lunedì 28 febbraio 2011

Il pazzo è anche qui ...

L'amicizia fra Berlusconi e Gheddafi è sempre stata "giustificata" con gli enormi interessi anche personali che il presidente del consiglio doveva in qualche modo proteggere ed incentivare fino al punto di prostrarsi davanti al dittatore libico. Un atteggiamento comunque ingiustificabile solo con gli interessi economici in ballo ed infatti in questi giorni viene alla luce un'altra analogia fra i due uomini. Gheddafi e' sempre stato definito un pazzo in seguito ai suoi comportamenti, ai suoi atteggiamenti teatrali ed ai discorsi farneticanti. Solo un pazzo puo' definirsi amico del dittatore libico e le esternazioni di questi ultimi giorni del capo del governo italiano sono un conferma che il livello di pazzia di Berlusconi non e' sicuramente da meno di quello di Gheddafi. Il dittatore di Arcore oggi arriva ad accusare perfino il Presidente della Repubblica di bloccare quelle leggi che il governo fa approvare e che non sono di gradimento di Giorgio Napolitano. Un'accusa non solo grave ma assolutamente falsa perche' il Presidente della Repubblica non puo' bloccare una legge solo perche' non e' di suo gradimento, ma semplicemente se la legge o non ha copertura finanziaria o e' palesamente incostituzionale oppure e' stata approvata saltando le normali procedure che la nostra costituzione prevede come accaduto per la legge relativa al federalismo municipale. Ma Berlusconi deve spostare l'attenzione del paese dai propri guai giudiziari ed in parte ci sta riuscendo vaneggiando sulla presunta difficolta' di governare a causa delle regole democratiche del nostro paese che gli impediscono di portare a termine le riforme che avrebbe in mente di far approvare. In realta' l'Indagato del Consiglio ha come sempre un unico obiettivo, quello di tenersi lontano dai processi e da eventuali condanne, ma per fare questo o modifica la costituzione, operazione che gia' non gli e' riuscita una volta, oppure e' costretto a mettere a punto leggi che vanno contro i principi della costituzione stessa. Con la maggioranza di cui dispone in parlamento, la piu' ampa che un governo della Repubblica Italiana abbia mai avuto a disposizione, non dovrebbe avere nessuna difficoltà a governare ma il problema è che lui non intende governare e lo dimostra anche il continuo ricorso al voto di fiducia in occasione dell'approvazione di qualsiasi provvedimento. Berlusconi è un dittatore in pettore a cui stanno stretti i panni della democrazia e delle regole democratiche, che vede il parlamento come un ostacolo al regime totalitario che vorrebbe imporre al paese, insomma un pazzo che vede appunto nei dittatori con i quali ha stretto amicizia un modello da seguire ed emulare. Nelle sue farneticazioni oggi ne ha avute per tutti: dal Presidente della Repubblica, alla Corte Costituzionale, a Camera e Senato senza esclusione di colpi. Uno sproloqui continuo lamentandosi addirittura per non poter più usare il telefonino in quanto sottoposto a continue intercettazioni da parte della magistratura, insomma da carnefice della democrazia del nostro paese a vittima della giustizia che lo perseguita. In realtà ormai Silvio Berlsuconi appare come un animale ferito che tenta gli ultimi colpi di coda. Abbandonato dai finiani, è riuscito a recuperare qualche parlamentare grazie alla sua capacità "persuasiva" incentrata su promesse di poltrone e assegni ad almeno quattro zeri. Ma anche la Lega sta mollando gli ormeggi e sta mettendo dei paletti alle sue voglie di immunità, pronta comunque a mollarlo definitivamente non appena passerà il federalismo sotto qualsiasi forma. Insomma questo sarebbe il momento di non mollare la presa per liberare finalmente il paese da un uomo che in questi 15 anni ha tentato più volte di distruggere la democrazia e cambiare le regole imposte da una costituzione tutt'ora valida e funzionale. Speriamo che Pd e Idv e tutta l'opposizione si renda conto del momento favorevole.

martedì 22 febbraio 2011

Fallimento totale

Fino a pochi giorni fa, nel pieno dello scandalo Ruby e del giro di prostituzione nel quale e' coinvolto Berlusconi, in molti sia da parte dell'opposizione che della maggioranza si diceva che sarebbe stato auspicabile che il governo e la sua maggioranza fossero battuti e fatti cadere su questioni politiche piuttosto che su problemi relativi alle discutibili abitudini sessuali del presidente del consiglio. Oggi stiamo assistendo ad un governo che inanella insuccessi e brutte figure una dietro l'altra sia sul piano nazionale che su quello internazionale e propio in un momento storico molto critico nel quale si stanno stravolgendo gli equilibri politici ed economici con le rivolte cruente in atto nei paesi del Nord Africa. In politica interna il Presidente della Repubblica e' costretto ad un superlavoro per arginare l'attivita' incostituzionale e fuori dalle regole del governo Berlusconi, incapace di portare a termine anche una riforma scellerata come il federalismo per la quale ha il completo ed incondizionato appoggio della Lega Nord. Oggi Napolitano ha bloccato un altro decreto del governo annunciando che d'ora in avanti non rinuncerà più alla sua facoltà di rinviare i provvedimenti approvati con la richiesta di fiducia, una modalita' ingiustificata dati i numeri di cui disponde la maggioranza. Numeri che dopo essere andati in crisi con l'uscita di Fini dal Pdl, stanno tornando a favore di Berlusconi grazie alla sua attività di compravendita ed alla scarsa coerenza di molti parlamentari italiani. D'altra parte il governo è troppo impegnato nella pseudoriforma della giustizia che fino ad ora non è riuscita in quanto, per salvare il presidente del consiglio dai processi che lo attendono, si è fatto ricorso a provevdimenti anticostituzionali regolarmente bocciati come prevedibile. Il parlamento ormai lavora a scartamento ridotto ed i pochi provvedimenti portati dalla discussione dal governo non hanno un seguito in termini di confronto politico in quanto sottoposti tutti al voto di fiducia. Ma tutta l'inadeguatezza di questo governo si sta rivelando in questi giorni nell'affrontare la crisi scaturita dalle rivolte dei paesi nordafricani. Tutta la politica internazionale della maggioranza di centro destra è incentrata non su un programma condiviso della maggioranza stessa, ma piuttosto dai rapporti interpersonali che Berlusconi instaura con i vari capi di stato. Purtroppo il presidente del consiglio ha una propensione patologica verso i dittatori per i quali nutre un'ammirazione viscerale oltre ad una naturale invidia per poter governare senza i legami e le costrizioni delle regole democratiche. Ecco allora la sua amicizia con Putin, con Mubarak, con Gheddafi. In particolare "l'amicizia" con Gheddafi e' quella che ha messo in luce tutte le falle della politica internazionale dello pseudo governo italiano. Mentre tutti i paesi occidentali condannano fortemente il dittatore libico, il ministro Frattini balbetta e mette addirittura in discussione le dichiarazioni del colonnello che accusa l'Italia di aver armato i tibelli, e Berlusconi non ha nemmeno il coraggio di fare dichiarazioni avverse contro i bombardamenti di civili da parte di Gheddafi. Siamo diventati prima lo zimbello del mondo intero per gli stili di vita di Berlusconi, ora lo siamo per la difesa del dittatore libico mentre allo stesso tempo il nostro governo chiede aiuto all'europa per fronteggiare l'emergenza che si sta delineando a causa delle popolazioni in fuga dai paesi in rivolta. Troppo facile distaccarsi dall'europa quando fa comodo e invocare la stessa europa in caso di bisogno. Insomma oltre al caso Ruby ora ci sono anche motivazioni puramente politiche per chiedere ed ottenere le dimissioni di un governo che ha fallito su tutto i fronti e che sta portando l'Italia ai minimi storici in fatto di credibilita' e autorevolezza.

