venerdì 30 dicembre 2016

E con Renzi .... altri tre anni persi per il paese


Quando qualcuno si spinge a fare un parallelo fra Berlusconi e Renzi in merito alla loro azione politica, in molti analisti e esperti di politica storcono il naso sottolineando le varie differenze fra i due. Sicuramente le motivazione che hanno fatto da motore all'azione politica dei due sono profondamente diverse, il primo spinto dal mettere in sicurezza le sue malefatte il secondo spinto da un'ambizione, superbia e arroganza sconfinata, ma alla fine i risultati dei governi berlusconiani e dell'unico governo renziano sono esattamente sovrapponibili per il paese: un nulla di fatto ed anzi, al netto della congiuntura economica diversa, un peggioramento delle condizioni generali delle classi medio-basse. Tutti e due promettevano la "rottamazione" (un termine usato solo dal giovanotto di Rignano a dimostrazione del suo disprezzo per chi bene o male gli ha permesso di fare politica) dei "vecchi" professionisti della politica, tutti e due promettevano posti di lavoro (nei governi del primo sono diminuiti senza ombra di dubbio, nel governo del secondo sono "leggeremente" aumentati ma non per le sue riforme ma per la dinamica internazionale), entrambi hanno agevolato il lavoro precario e schiavizzando i giovani e tagliando le loro speranze, tutti e due promettevano riforme puntualmente bocciate dal paese perché non rispondenti alle esigenze reali di sviluppo, tutti e due ferventi sostenitori delle classi forti, insomma poche differenze se non addirittura nessuna differenza nell'azione politica dei due governi. Se poi si vuole analizzare fino in fondo il Renzi è stato sicuramente peggiore del Berlusconi in quanto, mentre il cavaliere si professava apertamente come un governante di centro destra, il toscano ingannava tutti i suoi sostenitori professandosi di sinistra mentre portava a termine riforme di stampo destrorso come quella della riforma del lavoro. Se poi si analizzano i risultati ancora una volta Berlusconi batte Renzi: Silvio è riuscito a mettersi in sicurezza, ad evitare la galera limitando i danni a qualche mese di inagibilità politica, Matteo per ora è fuori dai giochi e deve andare a fare la spesa al supermercato per sbarcare il lunario. Certo Matteo è giovane ed avrà ancora altre opportunità e considerato che i cittadini italiani hanno dato a Berlusconi tre opportunità, state certi che Renzi tornerà a sedere su quella poltrona dalla quale si è disarcionato da solo, ma, poiché non è prevedibile un cambio di carattere repentino, il risultato non potrà che essere diverso dalla sua prima esperienza: un danno per il paese. Buon anno in attesa di un altro 2017 di stallo per l'Italia.

