giovedì 25 agosto 2016

Partiti e politici ... e voi quanto donate per i terremotati ?


In queste ore dopo nemmeno due giorni dal terremoto cha ha Lazio-Umbria-Marche, la solidarietà e lo slancio dei cittadini italiani è come sempre incredibile. La Protezione Civile ha dovuto fermare i volontari che si apprestavano a dare un aiuto personale, l'Avis ha diffuso un comunicato per dire che il sangue donato era ormai più che sufficiente per tamponare l'emergenza, il sindaco di Amatrice dichiara che i generi alimentari pervenuti sono ormai superiori alle necessità, chi ha aperto conti bancari per raccogliere denaro, come per esempio La7 ed il Corriere della Sera, comunica che è impressionante il numero delle donazioni in sole 24 ore è impressionante, il numero della persone salvate dalle macerie è di 215 circa. Insomma l'Italia, intesa come cittadini, c'è. Si è vero c'è anche qualche deficiente sdoprattutto sui social network che lancia messaggi deliranti come la vegana che invoca la giusta punizione su Amatrice, il paese padre della pasta all'amatriciana, o i fautori del copia-incolla compulsivo che invocano di inviare i terremotati negli alberghi occupati dagli immigrati da inviare a loro volta nelle tendopoli. A parte questi cretini dell'ultim'ora (grazie a Facebook e Twitter che ce li fa conoscere) l'italiano è un generoso e pronto ad aiutare chi si trova all'improvviso in situazioni drammatiche. Sarebbe interessante per completare il quadro della solidarietà del nostro paese sapere anche quanto partiti e politici stanno facendo nell'emergenza. Non parlo di decreti e fondi da stanziare, o altre iniziative istituzionali ma quali siano le iniziative personali del singolo politico oppure del partito di appartenenza. Personalmente sarei più interessato a queste iniziative che a sapere quanto il politico guadagna o quanto ammonti il suo reddito e le sue proprietà. Perché la trasparenza tanto invocata non viene estesa i queste occasioni a quanto per esempio il singolo politico dona a favore dei terremotati (ammesso che sborsi qualche soldo). E perché per esempio i partiti non rinunciano a parte dei loro finanziamenti pubblici, camuffati recentemente dal famoso 2x1000 che ogni cittadino può indicare nella propria dichiarazione dei redditi ? Ecco questa sarebbe davvero trasparenza altro che andare a ficcare il naso nei redditi personali. 

Non è la natura che uccide l'uomo ... ma l'uomo che uccide se stesso










"Il terremoto ha ucciso xxxx persone" ... "L'alluvione ha ucciso yyyy persone" .... "La frana ha portato via zzzz presone" ... Sembra un bollettino di guerra, una guerra che l'uomo combatte con un'entità forte che colpisce usando le sue enormi risorse contro le quali, quando entrano in azione, l'essere umano non ha molte carte da giocare. In realtà questa entità non è altro che la Natura, la padrona cioè di un pianeta sul quale l'umanità è arrivata per caso, e le sue azioni non sono altro che le manifestazioni di come la natura ed il pianeta vivono. L'uomo si muove, mangia, lavora, pensa ed in questo modo vive, la Natura vive con il vento, la pioggia, i terremoti: queste sono le manifestazioni attraverso le quali il pianeta dimostra di vivere. Come possono convivere queste due entità senza che l'una abbia la meglio sull'altra ? Poiché è l'uomo l'intruso, il pianeta e la natura hanno vissuto per milioni di anni indisturbati, dovrebbe essere l'uomo stesso a cercare di integrarsi cercando di dare il meno fastidio possibile e soprattutto cercando difendersi da quelle manifestazioni "naturali" che non possono essere eliminate (sarebbe come chiedere all'essere umano di non respirare e di non mangiare .. morirebbe in pochi giorni). E l'uomo avrebbe le capacità per farlo perché conosce esattamente i rischi che l'uomo stesso può correre in consequenza di queste manifestazioni naturali e conosce come si possono contrastare questi fenomeni nel rispetto della natura, ma c'è un problema: i costi e soprattutto la mancanza di visione a lungo termine. E poi vuoi mettere tutto lo show che viene messo in atto quando accadono questi fenomeni naturali ? Televisioni, giornali, dibattiti, dirette dai luoghi interessati, e parole parole parole parole ... che si ripetono all'infinito e sempre le stesse. A dire il vero in queste ore qualche parola o dichiarazione diversa si sente, causa dei tempi che sono cambiati dall'ultimo terremoto quello dell'Aquila. Generalmente sono scemenze o idiozie niente cioè che possa servire a risolvere il problema o migliorare questa convivenza fra uomo e natura. Dove poi non ci sono fenonemi naturali che diventano disastri per la scelleratezza umana, l'uomo si applica nel creare lui stesso tragedie contro se stesso. Guerre, sfruttamenti, sopraffazione dell'essere umano sull'essere umano per motivi futili e ininfluenti sulla vita del pianeta e dell'universo in generale: motivi religiosi e razziali che utlizzano la diversità, solitamente creata ad arte dallo stesso essere umano, per combattere il "diverso". Insomma pur vivendo su un minuscolo pianeta all'interno di una sistema solare, di una galassia, di un universo che ci appare infinito ma del quale abbiamo compreso le leggi che ne regolano la vita, questo minuscolo e infinitesimo essere vivente che è l'essere umano, è incapace di vivere in armonia con l'immensità della natura che lo circonda e con se stesso. Il Sole, la stella che ci garantisce la vita, è destinata a morire fra qualche miliardo di anni ma è molto probabile che l'umanità si autodistrugga molto prima.