lunedì 21 febbraio 2011

Santa Italia protettrice dei dittatori del Nord Africa



Il Nord Africa ormai dittatura dopo dittatura è in fiamme ed il governo italiano mostra tutta la sua totale inadeguatezza a livello internazionale dopo i continui fallimenti di politica interna. Unico paese europeo ad avere decretato riconoscimenti internazionali a dittatori, Mubarak e Gheddafi su tutti, che uno dopo l'altro stanno cadendo sotto i colpi di rivolte popolari pacifiche, il governo del dittatore in pectore di Arcore continua nella sua scelleratezza preoccupato non tanto della repressione che si il leader libico sta mettendo in atto ma degli eventuali sbarchi di fuggitivi sulle nostre coste. Berlusconi è un incapace non solo nel governare il paese all'interno di una crisi senza precedenti, dalla quale ci salviamo appena un po' grazie solo a Tremonti ed è tutto dire, ma anche di guidare l'Italia all'interno del panorama europeo e internazionale. E' lui che ha definito ha suo tempo Gheddafi come un leader di grande saggezza, così come è ancora lui che solo ieri dichiarava di non voler disturbare Gheddafi e che si trattava di una questione interna alla Libia. La rivolte del Nord Africa, che non si fermeranno certo alla Libia dopo Tunisia ed Egitto, mostrano la mondo intero che è ormai finita l'era in cui questi paesi erano terreno di sfruttamento da parte dell'occidente grazie anche ai regimi totalitari che governavano questi paesi. La crisi economica ha portato queste popolazioni allo stremo e se le potenze occidentali non hanno capito che era entrato in crisi l'intero sistema capitalistico da rivedere ed abbandonare a favore di modelli di sviluppo piu' equi, le rivolte dei paesi africani costringeranno tutto il sistema occidentale a rivedere i propri modelli di sviluppo dovendo fare i conti con i nuovi assetti politici che si andranno ad instaurare. Obama e l'Europa ora sono preoccupati per la cruenta repressione che i dittatori stanno mettendo in atto, primo su tutti Gheddafi, cercando di trovare una strada per guidare il cambiamento democratico contenendo la violenza, unica nota stonata quella dell'Italia che continua nella sua pesudopolitica scellerata e accecata dagli interessi privati del Capo del Governo. Da più parti in questi giorni, dopo lo scandalo Ruby, molti politici dichiaravano che Berlusconi andrebbe battutto sul campo della politica e non per i suoi guai giudiziari. Ma se tutti tacciono mentre il ministro degli esteri sproloquia e ritira addirittura l'adesione al documento di condanna della Ue, come mandiamo a casa questo governo di inefficienti ?

domenica 20 febbraio 2011

Chi reprime la piazza e chi la costituzione

In Libia il regime di Gheddafi si oppone alla rivolta popolare mettendo in atto una feroce repressione contro le manifestazioni pacifiche della popolazione civile stanca della dittatura pluridecennale del generale libico. Berlusconi si dice preoccupato non delle centinaia di morti già provocati dalla rivolta libica, ma piuttosto del rischio di un nuovo esodo biblico dalle coste dell'Africa settentrionale. Il Capo del governo italiano, per conto suo, si appresta a mettere in atto una repressione di uguale natura anche se con effetti per il momento meno recrudescenti. Per sopperire ai propri gua giudiziari ha in mente uno stravolgimento della costituzione che riguarderà non solo gli articoli di principio, quelli cioè della prima parte, ma anche quelli che gli hanno inmpedito in questi anni di portare in porto le famosi leggi ad personam come il Lodo Alfano e il legittimo impedimento. Leggi fatte approvare dal parlamento, grazie ad una maggioranza schiacciante in termini di numeri, ma qualitativamente di basso livello tanto di non essere in grado di riconoscere una legge palesemente incostituzionale. Ed allora l'Indagato del Consiglio, molto vicino ormai a doversi presentare in qualche aula processuale, ha deciso di aggirare l'ostacolo della incostituzionalità dei propri provvedimenti modificando quegli articoli della costituzione che regolano il funzionamento della corte stessa. Come dire ... se non si riesce a governare rispettando le regole che da oltre 60 anni tutti i governi hanno rispettato, si cambiano semplicemente le regole e non perchè le stesse regole siano da modificare ma solo perchè il presidente del consiglio le deve adattare ai propri intendimenti. Un atto che certamente non provoca morti o violenze fisiche, ma che non ha niente di diverso dalla violenza con la quale l'amico dittatore Gheddafi sta mettendo in atto contro il popolo libico. Una sottile analogia che unisce due dittatori: uno di fatto ed uno in pectore. D'altra parte le modalità con cui Berlusconi ha governato l'Italia in questi tre anni sono assimilabili a quelle di un regime totalitario in quanto ogni provvedimento del suo governo portato in parlamento è stato sempre stato approvato con voto di fiducia nonostante la schiacciante maggioranza di cui il governo stesso si può avvalere. Ma il voto di fiudcia mette al riparo di una qualsiasi eventuale modifica che il parlamento potrebbe apportare alle sue leggi ad personam. Insomma l'Italia vive da mesi in una specie di regime demcrotico e l'unico modo per uscire da questa situazione è quello di seguire la strada che tutti gli stati del Nord Africa, governati da dei dittatori, stanno mettendo in atto. Berlusconi agisce ormai da vero e proprio dittatore, deligittimato a ricoprire incarichi di governo dal suo comportamento, dal suo stile di vita e dai guai giudiziari in cui si trova invischiato, l'unica azione sensata che dovrebbe fare sarebbe quella d dimettersi e sottoporsi ai processi che lo attendono. Lo stesso Capo dello Stato gli ha indicato la strada, ma lui, appoggiato dalle orde del Pdl e da quelle della Lega, anche se queste sono a tempo determinato in attesa del federalismo, insiste nel rimanere al suo posto tentando l'ultimo colpo di coda che assume i toni di un colpo di stato: la modifica della carta costituzionale. Per contrastare questo atteggiamento e liberare il paese riportandolo in piena democrazia non rimane che la rivolta popolare.

