sabato 29 luglio 2023
Governo: dalle lusinghe ai novax fino agli abbracci ai negazionisti del cambiamento climatico passando dai favori ad evasori, mafiosi e camorristi
mercoledì 26 luglio 2023
Se non è fascismo questo quando lo è ?
sabato 22 luglio 2023
Ogni giorno un ministro si alza e sa che deve dire una puttanata
venerdì 21 luglio 2023
PNRR: dopo il "siamo pronti" arriva il "non eravamo pronti"
Al Sisi - Governo Italiano: 1 a 0 e palla al centro
- Zaki è stato tenuto per quasi due anni in carcere senza un'accusa precisa.
- Una volta liberato non gli è stato consentito di tornare in Italia.
- Un altro anno e mezzo di tira e molla in attesa del processo
- Processato è stato condannato a 3 anni di detenzione
- Il giorno dopo la sentenza è stato graziato da Al Sisi
Il dittatore egiziano ha dimostrato all'Italia di fregarsene del nostro paese e di agire come appunto un dittatore. 1 a 0 e palla al centro in attesa della conclusione del caso Reggeni, se mai si concluderà.
mercoledì 19 luglio 2023
Il governo di destra fa semplicemente la destra: aumenta le disuguaglianze, agevola la mafia e gli evasori.
Per quanto possa far inorridire la maggioranza dei cittadini onesti di questo paese, il governo di destra, la peggiore destra europea dopo i nazifascisti, mette semplicemente in atto le politiche tipiche di un governo di destra.
In ambito economico agevola imprese e imprenditori lasciandoli "liberi di fare" e poco importa se in questa politica del fare chi ne fa le spese sono i lavoratori. Per la destra chi crea ricchezza sono gli imprenditori e non i lavoratori, e quindi per fare ricchezza è necessario sfruttare al massimo il lavoro fino ad arrivare allo schiavismo. La guerra ideologica contro il salario minimo nasce proprio dall'ideologia della destra: sfruttare il lavoratore per consentire all'imprenditore di fare profitti più alti possibile. Non cadete nel tranello delle dichiarazioni "prima gli italiani", perché a questo slogan manca un pezzo "prima gli imprenditori italiani". Questa politica è tipica della destra e chi fra i lavoratori o non è andato a votare o peggio ancora ha votato Fd, Lega o Fi ora non può lamentarsi.
In ambito giustizia la musica non cambia. Berlusconi ha introdotto la favola della magistratura politicizzata, che se la prendeva con lui vittima di una persecuzione, coloro che pensavano a Meloni e camerati più inclini alla legalità e contrari al teorema magistratura politicizzata sono stati prontamente serviti. Sono stati sufficienti due episodi come quelli di Santanché e La Russa per far tuonare anche alla Meloni contro una magistratura che fa opposizione politica. Si è andati anche oltre con l'uscita del ministro della giustizia Nordio che, proprio ridosso della strage di mafia portò all'uccisione del giudice Borsellino, addirittura paventa una revisione del rato di fiancheggiamento mafioso. E LA presidente del consiglio che fa ? Non manda a casa Nordio ma va a celebrare Borsellino a porte chiuse e senza la stampa. Un'ammissione di complicità molto evidente. Anche questo atteggiamento è comunque tipico delle destra connivente da sempre con malavita e con le organizzazioni mafiose e camorriste: basta studiare la storia per capire.
Ultima ciliegina sulla torta è la politica fiscale del governo che si incentra su un pilastro fondamentale: considerare le tasse un pizzo di Stato e proporre per l'ennesima volta un condono (pace fiscale) per coloro che non pagano le tasse. In questo caso il braccio armato del governo è la Lega ed in particolare Salvini ma la mente dell'operazione non può essere che LA presidente del consiglio Giorgia Meloni. Nel suo discorso di insediamento alle camere, la Meloni dichiarava che questo governo "avrebbe agevolato chi ha voglia di fare", poco importa se le nel fare è compreso non pagare le tasse. Anche questo è comunque un tema caro alla destra: imprenditori e imprese devono essere libera di fare e non pagare le tasse, questa incombenza è lasciata ai lavoratori dipendenti e pensionati, gli unici che tengono ancora in piedi il paese.