martedì 23 agosto 2016

Ma per giocare a tresette col morto era necessaria una portaerei ?


L'Europa e Renzi quando c'è da mettere in scena qualche rappresentazione ad effetto non badano a spese: due milioni di euro per un incontro a tre che si risolve nella solita maniera ... niente di fatto. Con quei due milioni quanti profughi si sarebbero potuti salvare ? o quanti aiuti umanitari si sarebbero potuti inviare ad Aleppo ? Ma questo è populismo lo so, questi incontri sono importantissimi, talmente importanti che le parole d'ordine che alla fine escono si possono già stilare il giorno prima. Si racconta di giornalisti che scrivono i loro pezzi addirittura prima del vertice come accaduto nella sceneggiata di Ventotene: erano attesi 300 giornalisti, ce ne sono andati 150 ... e gli altri hanno scritto i loro articoli senza muoversi dai loro uffici. Anche perché le conclusioni erano e sono scontate: l'Europa non si ferma, è necessaria più partecipazione, incentivare la flessibilità (qui la Merkel ha avuto un sobbalzo ma siccome è persona educata a Renzi non ha detto No ma Ni .. che poi in tedesco è praticamente la stessa cosa), l'immigrazione è un grande problema che necessita la partecipazione di tutti i paesi ... etc.etc.etc. Tutte parole vuote e talmente scontate che Renzi ha pensato bene di fare le solite dichiarazioni PRIMA del vertice, tanto sapeva benissimo che non ci sarebbero state novità. Ma quando i contenuti non ci sono è necessario ricorrere alla sceneggiatura, alle belle immagini ad effetto, alla retorica. Chissà quante volte Spinelli, Rossi e Colorni (gli autori del manifesto "Per un'Europa libera e unita: progetto d'un manifesto") si saranno rigirati nelle loro tombe trascorrendo una giornata agitata nel vedere quei tre rappresentanti di un'Europa totalmente diversa da quella che avevano immaginato e progettato nel loro manifesto. Un'europa divisa, inesistente se non nello stabilire le dimensioni delle vongole adatte alla pesca od il colore dei pomodori, un'europa che non è nemmeno l'ombra di quella libera e unita della quale avevano scritto. A Ventotene proprio davanti a Spinelli i tre hanno festeggiato l'inizio della disgregazione con l'uscita della Gran Bretagna dall'europa ed il buo Altiero si sarà chiesto: "Ma non potevate riunirvi alla buvette della camera nascosti a tutti piuttosto che venire qui a prendermi per i fondelli ?"

lunedì 22 agosto 2016

Referendum costituzionale: il voto è solo per la Costituzione (nè contro Renzi, nè con Renzi, né con Berlusconi, né con Salvini, né con Grillo. etc. etc.)

