanti che giocano sulla pelle altrui.

lunedì 12 marzo 2018

Traduzione dal Tedesco-Italiano: Grande coalizione .... Inciucio


L'Italia è un paese molto particolare che si differenzia dal resto dell'Europa, soprattutto dai grandi paesi europei come Germania-Francia-Inghilterra, per vari aspetti non ultimo il dibattito politico che nel nostro paese ha, da venticinque anni ormai, assunto i toni della gazzarra, dell'offesa, del buttare fango sull'avversario di turno. Una stagione iniziata con l'ingresso in politica di Silvio Berlusconi, perseguita subito dalla sinistra vera e/o presunta e fatta propria dal Movimento 5 Stelle proprio con il manifesto politico che ha visto la nascita del movimento: il Vaffaday. L'ultima campagna elettorale è stato forse il culmine della propaganda offensiva verso l'avversario politico, più che le proposte (a parte le promesse non mantenibili), i veri tempi politici sviluppati in questi mesi hanno riguardato la denigrazione dell'avversario politico. Tutto questo ben sapendo che un vero vincitore, in grado di governare il paese per i prossimi 5 anni, non ci sarebbe stato il 5 marzo e per formare un governo sarebbe stato necessario e sarà necessario un accordo fra formazioni politiche diverse. Naturalmente un accordo molto complicato se non impossibile da ricercare se fino ad un giorno prima i partiti che si dovrebbero accordare si sono scagliati ingiurie l'uno contro l'altro ed hanno lanciato dichiarazioni del tipo: mai al governo con quello o con quell'altro. E quindi ora che si fa ? Sarebbe opportuno tornare all'antico e cioè a fare Politica con la P maiuscola difendendo le proprie idee ed i propri principi ma consapevoli che in un paese democratico, ed a maggior ragione nel nostro paese, nessun partito e/o formazione politica sarebbe in grado di governare da sola (per fortuna aggiungo io). Questa soluzione però è una soluzione a lungo termine che dovrebbe rappresentare un cambiamento di rotta, nell'immediato non si può che ricorrere all'inciucio quello cioè che in altri paese più evoluti del nostro come la Germania per esempio, si chiama la Grande Coalizione. Da noi questa soluzione diventa inciucio perché dopo aver promesso ai propri elettori né con quello, né con quell'altro ora con qualcuno è necessario accordarsi per un governo. Rimane solo da aspettare chi farà la prima mossa verso il "tradimento". Il centro-destra ed il M5S, che fino al 4 marzo, inveivano contro il Pd, ora tentano sommessamente di circuirlo chiedendo, non apertamente, collaborazione. Il Pd dal canto suo fa il bambino stizzoso che sbatte i piedi per terra e a testa bassa continua a dire che gli altri hanno vinto e che quindi siano gli altri a governare. Insomma si sono ribaltate le posizioni rispetto al 2003 quando era il Pd a chiedere collaborazione e, dopo aver ricevuto il diniego del M5S, trovò l'appoggio prima in Berlusconi e poi in Verdini e Alfano dando il via ad altri 5 anni costellati di disastri che presero il via con il Jobs Act, riforma incomprensibile per un partito che avrebbe dovuto essere di sinistra. Ora il PD che sta dall'altra parte della barricata si rifiuta di collaborare, non dico con la Lega, ma quanto meno con il M5S restituendo il No ottenuto cinque anni fa. Sembra più una ripicca che una scelta dettata da un'analisi reale della situazione politica del paese. Prepariamoci al peggio: un governo M5S-Lega, un paese lasciato in mano ad un razzista, fascista, xenofobo con la collaborazione di un movimento guidato da una società privata che si occupa si web influence e condizionamento di massa.

