martedì 30 dicembre 2014

Un anno di bufale renziane



Mai dire 18. 
"L'articolo 18 è un totem ideologivo, inutile disciterne" (Matteo Renzi, 12-8). "Non serve abolire l'articolo 28. Basta il contratto di inserimento (Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, 17-8). "Il problema non è l'articolo 18, che riguarda 3 mila persone" (Renzi, 1-9). 
Detto fatto .... cancellato l'articolo 18.
 
Pil per tutti.
"Abbiamo abbassato le previsioni di crescita del Pil rispetto al governo Letta. Sono prudenti ma saranno smentite, lo prometto" (Renzi, 8-5). "Che la crescita sia 0.4% o 0.8% o 1.5% non cambia niente per la vita quotidiana delle persone" (Renzi 24-7). 
Letta prevedevza un +1% annuo, Renzi un +0.8%, la commnissione Ue al -0.4%.

Ogni promessa ....
"Nessuna preoccupazione sui conti pubblici" (Renzi 2-8). 
Nel 2014 sotto il governo Renzi il debito pubblico è cersciuto di 8 miliardi al mese arrivando alla cifra record di 2.140 miliardi.

Legge elettorale 
"Nonostante i gufi la legge elettorale è passata alla Camera ed entro settembre sarà approvata: mai più larghe intese e chi vince governa cinque anni. Politica-Disfattismo: 1-0" (Renzi 12-3). L'Italicum è arenato al senato con molti emendemanenti del governo per cui dovrà tornare alla Camera.

Antimafia.
“...una proposta organica sulla base del lavoro fatto dalla commissione presieduta da Garofoli istituita a Palazzo Chigi, con Cantone e Gratteri, per elaborare strumenti e contributi per rendere più incisiva la lotta alla criminalità organizzata... Porterò questi temi anche sui tavoli del semestre europeo che si apre tra qualche mese, perché la mafia non è più solo un problema italiano. C’è tanto lavoro da fare”(Renzi,  2-3). 
Nulla di fatto, men che meno sul tavolo del semestre europeo. A parte la legge che riduce le pene e rende praticamente impunibile il voto di scambio politico-mafioso.

Ottanta euro.
“Ho preso un impegno con partite Iva, incapienti e pensionati nel proseguire il lavoro di abbassamento delle tasse iniziato con i lavoratori dipendenti e lo manterrò”(Renzi, 23-4). “Dal 2015 i pensionati saranno dentro la stessa misura prevista nel decreto Irpef degli 80 euro”(Renzi, 23-5). “Il bonus sarà allargato”(Renzi, 3-6). 
Nessun allargamento degli 80 euro a incapienti, pensionati e partite Iva (queste ultime, anzi, si vedono triplicare l’aliquota fiscale).

La ripresa
 “Lavoriamo per una ripresa col botto a settembre”(Renzi,1-8). “La ripresa è un po’come l’estate: magari non è bella come volevamo, arriva un po’in ritardo, ma arriva” (Renzi, 5-8). 
Nessuna ripresa, anzi: stagnazione e recessione.

Lavoro
“Presentazione entro otto mesi di un Codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero” (Renzi, 8-1). “Nel Jobs Act ci sarà il salario minimo” (Renzi, 12-3). 
Il Codice del lavoro non esiste nemmeno dopo 12 mesi e nel Jobs Act non c’è traccia di salario minimo.

Spending review
“La spending review la faremo lo stesso anche senza Cottarelli. Dai tagli di spesa avremo 16 miliardi e porteremo il deficit al 2,3%” (Renzi, 30-7). “I tagli saranno non per 17, ma per 20 miliardi. Il governo valuterà tagli non lineari per ciascun ministero. Lunedì con Padoan incontrerò tutti i ministri. Ognuno potrà e dovrà valutare le singole spese da tagliare” (Renzi, 3-9). 
Licenziati Cottarelli e la sua spending review, solo tagli lineari alle Regioni (4 miliardi) e agli enti locali (2,2 miliardi); quelli ai ministeri ammontano a poco più di 1 miliardo. Totale: 8 scarsi. E il deficit è al 2,9%. Forse. 

Unioni civili
“Sulle unioni civili ci sarà una proposta ad hoc del governo sul modello tedesco”(Renzi, 27-7). Nessuna proposta del governo sulle unioni civili, né tedesca né esquimese. A parte l’unione incivile con Silvio Berlusconi. 


(Dall'editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano)

lunedì 29 dicembre 2014

Spara tu che sparo anche io ma come Renzi non spara nemmeno Dio

Termina il primo anno dell'epoca Renzi e non potrebbe finire in altro modo di come è iniziato. A rovinare la festa del presidente del consiglio c'è stato il naufragio del traghetto proveniente dalla Grecia e diretto ad Ancona, altrimenti i fuochi d'artificio sarebbero stato epocali e da rivoluzione .... copernicana. Tanto il giovannotto fiorentino è in grado di darla a bere a tutti ... o quasi ... tanto da far passare proprio la restaurazione padronale sul lavoro del su Jobs Act proprio come una rivoluzione copernicana ... un po' come se in astronomia si stabilisse che il sistema tolemaico fosse un passo avanti verso la modernità. Ma "l'ignoranza" in questo paese la fa da padrona soprattutto fra i nostri politici e nessuno si è azzardato a contestare questa affermazione azzardata del capo. I primi decreti attuativi di questa rivoluzione ci hanno portato indietro di oltre 60 anni mettendo il lavoratore nella condizione di essere una semplice merce di scambio senza dignità, senza diritti che può essere comprato per qualche euro. Lo hanno chiamato contratto a tutele crescenti dove la tutela sta nella completà libertà del padrone (sarà bene ritornare ad usare questo termine caduto in disuso ma che con questa riforma torna di attualità) di licenziare anche in maniera ingiusta dietro pagamento di un risarcimento in denaro. Sta tutto qui il cuore di questa rivoluzione che avvicina il lavoratore alla condizione di merce di scambio e niente più. Ora per terminare l'anno in bellezza e con la complicità degli alleati di governo di Ncd, prima ha fatto scoppiare la bomba dell'applicabilità della restaurazione tolemaica anche ai dipendenti pubblici, poi si fa grande verso gli stessi annunciando che LUI ha bloccato questo tentativo di estendere la cancellazione delle tutele anche ai lavoratori del pubblico impiego. Furbo come un volpino il giovanotto che in questo modo, caso mai si andasse davvero alle elezioni a primavera o prima, il voto dei dipendenti pubblici è assicurato. Questo governo alla fine è per sino peggiore di quello del cavaliere: il buon Silvio aveva come obiettivo la difesa della sua persona nei confronti della magistratura e li' si concentrava tutta la sua azione, il furbo Matteo si presenta come uomo di sinistra e fa tornare indietro le lancette dell'orologio di oltre 60 anni proprio per quella classe sociale da sempre punto di riferimento per i partiti della vera sinistra, i lavoratori. Il 2014 finisce male ma il 2015 non promette niente di buono. 

martedì 16 dicembre 2014

Politica italiana sempre più distante dalla realtà


Dopo i risultati elettorali del febbraio 2013 si disse che questa sarebbe stata una legislatura "rivoluzionaria" grazie all'ingresso in parlamento di molti volti nuovi. E' stato sufficiente un solo anno e mezzo per arrivare alla conclusione che anche in questa legislatura la politica italiana tutta ha continuato la sua marcia inesorabile di allontanamento dal paese reale. Un fatto grave e molto preoccupante anche in virtù della profonda crisi economica che non abbandona il paese e l'europa. Oggi proprio  coloro che dovevano rappresentare il nuovo ed il rivoluzionario, coloro che dovevano aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, hanno per l'ennesima volta toccato il fondo durante l'intervento di Renzi in merito ai prossimi impegni europei. Alla camera un deputato grillino annuncia le sue dimissioni dal gruppo parlamentare per il quale è stato eletto ma naturalmente non abbandona la poltrona come sarebbe stato logico e come hanno sempre sostenuto questi nuovi giovanotti del mondo politico italiano. Al Senato un senatore sempre grillino lancia un urlo a Renzi mentre questi ricorda i circa 130 bambini pakistani uccisi dalla ferocia sanguinaria dei talebani: "Pensa ai bambini italiani".  Un urlo veramente disumano e orrendo che avrebbe meritato da parte dei suoi colleghi di partito un sacco di calci nel sedere per fargli abbandonare quella poltrona che occupa in maniera indegna. Il tutto arriva il giorno dopo che il governo ha annunciato la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024 dopo pochi giorni dello scandalo scoppiato proprio a Roma che sta coinvolgendo i politici dell'amministrazione Alemanno. Insomma in pieno scandalo con decine di persone e politici agli arresti, con la politica collusa con una malavita che usava metodi mafiosi, con un paese dove non si vede non la luce in fondo al tunnel ma nemmeno la fine del tunnel, un governo ed una maggioranza cosciente avrebbe altro a cui pensare piuttosto che organizzare delle Olimpiadi. Basterebbero i dati sugli ultimi venti anni di questa manifestazione sportiva per capire che più che un'opportunità, le Olimpiadi rappresentano un grosso rischio di finire nel baratro come per esempio è accaduto alla Grecia. Un rischio che per il nostro paese diventa quasi una certezza considerata la lunga sequela di scandali che costellano tutte le grandi opere che si è tentato di realizzare dallo scandalo di tangentopoli in poi. La politica continua a considerare questi eventi come singoli episodi e non si rende conto, o meglio fa finta di non rendersi conto per propria convenienza, che la corruzione al momento è un fenomeno endemico della società italiana e non solo per i grossi scandali portati di recente alla luce, ma anche per episodi più contenuti e di piccola portata con i quali i cittadini onesti si devono scontrare ogni giorno. Purtroppo anche in questo ambito, quella della lotta alla corruzione, Renzi è molto presente per quanto riguarda gli annunci, molto meno per ciò che riguarda i fatti. E non si tratta solo di interventi urgenti nell'ambito della giustizia ma anche di comportamenti atti a combattere la corruzione: come giudicare il fatto che per esempio il Partito Democratico si rifiuti di pubblicare gli elenchi dei partecipanti alle due famose cene da 1000 euro a botta per rastrellare fondi ? Puoi fare le leggi che vuoi ma se poi continui ad avere certi comportamenti poco trasparenti .... non fai altro che sostenere la corruzione. 