L'ennesima uscita di Renzi sul referendum con tanto di voltafaccia a quanto va sostenendo da mesi, alla fine rischia di creare più confusione che mai. Matteo Renzi ormai ci ha abituati a questi cambi di rotta improvvisi che arrivano a seconda della direzione che prende il vento, dove per vento si intendono i famigerati sondaggi che avrebbero la pretesa di prevedere quello che sarà l'orientamento dei cittadini in occasioni di tornate elettorali. Cambiare idea è naturalmente legittimo ma quando a farlo è un presidente del consiglio che cambia opinione più o meno come cambia il tempo nel mese di marzo, qualche sospetto di inadeguatezza o quantomeno di personalità politica di basso profilo è sicuramente legittimo. Da quando la riforma costituzionale è stata approvata in parlamento fino ad ieri il buon Matteo è andando sventolando ai quattro venti la sua "coerenza" che prevedeva le dimissioni e l'abbandono della politica bel caso in cui il popolo avesse bocciato il suo progetto. Un'uscita inadeguata e inappropriata per vari motivi, ma anche una dichiarazione che metteva in luce tutta "l'ignoranza" costituzionale ed istituzionale del capo del governo di una repubblica parlamentare e democratica. La materia costituzionale è infatti materia del parlamento e non del governo ed in quanto tale un presidente del consiglio non può legare la vita del suo mandato ad una riforma che spetta al parlamento. A maggior ragione non può farlo se la stessa riforma è sottoposta al referendum popolare, in quanto la minaccia delle dimissioni appare come un ricatto al paese.  Renzi però ha legato la sua vita politica al risultato del referendum esclusivamente perché sapeva che i sondaggi davano il Si avanti. Ora invece che il No è arrivato al sorpasso naturalmente Matteo torna sui propri passi e dichiara che non si dimetterà in caso di vittoria del No. Purtroppo però la sua superbia non gli ha permesso di fermarsi a questa affermazione ma lo ha portato oltre: "Non si andrà al voto prima del 2018". Altro inciampo che sottolinea ancora una volta ignoranza costituzionale: non è certo il presidente del consiglio che decide quando e come si andrà al voto anche in caso di sue dimissioni. Questa prerogativa, la Costituzione, anche quella che potrebbe uscire con la vottoria del Si al referendum, è tutta del Capo dello Stato, l'unico che può indire le elezioni sia per il termine naturale della legislatura sia in caso di caduta del governo. Quindi che Renzi si metta l'animo in pace ed attenda "serenamente" il risultato del referendum dopodichè potrà decidere se dimettersi o meno e se lo farà la palla passerà al presidente della repubblica ed al parlamento e non certo a lui. Il segretario del Partito Democratico ha comunque proseguito nelle sue "baggianate" accusando D'Alema, schieratosi per il No, di essere amico di Berlusconi. Un'affermazione di per sè anche vera ma non certo perché D'Alema sia contro la riforma Renzi-Boschi-Verdini. A questo gioco di dichiarazioni che niente hanno a che fare con la questione del referendum costituzionale non si sono sottratte certo le opposizioni tutte che prima si sono scagliate contro Renzi per la personalizzazione, ora sempre contro Renzi per la sua marcia indietro, insomma nessuno al momento si occupa della vera questione: la nuova costituzione che uscirà se al referendum passeranno i Si. Quindi il primo problema è stabilire che si vota per approvare o respingere la nuova Costituzione che il parlamento ha approvato. Cosa accadrà dopo il voto qualunque sia il risultato, chi voterà Si e chi voterà No fra i vari schieramenti politici ha poca importanza: l'unica cosa importante è che ognuno si faccia la propria idea e vada a votare secondo il suo pensiero. E non aspettiamo aiuti da nessuno per capire che cosa si va a votare, in fin dei con ti non è complicato: è sufficiente leggere la costituzione e leggere il testo della riforma anche se il nuovo testo è sicuramente più complicato e meno comprensibile della costituzione attualmente in vigore.