mercoledì 7 marzo 2018

Tasse, reddito e voto



A volte l'analisi del voto è meno complessa di quanto si pensi, soprattutto per le elezioni politiche del 2018 nelle quali i partiti che si presentavano ai nastri di partenza hanno presentato proposte di governo misere, incentrate su regali di vario genere ma nessuna con un reale programma a medio e lungo termine. Se si aggiunge che il partito di maggioranza del govero uscente, il Partito Democratico, veniva da 5 anni costellati da un disastro dietro l'altro e soprattutto da una mutazione genetica che lo aveva portato da sinistra inesorabilmente al centro con punte verso destra, l'analisi è sicuramente più semplice e immediata. La distribuzione del voto poi non da adito a interpretazioni fantasiose. Nella prima immagine si vede la distribuzione del voto fra centro destra (blu), centro sinistra (rosso) e M5S giallo. Il centro destra prende il centro-nord con qualche macchia sparuta lasciata al centro sinistra, il M5S prende il sud con qualche macchia sparuta lasciata al centro destra. La seconda cartina mostra la distribuzione del reddito sulla base delle dichiarazione del 2017. Si va dal bianco giallino (reddito inferiore ai 12.000 euro) al rosso porpora (reddito superiore ai 56.000 euro). Confrontando le cartine della distribuzione del voto, con quella della distribuzione del reddito e con le proposte dei partiti e/o delle coalizioni non si può che arrivare ad una semplice conclusione: al Nord hanno scelto il centro destra per pagare meno tasse con la flat tax, al sud hanno scelto il M5S per potere avere una fonte di reddito anche senza il lavoro, al centro si sono suddivisi fra coloro che vorebbero pagare meno tasse e coloro che si sarebbero accontentati di una semplice cancellazione del canone rai. Questa analisi "semplicistica" ha fatto infuriare qualche meridionale in quanto si è sentito accusati di una scelta di comodo se non addirittura superficiale. In realtà la critica che sta sotto questo titpo di analisi riguarda la povertà dell'offerta messa in campo dalle varie formazioni politiche. Che cosa avrebbero dovuto scegliere al Sud ? La Lega che promette meno tasse e cancellazione della legge Fornero sulle pensioni quando al Sud a causa della mancanza di lavoro il problema delle tasse e della pensione non esiste ? E che cosa avrebbero dovuto scegliere al Nord dove notorioamente la qualità della vita è migliore e la disoccupazione è più bassa che nel resto del paese ? Non potevano certo scegliere chi promette un reddito anche senza lavoro quanto piuttosto coloro che promettevano di far pagare tasse uguali per tutte indipendentemente dal reddito, sembra una scelta logica. Questo ritengo sia il motivo principale della distribuzione del voto, al netto del problema immigrazione, al nord più sentito perché il nord è sicuramente meno solidale rispetto al Sud. Se ci fosse stato un partito o un movimento che avesse presentato un "vero e proprio" progetto per il lavoro e di contrasto alla disoccupazione allora si sarebbe potuto fare un'analisi diversa, ma questo progetto e/o programma nessuno lo ha presentato. Sulla base allora delle promesse elettorali analisi più dettagliate sono semplicemente degli esercizi teorici che alla fine, nella pratica, non possono essere che ricondotte alle due offerte scelte dagli elettori: meno tasse per chi lavora e un reddito per chi il lavoro non ce l'ha.

martedì 6 marzo 2018

E ora ... potere a chi non lavora


Lo slogan del 1976, dopo il maggior successo del Partito Comunista Italiano che arrivò al 34,4%, era "ed ora ed ora ... potere a chi lavora". Ma quel potere non è mai arrivato e quel patrimonio è stato via via dilapidato alla ricerca esasperata di un posto di governo. Ricerca che ha trasformato lentamente, ma inseorabilmente, il più grande partito della sinistra europea in un paese liberal capitalista abbandonando progressivamente i lavoratori. Le tappe sono state prima quella del 1991 con lo scioglimento del Partito Comunista in nome dell'abbandono delle ideologie. Con l'avvio della globalizzazione poi la sinistra, divisa in diversi rivoli, si è persa definitivamente non riuscendo a capire la trasformazione della società con lo sgretolarsi da quella classe sociale che da sempre era la base del Partito Comunista: la classe operaia. I successivi colpi sono stati la crisi del primo governo Prodi con l'abbandono di Rifondazione Comunista e quella la crisi del secondo governo Prodi causata anche dalla nascita del Partito Democratico, un partito che somigliava più a un carrozzone dove imbarcare più gente possibile per conquistare da solo il governo del paese. E la sconfitta elettorale subito fin dalla nascita non è servita a niente soprattutto non è servita a far capire che quella non era la strada giusta. Nel frattempo a sinistra di quel carrozzone iniziava la corsa al creare il proprio orticello con la nascita di miriade di formazioni più o meno rosse tutte più o meno però lontane dal territorio e dai problemi reali della gente comune. Problemi che nel frattempo si andavano aggravando sia a causa della crisi economica-finanziaria globale, sia per il fenomeno immigratorio aggravato dalle guerre del mondo occidentale. Quel terreno avrebbe dovuto rappresentare un terreno fertile per la sinistra da sempre, e per ideologia consacrata, schierata dalla parte delle classi sociali più deboli. Ma, belle parole a parte, nessuno si è speso direttamente sul territorio, nessuno ha battuto le periferie delle città, nessuno si è speso a favore di quelle classi sociali che sono state abbandonate lasciando praterie libere alla destra da quella fascista dichiarata a quella mascherata di verde ed al populismo grillino. Addirittura l'erede di quello che era stato il più grande partito della sinistra italiana, il Partito Democratico, è stato messo in mano ad un arrogante personaggio come Matteo Renzi, democristiano nel cuore ma senza la statura politica di certi politici della vecchia DC. Con l'arrivo del bell'imbusto di Rignano, arrivato alla segretaria del Pd con un trucchetto che nemmeno gli iscritti al partito hanno capito (allargare il voto a chiunque, anche ai non iscritti, in cambio di un obolo di 2 euro), il Pd è stato trascinato verso il centro destra con politiche sovrapponibili a quelle di quell'area politica. Il Jobs Act ne è stata la dimostrazione plastica. Nemmeno la sconfitta del 4 dicembre 2016 sul referendum costituzionale ha a aperto gli occhi al partito ed ai suoi militanti, e tanto meno a Matteo Renzi, troppo pieno di se per mettere in discussione la sua opera politica. Come è stato dimostrato anche dopo il fallimento delle recenti elezioni. L'opera congiunta del Partito democratico e della sinistra italiana tutta (Leu, PaP, PCI, etc.etc.) ha lasciato aperte le porte alla Lega ed al M5S che, apparentemente, si sono per certi versi schierate dalla parte dei più deboli ma con sfumatore inquietanti. Ora o la sinistra torna sul territorio, in mezzo alla gente, con proposte serie che contrastino le diseguaglianze sempre crescenti, oppure la deriva destrorsa sarà inarrestabile e il futuro nero.