venerdì 12 dicembre 2014

L'aerofagia isterica di Renzi


Il buon Renzi è ormai accertato che si afflitto da aerofagia isterica. I suoi annunci roboanti alla fine non fanno che produrre delle loffie silenziose delle quali è anche difficile percepire l'odore. Ed anche questa volta in occasione dell'ennesimo caso di corruzione scoppiato circa 10 giorni fa a Roma, il presidente del consiglio non si sementisce. Sono quasi due settimane che tormenta il paese con i suoi annunci sull'inasprimento delle pene, sul fatto che i corruttori devono andare in galera, che chi si fa corrompere deve restituire tutto e via dicendo, fino a che oggi siamo arrivati al consiglio dei ministri ed ai fatti. E come sempre i fatti costituiscono solo una minima parte degli annunci. In questo caso poi la soluzione è paradossale. Mai come in questa situazione contingente sarebbe stato indispensabile un provvedimento d'urgenza, quello che in termini tecnici si chiamano decreti. Un decreto sulle norme annunciate avrebbe consentito di far entrare in vigore le norme stesse già da domani mattina, ma si sarebbe trattato veramente di un provvedimento efficace ed allora ecco che dal consiglio dei ministri esce un disegno legge nel quale, fra l'altro, sono contenute molte norme da mesi bloccate in parlamento a causa del famigerato patto del Nazzareno con il condannato. Ora non ci sarebbe niente di male se il governo avesse emanato un simile provvedimento, il problema sta nel fatto che il buon Matteo sfrutta questi avvenimenti per rilasciare dichiarazioni e fare annunci roboanti che sicuramente hanno presa sull'opinione pubblica ma ai quali poi non seguono fatti altrettanto roboanti. Ma l'effetto mediatico è sicuramente rilevante ed è su questo che si basa il successo del grande comunicatore. Nemmeno davanti a fatto gravissimi come quelli che sono venuti alla luce a Roma la strategia di Matteo Renzi è cambiata, grandi annunci a cui seguono fatti incerti, in questo caso il disegno di legge. Il disegno di legge non  si sa quando arriverà in parlamento, quanto sarà lungo l'iter ma soprattutto esistono già almeno due disegni di legge di riforma della giustizia impantanati in seguito agli accordi che Renzi, che vorrebbe combattere la corruzione, continua a stilare con il più grande politico corrotto della storia della repubblica.

giovedì 11 dicembre 2014

Leggi, decreti, pene .... ma per combattere la corruzione serve altro






Da due settimane a questa parte l'annunciatore per antonomasia, il presidente del consiglio, Matteo Renzi non lascia trascorrere un giorno senza fare una dichiarazione o lanciare un tweet relativo alla imminente azione del governo in merito alla lotta alla corruzione. Si vedrà domani se oltre alle parole seguiranno i fatti perché fino ad oggi di fatti se ne sono visti ben pochi e di certo non sarà sufficiente qualche inasprimento delle pene già previste in materia di corruzione per iniziare una seria lotta a questo malcostume criminale della società e della politica italiana. Nuove leggi e pene più dure sono solamente un intervento d'urgenza per contrastare il momento contingente ma poi una vera ed efficace lotta alla corruzione richiede tempi più lunghi, azioni che non siano solo decreti urgenti e soprattutto una rivoluzione culturale per una società come quella italiana nella quale la corruzione è strisciante ed a tutti i livelli. Qualchde tempo fa mi è capitato di andare a fare lezione di informatica utilizzando un'aula di una scuola media di un comune della provincia. Trovo un aula ben attrezzata, con i computer in rete tutti ben configurati ed aggiornati, un piccolo gioiellino. Il gestore dell'aula, mi si presenta come assessore alla cultura del comune e si vanta di essere riuscito a far stanziare dei fondi per la realizzazione dell'aula. Ottimo penso finalmente qualche realtà dove la scuola funziona. Poi scopro che l'assessore in questione è anche il titolare di una piccola ditta di informatica che guarda caso è la stessa dalla quale il comune ha acquistato tutto il necessario per la realizzazione dell'aula e che è la stessa che ha un contratto con la scuola per gestire l'aula. Chissà quanti altri episodi di questo genere si verificheranno nel nostro paese, episodi che alla fine dal punto di vista formale e delle procedure amministrative non hanno niente di illegale ma che sono lo specchio della mancanza di un minimo di etica da parte dei nostri amministratori e non solo. Per scardinare certi comportamenti occorerrano secoli e chissà. Nel frattempo comunque l'azione del governo e della maggioranza che lo sostiene è costellata di azioni e di provvedimenti che sono compatibili con quella corruzione che si vorrebbe combattere. Uno per tutto l'accordo che Renzi ha fatto con il pregiudicato per antonomasia, condannato per frode fiscale, l'ex cavaliere Silvio Berlusconi: come si può pretendere di combattere la corruzione se poi ci si accorda con un pergiudicato per modificare addirittura la costituzione ? E che dire della depenalizzazione di vari reati minori come il furto che il governo ha varato in una riunione notturna: come si può pretendere di combattere la corruzione se poi addirittura si "legalizza" il furto in appartamenti ? Ed oggi che in parlamento si è rimandato per l'ennesima volta la discussione e l'approvazione di un provvedimento come quello relativo al conflitto di interessi: come si può combattere la corruzione se intanto ed una volta per tutte non si affronta seriamente il problema del conflitto di interessi che non riguarda solo il condannato ? Ed infine, anche se si potrebbe continuare all'infinito, come si può pretendere una seria lotta alla corruzione da parte di un partito che organizza cene a botte di 1.000 euro prendendo soldi da cani e porci senza nemmeno avere la decenza di pubblicare l'elenco di questi benefattori. Insomma leggi, decreti, nuove pene, va tutto bene ma poi a sostegno di questi provvedimenti sono necessari anche dei comportamenti e delle azioni coerenti con l'azione politica. Inoltre sempre per una lotta efficace contro la corruzione è necessario infondere nel paese un vero senso civico e dello stato ma ancora una volta per ottenere questo risultato non sono necessarie leggi e decreti quanto dei comportamenti etici con la funzione che si svolge. Chi svolge attività di governo e ricopre incarichi politici ed istituzionali dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto, va bene la presunzione di innocenza ma per essere un uomo delle istituzioni il solo sospetto dovrebbe essere sufficiente per abbandonare certi incarichi. Per combattere la corruzione nella politica sarebbe sufficiente una legge di un solo articolo: chi è indagato in qualunque indagine relativa a reati di corruzione non può coprire alcun incarico politico e tanto meno di pubblico amministratore.

venerdì 5 dicembre 2014

Puttanaio Italia ....


L'ennesimo scandalo che coinvolge politici, affaristi senza scrupoli, mafia e malavita in genere non è altro che l'ultimo atto di una corruzione strisciante ... ed ormai palese ...... che sembra impossibile da debellare in un paese come l'Italia. Durante gli anni 70-80 il cittadino comune era a conoscenza del sistema delle tangenti che coinvolgeva il mondo politico ed il mondo degli affari, tanto che quando scoppiò tangentopoli con le inchieste del poul di Mani Pulite, il paese reale non si meravigliò più di tanto. Purtroppo il principale risultato di quelle inchieste fu l'ingresso in politica di un imprenditore che dopo 20 anni è stato finalmente condannato per frode fiscale ai danni dello Stato. E venti anni di governi guidati da quel pregiudicato con la complicità di quello che avrebbe dovuto essere il maggior partito di opposizione non poteva che sfociare in un disastro completo come quello al quale stiamo assistendo in questo paese. E dire che basterebbe una semplice legge con un singolo articolo per combattere corruzione e malaffare nel mondo politico: qualunque politico risulti anche semplicemente indagato in qualsivoglia inchiesta della magistratura, decade immediatamente da qualunque incarico politico ricopra. Un articolo che nei paesi civili e democratici occidentali nemmeno serve in quanto sono gli stessi elettori ed il mondo dell'informazione a costringere un qualsiasi politico che incappa in problemi giudiziari di qualunqe natura a dimettersi. Quando un ministro viene beccato in una cena nella quale oltre la metà dei partecipanti viene in qualche modo indagata o arrestata, dovrebbe avere il buon gusto di dimettersi immediatamente dal suo incarico. Ma questo in un paese normale e non in un paese come l'Italia dove ormai anche in presenza di una sentenza di condanna definitiva il politico di turno non solo ricorre alla corte europea ma viene addirittura chiamato a collaborare per la riforma della costituzione ... non una legge qualsiasi ma la madre di tutte le leggi. Con comportamenti di questo genere da parte di chia ha responsabilità di governo ... non c'è da meravigliarsi se poi si scopre che la capitale d'Italia è gestita dalla malavita con la complicità degli amministratori locali. Ed le affermazioni del presidente del consiglio ... "Uno schifo, subito processi" .... suonano come un'ulteriore presa in giro per tutto il paese. Subito processi ? ... Subito a casa tutti ... Non basta commissariare il comune di Roma, è necessario commissariare tutto il paese, azzerare tutta la classe politica senza distinzioni perché non mi si venga a dire che qualcuno poteva non sapere. Il problema è con che cosa sostituire l'attuale parlamento e lattuale maggioranza .... con il Movimento 5 Stelle ? ... Beh fino a che questo movimento sarà gestito da due personaggi come Grillo e Casaleggio ... è difficile pensare a questa soluzione. Lasciare un paese in mando ad un comico e ad un pazzo che pensano di risolvere i problemi con un blog, degli scontrini buttando a mare chiunque sollevi qualche critica, non è una soluzioen percorribile. Poi ci si meraviglia se Standard & Poor's ci declassa ... beh ci vuole ancora bene altro che BBB .. per l'Italia non basterebbe la ZZZ ... e non illudiamoci che il paese reale sia diverso dalla politica che lo governa, la politica sta dove si trova perché è il paese reale che ce la tiene.

