sabato 29 marzo 2014

Quesito: il problema è quanto si spende o come si spende ?


Nella sbornia mediatica alla quale è stato sottoposto il paese da un mese a questa parte dopo la nomina di Matteo Renzi a presidente del consiglio, si sta perdendo la capacità di analisi di tutte le proposte che l'ex sindaco di Firenze butta sul tavolo preso dalla smania della velocità. Una velocità che rischia di travolgere tutto e di fare più danni dell'immobilismo degli ultimi anni dovuto sia ad un imprenditore sceso in politica per risolvere i propri problemi personali che ad un partito trasformatosi in un carrozzone privo di anima e di idee concrete ed alternative. Ora questo giovanotto rampante, travestito da politico di sinistra ma democristiano nell'anima, pretende in pochi mesi di fare riforme sulle quali la politica è impantanata da anni e di farle senza dare il tempo ad alcuno di ragionare, di analizzare ma soprattutto senza consentire ad alcuno di apportare modifiche al suo pensiero. Ora che le riforme vadano fatte è un fatto assodato ma non tanto per farle come sta facendo il Renzie nazionale. La riforma elettorale sembra la fotocopia del porcellum con dubbi di incostituzionalità da chiarire e comunque antidemcoratica, la riforma del senato, attenzione non abolizione come viene sbandierato, è un altro colpo alla democrazia, la riforma delle province, ed anche in questo caso non abolizione, ricopia quella del senato, il decreto sul lavoro altro non è che un incentivo della precarietà, la riforma della pubblica amministrazione questa sconosciuta per ora. Insomma un'accozzaglia di provvedimenti dal dubbio valore riformatore se non quello di toglie sempre di più il potere al popolo, prima limitandone la rappresentanza con la legge elettorale, poi trasformando istituzioni da elettive a nominate come il senato e le province. E che dire della famosa spending review tanto sbandierata ? Tutti i governi che ci hanno provato, hanno finito per apportare dei tagli alla spesa pubblica con un conseguente doppio effetto: da una parte diminuire i servizi ed abbattere il walfare dall'altra aumentare comunque la spesa in termini assoluti e quindi di fatto peggiorare il rapporto qualità dei servizi/spesa. A questo giro è stato chiamato addirittura un manager per "tagliare" la spesa pubblica, ma si badi bene ... tagliare non razionalizzare, perchè questo sarebbe il termine giusto da usare. A tagliare siamo tutti bravi non ci vuole una grande mente o una grande capacità manageriale: è sufficiente licenziare qualche migliaio di dipendenti pubblici, togliere un po' di soldi a qualche ministero magari non a quello dell'istruzione per farsi belli ma a quello dell'interno riducendo quindi un settore strategico come quello della sicurezza, prendere qualche soldo ai pensionati che tanto non hanno potere contrattuale e sfruttare le riforme antidemocratiche che consentiranno qualche risparmio in più, ed infine vendere ... anzi svendere qualche auto blu salvo poi riacquistarne delle altre, un rischio concreto. Ma avere uno stato che spende meno non è certo sinonimo di uno stato che funziona meglio anzi in Italia, ammesso che ci si riesca, è impensabile che si ottenga questo risultato. Alla fine non è importante sapere quanto guadagnano i manager pubblici, ma sarebbe prioritario sapere prima se quello che guadagnano è rispondente al loro lavoro e secondo che tutti i cittadini avessero l'opportunità di avere un lavoro degnamente retribuito. Il taglio della spesa pubblica finisce, anche con Renzi, per essere una bandiera sventolata ma il cui risultato è probabile vada a fallire come tutti i governi che lo hanno affrontato solo in termini di taglio e non di razionalizzazione. Insomma per ora questo governo fa molto fumo, per l'arrosto c'è da aspettare sperando che non esca bruciato dal forno.