(Segui la pagina Facebook del blog)
mercoledì 12 luglio 2023
Il paese fra camerati e pitonesse
Era solo questione di tempo affinché questi personaggi combinassero qualche casino. La storia di fascisti dei due camerati e la storia di opportunista e affarista senza scrupoli della pitonessa non poteva che sfociare in questioni che ne attestano l'incompatibilità con le cariche istituzionali ricoperte. Non c'erano dubbi che prima o poi sarebbe accaduto qualcosa e non ci sono dubbi che gli episodi dei quali sono stati protagonisti i tre non saranno gli ultimi. Era facile prevederlo sia per la loro fame di potere dopo anni trascorsi all'opposizione, sia per la loro idiosincrasia con la Costituzione e con le regole della democrazia. Con l'eccezione di Del Mastro, e forse nemmeno per lui, niente di penalmente perseguibile ma sicuramente tutti inadeguati a stare nelle istituzioni democratiche. D'altra parte la loro storia, a parte la Santanché, è una storia di camerati ancora legati a quel ventennio del quale nemmeno LA presidente del consiglio si è ancora liberata del tutto. Del Mastro incapace di capire che le questione delle quali viene a conoscenza per il suo ruolo di sottosegretario non sono questioni delle quali parlare al bar con gli amici, soprattutto se gli amici si chiamano Donzelli altro fascistello da strapazzo inadeguato anche a gestire la portineria di un magazzino. La Russa è sicuramente il più inadeguato in quanto ancora totalmente legato al ventennio fascista, che mal digerisce la democrazia e quindi la figura più antitetica con il ruolo della seconda carica dello Stato. Comprensibile il suo dolore di padre rispetto alle vicende del figlio, ma per questo inadeguato nel distinguere il suo ruolo di padre da quello di Presidente del Senato. La Russa ha effettuato l'indagine e ha assolto il figlio nel suo processo patriarcale accusando la ragazzina che ha trascorso la notte con capo Apache. La Santanché è la figura più squallida e più ambigua dei tre. Imprenditrice spregiudicata che lucra sui suoi dipendenti e collaboratori, oltre che falsa con il Parlamento, con i cittadini italiani e con la stessa sua presidente. Presidente che ha sicuramente le sue colpe: come può un'imprenditrice che gestisce uno stabilimento balneare ricoprire il ruolo di ministra del turismo proprio quando quel ministro dovrebbe decidere sulle concessioni balneari ? Non esiste in nessuna parte del mondo. Naturalmente i tre non si dimetteranno perché questo paese ormai ha scambiato la giustizia con l'opportunità o con i doveri che un qualsiasi politico che ricopre un incaico istituzionale dovrebbe rispettare. Siamo nel paese nel quale l'arte di arrangiarsi è quasi un corso di laurea e quindi questi figuri ce li terremo facendo la solita figuraccia a livello internazionale.
mercoledì 5 luglio 2023
Garantista è la Costituzione e quindi tutta la politica
Quando il parlamentare o il ministro o comunque il politico in generale si dichiara garantista in realtà sta dicendo una banalità e prende per i fondelli il cittadino ritenendolo un'imbecille. E' la Costituzione garantista, è il nostro sistema giudiziario garantista in quanto il presunto colpevole di un reato è innocente fino al terzo grado di giudizio. Chiunque quindi faccia politica a qualsiasi livello, qualunque rappresentante delle istituzioni NON PUO' CHE ESSERE GARANTISTA dovendo sempre rispettare la Costituzione. Non esiste il politico giustizialista in quanto non rispetterebbe la carta costituzionale guida della nostra repubblica democratica. Come sempre accade però in occasione di qualche politico invischiato in faccende poco chiare, li schieramenti si contrappongono e compaiono i garantisti ad orologeria: coloro cioè che si ergono a paladini della giustizia quando il malcapitato in faccende poco chiare fa parte del loro schieramento politico. Gli appartenenti allo schieramento opposto diventano quindi improvvisamente giustizialisti. E' il gioco perfido e inopportuno della nostra politica. Tutti però dimenticano che una cosa è la giustizia che, nel caso di presunti reati da parte di un politico, fa il suo corso fino al terzo grado di giudizio, un'altra cosa invece è la credibilità del politico invischiato in faccende poco chiare. In tutte le democrazie occidentali quando un politico è scoperto con le mani nella marmellata, sia che vi siano conseguenze penali sia che non ve ne siano, il primo passo sono le dimissioni dai suoi incarichi istituzionali. Copiare una tesi o semplicemente aver diffuso una notizia falsa sono motivi insindacabili affinché il soggetto interessato si dimetta dai suoi incarichi, dimissioni chieste proprio dalla parte politica dell'interessato. In Italia no .. siamo pieni di fantasia.