giovedì 4 dicembre 2014

Colpo di genio di Renzi: la riforma della giustizia ? ... legalizzare l'illegalità


Lunedì 1 dicembre il consiglio dei ministri è convocato in notturna, senza conferenze stampa, senza slides, senza pesci rossi, sena tv e giornalisti. Si tratterà di una riunione informale di poco conto. A giudicare da quanto poi si legge su qualche giornale on line sembra proprio di no. Si parla di semplificazione della pubblica amministrazione (Pin unico denominato Spid - Sistema Unico di identità digitale ... chi lo spiegheràa ad un paese che si invecchia giorno per giorno, pagamenti elttronici, tassa unica sulla casa .... ancora ????, Dichiarazione dei redditi precompilata ... tanto per diventare ancora più invadente ed altre amenità del genere) e poi ... udite udite ... di giustizia. Finalmente, qualcuno pensarà, il governo si occupa di intervenire sulla giustizia che è e rimane un grande problema in Italia. Il problema principale è l'innumerevole quantità di cause civili e penali con il consequente intasamento dell'attività giudiziaria. E Renzi per accelerare una giustizia ormai diventata disastrosamente lenta ha avuto un colpo di genio: Si prevede che possa scattare l’archiviazione “per tenuità del fatto” per tutti i reati sanzionati con una pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni o con una sanzione pecuniaria, prevista da sola o in aggiunta al carcere.
In questa genialata sono compresi reati contro il patrimonio come il furto, il danneggiamento, la truffa, ma anche minacce o violenza per commetter un reato. In pratica si stabilisce per decreto che alcuni reati come quelli elencati sopra .... non costituiscono più reato e quindi chi va a rubare in un appartamento non può essere perseguito per legge e quell'atto diventa un atto legale a norma di legge o se volete non punibile a norma di legge. Come dire ... se non si riesce a smaltire l'elevato numero di reati che si commettono in un paese ... non rimane che intervenire e legalizzare certi atti considerati dei reati e renderli leciti. Una genialata alla quale nemmeno il condannato aveva pensato, troppo preso dai propri problemi. Ma si sa lui e Forza Italia sono dei partiti liberali che pensano unicamente ai propri interessi non come il Partito Democratico, un partito di sinistra, che quindi si batte per il bene comune. Ecco che Renzi pensa a tutti i furfanti e non solo a se stesso od alla propria cerchia di amici poco raccomandabili.
Poi succede che il giorno dopo guarda a volte la casualità ed il destino, nella capitale viene scoperto l'ennesimo giro di corruzione che coinvolge malavita, mafia, imprenditori, politica e addirittura forze dell'ordine. Una coincidenza incredibile: mentre il governo trasforma alcune attività come il furto da illegali in lecite, viene scoperta una fra le più grande attività illecite che coinvolge politici (compresi alcuni del Partito democratico) e malavita locale e nazionale.  E questo governo non è peggiore dei governi di Berlusconi ? Lui almeno pensava solo a se stesso, il governo Renzi pensa a tutti.
Se si mette insieme tutta l'attività di questo governo non si può che essere preoccupati oltre modo per un futuro del quale non si vede altro che nero: dalla limitazione progressiva della democrazia con la legge elettorale e con le riforme delle province e del senato, alla cancellazione dei più elementari diritti dei lavoratori che da oggi possono essere trattati come schiavi (più di quanto non lo siano già) e licenziati dietro qualche spicciolo per la giusta ricompensa, passando per questo provvedimento, approvato in una riunione del consiglio dei ministri che sembrava più che altro una riunione di carbonari, che cancella alcuni reati contro il patrimonio. Se si inquadrano questi provvedimenti nel disagio sociale che ormai sta rapidamente prendendo possesso di tutto il paese, non si può che prevedere veramente un futuro prossimo più che nero a meno che i cittadini, avvalendosi della cancellazione dell'art. 18, non esercitino il loro diritto di licenziare Renzi, governo, Napolitano e tutto il parlamento.

martedì 2 dicembre 2014

Il caos renziano sulle riforme


Il 22 febbraio 2014, giorno dell'insediamento del governo Renzi, sembrava che il paese sarebbe stato rivoltato come un calzino nel giro di 4 mesi: legge elettorale, riforma del lavoro, riforma costituzionale, riforma della pubblica amministrazione. Una riforma al mese e l'Italia sarebbe cambiata in circa 120 giorni. Poi i tempi si sono dilatata e siamo passati dai 100 giorni ai 1000 giorni, un solo zero in più e come si sa gli zeri non contano. Oggi quando sono trascorsi quasi 100 di quei 1000 giorni e comunque sono trascorsi 9 mesi dal 22 febbraio, le riforme sono impantanate in un caos politico-istituzionale senza precedenti. Una confusiona totale causata sia dall'incapacità del governo ed in particolare di Matteo Renzi di portare in porto le riforme ma anche e soprattutto da una serie di provvedimenti che più che riforme assomigliano ad un accozzaglia di controriforme che non fanno a cazzotti l'una con l'altra. I punti nodali sono tre: la riforma elettorale e la riforma del senato che diventa una camera non più eletta dai cittadini, sulle quali probabilmente si andrà ad incastrare l'elezione del presidente della repubblica. Renzi vuole trasformare il Senato da una camera elettiva in una camera di nominati che andranno a svolgere la funziona di senatori come una specie di secondo lavoro, in virtù di questa riforma cerca di far approvare una legge elettorale che naturalmente non prevede l'elezione del senato stesso. Ora se si approva la nuova legge elettorale prima della riforma del senato si rischia di andare alle elezioni con una legge che presenterà altri elementi di incostituzionalità oltre quelli già presenti nell'Italicum, allo stesso tempo nessuno intende riformare il Senato con una legge elettorale che prevede anche l'elezione del Senato. Un caos pazzesco che ha causato lo stop ha entrambe le riforme. Per aumentare la confusione Renzi oggi ha proposta di approvare la nuova legge elettorale con la clausola di non applicarla prima del 2016. In mezzo a questa confusione c'è il rischio che a gennaio il parlamento debba provvedere alla elezione di un nuovo presidente della repubblica e quindi si prospetta un blocco dell'attività parlamentare per procedere a questa elezioni che si presenta molto complicata. E' vero che il paese ha bisogno di riforme ma metterne in cantiere una dopo l'altra in nome della velocità è un metodo per creare molto fumo e poco arrosto per non parlare poi dei contenuti che classificano i provvedimenti più in controriforme che riforme vere e proprie e che, se portate a termine, catapulteranno il paese indietro almeno di 60 anni.

venerdì 28 novembre 2014

Da Berlusconi a Salvini passando per Grillo e Renzi


La trasformazione avvenuta dal 1993 in poi dei partiti da organizzazioni con progetti politici e ideali da perseguire a organizzazioni ad personam che fabbo riferimento esclusivo al capo del momento è probabilmente alla base del disastro di questi mesi delle tre maggiori formazioni uscite dalle ultime elezioni politiche. Le motivazioni dello sfascio sono diverse ma hanno comunque alla base la trasformazione di un movimento politico in un movimento guidato da un capo al quale tutti fanno riferimento ed ubbidiscono ed è quindi inevitabile che quando il capo vacilla le ripercussioni si facciano sentire su tutta l'organizzazione. Forza Italia, il Movimento 5 Stelle ed il Partito Democratico stanno passando per questa fase con un capo che pensa di fare il bello ed il cattivo tempo, che non sopporta eventuali dissensi con il risultato di dare vita a lotte interne che poi si riflettono sull'attività del partito e nei risultati elettorali. Il tutto a vantaggio di un'altra formazione o meglio di un altro capo che inizia ad avere successo non tanto per le sue idee quanto per saper sfruttare il momento di debolezza degli altri. In Forza Italia il condannato non molla e cerca di tornare in sella quando avrà terminato di scantare il suo anno ai servizi sociali per tentare di mettere al quirinale un uomo di fiducia senza aveer abbandonato l'idea di andarci lui stesso. Ma su questa strada gli si mette di traverso qualche giovane rampante che vede andare al vento la propria carriera piolitica in virtù di una china discendente nei risultati elettorali. Il Movimento 5 Stelle è nato sull'onda della protesta verso un sistema politico corrotto a tutti i livelli ma senza delle solide fondamenta. Il successo è venuto grazie alle sparate di un comico che ha usato il malcontento per dare vita ad un business incentrato sul blog e su delle regole ferree in grado di metterlo al riparo da eventuali dissidenti. Il risultato elettorale eccezionale ed inaspettato ha messo a nudo l'inadeguatezza del movimento ad assolvere agli impegni che quel voto richiedeva. Il comico ha continuato a fare il bello ed il cattivo tempo perdendosi in faccende secondarie ed interne che hanno oscurato l'attività parlamentare di opposizione (in certi momenti veramente ottima) del gruppo 5 stelle. Il Partito Democratico si è venduto ad un democristiano figlio del condannato senza rendersi conto che il fiorentino, reduce da accordi segreti con il condannato (nemmeno tanto segreti considerato che si era già seduto a tavola con l'ex cavaliere nella sua residenza milanese), avrebbe messo in atto il programma politico che Berlusconi non era riuscito a portare a termine. Si è battuto per far votare chiunque alle primarie e così è diventato segretario del partito per poi affondare la pugnalata finale a Letta ed arrivare alla presidenza del consiglio. Da quella posizione ha iniziato a mettere in atto il suo disegno e solo allora quella minoranza ancora ancorata ai principi della sinistra di un tempo si è resa finalmente conto del disastro che si stava perpretando. Il PD, figlio del più grande partito comunista europeo, si è spostato a destra e contro quelle classi sociali delle quali era stato da sempre lo strenuo difensore fino ad arrivare alla Caporetto delle elezioni regionali in Emilia Romagna. Nella regione che era la più rossa d'Italia, l'elettorato di sinistra ha abbandonato il partito preferendo non andare a votare piuttosto che dare il voto ad altri. In questo marasma generale ecco il nuovo leader che si fa strada a raccogliere i cocci degli altri partiti: Matteo Salvini. Il successo di un partito come la Lega è veramente agghiacciante soprattutto se si manifesta in una regione come l'Emilia Romagna. Razzista, fascista, xenofobo, omofobo, e chi più ne ha più ne metta, Salvini riesce a mietere consensi dimostrando quanto ormai spesso l'elettore medio abbia bisogno di parole forti anche se prive di contenuti o quanto meno di progettualità. Anche Salvini come Berlusconi, come Grillo ed in parte come Renzi lancia proclami (fuori dall'euro, bloccare l'immigrazione, aliquota irpef unica per tutti, etc. etc.) ma non fornisce dettagli su come ed in che modo raggiungere questi obiettivi. Ecco questo è il panorama mentre nel paese è in atto uno scontro sociale senza precedenti, il lavoro continua a mancare, l'impoverimento è inesorabile ma le classi privilegiate, politici compresi, non rinunciano ai propri privilegi.