mercoledì 26 marzo 2014

Anche il Pd ha il suo ducetto


Il Partito Democratico, sebbene più simile ad un carrozzone che ad una formazione politica, era rimasto ancora indenne dal virus del personalismo, con la struttura tipica di un partito e con una direzione che prendeva le decisioni dopo un dibattito od una discussione. L'avvento alla segretria del sindaco di Firenze ha stravolto anche il Pd e lo ha trasformato in uno dei tanti partiti ad personam che vanno molto di moda in questa che viene chiamata la seconda repubblica che ha visto il crollo delle ideologie. Arrivato alla segretria Renzi ha sfiduciato senza battere ciglio il governo Letta, ne ha preso il posto ed ha subito imposto le sue decisioni in maniera autoritaria in perfetto stile berlusconiano o grillino. E sempre nello stile del suo modello di riferimento, il condannato, ha mandato a quel paese sia confindustria che i sindacati non accettando le critiche che gli vengono rivolte soprattutto sulla "presunta" riforma del lavoro con la parola d'ordine "Io sto con le famiglie". Un grido di battaglia proveniente dalla sua estrazione cattolica che niente ha a che fare con la cultura di sinistra e progressista. Non consulterà le parti sociali e procederà con i suoi provvedimenti che probabilmente porteranno ad un ulteriore scontro sociale più grave di quello già in atto a causa della crisi economica. Intanto si sbraccia affinchè i suoi primi interventi soddisfino gli elettori che a maggio andranno a votare per le europee. I famosi 80 euro promessi, che forse non saranno elargiti come semplici sgravi Irpef: il Renzi ha messo al lavoro i tecnici del ministero dell'economia affinchè quell'obolo sia ben evidente in busta paga come una voce a parte ben in evidenza tipo "Dono di Matteo Renzi presidente del consiglio". Oggi poi arriva l'ultima uscita tenuta nascosta sotto i meandri dell'abolizione del Senato. Quel provvedimento prevede anche l'attribuzione al presidente del consiglio dei "superpoteri" che gli consentiranno di "licenziare" i propri ministri. Un colpo di mano che aveva provato anche il condannato e che era stato rispedito al mittente dai cittadini con un referendum popolare. Oggi il figlio naturale del condannato ci riprova tentando di assestare un altro colpo alla democrazia. Uno dei tanti perchè tutte le sue presunte "riforme" non sono altro che un vero e proprio attacco alla democrazia del nostro paese: finte riforme che trasformeranno senato e province in organi decisionali ma non elettivi. Chi pensava di essersi liberato del condannato grazie alle sue malefatte ed ai tanti problemi con la giustizia che finalmente lo hanno portato e lo porteranno ancora a qualche condanna, è servito: oggi abbiamo il degno erede del pregiudicato ... Matteo Renzi e la sua opera distruttiva è appena iniziata ma questa volta con il consenso di un partito che si definisce di sinistra ma ormai fa politica di destra e con il compiacimento di tanti cittadini offuscati dalla capacità comunicativa dell'ex sindaco di firenze.

venerdì 21 marzo 2014

Riforme o annientamento della democrazia ?