sabato 20 agosto 2016

Addio Renzi Air Port

Uno dei primi disastri tentati da Renzi è stato il progetto relativo allo sviluppo dell'aeroporto di Peretola per dare a Firenze il tanto sognato scalo aereo, oggetto di discordia continua fra Pisa, (dove esiste già da tempo uno scalo internazionale attivo, ben servito e funzionante come il Galileo Galilei) e Firenze. La questione fu risolta qualche decina di anni fa quando furono realizzati collegamenti ferroviari veloci fra l'aeroporto di Pisa ed il capoluogo toscano: ogni ora parte un treno proprio dallo scalo pisano che in circa 50 minuti arriva a Firenze. Il Galilei continuò a svilupparsi e Firense si mise l'animo in pace con la sua pista per aerei da turismo un pò potenziata da permettere l'atterraggio di qualche volo nazionale. Una pace che non andò avanti per molto tempo e lentamente anche a Peretola sono arrivati voli internazionali senza mai però raggiungere il traffico del Galilei. Per potenziare l'aeroporto fiorentino sarebbe necessaria una nuova pista. Arrivato Renzi al governo la manovra per quel potenziamento è iniziata contro il parere di cittadini e contro la logica di un piano trasporti senza senso e dissennato che prevedeva due aeroporti internazionali a distanza di 70 km l'uno dall'altro. Il piano renziano prevedeva l'acquisizione dei due scali da parte di un'unica società. Detto fatto. Regione toscana, Provincia di Pisa e vari comuni hanno venduto le proprie quote della societa che gestiva il Galilei, società totalmente pubblica e in attivo, quote acquisite naturalmente dalla sopcietà che già gestiva l'aeroporto di Peretola nel frattempo divenuto Vespucci. Dopo questo passaggio mancava l'ultimo tassello per affossare definitvamente l'aeroporto pisano a favore dei quello fiorentino: potenziare la scalo del capoluogo toscano. Il potenziamento prevedeva una pista parallela all'autostrada Firenze mare, un progetto scellerato dal punto di vista ambientale e paesaggistico oltre che idraulico per quanto riguarda la zona interessata. Contro il progetto si sono schierati in molti: architetti, ingegneri, partiti politici (Pd escluso naturalmente), associazioni e chi più ne ha più ne metta. Alcuni giorni fa è arrivata finalmente la sentenza del Tar che boccia il progetto e rimanda tutto al mittente: il presidente della regiona toscana Rossi per conto di Renzi. Naturalmente la protervia, l'arroganza che renziani dell'ultima ora, vedi Rossi, si è scagliata contro la sentenza affermando che il progetto comunque avanti. Bravo. Ecco un altro esempio del grande cambiamento "promesso" da Renzi ... qualcuno ci aveva creduto ma ora si è capito che non è cambiato assolutamente niente nel modo di far politica di questa gente.

venerdì 12 agosto 2016

A Renzi e Boschi scappa uno zero in più


E' notorio che il politico solitamente abbia poca dimestichezza con la matematica, per questo esistono nelle istituzioni strutture tecniche come la ragioneria dello stato che servono proprio a far di conto. Nonostante questo il politico poi finisce per interpretare i dati numerici snocciolati dalle strutture tecniche dei vari ministeri. Ecco allora che il duo Renzi-Boschi hanno trasformato un dato della ragioneria dello stato trasformandolo da 50 a 500. In fin dei conti non è nemmeno tutta colpa loro ma probabilmente dei loro insegnanti di matematica, anche se di tali insegnamenti ne hanno tralasciato una parte. Chi non si ricorda la classica frase della propria maestra alle elementari che citava: "Gli zeri non contanto niente". Ecco allora che memore di tale frase Renzi-Boschi hanno trasformato un 50 in un 500 e per fortuna si sono fermati lì perché avrebbero potuto andare oltre con un bel 5000. In effetti la frase "completa" della maestra era questa "Gli zeri non contano niente se stanno davanti ad un numero prima della virgola e se stanno dietro ad un numero dopo la virgola". Ecco che il concetto si complica ma per farla semplice ecco due esempi: 00500 e 500 sono la stessa cosa, 0.500 o 0.5 sono ancora la stessa cosa. Ma qui andiamo sul difficile ed allora il duo Renzi-Boschi è andato in confusione o più probabilmente e furbescamente ha fatto finta di andarci. Quando Renzi ha ricevuto dalla sua ministra Boschi la nota della ragioneria dello stato che illustrava i risparmi stimati con la riforma costituzionale, il buon Matteo ha preso il telefono ed ha chiamato Maria Elena avvisandola: "Oh Elena ... tu l'hai vista la nota della ragioneria vero ? ... ora e 'un si po' mi'a sta li' a sottilizza' e a sparà tutte velle cifre, facciamo una 'osa approssimiamo e semplifi'iamo .. si va in giro e si dice che 'on la riforma e si risparmia 500 milioni di euro ... tanto chi voi e se n'accorga". E naturalmente Santa Maria Elena da Arezzo non poteva mica contraddire il capo supremo e così ha seguito le sue indicazioni. Ma nell'era di internet della rete e della trasparenza il Renzi non ha fatto i conti con l'oste ed ecco che la nota della ragioneria è stata scovata e pubblicata da un blogger che così ha scoperto l'inganno. In realtà la stima dei risparmi della ragioneria dello stato si fermava a 57 milioni di euro e non ai 500 milioni sparati in questi giorni come se si trattasse di un banale spot pubblicitario di quelli che la rai trasmette appena c'è una piccola interruzione in una partita della nazionale. Bene ora se il duo Renzi-Boschi inganna il paese su un dato così semplice, verificabile e oggettivo pensate un pò quante altre cavolate spara in merito agli effetti di questo pasticcio della riforma costituzionale. Cavolate difficilmente verificabili come l'aumento del Pil, la velocizzazione delle leggi, la lotta al terrorismo e chi più ne ha più ne metta. Insomma come si vede anche senza entrare nel merito, e se non ci entra chi l'ha pensata questa schiforma chi altro ci dovrebbe entrare, un No è l'unica risposta seria ad una nuova costituzione messa a punto da un duo di falsi e bugiadi.