martedì 25 novembre 2014

Renzi non fa la raccolta differenziata


La carriera politica di Renzi a livello nazionale è iniziata coniando il bruttissimo termine "rottamazione", brutto non tanto per il signifcato intrinseco quanto per la sua applicazione alla politica ed agli uomini della politica. L'intento di Matteo era quello di liberarsi dei "vecchi" dirigenti del suo partito per ricambiarli con forze fresche e giovani, una buona intenzione dimenticando però che nel vecchio, quando si parla di persone e non di cose, c'è la storia, l'esperienza, la saggezza. Tutte componenti che dovrebbero fare da guida per le giovani leve. Perfino nel calcio quando si costruisce una nuova squadra ringiovanendola si mantengono due o tre giocatori di esperienza che possono fare da guida per le nuove leve. Renzi no o meglio, no per quanto riguarda il suo partito salvo poi stringere accordi o dare credito a personaggi come il condannato uno dei peggiori vecchi ceffi della politica italiana. In questa smania di buttare il vecchio, il presidente del consiglio non fa distinzione ed oltre alle persone sta buttando nel cassonetto dei rifiuti di tutto ma soprattutto un bene ed un principio per il quale molte persone hanno perso la vita nel nostro paese e nel mondo: la democrazia. La dichiarazione fatta ieri dopo le elezioni regionali in emilia-romagna ed in calabria ne sono una chiara dimostrazione per chi ancora avesse qualche dubbio: "L'astensione (che Renzi furbescamente chiama "Non grande affluenza" cercando con le parole di minimizzare il problema) è un problema secondario". Questa è un'affermazione gravissima che associata alle presunte riforme che il governo sta tentando di imporre al paese, dipingono il quadro autoritario e allergico appunto alla democrazia del presidente del consiglio nonché segretario del Partito Democratico. Come si può considerare un problema secondario quando in una elezione democratica la maggioranza degli elettori non si recano alle urne ? Altro che secondario questo è il problema principale. Ma non ci si poteva aspettare qualcosa di meglio da parte di chi ha già eleminato il voto dei cittadini per quanto riguarda le province (che non sono state cancellate), si sta apprestando ad eliminare il voto per quanto riguarda il Senato e per la Camera sta proponendo una legge elettorale dove ancora una volta la maggioranza dei deputati sarà nominata dai partiti e non eletta dai cittadini. Se a questo aggiungiamo la cancellazione dei più elementari diritti dei lavoratori con la riforma del lavoro e gli attacchi continui a sindacati, a manifestazioni di piazza ed a qualunque forma di protesta, il quadro è completo ed è proprio nero che più nero non si può. Alle prossime elezioni .... se ci saranno ... quando a votare andrà solo Renzi ed il sogno del partito unico e della maggioranza assoluta sarà realtà.

lunedì 24 novembre 2014

Il Partito democratico preso a schiaffi nella sua regione


I risultati elettorali sono sempre stati oggetto di analisi diametralmente opposte da parte di ogni politico, nel nostro paese un'analisi seria è una specie di chimera soprattutto se a fare questa analisi è un segretario di partito o un presidente del consiglio. Figuriamoci cosa accade se le due figure si concentrano in una sola persona. Ecco che Renzi analizza i risultati delle elezioni regionali in Emilia e Calabria con due sole parole: "Netta vittoria". E come dargli torto: il PD rimedia il 50% in emilia e il 61% in calabria fra l'altro riconquistando questa regione. Ottimo si dirà fermandoci a queste percentuali. Poi però si scopre che l'astensione è al 60% e che la percentuale dei votanti è del 37% in Emilia (ex regione rossa) e del 44% in Calabria. Si scopre che in Emilia il Partito Democratico ha perso oltre 300.000 voti e che in Calabria ha vinto con gli stessi voti circa 160.000 con cui perse nel 2010, insomma un vero e proprio disastro che rappresentano il risultato di quasi un anno di renzismo. Certo ad un politico fa comodo sottolineare la vittoria nelle due regioni, ma ad un statista dovrebbe stare più a cuore la partecipazione democratica al voto e se in una elezione si raggiunge il 60% di astensione, fatto mai avvenuto in Italia, anche la vittoria dovrebbe passare in secondo piano. D'altra parte questo test elettorale non ha che confermato quanto avvenuto alle europee dove il Partito Democratico di Renzi ha si vinto quelle elezioni ma le ha vinte semplicemente in virtù dell'astensione in quanto il calo di voti rispetto alle precedenti europee è stato di qualche milione di voti. Il disastro Renzi per il Partito Democratico continua ed altro che "netta vittoria", si tratta piuttosto di una netta caduta di consensi.

venerdì 21 novembre 2014

Nemmeno le tragedie fermano l'annuncite di Renzi






Il buon Matteo non perde occasione per sparare cavolate anche in occasioni di tregedie come la sentenza relativa alle morti per l'Eternit di Monfalcone. Ora annuncia che farà un decreto per la prescrizione, naturalmente non si conoscono i contenuti del decreto che è stato annunciato con il suo solito stile. La solita annuncite cronica questa volta infarcita anche di ignoranza. Si perché nel caso dell'Eternit il problema della prescrizione è stata una scelta della Cassazione che poteva anche essere evitata abbracciando la tesi, e non solo la tesi, dell'accusa. Se l'eternit è la causa delle morti che si sono verificate a Monfalcone, e che sia la causa è ormai più che provato, considerato che i decessi continuano, il reato è ancora in corso e non si è chiuso con la dimissione della fabbrica quindi la prescrizione non sarebbe dovuta nemmeno essere presa in considerazione. Quindi il problema non è in questo caso la prescrizione ma l'interpretazione della Cassazione che ha individuato la fine del reato nella chiusura della fabbrica, nonostante i decessi siano continuati e continueranno ancora per diversi anni. La questione è molto più seria e grave di una semplice spostamento dei termini della prescrizione, ma il giovanotto di Firenze lo sa benissimo e se avesse voluto sarebbe già intervenuto per cercare in qualche modo di far funzionare meglio la giustizia. Naturalmente non lo può fare grazie al patto stretto con il suo padrino, il condannato di Arcore, e fino ad ora in tema di giustizia ha fatto quattro sparate delle sue come quella sulle ferie dei magistrati ma di sostanziale niente. Ed ora ne sparerà un'altra con un decreto per risolvere un problema che con il processo di Monfalcone non ha niente a che fare e che quindi si risolverà in niente. Si starà a vedere quando la montagna partorirà un altro topolino.

lunedì 17 novembre 2014

Inadeguatezza politica


Uno dei luoghi comuni più in voga di questo paese è quello che recita: "Ognuno ha quello che si merita". Trasposto nella politica significa che il paese, l'Italia in questo caso ha i governanti che si merita. Non penso che il detto popolare possa essere semplicemente applicato alla politica se non fosse per esempio che ormai da quasi 10 anni al cittadino non è consentito di scegliere i propri rappresentanti in parlamento. Se sommiamo una legge elettorale scellerata con il fatto che la Costituzione Italiana non prevede un governo eletto dal paese quanto piuttosto un governo che ottiene semplicemente la fiducia dal parlamento, quello che ne esce è un paese dove la democrazia è ormai azzoppata se non camcellata da diverso tempo. Certo l'elettore non si è ribellato ad una legge elettorale scellerata, ma non è facile capire quanto un meccanismo come quello previsto dal porcelluma possa provocare danni come quelli registrati in questi ultimi anni. Sta di fatto che il cambiamento, che sarebbe dovuto avvenire con l'ascesa di un giovane rampante come Renzi sostenuto da un grande partito come Renzi da una parte ed un movimento fatto di cittadini comuni dall'altra, ha fallito miseramente mostrando tutta l'inadeguatezza della politica italiana. In questi giorni l'Italia settentrionale è sotto "attacco" dalla natura che fa semplicemente il proprio mestiere mettendo in risalto le scelte scellerate dei governanti di questo paese. E quello che sanno fare i governanti non è altro che addossarsi le colpe del disastro gli uni contro gli altri mentre i cittadini che si trovano in mezzo non possono che cercare di difendersi con le proprie mani dalla furia della natura. Sembra proprio che il politico italiano viva in un altro mondo, in un'altra realtà, quella che ha bisogno di grandi opere per esempio ignorando che il terreno sul quale queste opere dovrebbero essere realizzate frana ad ogni "pisciata" di rondine. Si prevede di spendere circa 20 miliardi di euro per tre o quattro grandi opere mentre ne sarebbero necessari solo 3-4 miliardi per sistemare il diastro Italia. Nel frattempo l'economia del paese frana insieme al paese stesso ed anche senza le piogge di questi giorni, ma chi ci governa ha fra i propri obiettivi stringere accordi con chi ha portato al disastro il paese stesso per preservare i propri interessi e allo nstesso tempo denigrare chi protesta contro le politiche di destra applicate da un partito che si professa di sinistra. L'arroganza, la superbia e l'ambizione del presidente del consiglio non conoscono limiti e mostrano tutta l'inadeguatezza nell'affrontare i problemi seri che affliggono il paese. Le motivazioni sono diverse ma i compirtamenti e le politiche di Renzi sono esattamente sovrapponibili a quelle di Berlusconi.

giovedì 13 novembre 2014

Renzi e il quadrilatero ....