Veniamo da altri tre giorni di sbornia a base di chiacchere renziane, questa volta senza diapositive, sparate a raffica sui leader europei che dai commenti riportati dalle agenzie forse ci hanno capito meno di noi italiani. In Italia si è goà capito la natura di questa rampante presidente del consiglio, che ha imparato molto da suo maestro, il condannato ex-cavaliere, superandolo addirittura nelle sparate verbali accompagnate da tanto di scenografia. Renzi dice tutto e l'esatto contrario di tutto, come si è potuto capire a partire dal famoso #lettastaisereno per poi qualche settimana dopo piantare un coltello alle spalle del sereno Letta, per arrivare all'incontro con la Merkel durante il quale con il capo cosparso di cenere garantiva il rispetto del 3% dopo averlo demonizzato per mesi e continuare in questa demonizzazione il giorno dopo alla camera. Insomma o Renzi ne spara così tante da non ricordarsele oppure è un gran parac..o, buona la seconda. Anche la parola riforme è una delle parole più utilizzate nei suoi discorsi, ma non basta mettere questo termine ogni 10 parole in un discorso e non basta nemmeno farle le riforme, quello che conta è la sostanza, il contenuto, il significato che si da a questa parola, e le riforme di Renzi sono quanto meno discutibili. Se le analizziamo si può notare come queste riforme hanno un filo conduttore: eliminare anche quel poco di democrazia che ancora esiste nel nostro paese. Si parte dalla legge elettorale che sostanzialmente lascia in mano alle segreterie dei partiti la scelta dei candidati, e poca importa se qualcuno farà le primarie, oltre a tagliare fuori una buona fetta dei cittadini che rimarranno senza rappresentanza grazie alle soglie che lasciano prevedere un parlamento con tre partiti. Che dire poi dell'abolizione del Senato, abolizione in quanto camera elettiva, il Senato rimarrà con altri compiti ma soprattutto sarà un consesso ancora una volta di nominati e non scelto dai cittadini, che, per quanto si limiteranno i compiti di questa camera, rappresenta ancora una volta una coltellata alla democrazia. Stessa sorte per le province che non saranno abolite del tutto, ma rimarranno degli enti con dei poteri decisionali, ma comunque enti di di nominati che prenderanno decisioni sulla testa dei cittadini dai quali non sono stati scelti. Infine il decreto sul lavoro, convertito in legge proprio oggi, che non fa altro che aumentare la precarietà e quindi la sudditanza di migliaia di giovani rispetto ai datori di lavoro. Insomma sono queste le riforme di cui abbiamo bisogno ?

mercoledì 19 marzo 2014

La lotta alla mafia non fa audience


Nel vortice di parole, promesse, programmi, miliardi di euro che andavano da una parte all'altra, il tutto condito da slide ed effetti speciali messo in scena da Renzi in questi giorni, è sfuggito un particolare non da poco che è stato riportato alla ribalta dal tremendo assassinio messo a segno ieri a Taranto: in tutti i discorsi del presidente del consiglio dal giorno del suo incarico ad oggi è mancato qualsiasi riferimento alla lotta alla mafia. E' vero che ogni presidente del consiglio, nel suo discorso di insediamento, si spreca in promesse infinite relative all'azione che il nuovo governo metterà in atto per contrastare la mafia, promesse che inevitabilmente saranno poi disattese nonstante le continue autocelebrazioni che lo stesso presidente farà durante il suo mandato. Questa mancanza nei discorsi di Renzi è passata sotto silenzio ma è stata rilevata solo ieri dopo l'assassinio di quel pregiudicato insieme alla moglie ed al figlio, ed anche in quella occasione non ha saputo altro che dire: "Sono addolorato come uomo e non come presidente del consiglio". Un presidente del consiglio dovrebbe anche avere altri sentimenti e soprattutto avrebbe il dovere di prendere alcuni impegni in merito alla lotta alla criminalità organizzata soprattutto quando si verificano evnti di questo genere. Ma forse le promesse in questo ambito non avrebbero avuto la stessa audience e lo stesso impatto come quelle fatte in questi giorni pirotecnici di Renzi .... e per il nuovo presidente del consiglio si è già visto che la forma prevale sulla sostanza. Tristezza.