venerdì 18 febbraio 2011

L'Italia fatta a pezzi nel 150° anniversario dell'unità

L'Italia non è più unita e questi ultimi tre anni di governo Berlusconi hanno compiuto danni che potrebbero essere irreparabili, tali da minare irrimediabilmente quell'Unità di cui si festeggia il 150° anniversario. Non solo la politica è divisa e la stessa maggioranza incapace di governare in maniera adeguata, ma anche il paese nella sua componente fondamentale, i cittadini, è sull'orlo di una guerra civile che per ora si espleta verbalmente ma il rischio di scendere a maniere più forti e meno pacifiche è molto reale. La maggioranza di governo ormai si regge da una parte con i forti investimenti economici messi in atto dal Presidente del Consiglio sia per reclutare nuovi adepti alla causa del governo, o meglio alla sua causa, sia per recuperare quei politici che avevano abbandonato il Pdl per confluire nel Fli di Fini. I continui travasi sono ormai all'ordine del giorno come se si trattasse di vasi comunicanti che però non arrivano a pareggiarsi a vicenda come le leggi dell'idraulica richiederebbero. A sostegno poi del governo rimane anche la Lega, che pur trovandosi in disaccordo perfino sui festeggiamenti del 17 marzo, rimane nella coalizione per perseguire quel disastro che si chiama federalismo che, se attuato, porterà definitvamente alla divisione del paese. Appare grottesco che il governo vari il decreto che sancisce i festeggiamenti dell'Unità d'Italia del 17 marzo mentre i ministri della Lega votano contro o nella migliore delle ipotesi se ne sono andati al momento della votazione. Uno spettacolo squallido che decreta ancora una volta che la maggioranza davvero non esiste più e che appena ottenuto il federalismo, oppure appena bocciato speriamo, il governo perderà anche l'appoggio della Lega. le truppe di Bossi però non esitano ad appoggiare Berlusconi quando rispolvera la famigerata riforma della giustizia che avrà due semplici obiettivi: cancellare le intercettazioni telefoniche dalle indagini delle procure e l'approvazione del processo breve per consentirgli di svicolare ai quattro processi che ormai lo attendono a partire dal 28 febbraio. La Lega, quella di Roma ladrona, non esita a mettere da parte i propri principi giustizialisti pur di salvare chi potrebbe portarli al federalismo. Nell'opposizione le cose non vanno meglio, incapace in questo caos totale della maggioranza, di trovare anche un leader valido intorno al quale riunirsi e sferrare il colpo finale al caimano ferito gravemente. Ogni settimana spunta un nuovo candidato così che se il governo cadesse non dico domani, ma anche netro un mese, Pdl e Idv e tutti gli altri non saprebbero a che santo votarsi. Il paese ed i suoi cittadini staranno meglio almeno, saranno uniti contro questo caos istituzionale. Nemmeno per sogno. Il paese è diviso in due. Da una parte tutti coloro che hanno risposto la materia grigia in soffitta e si rifiutano di tirarla fuori, metterla a lucido e provare a farla funzionare di nuovo. Un'operazione difficile certo ma non impossibile. Questa parte del paese ormai appoggia Berlusconi in maniera incondizionata, come se si trattasse un atto di fede, ed ormai l'Indagato del Consiglio può fare ciò che vuole, atti al limite del reato penale se non veri e propri reati, e loro sono pronti a bere le parole del dittatore di Arcore che individua nella magistratura rossa tutti i problemi che la magistratura stessa gli crea. Se lui dice che cammina sulle acque, questa parte del paese gli crede fino al punto di asserire di averlo visto davvero camminare come se fosse il novello Gesù Cristo. Insomma in questa parte dell'Italia il cervello è ormai una massa amorfa che non produce più nessun segnale elettrico. L'altra metà invece si sforza di far capire che se la magistratura interviene significa che qualche comportamento del presidente del consiglio è stato al limite della legalità e che quindi, come se si trattasse di un cittadino qualunque, anche Berlusconi deve essere giustamente processato. Per non parlare del fatto che, indipendentemente da un eventuale reato commesso o non commesso, è il comportamento del capo del governo che è incompatibile con la carica che ricopre in quanto per cariche istituzionali di quel calibro la separazione fra vita privata e vita pubblica è difficilmente tracciabile e comunque il comportamento nel privato deve essere sempre in linea con quello pubblico. Conclusione: il paese è a pezzi e i festeggiamenti per l'Unità d'Italia non potevano arrivare in un momento così poco opportuno. Sarebbe stata una grande occasione per ritrovare l'unità, ma con partiti come la Lega e con uomini come Berlusconi questa nuova unità diventa sempre più un miraggio.

giovedì 17 febbraio 2011

Dallo squallore alla banalità: il triste spettacolo del festival



La satira non si fa a comando, ma deve essere spontanea e soprattutto non commissionata. Ieri sera invece la Rai per par condicio ha preteso che Luca e Paolo, i presunti comici delle Jene, dopo aver ironizzato nella serata di apertura su Berlusconi e Fini, se la prendessero anche con personaggi dell'altra sponda politica ed i due hanno scelto Santoro e Saviano. E ne è uscito un siparietto insulso, banale e scontato. D'altra parte i due non sono dei comici e nemmeno degli attori, sono dei buoni conduttori sorretti da una trasmissione originale come le Jene, ma per quanto riguarda la loro vena satirica, questa è tutta da dimostrare. E così si è passati dallo squallore della canzone "Ti sputtanero'" allo squallore di una serie di battute preconfezionate per equiparare la bilancia me che non uscivano da una penna spontanea ed ispirata come dovrebbe essere la satira. Martedì la volgarità ha invaso il festival e le case degli italiani con il termine "Ti sputtanerò" ripetuto all'inverosimile e sostituito solo in un passaggio dal più elegante "Ti fotterò". Una canzoncina che rappresenta il segno dei tempi dove la volgarità, l'offesa, il disprezzo per l'avversario e la caduta di stile in ogni settore della vita politica, sociale e culturale è sotto gli occhi di tutti. Basta assistere a qualche trasmissione televisiva in cui si confrontano personaggi di idee diverse per rendersi conto di questo stato di cose. La conzonetta di martedì sera raprpesenta benissimo lo stato dissestato del panorama culturale italiano. E non tanto per il termine sputtanare, ma soprattutto per l'ossessiva ripetizione ed in un contesto, il Festival di Sanremo, che non rappresenta sicuramente il palcoscenico ideale per uno spettacolo degno del più infimo bar del porto. Sono rari i comici che non fanno uso di termini volgari, ma sono rari anche quelli che pur usandoli lo fanno con molta leggerezza o usando pseudonimi che rendono la satira godibile e veramente tagliente oltre che originale. Due su tutti: Litizzetto e Benigni. Entrambi nei loro monologhi usano a volte termini volgari, ma, oltre a non essere ripetitivi in maniera ossessiva, sono inframezzati i discorsi che rendono anche tali termini completamente godibili. Dopo la volgarità ieri sera si è voluto bilanciare la scena mettendo sotto torchio Santoro e Saviano per rispondere all'ossessiva questione della par condicio che ora, oltre che per tribune elettorali, entra in gioco anche negli spettacoli di intrattenimento. Ma fare satira o talk show non è la stessa cosa che fare politica. Nel dibattito politico è necessario si il contradditorio, ma la satira non è politica, è semplicemente una forma d'arte ed allora è possibile costringere l'arte in schemi e regole studiate per la politica ? Sarebbe come costringere un poeta a scrivere una poesia sull'odio una volta che ha scritto una poesia sull'amore, o come imporre a Leonardo Da Vinci a dipingere un volto maschile dopo che ha dipinto la Gioconda. E così i risultati sono stati disastrosi e solo il basso livello raggiunto ormai dagli spettatori televisivi ha potuto far apprezzare le performances di Luca e Paolo. L'Italia è stata trascinata in questi anni in un pantano non solo dal punto di vista politico ma anche dal punto di vista culturale e sarà difficile e faticoso risollevare il paese da queste sabbie mobili.

martedì 15 febbraio 2011

... e Bersani calò le braghe ...

Gli ultimi dubbi sulle possibilità di dare vita ad un'alternativa attraverso il Partito Democratico sono definitivamente stati spazzati via. Il PD è in totale confusione senza sapere da che parte inziiare e quale strada intraprendere per sconfiggere non solo Berlusconi ma tutto il centro destra. Oggi è alleato con Di Pietro dell'Italia dei Valoro, ma si tratta di un'alleanza fragile alla quale i dirigenti del PD non hanno mai dato sufficiente credito per arrivare ad una vera e propria svolta. Lo dimostra il mendicare porta a porta di questi mesi per trovare un altro alleato a loro avviso più credibile. Prima Casini, poi Fini, poi Rutelli, poi tutti e tre, rimanendo insensibili al richiamo di Vendola e degli gruppeti dislocato alla propria sinistra. Tutti tentativi che evidenziano la mancanza di una strategia propria da seguire e intorno alla quale chiamare a raccolta chi veramente ha intenzione non solo di sconfiggere Berlusconi, ma anche e soprattutto di sconfiggere quella maggioranza di centro destra che negli ultimi 10 anni ha portato al disastro attuale. Gli avvenimenti di questi ultimi giorni avrebbero dovuto costituire per il Partito Democratico una buona base di partenza per costruire quel consenso necessario al progetto dell'alternativa. Le dimostrazioni di sabato 5 e 13 febbraio, soprattutto quest'ultima con milioni di persone in piazza, dovevano raprpesentare le fondamenta per iniziare il cammino che avrebbe dovuto portare alla defenestrazione del governo Berlusconi. La notizia poi di oggi relatva al giudizio immediato di Berlusconi per concussione e prostituzione minorile era proprio la ciliegina sulla torta tanto attesa da tutti gli strenui oppositori del dittatore di Arcore. Ma proprio oggi in cui, unico caso al mondo, per un capo di governo viene disposto un processo con rito immediato, che cosa fa il segretario di quello che dovrebbe essere il maggiore partito di opposizione ? Chiede aiuto alla Lega, un partito di governo, per abbattere il presidente del consiglio. Un partito che, oltre ad essere il maggiore alleato di Berlusconi, ha come bandiera fra i propri principi guidail razzismo, la xenofobia sia verso lo straniero che verso i propri concittadini meridionali, irride continuamente allo Stato attraverso manifestazioni sia folkloristiche che si sostanza, professa la secessione e tenta di indottronare i bambini fin dalle scuole primarie proprio come il fascismo faceva con i balilla. Insomma propriop nel momento di maggior debolezza di SIlvio Berlusconi, il segretario del Partito Democratico, Bersani, fa suo il comportamento del cavaliere per allearsi con la Lega Nord. Berlusconi sono ormai due legislature che tiene Bossi e company sul filo del rasoio promettendo quel federalismo scellerato che porterebbe alla rovina del paese, in cambio dell'appoggio su qualsiasi provevdimento ad personam che il governo presenta. Ora Bersani adotta la stessa strategia promettendo a Bossi lo stesso federalismo in cambio del ritiro del proprio appoggio al governo Berlusconi. Il Partito Democratico, dopo aver perso tutte le tornate elettorali a cui ha partecipati dalla sua fondazione, si appresta alla sconfitta finale perchè se davvero dovesse andare in porto l'alleanza PD-Lega, Bersani e company vedrebbero scomparire definitivamente questa abnorme formazione politica voluta da Veltroni e D'Alema che ha rinnegato tutti i principi e gli ideali della sua storia.