Renato Zero qualche anno fa cantava "Il triangolo no, non lo avevo considerato" ... ma oggi nell'era dell'iPhone e del cellulare senza il gettone siamo andati oltre, Renzi ci ha portato oltre e siamo arrivati al quadrilatero. In questi mesi di annunci e di riforme annunciate alla velocità della luce il presidente del consiglio si barcamena fra il condannato, AL-Fano ed i dissidenti del suo partito cercando di accontentare tutti ma è impresa ardua. Si accorda con il condannato e si lamenta AL-Fano, accontenta il povero Angelino e il condannato minaccia di buttare al vento il patto del Nazzareno, ogni volta che cede alle pressioni di uno dei due i ribelli del Pd si armano per mandare al vento la maggioranza e lui è costretto a far votare la fiducia sui provvedimenti del governo. Insomma vita dura per il povero Fonzi di Firenze. Questa settimana ha dato una pacca sulle spalle a tutti e poi è fuggito in Australia lasciando il condannato convinto che la legge elettorale sarà quella che vuole lui, i dissidenti del Pd convinti che la riforma del lavoro sarà corretta come vogliono loro, e Alfano imbestialito che chiede un nuovo vertice di maggioranza dopo quello di lunedì, richiesta rimandata al mittente dalla "madre" costituente la ministra Boschi. E lui dalla Romania come un'oca giuliva dichiara che tutto è sistemato e che la riforma del lavoro sarà in vigore dal 1 gennaio 2015, peccato che debba andare alla Camera e probabilmente tornare al Senato per le modifiche che saranno apportate. Però chi lo accusa di volre fare tutto lui sbagla di grosso, infatti ha lasciato ai suoi fedeli il compito di prendersela con la Camusso e la CGIL altrimenti saremmo arrivati al pentagono. Certo che la Camusso ha fatto l'ottima spalla per Renzi progendogli un assist che non Renzi ed i renziani non potevano farsi scappare: la CGIL indice uno sciopero generale per venerdì 5 dicembre quando lunedì 8 dicembre è festa, insomma un fine settimana che inizia in anticipo con uno sciopero che sarà una ghiotta occasione per un lungo ponte. Il furbetto di Firenze ha lasciato però ai suoi "grulli" il compito di attaccare la Camusso e far fare la figura dei cretinetti anche a loro. Ma come i parlamentari renziani del Pd attaccano la CGIL per il lungo ponte mentre loro in parlamento quando va bene lavorano tre giorni alla settimana ed il giovedì sera iniziano a scappare dal luogo di lavoro, da chi viene la predica per il sindacato della Susanna. Ma ormai il sindacato non merita nemmeno più di tanto l'attenzione del segretario del Pd, ci pensano già da soli a "castrarsi" considerato che nemmeno in questo frangente così delicato per il lavoro e per i lavoratori riescono a mettersi d'accordo per un'iniziativa comune. Insomma la situazione è in evoluzione ma un'evoluzione fatta per di più di chiacchere inutili che di fatti concreti, per quelli siamo rimasti ai famosi 80 euro dopodiché il nulla.

lunedì 10 novembre 2014

Politica, giustizia, informazione .... un caos totale ... ovvero l'Italia


Oggi capire qualcosa è veramente difficile in questo paese e non solo per l'assurdità della politica, per la poco affidabilità della giustizia ma anche per il sistema di informazione che dovrebbe appunto chiarire e illustrare i fatti al cittadino comune. Grande clamore nei giornali, televisioni e tutti i mezzi di informazione per la "notizia" delle prossime eventuali dimissioni di Giorgio Napolitano, dimissioni il cui momento era già noto da tempo ma che hanno "colto di sorpresa" giornali e televisione che si sono scatenati nelle ipotesi più assurde. Naturalmente in questo gioco allo scoop non si sono sotratti i politici che si sono subito schierati in due fazioni: quelli che Napolitano era ora che se ne andasse e quelli che Napolitano il meglio presidente dell'era repubblicana. Naturalmente sia gli uni che gli altri si sono dimenticati il discorso davanti a camera e senato riuniti in seduta plenaria che Giorgio Napolitano ha tenuto il giorno del suo insediamento per il secondo mandato. Deputati e senatori trattati a pesci in faccia dal presidente rieletto ma tutti ad applaudire a scena aperta mentre il paese vedeva questi burattini che osannavano chi li stava massacrando. Ripensando a quella scena era difficile immaginarsi una legislatura formata da politici di una certa levatura ed anche chi ci è entrato a forza, come Matteo Renzi, risponde a queste caratteristiche. Parole, parole, parole, patti segreti fra chi stava appostato su sponde opposte con l'obiettivo di andare avanti il più possibile per non abbandonare la poltrona. Politici che siedono su poltrone grazie ad una legge dichiarata incostituzionale ma che altro non fa che proporne una simile in tutto e per tutto. In mezzo a questo caos istituzionale, che si riflette su provvedimenti e presunte riforme messe in campo dall'attuale maggioranza veramente poco dignitose per una democrazia, anche da parte di chi pretende di vestire i panni dell'opposizione i comportamenti non raggiungono toni particolarmente elevati. I grillini perdono tempo a denunciare alla magistratura un patto fra due partiti che non ha un riscontro formale e che quindi non infrange alcuna norma di legge, ma Grillo ed i suoi serve per salire agli onori di una scena della quale hanno rinunciato ad essere protagonisti per veramente cambiare il paese. L'altra opposizione poi è guidata da un omino verde che due giorni fa è partito da Milano per andare a Bologna a visitare un capo rom senza avvisare le autorità della pubblica sicurezza e quindi poi gridare e starnazzare di non essere stato protetto dall'attacco di un gruppo di esagitati dei centri sociali. In questa fiera di paese negli ultimi tempi si è inserita anche la giustizia che non ne imbrocca più una giusta. Processi di appello che cancellano le sentenze di primo grado in maniera eclatante per cui chi era colpevole con condanne di qualche anno di galera, viene completamente assolto. Il caso Cucchi ed il caso l'Aquila sono eclatanti. Ora che il processo di appello possa portare anche a conclusioni diverse è sicuramente una possibilità, ma che tali conclusioni siano completamente opposte a quelle del processo di primo grado forse è indice che qualcosa non funziona come dovrebbe. Cpme è possibile che un imputato condannato a 7 anni di reclusione in primo grado, in appello sia completamente assolto ? In casi di questi genere qualcuno probabilmente ha sbagliato ma non lo sapremo mai. In questo caos totale naturalmente un presidente del consiglio come Renzi non può che avere successo utilizzando la sua capacità comunicativa che utilizza per imbambolare il paese che nella sua maggioranza non aspetta altro che di essere imbambolato.

giovedì 6 novembre 2014

PD ... Piccolo Dittatore


Oltre le parole ci sono sempre i numeri che rappresentano la realtà: 
  • Berlusconi: una fiducia in parlamento ogni 28 giorni
  • Monti: una fiducia ogni 18 giorni
  • Letta: una fiducia ogni 25 giorni
  • Renzi: una fiducia ogni 9,8 giorni
Questi numeri sono la dimostrazione di come gli ultimi quattro governi che si sono avvicendati alla guida del paese abbiano fatto uso del voto di fiducia in parlamento per far approvare provvedimenti senza che fossero discussi o modificati dal parlamento stesso. Già nell'ultimo governo Berlusconi si gridava allo scandalo per l'uso eccessivo di questo strumento di governo, ma ancora non eravamo arrivati all'epoca Renzi. La richiesta del voto di fiducia su un provvedimento presentato dal governo è una procedura prevista dalla Costituzione come strumento eccezionale in virtù di un'urgenza contingente, l'attuale governo l'ha fatta diventare uno strumento oridnario. In questo modo il parlamento di fatto è esautorato dalle sue funzioni in quanto non è in grado nè di discutere né tantomeno di apportare modifiche a qualsiasi decreto o disegno di legge di origine governativa, relegando lo stesso parlamento a votare in maniera scontata togliendo alle opposizioni qualsiasi velleità di esercitare la propria funzione. Che Renzi fosse insofferente alle critiche lo si è capito subito appena arrivato a Palazzo Chigi, e chi lo aveva seguito con un pò di attenzione lo sapeva anche da prima, ma arrivare ad un utilizzo così smodato del voto di fiducia forse nessuno se lo sarebbe aspettato. Tutto nasce dalla politica che ha messo in atto e che di fatto traghetta il Partito Democratico, insieme a tutto il paese, verso in una involuzione dai toni antidemocratici e spostando l'asse stesso del partito non tanto verso il centro ma proprio fra le braccia della destra. Lui lo aveva dichiarato anche prima di vincere le primarie che andava a cercare i voti anche nell'aera del centro destra, ma una cosa è cercare i voti un'altra cosa è adottare politiche di destra. E così con la scusa che le riforme si fanno insieme non si è accontentato solo di trovare un accordo con berlusconi sulle presunte riforme (legge elettorale e riforma del senato) ma si è spinto oltre andando a realizzare proprio il programma del politico del condannato. Ecco allora che quando il governo porta in parlamento un provvedimento non deve fare solo i conti con l'opposizione (M5S e Sel) ma anche e soprattutto con i dissidenti interni che contestano i suoi provvedimenti ma che ancora rispondono alle direttive del partito e quindi si arrendono al voto di fiducia. Fino a quando durerà questo giochetto ? Fino a quando all'interno del Partito Democratico coloro che ancora si sentono a parole di sinistra saranno disposti ad appoggiare un governo ormai palesemente di destra ? Renzi sa che il giochetto non durerà ancora a lungo ed oggi ha provato a stringere per chiudere sulla legge elettorale con il condannato e poi andare alle elezioni, ma ha trovato la porta chiusa ed ora anche Berlusconi gli va contro perché sa benissimo che una volta approvato l'Italicum andare al voto sarebbe per lui la fine. Insomma, a parte la parentesi di Monti e Letta, siamo passati da un presidente del consiglio che usava il parlamento ed il paese per il proprio tornaconto ad uno che ha esattamente lo stesso comportamento. Il primo aveva l'obiettivo di stare lontano dalla giustizia, il secondo ha l'obiettivo di soddisfare la sua ambizione e la sua arroganza. Un'ambizione ed un'arroganza che lo hanno portato anche a fare la voce grossa con la Commissione europea facendo il grande e lo sbruffone davanti alle televisioni ed ai giornali, salvo poi diventare un agnellino durante degli organi europei come ha svelato apertamente il commissario Junker. Insomma un bulletto di quartiere con manie dittatoriali, niente di nuovo sotto il sole.