martedì 18 marzo 2014

Il nuovo virsus influenzale che invade anche l'europa: il renzismo


Ormai un virus si diffonde rapidamente dall'Italia all'europa, è la nuova influenza che questa volta non arriva dai paesi asiatici ma è autoctona, ha preso vita da una delle regioni più antiche d'Italia: la toscana. Il virus è il renzismo, una variante del berlusconismo con qualche influenza del grillismo. Dopo che i ricercatori avevano iniziato a trovare qualche rimedio per il primo, il berlusconismo, e mentre il secondo, il grillismo, si stava praticamente autodistruggendo a causa di una sorta di anticorpo sviluppato in maniera autonoma, ecco che in poche settimane si è manifestata questa variante forse molto pericolosa. Infatti mentre i primi due avevano assunto una forma più violenta e si manifestava con inviettive più o meno urlate contro coloro non ancora infettati dalle due forme, il nuovo virus, il renzismo, ha assunto una forma più piaciona, più educata, più pulita ma che ad un attento esame ha gli stessi effetti. Il sintomo più di diffuso che manifesta l'infezione è la perdita totale della capacità di mettere in funzione i propri neuroni e sopratutto la perdita totale di mancanza di analisi delle sparate a raffica che escono dalla bocca dei ceppi che hanno dato origine al virus stesso: Berlusconi, Grillo, e Renzi. L'ultimo arrivato presenta una variante che lo rende ancora più pericoloso: mentre il contagio dei primi due era limitato all'Italia, il renzismo sta contagiando anche l'europa, Francia e Germania per il momento ma ora si accinge a colpire il resto dei paesi dell'unione. I contagiati ascoltano ammaliati il fiume di parole che escono dalla bocca dell'origine del nuovo virus, Matteo Renzi, e credono che tutte quelle dichiarazioni siano relative ad atti, decreti, provvedimenti e riforme già realizzate e concluse. In realtà si tratta solo di chiacchere, di promesse, di faremo ma senza dare spiegazioni nè delucidazione su come riuscirà a portare a termine i suoi progetti soprattutto per quelli che richiedono risorse finanziarie. Ed intanto alcune sparate si sono già rivelate dei colpi a salve come quelle promesse al momento del suo insediamento: riforma elettorale a febbraio per procedere al ritmo di una riforma al mese ... ma il mese di marzo è già agli sgoccioli e nemmeno la prima è stata portata a termine. Tutti sono entusiasti ma per il momento si va sulla fiducia perchè fumo tanto, condito con slide pesciolini battutine, ma l'arrosto ancora non si vede.

sabato 15 marzo 2014

Il vero spread ... che ci emargina dall'europa


Chissà se Renzi e la Merkel avranno parlato del vero spread fra Italia e Germania ma anche fra Italia e resto d'Europa. Discussione improbabile considerato che il giovanotto fiorentino ha iniziato la sua ascesa alla poltrona più ambita proprio stringendo alleanze con un pregiudicato, il simbolo di questo enorme fossato che divide il nostro paese dall'europa stessa. Proprio in questi giorni il vero spread è davanti agli occhi di tutti. Germania: il presidente di una squadra di calcio è condannato a tre anni e mezzo per frode fiscale e si dimette da ogni incarico, rinuncia a qualsiasi appello e in lacrime aspetta di essere portato in galera. Italia: un leader politico è condannato in via definitiva (dopo tre gradi di giudizio) a 4 anni per frode fiscale, 3 anni sono scontati per un indulto, per il quarto anno ancora si deve decidere, dopo 7 mesi, non se spedirlo in galera, ma se metterlo agli arresti domiciliari o ai servizi sociali, nel frattempo il pregiudicato in questione si appellerà anche al tribunale intergalattico per rivedere il giudizio e addirittura si candiderà, o proverà a candidarsi, alle elezioni europee del prossimo maggio in tutto il paese (ben sapendo che la magistratura dovrà impedirlo e anche se fosse eletto non potrebbe andare al parlamento europeo ammesso poi che abbia intenzione di andarci). Ecco sta tutto qui il vero spread fra noi, la germania ed il resto d'europa. Quando i leghisti, ai quali si sono aggiunti i fascisti della Meloni ed il duo Grillo-Casaleggio, parlano dell'europa o della germania, che secondo loro condizionano e addirittura guidano la politica dell'Italia, proponendo di uscire dall'europa stessa,  dovrebbero pensare a che cosa accade in germania ed in europa a proposito per esempio della giustizia e della moralità. Tutti questi presunti politici solo in Italia sono considerati tali e possono ancora fare, si fa per dire, politica. In europa chi è anche solo sospettato di essere coinvolto in affari poco chiari, si dimette e se ne va dalla politica per poter poi chiarire tali vicende, in Italia non basta nemmeno una condanna definitiva, la decadenza dalla poltrona di senatore (per la quale ci è voluto addirittura il voto del senato quando la legge era chiara), per far uscire dalla scena politica il condannato in questione. Ma non solo il condannato continua imperterrito a fare politica, ma viene chiamato anche a partecipare alle riforme della costituzione, la legge più importante sulla quale si fonda tutta la vita democratica di un paese. Cari signori politici .... non c'è bisogno di uscire dall'europa ... noi siamo già fuori dall'europa.