lunedì 14 febbraio 2011

Manifestazione politica ... ?? Ma quando mai


Oggi Silvio Berlusconi, la vergogna d'Italia, inveisce contro la manifestazione di ieri dando sfogo al solito disco che prevede sfogare la propria rabbia con ingiurie e con il disprezzo vero chi lo contrasta e, per fortuna, ha una visione diversa dalla sua per ciò che concerne il governo del paese. Fra le tante accuse rivolte a donne e uomini scesi in piazza ieri, accuse sostenute anche dalle sue ministre senza testa e anche senza occhi, c'è quella che vorrebbe connotare la manifestazione del 13 febbraio come una manifestazione politica. Niente di più sbagliato e falso. Le parole d'ordine non erano incentrate sulla politica e fra i milioni di manifestanti non si è vista nè una bandiera nè un simbolo politico, ma d'altra parte come avrebbe potuto essere una protesta politica. Affichè fosse tale sarebbe stato necessario avere una politica governativa da contrastare e verso la quale protestare e fare proposte alternative, ma qual'è la politica di questo governo ? Come si è possibile organizzare una manifestazione politica contro chi non governa, contro chi non ha un qualsiasi programma politico da mettere in atto e verso il quale confrontarsi od opporre idee diverse ? Il parlamento è bloccato da mesi senza atti da discutere o approvare se si escludono le solite mozioni di fiducia verso il governo e soprattutto vero il suo capo, Silvio Berlusconi. Gli unici provvedimenti ha riguardato i guai giudiziari del presidente del consiglio e i vari tentativi dilettanteschi per mettere al riparo Berlusconi dai processi che lo attendono. L'unica riforma che potrebbe essere chiamata tale e sulla quale ci sarebbe veramente da mettere in atto un vero e proprio confronto è quella specie di federalismo voluto a tutti i costi della Lega, ma anche in questo caso il provvedimento è stato gestito nella solita maniera avventata, superficiale e da regime totalitario, quello a cui aspirerebbe Silvio Berlusconi ma che, per nostra fortuna, ancora non ha la capacità di mettere in atto grazie alla nostra costituzione e ad un Presidente della Repubblica che non si lascia certo infinocchiare dall'Indagato del Consiglio. Quindi la manifestazione di ieri non poteva essere certo politica non avendo una politica della maggioranza da controbattere, ma era di certo faziosa in quanto tutte le persone che vi hanno partecipato donne e uomini e tutte le persone che l'hanno sostenuta, erano e sono contro Silvio Berlusconi e contro la sua permanenza a Capo del governo. Non era una manifestazione di appoggio alla magistratura, i problemi giudiziari sono suoi e a nessuno in questo momento importa più di tanto, quello che interessa è che lui se ne vada perchè è lui il nemico numero uno di questo paese da combattere senza tralasciare nessun mezzo..

domenica 13 febbraio 2011

La guerra civile è iniziata: il Partito della Libertà contro tutti

Il rischio di una deriva totalitaria è stato evidente fin dal primo governo Berlusconi, un uomo che non aveva e non ha la minima idea di come si possa governare un paese in un regime democratico troppo abituato alla gestione dittatoriale delle proprie aziende. Il rischio di arrivare poi ad uno scontro senza precedenti nella storia d'Italia si è materializzato con il secondo governo Berlusconi che chiamò in suo aiuto il partito che ha nel proprio Dna la secessione e la divisione del paese, la Lega Nord. Oggi quelli che sembravano i timori di chi leggeva la situazione più nera di quanto fosse in realtà, si stanno concretizzando a causa delle allegre abitudini del capo del governo e dalla sua visione mistificatrice della volontà popolare. Oggi è troppo tardi per chiedere di abbassare i toni come ha fatto il Presidente della Repubblica cercando di far tornare la ragione al presidente del consiglio, c'è un solo modo per far tornare la politica italiana nei ranghi di un sano e civile confronto: le dimissioni di Berluscono non solo dalla carica che ricopre ma anche dalla politica italiana. Che l'appello di Napolitano fosse destinato a cadere nel vuoto lo si è visto stamani alla lettura dei due giornali, unici ormai, che difendono strenuamente il cavaliere: Libero di Belpietro e Il giornale di Salustri. Le due corrazzate del Pdl hanno attaccato senza mezza termini il Capo dello Stato con toni eversivi accusandolo di stare dalla parte dei magistrati solo per aver consigliato a Berlusconi l'unica cosa sensata che dovrebbe fare: dimettersi e farsi processare. Il Pdl rimane compatto a difesa del suo capo e ignora le parole di Giorgio Napolitano addossano le responabilità dei toni alti all'opposizione e non certo a Berlusconi che ha fatto della superbia, della mancanza di rispetto per l'avversario e della continue invettive verso la sinistra una specie di cartello politico da quando è entrato in politica. Questa difesa ad oltranza è sconcertante e pericolosa in un momento in cui una buona parte del paese non è più disposta a sopportare la tracotanza e la inefficienza politica del cavaliere. Le manifestazioni di questa settimana, la più imponente della quali è in pieno svolgimento proprio in queste ore, sono il segnale che siamo sull'orlo di uno scontro che potrebbe portare alla guerra civile e dovrebbero rendersene soprattutto coloro che difendono ad oltranza e senza nessun ragionevole motivo il presidente del consiglio. Oltretutto il momento storico attuale è denso di pericoli non solo per la crisi economica non ancora debellata ma anche per quanto sta avvenendo nel nord africa dove uno dopo l'altro i vari regimi dittatoriali stanno cadendo sotto i colpi di rivolte popolari. Rivolte che stanno fornendo una lezione al mondo intero sulle modalità attraverso le quali si possa raggiungere la democrazia, non con la guerra come hanno tentato di imporrre senza successo gli Stati Uniti ma bensì attraverso la volontà popolare sia con modalità pacifiche ma anche violente qualora sia necessario. In Italia la grave situazione che si è venuta a creare si può risolvere in un solo ed unico modo: dimissioni di Silvio Berlusconi dalla vita politica.