giovedì 11 agosto 2016

Dove sono finiti tutti i "Siamo Charlie Hebdo" ?




Nel gennaio 2015 dopo l'attentato alla redazione del giornale satirico francese Charlie Hebdo tutta l'europa si mobilitò a difesa della libertà di stampa e di fare satira qualunque fosse l'oggetto della satira stessa. I leader europei sfilarono tutti abbracciati a Parigi e fra loro naturalmente non mancò Matteo Renzi, presidente del consiglio e segretario del Partito Democratico. Il giornale assalito era reo, per il mondo mussumano integralsta, di una satira sferzante e blasfema rivolta verso l'Islam. Il mondo occidentale reagì giustamente a quell'attacco ingiustificato alla redazione del giornale, attacco attraverso il quale furono trucidati 12 giornalisti, indifesa della libertà di stampa e di satira. Oggi quella manifestazione parigina sembra riposta nel dimenticatoio sotto centimetri di polvere, almeno nel nostro paese nela quale c'è stata una mezza sollevazione popolare da parte del Partito Democratico per una vignetta "innocente" rivolta alla ministra Boschi, al suo look ma soprattutto al suo vuoto di argomenti nella propaganda per il Si al riferendum costituzionale. Per il Pd la libertà di stampa e di satira va quindi garantita se e solo se non diretta ai propri esponenti soprattutto se donne. L'accusa di balsfemia rivolta da parte di qualche settore della politica di destra ai giornalisti di Charlie Hebdo fu a suo tempo giustamente rispedita al mittente, ma oggi invece il metro di giudizio è completamente diverso ed opposto per una vignetta che in fin dei conti ritrare la ministra nel suo look istituzionale. E così che tutti coloro che si unirono sotto la bandiera francese al grido di "Siamo tutti Charlie Hebdo" oggi cambiano bandiera ed accusano il Fatto Quotidiano, il giornale che ha publicato la vignetta, si essere sessista magari auspicando una sorta di censura per il giornale diretto da Marco Travaglio. Bene ora sappiamo che il concetto di libertà di stampa per quelli del Partito Democratico non ha un valore assoluto ma dipende .... dall'oggetto delle critiche da parte della stampa stessa.

Il vizietto di Matteo Renzi


E' inutile è più forte di lui non c'è niente da fare e non c'è nemmeno da fargliene una colpa. D'altra parte è un giovanotto nato con i telequiz televisivi e cioè l'apoteosi della merceficazione: più rispondi più guadagni. La cultura monetizzata, ammesso che si possa parlare di cultura quella necessaria per primeggiare in un telequiz. E' nato e cresciuto in una società ormai abituata a monetizzare (basta vedere le olimpiadi attualmente in corso) e non può fare altro che applicare questa sua cultura anche alla politica. Appena arrivato alla presidenza del consiglio ha subito iniziato ad applicare questo suo mantra all'azione di governo. E' partito con gli 80 euro per i lavoratori dipendenti al di sotto di un certo reddito ma anche al di sopra della mera povertà. Un'operazione che gli è andata bene e che ha portato il suo partito, il Pd, ha primeggiare alle elezioni europee con un risultato senza precedenti. Anche grazie all'astensione rimpolpata da coloro che non avevano ricevuto l'elemosina renziana. Visto il successo dell'operazione ha introdotto lo stesso principio anche alla riforma del lavoro. Ha cancellato lo statuto dei lavoratori e l'articolo 18 che gaantiva un minimo di dignità al lavoratore ingiustamente licenziato. Ha sostituito il reintegro con un remunerazione monetaria. Sei licenziato ed il giudice stabilisce che il licenziamento è ingiusto ? Nessun reintegro ma solamente una quantificazione del danno subito e il pagamento di una cifra per il lavoro che hai perso. Uno dei provvedimenti più squallidi e più fascisti che un politico poteva prendere calpestando la dignità del lavoratore. Ma il giovanotto non si è fermato ed ha proseguito la sua politica monetaria elargendo anche agli insegnanti una cifra per il loro aggiornamento. Questa volta però i soldi investiti in questa categoria non ha sortito l'effetto voluto ed oltre alla sconfitta alle elezioni amministrative in questi giorni le proteste degli insegnanti sno vibranti contro la "deportazione" di massa dal sud al nord per un posto di lavoro. Ma anche questo insuccesso non ha fermato il presidente del consglio nonché segretario del Partito Democratico, ex partito della sinistra italiana. Siamo in piena campagna per il referendum costituzionale (di ottobre ? di novembre ? di dicembre ? non ci è dato saperlo per il mmento) ed il buon Matteo cade ancora nel suo vizietto. "Se passa il Si si risparmieranno 500 milioni di euro che saranno dati ai poveri". Certo qui l'impatto sarà diverso perché oltre alla cifra che non è certa (si tratta di una stima che in molti pensano esagerata) rimane da definire che cosa si intenda per povero nel linguaggio renziano. Matteo, quello segretario del partito, tralascia anche un piccolo particolare: che il Pd riceverà proprio 500 mila euro per la campagna per il Si, quindi nella migliore delle ipotesi il primo anno non ci sarà un euro per i poveri o per altre categorie di cittadini. Ma Renzi confida ancora nell'effetto sorpresa anche se ormai sono in molti ad aver capito il giochino del presidente del consiglio, che pensa ancora di trovarsi alla ruota della fortuna e che mette in gioco il futuro del paese e della legge più importante che ne regola la vita democratica per 500 mila euro.