venerdì 23 dicembre 2016

La pinocchite malattia ormai endemica della politica italiana


E' vero che siamo il paese dove è nato Collodi che ha scritto una favola come quella di Pinocchio, burattino bugiardo per antanomasia, ma l'intento dell'autore non era certo quello di indurre tutti ad imitare quel bugiardo impertinente quando piuttosto insegnare a non dire falsità e sposare assolutamente la verità sempre. Ed invece ormai, proprio nell'era nella quale la tecnologia fa correre l'informazione alla velocità della luce, la bufala, la bugia è diventata una specie di cultura talmente radicata che i dispensatori di bufale nemmeno si rendono conto quanto applicano e seguono questa disciplina. Per fortuna la velocità di diffusione dell'informazione ha ache il vantaggio di scoprire quasi immediatamente la bugia, a patto che si cerchi di fra funzionare un minimo le rotelline della propria scatola cranica. La notizia di oggi è l'uccisione da parte delle forze di polizie italiane del terrorista responsabile dell'attentato di Berlino dove con un Tir si è gettato in mezzo alla folle riuscendo poi a fuggire. Subito la politica italiana e soprattutto i politici del Partito Democratico si sono lanciati in tweet e commenti per esaltare ed osannare la "grande operazione" della polizia italiana come si fosse trattato di un'operazione dei servizi segreti sguinzagliati sulle tracce del terrorista. Quel terrorista, non dimentichiamo, che era stato fatto uscire di galera dopo aver scontato un pena proprio qui in Italia e del quale si erano perse le tracce nonostante un provvedimento di espulsione non eseguito (anche se non per responsabilità italiane). Il giovanotto stanotte ha preso un treno per rientrare in Italia, certo di tornare nell'anonimato, ma è incappato in un semplice controllo di polizia una volta sceso dal treno. Un normale controllo niente di più e non un'operazione eclatante dei servizi segreti. Il tipo ha tirato fuori la pistola e qui la polizia è stata pronta e brava a rispondere immediatamente senza farsi sorprendere, uccidendo il terrorista. Insomma nessuna operazione, nessun intervento dell'intelligence, nessun agente segreto alla James Bond, un semplice controllo ed un giovane poliziotto pronto ed efficiente che risponde subito al gesto del terrorista e lo fredda. Ma naturalmente il politico, e soprattutto quello di un partito politico che sta passando difficoltà non indifferenti e governa il paese, si getta sull'episodio come uno sciacallo per esaltare l'operazione e trarne qualche effimero vantaggio. Forse sarebbe meglio dire la verità, quella verità che poi sta su tutti i giornali ed agenzie, e che rende veramente ridicolo qualsiasi commento di una classe politica che non perde occasione per distrarre il cittadino dai problemi reali. Qualcuno direbbe ... politici da strapazzo ... o con un liguaggio più attuale ... politiculi.

mercoledì 21 dicembre 2016

Nonostante tutto l'inverno è arrivato e pure il panettone


Doveva essere una catastrofe, l'apocalisse, la fine del mondo e dell'Italia e invece eccoci arrivati come sempre al 21 dicembre con l'inverno che inizia e con il panettone che la farà da padrone sulle nostre tavole (non di tutti purtroppo). Ma dopo qualche mese di tregua è tornato anche il terrorismo più crudele, più subdolo e più omicida. Purtroppo la società occidentale e capitalista rimane incapace di affrontare questa emergenza la cui principale causa è proprio lei stessa. Si affrontano i problemi del terrorismo con l'unica arma che questa società sa utilizzare: la guerra. La stessa guerra con la quale Stati Uniti d'America ed Europa hanno utilizzato pensando di portare .. la democrazia e la pace. L'occidente ha invaso con la sua forza militare quei territori ed ora il terrorismo fomentato e alimentato da quelle guerre arriva a colpire le città occidentali. Certo lo fa colpendo persone innocenti, che magari si battono anche contro la guerra stessa e danno ospitalità ed assistenza a chi fugge da quelle guerre, ma la sostanza non cambia. E' una spirale dalla quale non si esce a meno di cambiare rotta politica e di sviluppo oltre che modello di società, ma non si vedono segnali di alcun tipo per questo cambiamento. Gli unici segnali sono quelli che intendono chiudere città e paesi con muri, fili spinati ed eserciti in una sorta di guerra di tutti contro tutti. Rimanendo poi nei confini nazionali lo scenario è piuttosto squallido in attesa della prossima battaglia su un altro referendum: quello sulla riforma del lavoro che tanti danni sta causando. Dopo il grido al voto al voto da una parte, e legge elettorale subito dall'altra, le bocce si sono fermate e tutti tirano a campare fra uno scandalo, un avviso di garanzia, una dimostrazione di ulteriore inadeguatezza. Calma piatta in attesa della illuminazione divina. Nel frattempo tengono banco dichiarazioni di ministri e politici di cattivo gusto oltre che inappropriate rispetto al ruolo che ricoprono. E' una politica che, pur facendo largo uso dei social come twitter e facebook, ragiona ancora come 50 anni fa. Negli 60-70 e anche 80 la cavolata sparata da un politico rimaneva circoscritta ai pochi presenti o ai pochi lettori del giornale sul quale eventualmente era pubblicata. Oggi il politico non ha ancora terminato di pronunciare la sua frase come se si trovasse all'osteria davanti ad un buon bicchiere di rosso, e la dichiarazione è già di dominio pubblico retwittata, feisbucchiata, copiata e incollata, data in pasto alla rete ed alle milioni di persone connesse 24 ore su 24. Non sfugge niente, ma sembra che i nostri campioni della politica senza titolo e messi a gestire problemi dei quali sono completamente "ignoranti" e più sono ignoranti e meglio è, vivano ancora nel 700 o nell'800. In questa confusione totali sommersi da tweet, post, video, immagini, arriva comunque l'inverno ma anche lui non è più lo stesso e si preannunciano giorni nebbiosi e con temperature ben al di sopra dello 0. E' arriverà anche il panettone ormai anche lui deturpato dalla sua ricetta originale e clonato in decine di versioni (senza canditi, con gocce di cioccolato, con la crema, il gelato, con le mandorle, etc. etc.) tanto da far apparire degli extraterrestri coloro che ancora preferiscono il PANETTONE e non un suo clone spacciato per tale. Ma tant'è Natale arriverà e passerà e quindi ... Buon Natale ... e non scrivete letterine inutili ... al 26 troveremo le solite facce ed i soliti problemi che Babbo Natale non potrà mai risolverci.