sabato 12 febbraio 2011

Decadenza e regime totalitario

In qualsiasi parte di questo nostro mondo le manifestazioni organizzate da chi detenie il potere si verificano esclusivamente in quei regimi totalitari che, proprio in virtù del loro totalitarismo, devono mostrare i muscoli per far valere la loro forza. Una forza che non può essere manifestata in virtù del loro buon governo ma appunto con manifestazioni di piazza organizzate ad hoc e non per volere della gente coinvolta. Chi governa non avrebbe bisogno di manifestazioni per protestare contro chi e cosa ? Contro se stesso ? Contro la propria incapacità di governare ? Questo è il punto. Se hai il potere in mano usalo e governa facendo approvare leggi che rispondano ai tuoi principi ed ideali. Naturalmente nei sistemi democratici questa capacità di governare deve essere esercitata nel rispetto delle leggi e delle regole democratiche e costituzionali. Se un governo fa scendere in piazza chi lo sostiene ed addirittura scende in piazza con i propri ministri, questo significa che è incapace di governare. Questo è quanto accade in Italia dove, nonostante i rimproveri ed i consigli del Presidente della Repubblica (avrebbbe consigliato pacatamente ad un Presidente del Consiglio super esagitato semplicemente di farsi processare), coloro che appoggiano il governo sentono il bisogno di manifestare contro chi non si sa, come appunto avviene nei sistemi dittatoriali. Ma il nostro paese si deve distinguere sempre anche nel male ed allora ecco la ridicola buffonata di Giuliano Ferrara, che si tuffa a tutta panza nel cattivo gusto esponendo fila di mutande in bella vista. Povero Giuliano, ormai sopraffatto dalla propria mole e dal proprio grasso che sicuramente ha raggiunto il cervello provocando danni permanenti, si scaglia contro l'Italia puritana e moralista, quella che secondo lui chiede le dimissione di berlsuconi in virtù appunto di una ritrovata moralità. Ma il ciccio è consapevole di fare una serie di affermazioni false, purtroppo non lo sono coloro che lo applaudono in platea e che pendono dalle sue labbra come se fosse il nuovo profeta. Gli italiani che chiedono a Berlusconi di andarsene non lo fanno perchè sono dei moralisti ma per altri motivi molto più seri, anche se chi decide di fare il presidente del consiglio avrebbe comunque il dovere quanto meno di dare l'esempio ed avere un comportamento in linea con le leggi e con la politica che intende portare avanti. I motivi del dissenso e della richiesta di dimissioni sono altri. Primo fra tutti il fatto che un presidente del consiglio si scomoda per togliere dalle mani della giustizia una ragazzina minorenne che ha commesso un reato, secondo perchè esprime la sua presunta generosità verso persone che non ne hanno bisogno mentre nel paese ci sono milioni di giovani che non sanno dove sbattere la testa per la mancanza del lavoro, e terzo motivo la palese inettitudine nel tenersi al sicuro da comportamenti ricattatori che potrebbero mettere in pericolo la sicurezza dello Stato. Questi sono le ragioni principali per cui Berlsuconi dovrebbe dimettersi, ma rimane il fatto che il cittadino che deve subire leggi sulle quali può anche dissentire, ha tutto il diritto di sapere se colui che impone queste leggi al paese le rispetta e soprattutto se conduve una vita privata in linea con i principi che intende imporre al paese (leggi famiglia, autodeterminazione per terapie mantenitive, fecondazione assistita e tanti altre questioni). La manifestazione di Ferrara quindi oltre ad essere di cattivo gusto, ma da un personaggio come Ferrara non ci si può aspettare dsi meglio, è anche fuorviante rispetto alle motivazioni di coloro che vorrebbero Berlusconi a casa propria e non a Palazzo Chigi.

venerdì 11 febbraio 2011

E' scattata la schizzofrenia golpista

Dopo aver vestito per breve tempo i panni dell'illusionista, l'Indagato del Consiglio, scopre le carte e dichiara guerra allo Stato, alla democrazia ed infine anche all'europa. Aveva reagito alla imputazione di reato dei magistrati milanesi per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile, tentando di spostare l'attenzione su quelli che dovrebbero rappresentare le priorità dei cittadini: economia e crisi economica. Si è trattato di un bluff durato lo spazio di un consiglio dei ministri straordinario. Alla crisi economica e produttiva del nostro paese si intende rispondere con modifiche costituzionali che richiederanno anni, mentre in parlamento, nullafacente ormai da quasi un anno, venivano calate le solite carte: processo breve, intercettazioni telefoniche e responabilità civile dei magistrati. In seguito per completare l'opera ha dispiegato tutte le bocche da fuoco di cui dispone, Minzolini e Fede in testa, riesumando perfino il mastondontico e incredibile voltagabbana, Giuliano Ferrara. Non completamente soddisfatto di questo attacco massiccio messo in atto con il mondo dell'informazione di cui è padre padrone ed al quale sfuggono solo tre trasmissioni (Ballarò, Annozero, l'Infedele) sulle decine che lo osannano (Tg4, Tg5, Tg1, Mattino 5, La vita in diretta, Pomeriggio sul 2, ecc.ecc.), ha messo sotto torchio anche il ministro degli eseteri Frattini che, udite udite, ribolgerà un'istanza al parlamento europeo per lesione dei diritti civili del presidente del consiglio. Insomma vogliamo "sputtanarci" definitvamente anche a livello internazionale. Contemporaneamente l'Indagato del Consiglio ha continuato a vomitare veleno sullo Stato e su tutte le istituzioni dando vita ad uno scontro senza precedenti che prima o poi provocherà danni inammiganabili e che potrebbe causare consequenze violente non solo in termini verbali. Il capo del governo si scaglia contro tutti i poteri dello stato, magistratura in testa, paragonando l'inchiesta che lo riguarda a quanto avveniva nella germania dell'est ai tempi della cortina di ferro, quando tutti i sospettati del dissenso erano controllati ed intercettati. Alla fine dei suoi vaneggiamenti, il cavaliere che è ormai fuori di senno, si appella alla volontà popolare che lui interpreta in una maniera del tutto pesonale e con spirito totalitario: l'investitura ricevuta dal popolo (una delle tante balle che la maggioranza dei cittadini ormai prendono per vera ... lui l'investitura l'ha ricevuta dal parlamento e non dal popolo) gli consentirebbe di sottrarsi alle leggi ed alla costituzione. Ma per sua sfortuna non è così. L'Indagato poi si dimentica di precisare che le indagini sono scattate sulla base di un suo comportamento anomalo in merito alla telefonata alla questura per intercedere a favore della presunta nipote di Mubarak, la minorenne Ruby. Da quell'espisodio mai verificatosi nella storia della nostra repubblica democratica è iniziata tutta la vicenda che ha portato a scoperchiare una specie di vaso di Pandora da cui poi è uscito di tutto. Continuando nei suoi vaneggiamenti, mentre in sua difesa fa appello alla volontà popolare, allo stesso modo invita i presidenti di Regioni e Province del Pdl a sovvertire tale volontà popolare allontandando dai consigli regionali e provinciali i rappresentanti dell'Udc. Il tentativo quindi è di estendere il conflitto istituzionale non solo all'interno dello Stato centrale ma anche nelle amministrazioni preiferiche in un delirio di onnipotenza pericoloso e dai risvolti imprevedibili. Nel frattempo le truppe della televisione di stato mettono in campo una strategia indirizzata a chiudere la bocca al dissenso ed a quelle trasmissioni che fanno informazione vera, ribellandosi ai lacci imposti dal dittatore. Il piano prevede che se una trasmissione tratterà un argomento, lo stesso non potrà più essere oggetto di altri talk-show politici. Esempio: se Bruno Vespa, che va in onda ogni giorno, si occupa il lunedì del caso Ruby, nessuno potrà più trattarlo per tutta la settimana. Ed ancora si impone anche la parcodicio dei comici per cui se si ironizza su Minzolini si deve fare altrettanto su Santoro o Gad Lerner. Ed infine si cerca di sancire il principio che anche le trasmissioni televisive devono rispettare la maggioranza dei cittadini che ha espresso il proprio voto, quindi non più critiche al governo ma solo trasmissioni in linea con la politica governativa. Siamo alla follia o no ? Ma follia a parte siamo veramente nel pieno di un'emergenza democratica che solo una minoranza del paese aveva ampiamente previsto quando il magnate di Arcore era sceso in politica. Ora siamo arrivati ad un punto di non ritorno: o il paese riesce con qualsiasi mezzo a liberarsi di questa presenza ingombrante e pericolosa o sarà la fine della democrazia per non si sa quanto tempo.