mercoledì 10 agosto 2016

La maga Boschi prevede: se voti No sette anni di sventure


Si pensava di aver toccato il fondo con i governi Berlusconi e ministri incompetenti il cui ruolo era solo quello di seguire i dettami del capo assoluto. Ministri che avevano fatto danni non indifferenti come quelli di MariaStella Gelmini nella scuola o che erano passati nell'indifferenza totale come la Brambilla o che avevano fatto di tutto per assecondare e salvare il proprio capo come Angelino Alfano con i suoi provvedimenti ad personam sulla giustizia. Uno di quei governi aveva anche tentato di riformare a costituzione, come sta facendo Renzi, ma poi la riforma era stata rispedita al mittente dal voto dei cittadini. Ma non eravamo ancora arrivati proprio al fondo del barile e ce ne stiamo rendendo conto in questi giorni grazie al presidente del consiglio Renzi ed alla sua ministra per le riforme, la maga Maria Elena Boschi. I due, con l'aiuto del plurindagato Verdini, hanno vestito i panni dei padri costituenti e hanno messo a punto l'ennesima riforma costituzionale (eh si l'ennesima perché l'affermazione che il paese è fermo nelle riforme è falsa). Fin qui niente di grave o di strano: si tratta dell'ulteriore tentativo di portare a termine una riforma della quale nessuno sente il bisogno. Il problema sta nel fatto che, ora che dovrà ancora decidere il voto popolare, il duo Renzi-Boschi oltre a metterla sul personale la sta buttando in cagnara con una serie di affermazioni fuorvianti, squallide e retoriche che niente hanno a che vedere con la riforma costituzionale. Da più parti si invoca di discutere nel merito, ma come si fa a discutere nel merito di una riforma così importante quando chi l'ha proposta e chi l'ha fatta approvare al parlamento minaccia una sventura dopo l'altra qualora il voto popolare bocciasse la riforma stessa. Siamo partiti con la riforma che fa ripartire il Pil, con la riforma che contrasterà il terrorismo fino ad arrivare ad ieri con le due ultime perle del duo comico Bschi-Renzi: "Chi invoca il no è contro il lavoro del parlamento", "Con i 500 milioni risparmiati si potranno aiutare i poveri". Ora difficile stabilire quale delle due ultime affermazioni sia la peggiore. Quella della Boschi dimostra oltre che arriganza e superbia, "un'ignoranza" unica sia in termini costituzionali che parlamentari che istituzionali. Insomma un ministro che fa un'uscita del genere dovrebbe essere spedito immediatamente ad altri incarichi e non di tipo politico-istituzionale. Più sottile, più ricattatorio, più ignobile il messaggio di Renzi che tenta di scaricare sui fautori del No un eventuale ulteriore impoverimento del paese. Come se ci fosse davvero bisogno di una riforma costtuzionale per risparmiare la miseria di 500 milioni di euro nei costi della politica. Quella cifra si può risparmiare con un semplice provvedimento che riduca gli emolumenti dei parlamentari o che ne riduca il numero, non c'è bisogno di imbastire una riforma incomprensibile. Insomma se questi sono i padri costituenti del terzo millennio non c'è proprio bisogno di entrare nel merito per capire che si tratta di una riforma da rispedire ancora una volta al mittente, ma sarà difficile se ancora una volta circa il 40% degli elettori si asterranno come sembra.