martedì 4 novembre 2014

Renzi il disegno è il tuo


Altro show del presidente del consiglio che va a prendersi gli applausi degli imprenditori, quelli che ora non si possono più chiamare padroni, e si rifiuta di andare ad incontrare i lavoratori. Questo accade oggi mentre ieri sera è stato trasmesso da Rai 3 un video nel  quale un funzionario di polizia ordinava la carica contro il corteo della Fiom che semplicemente voleva raggiungere il ministero dello sviluppo, smentendo le dichiarazioni che il ministro Alfano ha rilasciato in parlamento. Il disegno di bastonare i lavoratori era già pronto nel cassetto del governo ed è stato messo in atto appena se ne è presentata l'opportunità, un progetto che poi è stato confermato oggi dal presidente del consiglio a Brescia dove ha dimostrato ancora una volta di mal sopportare le critiche soprattutto se provengono dai lavoratori. Gli imprenditori non lo criticano di certo e come potrebbero considerato che Renzi sta mettendo in atto tutte le politiche che la destra del condannato avrebbe voluto mettere in campo ma che non è riuscito a portare a termine troppo preso dal mettere in sicurezza la sua persona rispetto alla giustizia. La manifestazione di domenica scorsa della Fiom ha fatto uscire allo scoperto le vere intenzioni di un governo e di un presidente del consiglio che sotto l'egida di un finto partito di sinistra, il Partito Democratico, si è insediato a Palazzo Chigi sfiduciando addirittura un proprio governo. Il Pd che si scontra contro il Pd e poi Matteo Renzi ci viene a dire che c'è qualcuno che manovra per spaccare l'Italia in due. E chi se non lui ha scelto questa strada ? Chi se non lui ha scelto di traghettare un partito per portarlo fra le braccia della destra ? Chi ha deciso di mettere in campo politiche a favore dei padroni riportando il paese indietro di oltre 50 anni per rinverdire la lotta di classe ma schierandosi dalla parte del padrone ? Insomma basta con questa farsa del partito che è andato a far parte dei socialdemocratici in europa: ciò che caratterizza un partito. soprattutto quando si trova al governo, non sono le parole ma i fatti e quindi la politica che mette in campo. La politica del governo Renzi è una politica di destra che ammicca agli imprenditori, che li libera da ogni tutela dei lavoratori, che gli diminuisce le tasse scaricandone il peso sui cittadini e sui lavoratori dipendenti. Ma il cittadino comune forse se ne sta rendendo conto considerato quello che è accaduto anche oggi a Brescia.

mercoledì 29 ottobre 2014

Il buongiorno si vede dalla Leopolda


Lo scontro del fine settimana fra la piazza piena di sole e il buio della vecchia stazione fiorentina è stato solo il preludio dello scontro fisico avvenuto oggi. Sabato mentre da una parte un popolo che rappresentante sia culturalmente che fisicamene la sinstra, sebbene ormai privo di un partito che difenda le sue ragioni, dall'altra la borghesia-medio alta rendeva omaggio ad un giullare infarcito di tecnologia ma ormai inesorabilmente spostato a destra. A Roma i deboli, le classi tartassate in questi anni di crisi economica, coloro che chiedono meno disuguaglianze e rivendicano la dignità di un lavoro per poter semplicemente vivere a quali ormai viene tolta anche la possibilità di scegliere i propri rappresentanti nelle istituzioni ed il proprio governo. A Firenze coloro invece che giocano con le parole sulle spalle dei deboli e per fare questo si riuniscono nel buio di una vecchia stazione, altezzosi, irriverenti verso il popolo che nello stesso momento chiede più uguaglianza e più diritti, presuntuosi fino al punto di dichiarare che al popolo dei deboli deve essere sottratto anche l'ultimo diritto che ancora a fatica conservano: quello di scioperare e manifestare il proprio disagio. I deboli sotto il sole con l'illusione di poter avere peso nelle scelte politiche di coloro che nello stesso momento nascosti sotto terra decidevano le sorti di un popolo disorientato anche per essere stato abbandonato da quel partito che li ha sempre in qualche modo rappresentati. Uno scontro comunque che si è tenuto a distanza ma che lasciava prevedere lo scoccare della scintilla alla prima occasione. E l'occasione non è tardata ad arrivare. Oggi parte del popolo dei disperati si è presentata per rivendicare quel diritto sancito dalla costituzione, il lavoro, ed il popolo dei garage ha mandato ad affrontarlo il proprio braccio armato che non ha esitato a spostare lo scontro sul piano fisico. Ed anche in questo caso la lotta è stata impari e così oltre allo sfruttamento, ai licenziamenti, il popolo dei deboli ha ricevute una gragnuola di manganellate per opera di quello che era il partito che lo rappresentava. Una specie di Caino ed Abele dei tempi moderni. La tre giorni di Firenze sancisce ormai il passaggio definitivo di quello che fu il più grande partito della sinistra europea, in campo avverso, quello della destra più becera e oserei dire fascista che si permette di manganellare chi protesta per la difesa del proprio lavoro. Renzi ha subito messo in atto gli insegnamenti e le dritte ricevute alla Leopolda dai suoi amici imprenditori e borghesi primo fra tutti quel Davide Serra che vorrebbe eliminare il diritto di sciopero: per il momento non lo ha cancellato ma ha subito fatto vedere come intende affrontare le future manifestazioni di chi avrà l'ardire di protestare contro la sua politica. Se questo è il buongiorno della Leopolda figuriamoci che cosa ci aspetta al mattino.

lunedì 27 ottobre 2014

Renzi e le cialtronerie tecnologiche


Quando una persona parla molto ed ha proprietà di linguaggio oltre ad una immensa capacità comunicativa è facile che qualsiasi cosa dica sia presa per buona soprattutto per il modo attraverso il quale viene illustrata che non lascia spazio alla riflessione o più semplicemente il contenuto. Il messaggio o i messaggi sono trasmessi in contenitori talmente sfavillanti che il destinatario del messaggio è frastornato e allontanato dal contenuto. E' un tecnica che utilizzano i pravi promotori commerciali o finanziari che riescono a vendere di tutto anche al più refrattario dei compratori. Renzi è solo un personaggio che ha queste capacità elevate all'ennesima potenza e sicuramente potrebbe vendere di tutto, purtroppo però ha deciso di fare il politico ma soprattutto ha deciso di fare il presidente del consiglio e ci è riuscito conquistando prima il suo partito, trasformandolo in un partito di centro ad insaputa dei suoi iscritti che pensano ancora di essere un partito di sinistra, e poi facendosi nominare capo del governo con tanto di acclamazione popolare senza passare dalle elezioni come aveva sempre promesso (tipico dei venditori). Poi ha dato inizio ai suoi shows con slide, twetter, siti, e cotillons frastornando tutti. Ieri nel suo discorso finale alla Leopolda ha messo in scena un altro suo show appellandosi alla teconologia per accusare i difensori del "polveroso" articolo 18 come gente ancorata al passato e che non vuole cambiare. Ma le sue metafore alla fine fanno acqua nonostante i sorrisi e gli applausi a scena aperta. Intanto ha iniziato prendendo come riferimento l'iPhone e già qui si è rivelata la sua anima "destrorsa" agganciandosi il proprio pensiero alla Apple piuttosto che ad una tecnologia Open Source, quella per intendersi alla quale i giovani della sinistra italiana o i progressisti si appellavano e ne auspicavano l'utilizzo anche nella pubblica amministrazione proprio per sganciarsi dai costi dei due colossi Apple e Microsoft. Renzi ha cambiato strada. Poi è passato a dei paragoni senza senso ma di effetto scenico: "Difendere l'art. 18 è come avere un gettone o volerlo inserire nell'iPhone o come avere una chiavetta usb e volersa inserire in un giradischi o avere un macchina fotografica digitale o volerci inserire un rullino". Metafore fuori luogo per un semplice motivo: l'uso degli smartphone ha incentivato l'utilizzo delle comunicazioni telefoniche ... cosi' come l'uso della musica in formato digitale ha tolto di mezzo i giradischi ma la musica ha aumentato la platea dei suoi ascoltatori ... oppure ancora la fotografia digitale ha aumentato gli appassionati di fotografia. L'ingresso della tecnologia nel campo delle comunicazione, della musica o della fotografia non ha cancellato tutele od opportunità a chi usa le telecomunicazioni, a chi fa musica e fa fotografia ma anzi le ha aumentate. Il ragionamento di Renzi, al di là dell'ironia, ha poco a che vedere con chi vuole riformare il lavoro senza abbattere le tutele ai lavoratori, proprio come è avvenuto nella rivoluzione tecnologica di questi ultimi venti anni. Ma certo l'immagine del vecchio sindacalista con un gettone in mano e lo smartphone dall'altra che tenta di inserirlo da qualche parte per telefonare o l'immagine del vecchio sindacalista con un rullino da una parte ed una macchina digitale dall'altra che tenta di inserirlo nella stessa macchina, sono sicuramente ad effetto e ironiche oltre misura, ma il messaggio che vorrebbe far passare il presidente del consiglio è semplicemente farlocco e fuorviante oltre che fuori tema.