mercoledì 9 febbraio 2011

Un popolo ridicolizzato dal proprio governo

Accadono cose strane in questo paese fuori da ogni logica ma la cosa grave è che tutte queste stranezze si vogliono far passare come avvenimenti normali, ma se raccontassimo le nostre vicende a chiunque non avesse seguito tali avvenimenti, saremmo scambiati per un popolo di sprovveduti o di fuori di testa. Analizziamo un piccolo elenco degli ultimi avvenimenti.
Il capo del governo una sera fa una telefonata in una questura milanese per "avere informazioni" su una ragazza minorenne che è stata appena arrestata. Un fatto anomalo e illegale che non potrebbe accadere in nessuna parte del mondo. Ma questo capo di governo vuole far credere al paese che governa che pensava che quella ragazza fosse la nipote di Mubarak e quindi che ha agito per evitare un incidente internazionale. Ma davvero il potere ci crede cosi' cretini da immaginare che il Presidente del Consiglio si fa raggirare da una ragazzina di 17 anni ? E se anche la ragazza fosse stata davvero quello che diceva di essere, per evitare un incidente internazionale la si manda a prelevare da un consigliere regionale per poi depositarla nelle mani di una prostituta ? E come se non bastasse il presidente del consiglio ha costretto tutta la maggioranza ad appoggiare questa tesi per impedire alla magistratura di fare il proprio lavoro e le indagini del caso. Qualsiasi capo di governo che avesse agito come ha agito Berlusconi sarebbe immediatamente dichiarato incapace di governare non solo dall'opposizione ma anche dai partiti politici della sua stessa coalizione, ma in un paese normale non in Italia.
Sempre nello stesso paese capita che il Presidente del Consiglio è indagato e accusato per due reati nno da poco: concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile. In qualsiasi società civile e democratica un uomo che riveste un'importante carica istituzionale accusato di simili reati non potrebbe fare altro che dimettersi per salvare l'onore del proprio paese oppure chiederebbe di essere giudicato immediatamente per scagionarsi da quelle orribili accuse. In Italia no. In Italia il Capo di Governo non trova di meglio che accusare di terrorismo uno dei poteri istituzionali riconosciuto dalla costituzione dando vita ad uno scontro fra poteri che mina le fondamenta stesse della democrazia.
Capita poi che nell'ambito di un'indagine su traffico di droga, sono intercettati degli sms che partono dal cellulare da una raggazzotta verso il cellulare del Presidente del Consiglio. I messaggi lasciano capire che la ragazza, una showgirl della televisione, ha una certa confidenza con il Capo del Governo e che sempre la ragazza è piuttosto arrabbiata per essere stata abbandonata. La ragazza intervistata in proposito che dichiara ? Che aveva lasciato il cellulare in un taxi e che qualcuno si era divertito a inviare sms al Presidente del Consiglio. Si vede che la furbizia è come un virus e si trasmette per contatto, ed il capo del governo la trasmise e gli italiani naturalmente lì prontio a bere.
Sempre in questo paese allo sbaraglio che è l'Italia, capita che dopo tre anni che il proprio governo sbandiera ai quattro venti che la crisi economica è una fantasia degli italiani, che nel nostro paese non c'è, che gli italiani dovrebbero consumare di più, dopo tre anni lo stesso governo si rende conto che non è così ed allora decide di adottare provvedimenti urgenti per favorire le imprese. Quali sono allora questi provvedimenti urgenti ? Nientepopodimenoche la modifica di tre articoli della costituzione, un provvedimento cioè che se andrà bene, ci vorranno tre anni per portarlo a termine e intanto che accadrà alla nostra economia ? Semplice andrà a rotoli o si risolleverà trainata dalla ripresa mondiale ma con efficacia notevolmente ridotta. Ma nonostante tutto questo governo viene mantenuto in piedi.
Si potrebbe continuare all'infinito con avvenimenti e situazioni di questo genere, come per esempio la presunta generosità del presidente del consiglio che però è rivolta non verso chi perde il lavoro ma verso ragazze sotto i 30 anni, fisico da sballo e disponibilità. Qui si gioca con l'intelligenza di un popolo e non è questione di fede politica o di ideali, ma semplicemente di fatti che hanno come unico fine quello di mantenere a tutti i costi il potere ridicolizzando un paese e mettendone in pericolo la sua democrazia.

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martedì 8 febbraio 2011

Il postribolo Italia e gli italiani che ci sguazzano

Il più grande risultato del berlusconismo è quello di aver trasformato un paese, che si trovava in una grave crisi politica a causa di tangentopoli, in un grande postribolo mediatico dove ormai c'è un braccio di ferro fra la magistratura e Berlusconi stesso, fra Berlusconi e tutte le altre istituzioni dello Stato, fra Berlusconi e la parte del paese che vorrebbe un governo che si occupasse dei suoi reali problemi. Ma in realtà quale è questa parte del paese che si indigna contro Berlusconi e che vorrebbe le sue dimissioni ? Se prendiamo i risultati delle elezioni del 2008 si può vedere che la percentaule degli italiani che effettivamente sono contro Berlusconi in realtà rappresentano una minoranza. Nel 2008 il 20% degli elettori si è astenuto, per il restante 80% gli elettori hanno votato Pdl/Lega Nord per il 46,8% che corrisponde al 37,44% dell'elettorato, hanno votato Pd/Idv per il 37,5% che corrisponde al 30% degli elettori quindi in buona sostanza l'87% degli elettori ha scelto di non contrastare (a meno di non considerare il PD un partito di opposizione, se ci fosse stata una valida opposizione non saremmo a questo punto) l'ascesa al governo di un uomo che per ben due volte già aveva ricoperto quel ruolo con risultati disastrosi. Insomma non ci meravigliamo se al cospetto del bollettino giudiziario che stasera i telegiornali hanno diffuso a carico del Presidente del Consiglio, Berlusconi rimanga senza battere ciglio al suo posto. E' il paese o meglio la maggioranza del paese che lo vuole e poco contano le manifestazioni che si svolgeranno questa settimana. E non si spiegherebbe altrimenti la permanenza al governo di un uomo che sta mettendo in crisi le istituzioni e la democrazia sia con il suo comportamento sia restando ostaggio di un partito come la Lega. La confusione è tale che nemmeno le celebrazioni del 150° anniversario dell'unità d'Italia rappresentano quello che dovrebbero essere: un momento di aggregazione di celebrazione della democrazia. E invece si innescano polemiche di bassa lega (scusate il gioco di parole) grazie anche ad una partito di basso livello come la Lega appunto. La questione del contendere è il 17 marzo che è stato decretato giorno festivo, ma solo in questo anno, per appunto celebrare l'Unità d'Italia. Il giorno festivo sarà una iattura per l'economia dell'Italia, quell'economia della quale il governo e la Lega non si sono occupati per tre anni ma che ora viene messa in crisi da un giorno di festa. Per passare a questioni più serie come la questione del federalismo, l'inettitudine del governo ha raggiunto livelli impensabili mettendosi contro addirittura il Presidente della Repubblica che ha dovuto bloccare il provvedimento richiamando il governo stesso a rispettare le procedure. Insomma lo stata confusionale del Presidente del Consiglio, causato dalla sua partecipazione a feste continue che lo distraggono dai suoi doveri istituzionali, si è trasferito come se si trattasse di vasi comunicanti a tutta la maggioranza. La Lega ha il paraocchi e qualsiasi questione venga posta ai propri leader risponde: federalismo. Che ne pensate dei problemi giudiziari di Berlusconi ? Il federalismo lo porteremo a casa. Ci saranno le elezioni anticipate ? Il federalismo sarà approvato. Che ne pensate della situazione internazionale nel nord Africa ? Il federalismo risolverà anche il problema dell'Egitto. Da parte sua l'altro partito di maggioranza, il Pdl, non se la passa di certo meglio. I leader del Pdl ripetono in maniera ossessiva due temi: bisogna abbassare il limite della maggiroe età e il tribunale di Milano non è competente. Si deve dimettere Mubarak ? I giudici di Milano sono comunisti e non possono far dimettere Mubarak. Marchionne trasferirà la Fiat a Detroit ? Marchionne è maggiorenne e può fare ciò che vuole. Insomma il caos è totale e purtroppo investe anche problemi seri che questo governo, ma anche i precedenti governi di Berlusconi, non ha la minima idea di come risolvere troppo preso da come difendere il Capo dalle grinfie della giustizia. Se nonostante tutta questa spazzatura e questa incapacità il caimano rimane al suo posto e non vacilla, significa che i risultati delle elezioni del 2008 non possono che essere confermati ed ancora rimane tanta strada da fare per mettere in crisi un governo che da parte sua ha già messo in crisi tutto il paese.