martedì 9 agosto 2016

Rai: un'epurazione senza precedenti

Qualcuno arriccia il naso quando si sostiene che Renzi somiglia a Berlusconi sostenendo che il paragone è improponibile. Beh una volta tanto sono d'accordo: Renzi non è Berlusconi ... E' MOLTO PEGGIO. A sostegno di questa tesi non ci sono solo le riforme che il governo Renzi ha portato a termine e che sostanzialmente sono le stesse che avrebbero volute i governi di centro destra dell'ex cavaliere (riforma del lavoro e riforma costituzionale su tutte), ma anche e soprattutto il fatto che Renzi porta a casa questi provvedimenti partendo da una presunta appartenenza alla sinistra italiana. Berlusconi in fin dei conti tentava di portare a termine il programma per il quale era stato votato, Matteo Renzi tenta invece di realizzare un programma che non è quello presentato alle elezioni dal suo partito e da Bersani con i voti del quale sta governando. Per questo su tentativo sta utilizzando tutti i metodi leciti e meno leciti a sua disposizione. Fra quelli meno leciti è l'occupazione totale della televisione pubblica, la Rai, con l'epurazione e l'allontanamento di tutti coloro che gli sono avversi e che soprattutto contestano la sua riforma costituzionale. Terminata la stagione 2015-2016 in rapida successione si è proceduto con la chiusura della trasmissione televisiva Ballarò e il licenziamento di Massimo Giannini, l'allontanamento del giornalista Nicola Porro e per finire il cambio alla direzione del Tg3 con la sostituzione di Bianca Berlinguer. Non è stato sufficiente: alla radio si deve registrare la cancellazione di un programma come 610, per passare attraverso l'intimidazione a Francesca Fornario e Federica Cifola a non fare battute su Matteo Renzi nella trasmissione radiofonica in onda il sabato e la domenica su Radio 2, fino ad arrivare all'ultima ciliegina e cioè la cancellazione della trasmissione di Rai 3 "Scala Mercalli" che trattava problematiche ambientali e da sempre critica con la politica (totalmente assente) del governo Renzi in materia ambientale. Insomma la battaglia per il Si viene combattuta non tanto con argomenti di merito, ma soprattutto con la censura di quelle voci sia contro la nuova costituzione che critiche rispetto all'azione del governo e  che si levano dalla televisione pubblica. Che dire .... nemmeno Berlusconi aveva osato tanto nel suo famoso editto bulgaro nel quale aveva chiesto e ottenuto l'allontanamento di Biagi, Santoro e Luttazzi. 

Legge elettorale e costituzione: la prima peggiora l'altra ma non la cambia


In questi giorni la minoranza del Partito Democratico chiede a gran voce a Renzi di cambiara le legge elettorale in cambio di un Si al referendum costituzionale che si terrà ... non si sa quando. Che dire ... questi di fatto rottamati del Pd a volte sono commoventi in questo loro gioco a rimanere attaccati con le unghie e con i denti ad un partito che è ormai definitivamente cambiato e spostato a destra ma che tentano strenuamente di non abbandonare per non venire cancellati definitivamente dal panorama politico. E finiranno anche questa volta come tutte le volte che in questi due anni e mezzi di governo Renzi hanno tentato di alzare la voce: per votare secondo i dettami del loro segretario. Ma ora che il referendum costituzionale è certo (anche se rimane incerta la data dato che il presidente del consiglio maramaldeggia in attesa di capire quale sarà il momento più opportuno) che cosa potrebbe cambiare realmente se la legge elettorale fosse modificata ? Poco o niente la nuova costituzione rimarrebbe un terribile pasticcio con un Senato di nominati e di dopolavoristi della politica con un caos per quanto riguarda il percorso legislativo di una proposta di legge. L'articolo 70 rimarrebbe incomprensibile e fonte di contenziosi senza fine a causa della poca chiarezza in merito alla funzione legislativa delle due camere, perché non dimentichiamolo che le camere rimagono due, il bicameralismo non è abolito ma anzi complicato. Il Senato rimarrebbe una camera non elettiva ma che si troverebbe a trattare tematiche importanti come le riforme costituzionali, le normative europee e tutto ciò che riguarda la normativa in ambito di diritti civili. Quindi una camera che decide su questioni importanti per la vita del paese ma che non rappresenta minimamente il paese ma esclusivamente la politica. Tutte queste oscenità della riforma costituzionale rimarrebbero qualsiasi modifica venga poi apportata alla legge elettorale. L'unico aspetto che potrebbe essere evitato sarebbe quello di trasformare la repubblica parlamentare in una democrazia governativa nella quale il capo del governo, sostenuto da un partito con un super premio di maggioranza, in una specie di superpremier in grado di fare e disfare le carte a proprio piacimento. E tutto questo senza modificare la costituzione per quanto riguarda questo importante aspetto. Ecco se la legge elettorale fosse cambiata introducendo un premio di maggioranza più contenuto alla coalizione e reintroducendo le preferenze, allora si avrebbe un leggero miglioramento e soprattutto una non trasformazione occulta della repubblica parlamentare, ma la sostanza della riforma costituzionale rimarrebbe. Quindi se le modifiche alla legge elettorale arriveranno, ben vengano ma il No alla riforma costituzionale rimarrebbe senza se e senza ma.