martedì 21 ottobre 2014

Il nuovo modello renziano: la prostituzione di stato


C'era una volta un imprenditore che, sceso in politica per curare i propri interessi, introdusse il modello liberale e capitalista anche nelle istituzioni fino a utilizzare il proprio ruolo per sottrarre una sua escort, per di più minorenne, dalle mani della giustizia ed evitare che si scoperchiassero diverse pentole. In realtà poi le pentole si scoperchiarono portando alla luce un giro di donnine compiacenti che frequentevano le dimore del nostro imprenditore. Tutte profumatamente pagate nel perfetto stile capitalista: ricchezza a vantaggio di pochi ed a danno di molti. Poi il "puttaniere" cadde in disgrazia a causa del suo troppo interesse al personale piuttosto che al bene del paese e dopo qualche traccheggio il palazzo è stato conquistato da un giovinotto spavaldo ed ambizioso ma di tendenze politiche diversa. Ecco allora che il giovinotto ha pensato bene di "comprare" il paese utilizzando denari pubblici ai propri fini, non sessuali in questo caso, ma bensì di ambizione e carriera politica. Prima 80 euro al mese a 10 milioni di lavoratori dipendenti, che hanno fruttato ben 11 milioni di voti alle europee, poi 80 euro al mese per tre anni alle donne che faranno un figlio e che si presume frutteranno qualche altro milione di voti alle prossime elezioni. Insomma non si tratta di comprare prestazioni sessuali, ma sempre di comprare qualcosa con la differenza che mentre il pregiudicato aveva alla sua corte qualche decina di escort di professione, il ragazzotto tratta da escort un paese intero. Il senso della politica dei due è esattamente lo stesso, cambia solo la platea. Se vogliamo nell'azione del fiorentino c'è qualcosa di più orripilante rispetto a quanto faceva il condannato. Le escorts del pregiudicato erano consenzienti e l'unica arma di costrizione era costituita da qualche decine di migliaia di euro, le/gli escorts del giovannotto lo sono loro malgrado trattati come tale anche se non consenzienti. Una politica veramente squallida che mostra tutta l'arroganza del potere che tratta un paese alla stregua di quanto faceva il grande Alberto Sordi nel film il Marchese del Grillo nel quale elargiva monete incandescenti ai mendicanti che si presentavano sotto il suo balcone. Un'immagine che non può che essere accostata a questo novello marchese che tratta un paese allo stremo, senza lavoro, subissato dalle tasse, sempre di più senza sevizi e diritti minimi, alla stregua di pezzenti ai quali dall'alto della sua arroganza elargisce pochi denari che virtualmente scottano.

giovedì 16 ottobre 2014

Meno tasse alle imprese e più tasse ai cittadini: niente di nuovo sotto il sole


Secondo la nuova moda introdotta dai governi del condannato cone le manovre finanziarie di fine anno, che oggi si chiamano leggi di stablità, lo stato non introduce nuove tasse alla luce del sole come si faceva negli anni 70-80, ma aggira l'ostacolo lasciando questo lavoro sporco ai comuni ed alle regioni. Il buon Renzi, presidente del consiglio di una ormai virtuale sinistra, non si sottrae a questa consuetudine ormai consolidata ma va anche oltre tanto per buttare funo negli occhi alla sua maniera. Infatti nella manovra appena illustrata ci sono riduzioni di tasse per le imprese (la famogerata Irap), la conferma degli 80 euro che sbandiera come una riduzione di tasse ma che in realtà è una semplice elargizione, e poi ci sono dei tagli lineari a ministeri, comuni e regioni (la parte più sostanziale). Tagli che non derivano da quel lavoro svolto dal manager Cottarelli (altro spreco di soldi in quanto il lavoro svolto e profumatamente pagato viene tranquillamente cestinato) ma che sono effettuati con la famosa forbice alla dove coglio coglio, stile Tremonti tanto per capirci. Quale sarà la logica consequenza di questa operazione ? Che comuni e regioni dovranno per far quadrare i loro bilanci seguire due strade: tagliare i servizi ai cittadini (quelli più virtuosi), aumentare le imposte locali (quelli meno virtuosi e più coerenti allo stile renzusconiano). Qualunque delle due strade sia seguita dal comune o dalla regione il risultato sarà che i cittadini o dorvanno sborsare soldi per sopperire alla mancanza di servizi (più spese per la scuola e per la sanità per esempio) oppure dovranna sborsare più soldi per le imposte locali. In parole povere il risultato di questa manovrà è che il cittadino dovrà finanziare la riduzione di tasse alle imprese. Dimenticavo .... nella manovra sono conteggiati fra le entrate qualche miliardi, circa 3.5, che dovrebbero arrivare dalla eterna e mani portata a termine lotta all'evasione. Allora liberiamo gli imprenditori da qualche balzello, liberiamoli dalle pastoie di qualche legge che dovrebbe tutelare i lavoratori (art. 18 tanto per dirne una), ma se poi per portare a termine queste operazioni si tolgono ancora soldi ai cittadini che se ne fanno le imprese di meno tasse e più libertà di movimento se nel paese i consumi si ridurrano ulteriormente con questa manovra ? Si è dato vita ad una economia basata sul consumismo ed si continuano a tagliare le risorse ai consumatori, la contraddizione di questa politica sta tutta qui. Conclusione: la solita manovra finanziaria alla quale assistiamo da anni, mascherata dal tagli dell'Irap e dagli 80 euro (che è bene ricordarlo sono sempre 80 euro lordi), fumo negli occhi alla renzi per far passare come nuovo qualcosa che sa di vecchio.

lunedì 13 ottobre 2014

Grillo scavalca a destra anche Renzi


Il grande show del Movimento 5 Stelle al Circo Massimo si è concluso ed oltre alla solita guerra di cifre, che questa volta non vede la diatriba con la sola questura ma anche all'interno del Movimento c'è chi spara cavolare a raffica (Di Battista ... 500 mila) e chi tiene un profilo più serio (Di Maio 200 mila), rimane il sapore della grande confusione. Grillo ha dovuto faticare per riprendersi la scena, dopo che gli era stata presa dai suoi parlamentari durante sia il dibattito sulla riforma del senato che sulla fiducia in merito alla riforma del lavoro, e lo ha fatto a modo suo scagliandosi contro tutti e tutto. Dai giornalisti, ai sindacati (la peste rossa), a naturalmente Renzi contro il quale ha chiamato a raccolta l'esercito, per finire con la proposta politica che sancisce il superamento a destra, operazione non facile di questi tempi, del partito democratico. La proposta è andare al governo (non si sa come e quando) e quindi chiudere il parlamento, in questo modo si risolvono sicuramente tutti i problemi. Una proposta semplice, chiara costruita su due punti e quindi facilmente comprensibile anche da parte di quegli elettori che dopo essere stati ubriacati dalle televisioni del condannato, ora proseguono la sbornia a suon di annunci renziani. Qualcuno sperava che finalmente il grillo parlante si mettesse un attimo da parte per dare spazio a chi si era messo in luce durante questi mesi di attività parlamentare del movimento, ma così non è stato e il comico non è andato oltre la concessione di un piccolo spazio sul palco al duo Di Battista-Di Maio. Per inciso molto più serio e concreto il secondo rispetto al prima che le spara a raffica quasi alla pari con il suo capo. Lo spettacolo che ne esce è deprimente e se questa è l'alternativa alla coppia condannato-Renzi il paese è proprio messo male ma chi è messo peggio sono coloro che credono in queste sparate senza progetti o programmi seri, quelli che servirebbero in un momento di crisi così acura. Alla fine verrebbe da dire che o l'Italia non è così messa male dal punto di vista economico e lavorativo (a discapito delle cifre sulla disoccupazione e sui consumi) oppure che è talmente messa male che basta un comico che lancia qualche urlo, che offende chiunque affinchè gli venga dato credito. Insomma la gara per lo scavalcamento a destra è aperta: Renzi l'ha iniziata trainandoci un partito come il Pd erede di quello che fu il più grande partito comunista europeo, Grillo ci sta provando trascinandoci un movimento sull'orlo del qualunquismo. In questa corsa sono scomparsi gli eredi del partito fascista, ora trasformatisi in Fratelli d'Italia, che ormai si vedono più presenze alla loro destra che alla loro sinistra.