venerdì 2 marzo 2018

Dal Vaffaday alla proposta di governo simil-Monti


Era l’8 settembre 2007 quando il Movimento di Grillo si presentò alla ribalta nazionale con un manifesto politico quanto meno “originale” oltre che qualunquista e populista: quello della VaffaDay e cioè del Vaffanculo a tutta la politica italiana. Quello che poi sarebbe stato il Movimento 5 Stelle nasceva con un unico programma politico, quello di mandare a casa tutti i partiti del panorama politico italiano. Un progetto semplice con un unico punto da realizzare e che trovò milioni di adepti qualche anno dopo alle elezioni politiche del 2013. L’ingresso nelle istituzioni dei parlamentari grillini, tutti perfetti sconosciuti quanto impreparati a ricoprire il ruolo che gli elettori avevano loro assegnato, non fu altro che una conferma del programma che intendevano realizzare durante la legislatura: i deputati deposero una scatoletta di tonno aperta sullo scranno della presidenza della della camera a dimostrazioni delle loro intenzioni. Fu la prima di una serie di sceneggiate inutili e grottesche che sono poi state messe in atto durante la legislatura appena terminata, che per fortuna sono andate scemando col trascorrere dei mesi, purtroppo non per lasciare posto a qualche azione più concreta e atta a risolvere qualche problema reale del paese.
Oggi i 5S si “preparano” a governare ma, ammesso che riescano a ricevere l’incarico dal Presidente della Repubblica, lo fanno con un’ennesima buffonata mettendo in atto un’iniziativa oltre che ridicola anche non originale. La buffonata sta nella pretesa di presentare a Mattarella la lista dei loro presunti ministri dimostrando “ignoranza” istituzionale oltre che costituzionale. Naturalmente il Presidente della Repubblica, garante della Costituzione, non li ha ricevuti ed allora il buon Di Maio ha dovuto inviare la sua lista per email. E’ presumibile che le procedure anti-spam della posta elettronica della presidenza della Repubblica, abbia provveduto in maniera automatica a spostare il prezioso messaggio di posta elettronica direttamente nel cestino onde evitare che il Presidente anche inavvertitamente aprisse quel messaggio. Intendiamoci presentare agli elettori l’eventuale squadra di governo potrebbe anche essere una mossa intelligente e seria, ma non nella nostra repubblica parlamentare, e soprattutto non con questa legge elettorale. Sappiamo bene che il 5 marzo l’incarico di governo potrebbe essere dato a chiunque abbia le carte in regola per ottenere una fiducia dal parlamento e che non obbligatoriamente il presidente del consiglio incaricato sarà del partito che ottiene la maggioranza relativa. Ma qualora il Movimento 5 Stelle risulti il primo partito e Mattarella incarichi di Maio, difficilmente si arriverà a formare un governo in quanto il M5S vorrebbe comportarsi come si comportò Bersani nel 2013: avere la fiducia da qualche partito che garantisca la maggioranza senza però cedere qualche ministro o qualche poltrona. Bersani chiese questo al Movimento 5 Stelle che per bocca della Lombardi e di Crimi risposte picche, ora Di Maio vorrebbe vestire i panni di Bersani e fare altrettanto. Alla faccia della coerenza.
Ma veniamo alla presunta squadra di governo presentata da Di Maio. La conferma che il Movimento sia impreparato a ricoprire il ruolo di guida del paese sta tutta in quella lista che avrebbe dovuto “garantire” i propri elettori o gli indecisi. Si tratta di un governo prettamente tecnico con due soli parlamentari, se non fosse stato per queste due figure (Bonafede e Fraccari) si sarebbe trattato di una copia del governo Monti. Non per le persone scelte in quanto tali ma per la loro provenienza: professori universitari e dirigenti, insomma non politici. Ora saranno questi tecnici in grado di “governare” un paese che si troverà ad affrontare ancora periodi difficili ? Non discuto sulle loro competenze non conoscendoli, ma avere le competenze è sufficiente per essere in grado di governare ? Insomma alla fine tutta la novità di questo movimento, tutto il parlamento che avrebbero dovuto aprire come un scatola di tonno, il tutto si ridurrebbe ad un governo tecnico sulla scia del fu governo Monti. Mi sembra poca cosa dopo le aspettative sollevate in molti cittadini.