giovedì 13 marzo 2014

L'offerta speciale di Renzi


Non c'è che dire se fosse stato un venditore avrebbe avuto un enorme successo, il problema è che il successo lo ha anche da presidente del consiglio pur facendo solo promesse e rinviando gli interventi concreti. Certo ci si augura che poi mantenga le promesse ma rimane poco chiaro il perchè nella sua ultima performance televisiva si sia rivolto a quei 10 milioni di cittadini, lavoratori dipendenti, con un reddito al di sotto dei 25.000 euro, tralasciando per esempio i pensionati, quella classe sociale dove sicuramente ci sono ancora più sofferenze per non parlare poi dei disoccupati. Il sospetto è che quella fascia di cittadini alla quale si è rivolto sia più o meno la fascia di telespettatori che ogni sera si mette davanti alla tv per farsi teleimbonire da spettacoli di dubbio gusto. Ed in questa sua performance da venditore/imbonitore sicuramente è molto più bravo del condannato. Il Renzie ha contornato le parole con effetti scenici degni appunto da premio oscar della retorica: slide, metafore, svolte epocali, e via dicendo che hanno riempito lo schermo e poi oggi le pagine dei giornali. Di tutte le parole spese comunque mancano dati certi per poter esprimere giudizi o pareri su quello che il governo farà. Una cosa è certa oltre a saper vendere il prodotto, l'ex sindaco di Firenze si è mostrato ancora una volta senza scrupoli e sicuramente opportunista ai massimi livelli. Si perchè se riuscira a portare in porto tutte le promesse fatte, lo farà non certo grazie al lavoro del suo governo ma grazie soprattutto ai risultati degli interventi effettuati da Letta e Monti. Solo qualche giorno fa dichiarava che in realtà o conti lasciati da Letta non erano quelli dichiarati e che la situazione era più grave, a livello di bilancio, di quanto assicurato; oggi a distanza di qualche giorno ecco che improvvisamente salgono alla ribalta 10 miliardi di euro spuntati non si sa ancora da dove. Altro piccolo buco nero infatti degli annunci eclatanti di ieri è la mancanza di dati sul reperimento di questi 10 miliardi necessari per coprire l'elargizione che verrà fatta ai 10 milioni di cittadini estratti a sorte dal cilindro dell'imbonitore. Più che una manovra è sembrato un concorso a premi, ora aspettiamo di vedere se il premio sarà in gettoni d'oro o veramente in euro sonanti e se per recuperare questi euro, gli stessi saranno sotratti da qualche altra parte del bilancio dello stato e dalle tasche dei cittadini. Per ora il fumo è stato abbondante ... ora si tratta se c'è anche l'arrosto.