lunedì 6 ottobre 2014

Venghino venghino signori ... oggi grande offerta due tessere al costo di una


Siamo alle offerte speciali anche in politica, offerte che non sono sbandierate o pubblicizzate come quelle che i supermercati ed i discount sono costretti a fare per sopravvivere, ma che sono palesi per chi ha ancora una minima capacità di analisi autonoma. Il Partito Democratico lamenta in queste ore un calo degli iscritti che sembra molto più grave di quanto si voglia far credere e questi sono gli effetti dello sbandamento verso destra del Partito che fu Democratico. Renzi, dopo aver chiesto i voti dell'elettorato di Berlusconi per raggiungere la vetta del 41% alle europee, ora per combattere il calo degli iscritti medita la nuova offerta speciale: paghi uno e prendi due ... che in questo caso significa due tessere quella del PD e quella di Forza Italia. Una strada obbligata e prevedibile dopo le politiche messe in campo dal boyscout di Firenze. Di fatto il governo che ancora qualcuno si ostina a chiamare di centro sinistra sta attuando il programma che fu di Berlusconi e di Forza Italia e che ora ha trovato il suo attuatore grazie al travestimento di uomo di sinistra, nemmeno tanto ben riuscito, messo in atto da Renzi. Abolizione della democrazia diretta per le elezioni del Senato e delle Province, una legge elettorale in tutto e per tutto simile al porcellum di Calderoli, chiusura totale verso i sindacati e apertura totale verso gli imprenditori e verso il peggiore di tutti, Marchionne (anche se lui è un manager ma che si comporta esattamente come il vecchio padrone degli anni 50-60), ed in ultimo la più aberrante operazione da sempre rincorsa dal centro destra: abolizione totale dei più elementari diritti dei lavoratori e del simbolo di tali diritti, l'articolo 18. Difficile trovare nelle politiche del governo qualcosa che possa farlo assomigliare a qualcosa di sinistra mentre è piuttosto facile trovare nelle parole che Renzi spara a raffica ogni giorno, i vecchi motivi con i quali Berlusconi tentava di immettere ottimismo fra gli italiani. Renzi ha imbambolato circa 11 milioni di elettori con gli 80 euro, ma oltre ai voti non è certo riuscito a dare fiducia agli italiani perché la fiducia non si ottiene certo con qualche spicciolo. Inutile dare 80 euro a coloro che lavorano già ma che non sanno se domani lavoreranno ancora, inutile dare questo obolo se poi lo togliamo con tasse la cui responsabilità è demandata agli enti locali grazie al taglio del trasferimento dei fondi, non si da fiducia quando circa 9 milioni di cittadini vivono al limite della povertà o vi sono totalmente dentro questa condizione sociale senza che nessuno si occuopi di loro, non si da fiducia quando si cancellano diritti conquistati con il sangue, ci si rifiuta di interagire con le organizzazioni dei lavoratori e si va a braccetto con imprenditori e padroni. Insomma la fiducia è una cosa seria che non si compra con 80 euro né tanto meno con i soldi che già sono dei lavoratori (leggi tfr) e che si tenta di far passare come un altro obolo ma sempre riservato a chi il lavoro ce l'ha ... e chi no ha il lavoro ? Per questi se vogliono che l'offerta speciale: due tessere al costo di una ... da non lasciarsi scappare.

giovedì 2 ottobre 2014

Renzi ci riprova .... a fa' ir ganzo coi vaini dell'artri


Il vizzietto Renzi non lo perde e dopo il successo degli 80 euro, successo per lui e per il Pd considerato che quella eleargizione ha portato il Partito Democratico al 41% alle elezioni europee, alza la posta ed ora punta ai 100 euro. Anche questa volta però, anche per la nuova eventuale elargizione, va a prendere i soldi .... direttamente dai cittadini italiani. Insomma da una parte da togliendo da un'altra. In questo secondo caso però il gioco è più sporco e più facilmente dimostrabile, ma gli italiani sono ormai così anestetizzati che sembrano non renderse conto nemmeno questa volta. L'operazione 80 euro è stata mascherata più o meno bene e i fondi necessari a finanziare quella compravendita di voti è stata suddivisa in mille rivoli e nascosta in diversi provvedimenti mettendo a punto una perfetta operazione di raggiro. Diminuzione delle detrazioni Irpef, che rappresenta a dispetto delle dichiarazioni di Renzi e company un aumento di tasse, tassa su dispositivi digitali che possono contenere musica (indipendentemente che chi possiede il supporto ce la metta o meno questa musica), sottrazione di soldi alla Rai alla quale i cittadini pagano il canone e quindi indirettamente sottrazione di soldi ai cittadini stesso, tagli dei fondi ai comuni e quindi indirettamente sempre agli stessi cittadini, insomma rastrellando a destra e a sinistra sono scappati fuori 80 euro per 10 milioni di lavoratori dipendenti. Un'operazione difficile da rendere chiara e limpida. Considerato che il tutto è passato più o meno sotto silenzio, Renzi va oltre ed alza la posta: questa volta promette 100 euro e non si preoccupa nemmeno di mescolare le carte per non far capire da dove prenderà i soldi. L'operazione è limpida e veramente sfacciata: i 100 euro saranno presi direttamente dalla tasca destra dei lavoratori e messi nella tasca sinistra. E con la faccia tosta che si ritrova Renzi afferma che in questo modo i lavoratori, sempre quelli dipendenti, avranno 180 euro. Insomma in questo caso i soldi li sottrae direttamente dai lavoratori ai quali poi li elargisce. Naturalmente in questa operazione ci sarà anche un piccolo, si fa per dire, vantaggio da parte dello stato che potrà tassare in maniera maggiori questi 100 euro rispetto alla loro elargizione naturale e cioè al momendo del fine rapporto. Insomma con questa operazione il fiorentino non solo non si dovrà dannare a trovare come reperire i fondi con manovre di distrazione, l'operazione sarà a costo zero, per lui e per il governo, ed anzi ci sarà un guadagno per le casse dello stato. Il problema è tutto dei lavoratori, dipendenti, che a fine rapporto per aver preso quei 100 euro si ritroveranno con un gruzzoletto di entità ridotta, che servirà a ben poco, per aver preso prima l'uovo piuttosto che apsettare la gallina.

martedì 30 settembre 2014

Maggioranza (PD) e opposizione (FI) ? .... Non in parlamento dove governa il partito unico






Le parole hanno la loro importanza ma se poi non sono supportate dai fatti perdono il loro significato perché alla fine sono i fatti che contano. Ci si ostina a individuare il Partito Democratico come partito di sinistra e a considerarlo una forza di maggioranza mentre Berlusconi e la sua Forza Italia si definiscono opposizione. Tutte parole se poi si va ad analizzare come i più rappresentativi esponenti delle due forze votano in parlamento. Ecco allora che Brunetta e Speranza, capigruppo di Fi e del Pd, vontano nella maniera in oltre l'80% delle votazioni alla Camera, mentre i capigruppo Romano e Zanca addirittura si trovano in accordo in oltre il 90% delle votazioni al Senato: come è possibile quindi definire maggioranza ed opposizione queste due forze ? Che il Partito Democratico guidato da Matteo Renzi sia diventato di fatto il braccio armato di Berlusconi e Forza Italia per portare a termine quell'opera di distruzione di massa non riuscita in venti anni di governo è certificato da questi numeri che rappresentano dati oggettivi e incontrovertibili. Ma d'altra parte era già tutto chiaro da tempo prima ancora che Matteo Renzi mettesse definitivamente le mani sul Pd. Tutto è iniziato da quella cena ad Arcore quando Berlusconi, presidente del consiglio, convoca per una riunione istituzionale in sindaco di Firenze, ma invece di riceverlo a Palazzo Chigi lo riceve ad Arcore. Un uomo vero di sinistra si sarebbe rifiutato di andare, per un incontro istituzionale, in una sede diversa appunto da quella istituzionale. Poi ha continuato andando ad elemosinare voti dal centro destra e Berlusconi lo ha accontentato facendogli vincere le primarie e poi le europee con il 41%, a meno che qualcuno non creda ancora che quei voti siano stato tutti del popolo di una sinistra ormai disintegrata. Infine Renzi per ringraziare il condannato lo ha nonminato suo mentore per le riforme concordando una legge elettorale brutta copia del porcellum, iniziando una serie di riforme intese a togliere potere ai cittadini eliminando prima l'elezione diretta delle province (in questi giorni sono iniziati gli inciuci per la spartizione delle province fra Fi e Pd) poi proponendo una riforma costituzionale del Senato dove ancora una volta i cittadini saranno esclusi dalla elezione dei senatori. Infine siamo arrivati alla proposta di riforma del lavoro approvata ieri dalla direzione Pd, una riforma che realizzerà il sogno ancora di Berlusconi e Sacconi: eliminare l'art. 18. Ecco questi sono i fatti che poi sono supportati anche dalle parole perché un politico che afferma che il lavoro è un dovere e non un diritto o che gli imprenditori devono avere il diritto di licenziare e non può essere il giudice che decide su queste vertenze, ecco un politico che dice tutto questo non può certo definirsi di sinistra, almeno avesse la decenza di smetterla con questa definizione.

sabato 27 settembre 2014

Spunta un altro piccolo Berlusconi


Una volta c'era Berlusconi che, ad ogni atto giudiziario nei suoi riguardi, inveiva dalle sue televisioni contro la magistratura politicizzata che voleva annientarlo politicamente andando contro il voto popolare, poi il virus della persecuzione da parte della giustizia si è lentamente diffuso colpendo qualunque schieramento politico. Oggi è il turno di De Magistris, sindaco di Napoli ed ex magistrato sceso in politica nel partito che fece del giustizialismo la propria bandiera: l'Italia dei Valori di Di Pietro. A sentire la parole del sindaco di Napoli dopo la condanna per abuso di ufficio, le invettive di Berlusconi sembrano caramelle e complimenti per la magistratura. De Magistris sputa veleno a fiumi contro la magistratura e contro i giudici che lo hanno condannato affermando che dovrebbero vegognarsi e che lui naturalmente non si dimetterà nonostante la legge Severino glielo imponga (Berlusconi docet). Insomma come la giustizia colpisce un politico qualsiasi, questo come per magia veste i panni di Berlusconi e, usando i testi che lo stesso condannato ha predisposto, recita la parte del perseguitato dalla magistratura che vuole scalzarlo dalla sua carica politica. A parte queste esternazioni del sindaco l'aspetto peggiore della vicenda, se la condanna sarà poi confermata negli altro gradi di giudizio naturalmente, è che De Magistris ha usato il suo potere di magistrato per aprire intercettare illegalmente dei politici per poi farsi pubblicità attraverso queste inchieste e scendere in politica. La sua elezione in effetti, ma non solo la sua in realtà, fu un atto di fiducia e non una consequenza di un'azione politica sulla cui base valutare le proprie capacità di amministratore. Ma questo è un male della politica di questi ultimi 20 anni. A partire dallo stesso Berlusconi che fu eletto sulla base delle sue capacità di imprenditore (amplificate oltre misura dai favori ottenuti dal quel marpione di Bettino Craxi) come se l'equazione imprenditore di successo=politico di successo fosse scontata. I politici o presunti tali pescati dal mondo del giornalismo, dello spettacolo, della magistratura sono spuntati come funghi per poi dimostrare la propria inadeguatezza una volta calati nel mondo della politica. Oggi De Magistris veste comunque i panni del "perseguitato" dalla giustizia, dimostrando anche lui purtroppo che la coerenza è una virtù sconosciuta nell'ambito della politica.