lunedì 7 febbraio 2011

Il lupo perde il pelo ma non il vizio ... ed il paese gli da la caccia

Le buone intenzioni del caimano hanno avuto breve durata. Era tornato alla carica con una manovra diversiva al fine di allontanare il clamore intorno alle proprie disavventure giudiziare sbandierando finalmente i problemi dell'economia italiana. La partenza non era stata delle più felici additando l'art. 41 della costituzione come principale responsabile delle difficoltà delle nostre imprese a cavalcare la ripresa economica, poi aveva chiesto aiuto alle opposizione per promuovere insieme un piano di rilancio dell'economia, ma quanto meno finalmente dopo mesi e mesi di discussioni in merito alla sua vita piuttosto allegra, si riparlava di economia. Qualcuno si era anche chiesto: vuoi vedere che questa è la volta buona ed il governo si occupa finalmente di economia. Il caimano aveva dichiarato che i provvedimenti che il governo stava per varare, avrebbero portato ad un aumento del Pil del 3% o addirittura 4% in due anni. Insomma anche i più scettici erano quasi sul punto di cedere e di dare credito a queste ulteriori promesse. Ma oggi che si ritorna all'antico. Il Pdl chiede di mettere all'ordine del giorno dei lavori della Commissione Giustizia della Camera il ddl sul processo breve fin da questa settimana. E così i buoni propositi si sono già andati a farsi benedire nel giro di pochi giorni. D'altra parte, dopo che la Corte Costituzionale ha respinto il legittimo impedimento, il rischio per l'Indagato del Consiglio di finire sotto processo e di vedersi condannato è molto alto ed allora bisogna subito perseguire un'altra strada già in qualche modo aperta: quella del processo breve. Fra lungaggini della giuistizia e fra impossibilità reali o presunte di Berlusconi a presentarsi davanti ai giudici, il processo breve farebbe decadere sicuramente i processi che lo vedono coinvolto senza possibilità di appello. L'economia può attendere, l'art. 41 anche, prima di tutto c'è da mettere in sicurezza il capo del governo. Cosa importa se Marchionne, dopo il ricatto dell'accordo e del referendum, pensa di portare via comunque la Fiat da Torino, cosa importa se la disoccupazione giovanile cresce a dismisura, cosa importa se una buona parte del paese finalmente scende in piazza fino ad Arcore per chiedere le sue dimissioni, c'è un problema più urgente e più grave da risolvere: tenerlo lontano dalla galera. Ormai il ministro della giustizia Alfano e tutti i parlamentari avvocati del Pdl, Ghedini in testa, sono impegnati in questa estrema lotta con la costituzione per trovare finalmente l'escamotage giusto. Una lotta senza esclusione di colpi che ha di fatto isolato il governo dal punto di vista istituzionale oltre che di consensi: il governo contro tutti gli altri poteri delle istituzioni a partire dal Presindente della Repubblica, per passare dal Presidente della Camera e finire alla magistratura. L'unico che ancora lo difende è il Presidente del Senato, ma da un sospettato di collusione con la mafia c'era poco da aspettarsi anche dal punto di vista istituzionale.

sabato 5 febbraio 2011

Ma se non si dimette che si fa ?

E' appena terminata la manifestazione di Libertà & Giustizia a Milano per chiedere le dimissioni di Berlusconi. Altre manifestazioni ci saranno domani e poi la prossima settimana sempre con lo stesso tema: costringere il presidente del consiglio a dimettersi. Qualsiasi persona che abbia ancora intatta un minimo di dignità e che conservi almeno qualche neurone attivo e indipendente sa benissimo che questa sarebbe la conclusione più logica e giusta di tutta la vicenda che ha visto Berlusconi il principale attore di un giro di feste e di prostituzione senza precedenti per una figura istituzionale. Non ci dovrebbe essere nemmeno la necessità di spiegare le motivazioni secondo le quali le dimissioni sarebbe l'unica via di uscita per un uomo che non conosce nè il significato della parola democrazia nè tantomeno di istituzioni per non parlare della carta costituzionale. In qualsiasi paese di qualsiasi parte del mondo un capo di governo del genere si sarebbe dovuto dimettere non una ma bensì cento volte. Ma è anche vero che in qualsiasi altra parte del mondo a chiedere le sue dimissioni non sarebbero state le opposizioni ma bensì proprio i rappresentanti della sua parte politica. In Italia questo non accade e tutta la maggioranza di centro destra, ad esclusione di Fini ed i suoi, appoggiano senza condizioni e difendono a spada tratta il caimano di Arcore. Questa è un'altra della tante anomalie della storia politica di questo paese da 17 anni a questa parte. Tutti i rappresentanti di Pdl e Lega che partecipano a trasmissioni televisive mostrano una compattezza allucinante e al limite della follia, non tanto per la difesa estrema ma per la lezione che ognuno di loro ha imparato a memoria e ripete per filo e per segno senza sbavature e senza tentennamenti. Allora sorge un quesito. Vanno bene la manifestazioni come quella di oggi o come quelle che ci saranno domani ed il prossimo weekend, ma oggettivamente se la maggioranza risponde compatta a queste manifestazioni, le dimissioni di Berlusconi rimangono una vera e propria chimera. Ed allora esiste un progetto alternativo ? Esiste un'altra strategia per costringere il governo a cadere ? O a parte le dichiarazioni di principio e gli strilli alle varie manifestazioni nessuno ha in mente cosa fare di con creto se questo dittatore in pectore non si dimetterà come sembra scontato ? Finiti gli strilli e le manifestazioni che cosa si farà di concreto per arrivare se non alle dimissioni almeno alla fine di questo governo. Mi sembra che nessuno dell'opposizione o delle varie organizzazioni che manifestano in questi giorni abbiano un progetto ed una strategia che possa definirsi tale per intaccare il muro della maggioranza. Oppure tutti sperano nella approvazione o meno del federalismo per poi salire sul carro della Lega e di Bossi che sicuramente scaricheranno il presidente del consiglio ?

venerdì 4 febbraio 2011

E Berlusconi coglionò Bossi ....