venerdì 16 dicembre 2016

Dallo squallore del Pd all' "ingenuità" del M5S: ovvero la Sala dei Raggiri


Dopo il 4 dicembre mentre da una parte si gridava al voto al voto ad ogni costo, dall'altra si metteva in scena la farsa delle dimissioni (solo dal governo e non dalla politica in generale come promesso) di Renzi che poi dall'esterno manovrava per la formazione del nuovo, si fa per dire, governo. I fatti di questi giorni dimostrano che entrambe le parti stavano semplicemente giocando al gatto con il topo alle spalle del paese che si trova in mezzo. Andiamo al voto ma per votare chi ? Il nuovo, il Movimento 5 Stelle, nel quale molti avevano riposto speranze per finalmente iniziare la stagione di una nuova politica si sta dimostrando ingenuo, incapace, inadatto a qualsiasi forma di governo. Ma non era difficile prevederlo. Quando si seleziona una classe politica sulla base di qualche video pubblicato su youtube dove il candidato si presenta ed in virtù di qualche click, le possibilità di successo sono scarse. Certo nel mucchio qualche buon personaggio si finisce per catturarlo, ma sono casi rari (Pizzarotti per esempio è uno di questi) che confermano la regola. La prova di Roma era cruciale e sta fallendo miseramente semplicemente per ingenuità e incapacità. I grillini sapevano da mesi che avrebbero vinto le elezioni a Roma, nonostante ciò si sono presentati con una candidata debole e impreparata che non ha saputo fare di meglio che affidarsi alle "iene" (Muraro e Marra) che già avevano fatto disastri con Alemanno e Marino. La magistratura si è scatenata con i due solo dopo che la Raggi è arrivata al Campidoglio, e su questa "tempismo" si può certamente sospettare, ma rimane l'inadeguatezza della stessa Virginia a ricoprire un incarico così delicato soprattutto dopo due amministrazioni, di centro-destra e di centro-sinistra, disastrose per la capitale. Ora c'è da immaginare cosa potrebbe succedere se questi "giovani" di buona volontà arrivassero al governo del paese. Attenzione però se Sparta piange Atene non ride. Che dire del Partito Democratico attualmente al governo ? Lasciando da parte quello che è accaduto dopo il 4 dicembre 2016, che ormai è storia nota, e limitandosi a Milano, tanto per fare un parallelo con Roma, il Pd o meglio Renzi ha scelto un candidato sindaco che già si sapeva sarebbe rimasto in qualche modo invischiato nelle pastoie della magistratura a causa delle vicende dell'Expo. Ma ormai al Pd se non sei a rischio avviso di garanzia, o indagine cautelare o meglio arresto preventivo .. non ti danno alcun incarico. Leggere poi i commenti dei parlamentari dem contro i grillini ha tratti di satira politica alla Crozza oltre che ipocrisia allo stato puro. Ma tutto serve per mettere in piedi manovre di distrazione di massa per distogliere l'attenzione da Sala e in questo i media danno una bella mano. Personalmente sono sempre più convinto che Renzi sia portatore di sfiga politica. Sul centro destra c'è poco da die soprattutto in virtù del fallimento di tre governi Berlusconi-Lega e quindi tornare ad affidare uno stato democratico a quella gente sarebbe pura follia politica. E quindi andiamo pure al voto ..... ma per votare chi ?