Il caso del giorno è quello della ministra Santanché. La ministra gestisce attraverso due società uno stabilimento balneare a Forte dei Marmi. Le società sono sull'orlo del fallimento i suoi dipendenti non hanno avuto la cassa integrazione nonostante le promesse, non hanno percepito il Tfr e soprattutto la ministra ha usato i sussidi ottenuti dallo Stato per il Covid non per i propri dipendenti ma per sistemare le proprie magagne. Il tutto è saltato fuori da un'inchiesta giornalistica che, fra l'altro, ha portato alla luce altri comportamenti "allegri" della ministra. La Santanché scorrazza per Milano con una Maserati da qualche centinaio di milioni di euro non sua ma della sua società in fallimento. Scorrazzamenti che se ne fregano di varchi ZTL e di multe varie (circa 460) propinate per la guida "sportiva" dell'imprenditrice. Costretta a presentarsi in parlamento per fare chiarezza su questi comportamenti, non certo per essere giudicata, ecco che la maggioranza di destra è diventata garantista e l'opposizione giustizialista. Peccato che quella destra che oggi afferma "l'assurdità di chiedere le dimissioni di un ministro per un'inchiesta giornalistica, circa 10 anni fa chiedeva le dimissioni della ministra del Pd che era stata scoperta non aver pagato una rata di Imu dia una sua palestra. Dimenticanza confermata dalla ministra stessa che aveva subito provveduto a pagare il debito. In quel caso la ministra era stata invitata a presentare le dimissioni perché "la politica deve dare l'esempio come atto di responsabilità", oggi quell'atto di responsabilità chiesto dalla opposizioni alla Santanché diventa invece "sciacallaggio" e "invidia" verso una persona che può permettersi un tenore di vita elevato (a spese e sulle spalle dei suoi dipendenti e dello Stato aggiungerei).
Questa è la politica italiana e come direbbe Gaber "cos'è la destra, cos'è la sinistra" ormai non si sa più e infatti molti cittadini purtroppo evitano di esercitare il loro potere democratico non andando a votare.
sabato 1 luglio 2023
Da MeloIena a MeloAgnellino: le due facce delLA presidente del consiglio
Tutta l'inadeguatezza della Meloni a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio la si può constatare nelle sue due facce, una specie di Dr. Jekyll e Mr. Hide in gonnella, nei diversi atteggiamenti fra quando parla in Italia e quando si trova a confrontarsi con in Europa. In Italia sembra che la Meloni ancora si trovi all'opposizione: sbraita, urla, offende come se non fosse lei LA presidente del consiglio con il famoso coltello dalla parte del manico che dovrebbe renderla più tranquilla. Un segno evidente delle difficoltà nelle quali si trova e della mancanza di argomenti per affrontare seriamente e serenamente le inevitabili contestazioni che le provengono dalle opposizioni. Tutt'altra musica quando la stessa Meloni si trova a confrontarsi in Europa. In questo contesto non può urlare perché sa benissimo che l'Italia è un punto debole di tutti i paesi europei se non fosse altro per il suo enorme debito pubblico. Nonostante però il suo atteggiamento accondiscendente non ottiene, come del resto tutti i suoi predecessori, alcun risultato nella risoluzione dei problemi che attanagliano l'Italia. Uno su tutti: l'immigrazione. D'altra parte oltre al debito pubblico negli ultimi mesi si sono sovrapposti altri problemi con il Mes, l'Italia è l'unico paese a non averlo sottoscritto, il Pnrr, al fallimento della scadenza per la terza rata si aggiunge la scadenza della quarta rata mancata anche questa. E' chiaro quindi che quando l'Italia va a chiedere qualcosa in Europa, come la ricollocazione dei migranti fra i vari paesi europei, riceve delle sonore pernacchie a partire proprio dagli amici della Meloni: Ungheria e Polonia. Se a queste difficoltà si aggiunge l'incompetenza e inadeguatezza della quasi totalità dei ministri del suo governo, è chiaro che la sua voce grossa in Italia è solo un indicatore di estrema difficoltà.
I ministri del governo hanno priorità serie e fondamentali come:
- contrastare i Rave Party,
- contrastare le Ong,
- rincorrere gli scafisti su tutto il globo terracqueo,
- proibire l'utilizzo di parole straniere,
- difendere la razza o l'etnia oppure il ceppo italico,
- costruire un ponte che non si farà mai,
- ritirare le patenti,
- contrastare la transizione ecologica
possono occuparsi di problemi come il Mes, il Pnrr, l'inflazione, la crescita incontrollata dei mutui e dei prezzi, la sanità ormai quasi totalmente privatizzata, il lavoro precario, gli stipendi più bassi d'europa, certamente NO e quindi urlare in Europa non si può.
Se a questo disastro si aggiunge poi l'aumento incontrollato dell'immigrazione (+132% rispetto a primi 6 mesi del 2022) quando le promesse elettorali parlavano di un blocco totale del fenomeno grazie al fantomatico blocco navale, si capisce il nervosismo della Meloni. Un fallimento totale.