lunedì 10 marzo 2014

Ma abbiamo davvero bisogno di riforme .... o piuttosto di politici capaci


La favola che impera in questi mesi è quella del nostro paese che ha bisogno di riforme per ripartire e per vincere la crisi. Quelle che vanno per la maggiore da un paio di settimane sono la legge elettorale (che poi non è una riforma strutturale) e ancora di più l'abolizione del senato. Il bicameralismo perfetto, che ha funzionato per oltre 60 anni, all'improvviso è diventato un ostacolo per fare le riforme o semplicemente per fare delle buone leggi, piuttosto di essere visto come una garanzia costituzionale affinchè dal parlamento esca una legge la migliore possibile. Ma perchè un sistema che ha funzionato per decenni, ora viene visto come un ostacolo insormontabile ? Il dubbio che sorge, soprattutto a chi ha una certa maturità, non è tanto che il bicameralismo sia un ostacolo, quanto piuttosto che la classe politica sia inefficiente, inadeguata e incompetente perfino nel rispettare semplicemente la costituzione. Senza contare poi che nelle ultime legislature una legge elettorale truffa ha consegnato al parlamento un senato praticamente ingovernabile. Le riforme servono, come servono i tagli alla spesa pubblica, ma sia le une che gli altri devono essere fatti con raziocinio. Una riforma in quanto tale così come il taglio alla spesa pubblica possono anche essere più dannosi del mantenere lo stato delle cose. L'incompetenza e l'inadeguatezza si rivelano ogni qualvolta arriva davvero una riforma o presunta tale. La legge elettorale denominata procellum ne è un esempio eclatante. Un altro esempio è stata la riforma costituzionale che il governo di centro destra del 2001-2006 varo' in fretta e furia alla fine della legislatura e che per fortuna un referendum rimandò al mittente. Quella riforma viene spesso citata dai parlamentari del condannato perchè prevedeva la riduzione del numero dei parlamentari, la riforma del senato ma poi, e questo piccolo particolare non viene mai citato, contemplava anche un suprepremier con superpoteri come lo scogliomento delle camere ed il licenziamento dei ministri. Una specie di ras costituzionale. Era una riforma che stravolgeva la costituzione e metteva in pericolo la democrazia. Quello è comunque stato l'ultimo provvedimento teso a mettere in campo un qualsivoglia cambiamento pur se sbagliato. Oggi si torna a parlare di riforme ma in che termini ? Una legge elettorale che, ricalca e per certi versi peggiora, la precedente legge dichiarata incostituzionale; l'abolizione del senato senza spiegare le motivazioni oltre quelle di rendere il sistema più efficiente ammesso poi che l'efficienza dipenda dal senato piuttosto che dai piolitici. E' vero che questa può sembrare la questione di chi è nato prima, l'uovo o la gallina, ma 60 anni di storia non si cancellano ed in questi 60 anni sono state emanate diverse leggi anche importanti e nei tempi giusti senza che il bicameralismo rappresentasse un impedimento.

giovedì 6 marzo 2014

Terminata la stagione della rottamazione è iniziata quella del riciclaggio

La stagione della rottamazione per il Renzie è terminata presto, si è accontentato di fare fuori prima D'Alema e Veltroni, poi Bersani ed infine il colpo da maestro, da far invidia al Bruto di romana memoria, con il povero Letta. Raggiunta la poltrona più ambita, per il momento ma è probabile che sotto la guida del condannato non si accontenterà, ha subito cambiato rotta e si è dato al riciclaggio. Non sono lontani i tempi in cui "consigliava" alla Cancellieri ed alla De Girolamo di dimettersi a causa delle loro telefonate private con amici di dubbia reputazione. Abbiamo tutti pensato che con il Matteo di Firenze finalmente si potesse sperare in una nuova stagione della politica italiana che desse lustro a quella questione morale predicata da decenni a partire dal compianto Enrico Berlinguer. E che dire poi del caso di Francesca Barracciu ritirata dalla competizione elettorale sarda a causa dei suoi problemi con la giustizia ? Anche in quella occasione i più hanno pensato che finalmente il rottamatore avesse intrapreso la strada giusta per combattare la corruzione nel paese più corrotto d'europa. Poi si arriva al colpo di mano che fa salire il rottamatore alla presidenza del consiglio e, se pur storcendo la bocca, i più ottimisti hanno pensato: "Beh almeno inizieranno le operazioni di pulizia anche nei centri alti del potere". Ma sono stati sufficienti pochi giorni per deludere i benpensanti e per passare dalla rottamazione al riciclaggio sporco. La nomina di viceministri e sottosegretari ha subito svelato il cambio di rotta dell'ex rottamatore. Si è vero c'è stata anche in questo caso una vittima, il sottosegretario Gentili, ma quelle dimissioni sono dovute soprattutto all'indignazione di un'altra casta, quella dei giornalisti, che si sono ribellati in maniera trasversale contro un personaggio che avrebbe bloccato l'uscita di un articolo sui problemi con la giustizia del proprio figlio. Ed in Italia quando si toccano i giornalisti si scatena l'inferno. E' solo grazie alle levata di scudi della stampa che il sottosegretario si è dimesso e non certo per l'intervento del rottamatore. A parte questa eccezione tutti gli altri sottosegretari con problemi giudiziari sono stati prontamente protetti dall'improvviso garantismo del governo Renzi. Il caso più emblematico è proprio quello della Barracciu, indegna di correre per la regione Sardegna a causa di un avviso di garanzia, ma che è risultata abile arruolata per diventare sottosegretario del governo più giovane che la repubblica abbia mai avuto. E la questione viene liquidata in pochi secondi dal ministro Boschi, giovane e donna, in un'aula quasi deserta. Bene prendiamo atto che la corruzione rimarrà un problema e che la stagione della rottamazione, che ha riguardato solo i vecchi dirigenti del Pd, è ormai terminata e si è rapidamente passati a quella del riciclaggio, con buona pace del nuovo che avanza.