Tutto si può contestare all'Indagato del Consiglio ma nessuno può negargli intelligenza politica e strategica soprattutto quando ci sono da difendere i propri interessi. La vicenda del fedarlismo ne è la chiara dimostrazione. A Berlusconi del federalismo non gli importa niente come non gli interessa assolutamente niente delle sorti dell'Italia e degli italiani. Ha possedimenti, aziende, denaro liquido, proprietario dei sistemi d'informazione del paese, potrebbe vivere tranquillamente altre dieci vite esclusivamente di rendita se non avesse un piccolo problema: l'attività illegale con la quale ha raggiunto questo potere economico-finanziario sia prima di entrare in politica sia successivamente. Con un impero finanziario indistruttibile una volta caduto il suo protettore politico, Bettino Craxi, è entrato in politica per rimanere fuori da processi ed eventuale quanto probabile galera. Questo è il suo unico obiettivo: l'immunità a vita. Il resto non conta niente e tanto meno il federalismo. Nel suo precedente governo ha portato la questione del federalismo fino a fine legislatura, facendola approvare negli ultimi giorni della legislatura sapendo benissimo che un referendum popolare avrebbe rimandato tutta la questione al mittente. In questo suo terzo governo Berlusconi è stato impegnato con i propri problemi giudiziari nel tentativo di fare una legge che lo tenesse lontano dai processi ed ha tenuto sulla corda la Lega e Bossi, che, con il ricatto del federalismo, hanno appoggiato il caimano in questa sua lotta senza quartiere contro la magistratura. In questa legislatura però Berlusconi qualcosa doveva concedere ai suoi amici fascisti verdi. Siamo quindi arrivati al federalismo municipale. La ribellione di Fini e dei suoi accoliti ha però messo in pericolo l'approvazione di questo obbrobrio di riforma che niente ha a che fare con il vero federalismo e dopo la minaccia di Bossi di andare alle elezioni in caso di mancata approvazione, ha stimolato la mente perfida e sottile del cavaliere. Dopo la non approvazione della bicamerale c'era il rischio serio della fine della legislatura che in questo momento sarebbe stata una vera iattura per Berlusconi a causa delle sue vicende sessuali. Ed allora che cosa ha escogitato l'Indagato del Consiglio ? Ha fatto in modo di far cadere la responsabilità della mancata approvazione dello pseudofederalismo municipale sul Presidente della Repubblica. Ieri incamerato il voto favorevole sul caso Ruby, ha convocato d'urgenza il Consiglio dei Ministri ed ha fatto approvare il decreto per federalismo municipale. Bossi e la Lega da ingoranti quali sono, hanno beccato in pieno e subito hanno cantato vittoria con tanto di conferenza stampa stamani per osannare una riforma epocale. Ancora non erano terminati i festeggiamenti che Giorgio Napolitano ha respinto tutto quanto al mittente. Ed ora che succede ? Per rimettere in moto il meccanismo secondo i regolamenti parlamentari e secondo la costituzione, la riforma dovrà passare da camera e senato ma per questo ci vorranno alcuni mesi. Il tempo necessario a Berlusconi per far calmare le acque sul caso Ruby e magari mettersi al riparo con qualche nuova trovata del ministro dell'ingiustizia Alfano. E così si tira avanti ancora. Se il governo avesse rispettato istituzioni e regolamenti la Lega avrebbe potuto accusare Berlusconi di aver bocciato il federalismo e le elezioni sarebbero state certe, ma anche in caso di approvazione del federalismo Berlusconi non avrebbe avuto più in mano l'arma del ricatto verso la Lega che lo avrebbe potuto scaricare in consequenza dello scandalo feste di Arcore. Ed ora le parti si sono rovesciate e Bossi deve stare dietro a Berlusconi .... alla faccia di chi ce l'aveva duro.

Il paese in ostaggio dei nuovi fascisti verdi

Alla fine il Caimano ce l'ha fatta e per distrarre il paese dalle sue malefatte ha consegnato l'Italia nelle mani della Lega che lo ha tenuto sotto scacco per tutti questi anni. Con l'approvazione del federalismo municipale, nonostante il parere contrario del parlamento, è iniziata una fase storica che porterà alla divisione del paese, all'ulteriore allontanamento fra Nord e Sud come primo passo verso l'obiettivo reale dei nuovi fascisti verdi: la secessione. E' incredibile come un popolo, che ha dovuto sacrificare molte vite e spargere molto sangue per taggiungere quell'unità della quale si festeggiano proprio in questi giorni i 150 anni, si sia consegnato ad una formazione politica che ha nel proprio DNA lo sfacello dell'Italia stessa. Un partito al quale in questi anni è stato permesso di tenere un comportamento al limite della legalità e contro le istituzioni, che ha dato vita ad un parlamento parallelo, ad una guardia civica, che inneggia ad una nazione, la Padania, inventata di sana pianta, che manda in giro i ministri della Repubblica Italiana con i simboli leghisti, un partito al quale è stato concesso tutto e che ora, grazie alla complicità di un uomo che in qualsiasi altro stato del pianeta sarebbe in galera o alemno lontano da qualsiasi incarico pubblico, ha iniziato la sua opera di affossamento delle istituzioni. Il decreto del governo sul federalismo municipale approvato ieri suona come una specie di golpe, approvato calpestando le istituzioni ed in particolare il parlamento tutto che lo aveva respinto in commissione bicamerale. Dopo il voto contrario, il pareggio secondo i regolamenti parlamentari corrisponde ad una bocciatura, il caimano ha riunito subito i ministri ed ha messo in atto la sua strategia approvando lo stesso decreto. Un atto senza precedenti che ora dovrebbe passare al vaglio del Quirinale che avrebbe il dovere istituzionale di rimandarlo alle camere. Se poi entriamo nel dettaglio del provvedimento stesso ci si rende conto che tutte le promesse fatte dall'Indagato del Consiglio e tutte le dichiarazioni di principio sue e del tesoriere Tremonti in merito alla diminuzione della pressione fiscale vanno a farsi benedire. Basta scorrere l'elenco delle nuove imposte una su tutte l'imposta di soggiorno (max. 5 euro) che colpirà tutti coloro che per qualche motivo soggiorneranno in un albergo di una qualsiasi città, in un paese come il nostro che vive di turismo è una bella fonte di finanziamento e soprattutto un bel salasso dalle tasche degli italiani e dei turisti. Per non parlare dello sblocco dell'addizionale Irpef, dell'IMU che sostituirà l'ICI ma che sarà di importo superiore all'ICI. Considerato che a fronte di queste nuove tasse comunali non ci sarà nessuna riduzione delle tasse statali, agli italiani non saranno messe solo le mani nelle tasche ma anche nel potrafoglio e saranno svuotati entrambi.

mercoledì 2 febbraio 2011

I colpi di coda del caimano

Art. 41.

L'iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

Questo sarebbe l'articolo della costituzione che blocherebbe il nostro sviluppo industriale e questo l'articolo che l'Indagato del Consiglio vorrebbe modificare per dare una scossa all'economia. Intanto puntualizziamo che l'uomo che lancia il suo ennesimo messaggio non ha più titolo nè morale nè istituzionale a sedere dove sta per cui qualunque proposta esca da quella bocca deve essere rinviata al mittente senza nessuna condizione con l'ulteriore messaggio: dimettiti. Ma anche lasciando da parte questo aspetto non secondario, le proposte del presidente del consiglio sono veramente ridicole e suonano come un'ulteriore offesa alla intelligenza degli italiani. Partiamo dall'art 41 della costituzione. Leggendo questo articolo anche un bambino delle elementari, ammesso che gli sia fatta studiare la nostra carta costituzionale, non può immaginare, pur con la sua fervida fantasia, come quei tre commi possano bloccare lo sviluppo industriale ed economico del nostro paese. Tutto è demandato alla legge che stabilisce programmi e controlli per l'attività economica. La costituzione non c'entra niente e comunque anche se rappresentasse un limite insormontabile, cambiare un articolo del genere richiederebbe un tempo di almeno due anni e probabilmente anche un referendum popolare. Quindi non si capisce come il caimano possa far ripartire l'economia. Insomma l'ennesimo bluf per distogliere il paese dai suoi problemi e dal vero problema che attanaglia le istituzioni, la politica e l'economia italiana: la sua presenza come capo del governo e della maggioranza. Rimane poi il fatto che alla camera è stato canlendarizzato prima di ogni altra discussione su provvedimenti economici, il solito processo breve per consentire all'Indagato del Consiglio di sfuggire a qualche processo ancora pendente. Vogliamo poi parlare della sua intervista al Tg1 e di qualche dichiarazione come la seguente: "Convengo (con il Presidente della Rpubblica n.d.r.), no a comportamenti anti istituzionali" come se il discorso di Giorgio Napolitano non fosse indirizzato proprio a lui. Se proprio intende evitare comnportamenti anti istituzionali ancora una volta dovrebbe fare una sola cosa: dimettersi. Quindi mentre Berlusconi tenta di distrarre il paese dai suoi comportamenti vergognosi anche per l'uomo della strada, figuriamoci per un capo di governo, il paese viene lasciato nelle mani della Lega che se riuscirà a far approvare il federalismo fiscali, farà un altro passo letale verso la rovina e la divisione. Sarebbe il primo reale passo verso la secessione e verso la divisione in due del paese se non addirittura in tre. Insomma l'inizio del piano distruttivo dei nuovi fascisti verdi. Questa è la situazione dalla quale non bisogna farsi distrarre con le solite fandonie che Silvio Berlusconi va raccontando dal 1994, sedici anni di bugie e di distrazioni con un unico reale obiettivo: rimanere fuori dai processi e dalla galera.