mercoledì 3 agosto 2016

In soli due anni e mezzo Renzi ed il Pd quasi completano il programma di Berlusconi


Con il penultimo tassello di oggi, le nuove nomine Rai, Renzi ha quasi completato il programma dell'ex cavaliere come ringraziamento per i voti ricevuti alle primarie del Partito Democratico del 2013. I punti salienti di questo programma sono:
  • Riforma costituzionale: fatto
  • Abolizione della tassa sulla prima casa per tutti: fatto
  • Compravendita di voti: fatto
  • Abolizione articolo 18 e statuto dei lavoratori: fatto
  • Salvataggio banche a discapito dei risparmiatori: fatto (un punto aggiunto in corso d'opera)
  • Occupazione della Rai ed epurazione giornalisti scomodi: fatto
  • Italia in guerra: fatto (non era in programma ma gli eventi come nel caso del governo Berlusconi hanno richiesto anche questo)
Manca ancora all'appello la riforma della giustizia e il blocco delle intercettazioni, ma arriverà anche questa non c'è problema. E' vero però che Renzi e Berlusconi non sono esattamente uguali come qualche "nostalgico comunista" vorrebbe far credere, ci sono delle "differenze" che non sono marginali anzi sono sostanziali. Berlusconi intendeva attuare il programma per i propri interessi personali e si cncentrava soprattutto sulla giustizia, Renzi invece tutto quello che sta facendo lo fa per ambizione personale e per contraccambiare coloro che da destra sono andati a votare alle primarie portandolo a ricoprire prima la carica di segretario del Pd e poi quella di Presidente del Consiglio. E tutto con la compiacenza degli iscritti al Partito Democratico sia quelli della prima ora ma anche quelli della seconda e terza ora che pur di non abbandonare una barca che va nella direzione opposta a quella programmata e promessa agli elettori, rimangono a bordo fortemente aggrappati alle paratie ed alle scialuppe di salvataggio.
Oggi si sono conclusi altri due atti che in passato, ai tempi dell'ex cavaliere per intenderci, avrebbero causato una mezza rivoluzione popolare sostenuta proprio da coloro che oggi la soffocano e agiscono nello stesso modi del governo di centro destra. Epurazione dei giornalisti scomodi, Gianni e Berlinguer su tutti, avversi alla riforma costituzionale targata Renzi-Boschi-Verdini e quindi non più adeguati a condurre trasmissioni di approfondimento o telegiornali nella televisione pubblica. Inoltre oggi il governo italiano ha annunciato al paese di essere entrato in guerra con decisione autonoma senza nemmeno chiedere l'autorizzazione al parlamento. Due atti che nemmeno il buon Berlusconi, troppo preso dalle proprie faccende e politicamente poco "furbo", aveva avuto la sfrontatezza di decidere mentre il buon Renzi ha fatto tutto nel silenzio e nella apatia generale. Giornali e televisioni, Rai in testa la più colpita, danno la notizia in coda o quasi come se si trattasse di decisioni di poco conto e gli ex girotondini, gli ex avversari accaniti di Silvio dormono tutti senza rendersi conto che Matteo non sta facendo altro che attuare il vangello secondo Berlusconi.