Il governo Renzi si berlusconizza

"Non è intenzione di questo governo chiedere dimissioni di ministri o sottosegretari solo sulla base di un avviso di garanzia, ma per opportunità politica" .... Che succede e' tornato al governo il condannato e questo e' uno dei suoi ministri che rilascia dichiarazioni in merito a qualche componente del governo stesso indagato dalla magistratura ? No anche se l'analogia e' piu' che giustificata. Questa e' la dichiarazione di un ministro del governo piu' giovane della storia della Repubblica e per di piu' donna. Si il governo dell'ex sindaco di Firenze tanto osannato per l'eta' media intorno ai 40 anni e per essere composto per il 50% da donne, altro non e' che nei comportamenti inerenti la moralita' che una fotocopia dei governi targati centrodeastra e guidati dal condannato dell'ultimo ventennio. Sono lontani i tempi in cui i parlamentari del Partito Democratico suonavano la grancassa della protesta non appena un ministro o un sottosegretario del governo guidato dal pregiudicato di Arcore veniva colpito da un avviso di garanzia od era semplicemente indagato. Le dimissioni venivano giustamente evocate a gran voce. Ora le parti si sono invertite. Il presidente del consiglio e' un rampante giovanotto che da mesi, ancora prima di diventare segretario del Partito Democratico, lanciava i suoi progetti di cambiamento in ogni settore della politica autopromuovendosi come il futuro leader per finalmente dare una svolta alla vita del paese. Visto che i tempi per arrivare sulla poltrona tanto ambita si allungavano, con un colpo di mano alla Caino, scalzava dalla sedia il compagno di partito e prendeva il comando circondandosi di baldanzosi giovanotti e giovanotte in parti uguali. Ma arrivato sul posto di comando, la sua vera anima si e' subito rivelata al paese o almeno a quella parte del paese che lo aveva visto come l'ultima spiaggia e l'unica via di salvezza. Come il suo maestro, il condannato di Arcore dal quale e' andato a lezione serale qualche tempo fa, prima si e' circondato di giovani ragazzote di bella presenza, inversamente proporzionale alla propria competenza, poi ha cercato di accontentare tutti con una stuola di sottosegretari e viceministri di dubbi fama. Inquisiti e indagati oltre che sospettati non mancano ma d'altra parte il manuale Cencelli e' un trattato di spartizione delle poltrone a prescindere dalla mioralita' di coloro che andranno ad occupare le poltrone stesse. Ed oggi, dopo le critiche sollevate da diverse parti (non certo da i seguaci del condannato che in questa circostanza, e dispiace dirlo, si sono mostrati almeno molto piu' coerenti dei colleghi del Partito Democratico, una delle giovani ministre va alla Camera e fa una dichiarazione di quelle che abbiamo sentito tante volte in questi ultimi venti anni. Forse un anno di governo Monti ed uno di governo Letta ci avevano un po' disabituato a comportamenti del genere, ma i primi giorni del nuovo e giovane governo Renzie ci hanno riportato alla realta'. Colpo di mano per occupare il governo, investitura di indagati, una legge elettorale che ripercorre i binari dell-incostituzionalita' aggravati dal proporre un sistema elettorale diverso per Camera e Senato ... ma non vi sembra di aver imboccato una strada gia' percorsa molte volte ... ?

martedì 4 marzo 2014

Dal porcellum .... al pateracchium

Il Fonzie di noartri è lanciato e non guarda in faccia a nessuno. Preso dalla frenesia di finalmanente ammazzare il porcellum darà vita ad un vero e proprio pateracchio: saremo l'unico paese democratico in europa, ma che in dico in europa ... sul pianeta, ma che dico sul pianeta ... nella galassia, ma che dico nella galassia ... nell'universo .. che avrà due leggi elettorali, una per ogni ramo del parlamento. Un vero e proprio casino galattico. Se questa legge sarà approvata come sembra entro la settimana avremo una legge elettorale per la camera che praticamente sarà un procellum modificato e forse altrettano incostituzionale, ed un'altra legge elettorale, quella uscita dalla sentenza della corte costituzionale, per il senato, questa conforme alla costituzione. Risultato: alla camera si avrà una maggioranza sicura al senato no, alla camera si voterà senza preferenze al senato probabilmente si. Dalla teoria della semplificazione alla pratica della complicazione. Certo nei programmi di Renzie c'è l'abolizione del senato, ma quando si farà questa abolizione ? E poi siamo certi che l'abolizione del senato sia cosa buona e giusta ? Nel frattempo non era meglio prevedere nelllla nuova legge elettorale anche una parte per l'elezione del senato ? Forse sarebbe stata una soluzione troppo logica e poi il condannato non ha interesse, nonostante le dichiarazioni, ad andare alle elezioni prima del 2015 quindi meglio dare una smacchiata ad una legge elettorale schifosa per renderla meno sporca ma sempre una bella porcata. Insomma il giovanotto di Firenze va veloce, ma non sempre la velocità è foreria di efficienza .... soprattutto poi quando si deve compiacere un pregiudicato.

lunedì 3 marzo 2014

Renzi: il nuovo che sa di vecchio


Si era presentato come la faccia nuova della politica italiana, si era vantato del consenso ricevuto alle primarie, ma appena si è passati dalle parole ai fatti ecco che il nuovo si presenta nè più nè meno come il vecchio che più vecchio non c'è. Siamo tornati indietro di oltre 30 anni ma nemmeno ai tempi della Democrazia Cristiana e dei vari governi pentapartito, tripartito e via dicendo si era visto niente di simile. Almeno in quegli anni quando cadeva un governo, fatto che non avveniva mai per una coltellata alle spalle affibbiato al presidente del consiglio dal proprio partito di appartenenza, se ne resuscitava un altro cambiando qualche pedina cercando comunque di accontentare tutti. Renzi, dopo aver spedito a casa Letta, ha dato vita ad un nuovo governo con la stessa maggioranza, mantenendo tutti i ministri del partito di Alfano, sostituendo quasi tutti quelli del suo partito, ma poi ha superato se stesso con le nomine di viceministri e sottosgretari. Tutti i mezzi di informazioni si sono concentrati sul cosentino Antonio Gentile in quanto colpevole di aver bloccato un articolo giornalistico relativo ad un'indagine su suo figlio, ma Gentile non è l'unico caso eclatante di questa schiera di personaggi di dubbia moralità chiamati a sedere sui banchi del governo. Enrico Costa alla giustizia, non ci poteva essere scelta migliore: relatore per il lodo Alfano. Un fedele del condannato insomma tanto per far star buono anche Forza Italia con la sua finta opposizione. Cosimo Ferri in vischiato nello scandalo calciopoli, si dimise da commissario della Fgci, insomma un esempio per fare il sottosegretario alla giustizia. Francesca Barracciu, indagata per peculato per l'utilizzo illecito di 33 mila euro destinati al gruppo Pd della Regione Sardegna. Umberto Del Basso Caro sempre del Pd e sempre indagato per peculato. Riccardo Nencini condannato a restituire 465 mila euro al parlamento europeo per rimborsi spese irregolari. Quando poi non ci sono problemi di ordine giudiziario, sorgono perplessità relative alla competenza. Che dire di Angela D'Onghia nominata sottosegretaria all'istruzione in virtù delle sue competenze di merito di .... abbigliamento. Oppure Simona Vicari allo sviluppo economico in virtù della sua amicizia intima con Schifani. E la lista potrebbe continuare, insomma il buon Renzi in nome dell'efficienza e del rigore ha presentato una lista che avrebbe fatto impallidire il più democristiano dei governi democristiani della prima repubblica.