martedì 13 dicembre 2016

Nel paese dei balocchi più sei falso e incompetente, più sei premiato


Non so quante volte ho sentito parlare i nostri politici di meritocrazia da contrapporre al clientelismo ed alla pratica della raccomandazione molto seguita nel nostro paese. Purtroppo come sempre dal dire al fare c'è di mezzo il mare ... anzi un oceano più che un semplice mare ed oggi come non mai ne abbiamo l'ennesima conferma. Il governo Gentiloni, terzo governo targato Partito Democratico (quello che voleva cambiare la Costituzione per assicurare più stabilità al paese) dopo le elezioni del 2013, si appresta a ricevere la fiducia dal parlamento. Un governo che nasce dopo la batosta del referendum costituzionale bocciato con una larga maggioranza dal voto popolare. Ed ecco allora che ci si aspetterebbe quanto meno un governo quanto meno rinnovato nella sua composizione almeno in quei ministri che hanno clamorosamente fallito con il governo precedente, se non altro per dare seguito alla teoria del merito. Ma siamo in Italia e non in un paese democratico qualsiasi della cara vecchia europa ed allora ci ritroviamo con la Finocchiaro, relatrice della riforma bocciata dal voto, promossa come ministro, la Boschi, madre costituente mancata, ancora in sella e nominata unica sottosegretario alla presidenza del consiglio (tanto per mantenere la mano di Renzi sul povero Gentiloni), la Madia, autrice di una riforma della Pubblica Amministrazione già bocciata dalla Corte Costituzionale, confermata naturalmente come ministra della suddetta PA, l'Angelino, già ministro della giustizia e poi ministro dell'interno, il ministro più incapace e inetto della storia della repubblica italiana, promosso a ministro degli esteri (forse un incarico dove può fare meno danni considerata la già bassa considerazione internazionale della nostra povera Italia), la Lorenzin, disastro totale come responsabile della sanità e autrice del famigerato fertility day, confermata sulla poltrona delle politiche relative alla salute, il Lotti, fido scudiero del Matteo Renzi, promosso a ministro grazie alla sua capacità inarrivabile nell'utilizzo della lingua come spolverino per il giovanotto di Rignano, ed infine la tanto bistrattata istruzione passata nelle mani di una sindacalista, tale Fedeli, che non si sa che cosa c'azzecchi il sindacato con la pubblica istruzione (forse Renzi considerato che ha tutta la scuola contro dopo la riforma Giannini, l'unica trombata del vecchio governo, tenta l'arma del sindacato per mantenere buoni gli insegnanti). Il presidente del consiglio Gentiloni, alla presentazione della nuova squadra (si fa per dire) dichiara che "il governo proseguirà nell'azione di innnovazione" dell'esecutivo Renzi. Una dichiarazione che sembra la degna conclusione alla presentazione della lista dei ministri: insomma la legnata del 4 dicembre non è stata sufficiente e il programma del "nuovo" governo è continuare l'azione del precedente ...... in attesa della nuova bastonata.
Ecco durante la campagna per il referendum, ho sentito molti sosenitori del Si affermare che in fin dei conti in molti paesi europei non esiste più il bicameralismo paritario e che la seconda camera non è eletta dal popolo senza che nessuno si scandalizzi. Vero ... però io penso che prima di andare a copiare gli altri paesi europei nel loro assetto istituzionale sarebbe forse il caso che la nostra classe politica "copiasse" la classe politica estera nei comportamenti e nelle scelte di coerenza: Cameron senza fare dichiarazioni altisonanti dopo il voto sulla Brexit si è dimesso ed è scomparso dalla scena politica, in Grecia si è andati al voto tre volte nell'arco di 12 mesi, in Italia si fanno dichiarazioni roboanti (Renzi, Boschi la stessa Fedeli) che poi vengono immancabilmente disattese e si fa di tutto per evitare il voto in ogni modo possibile cancellando o ignorando la volontà popolare.

lunedì 12 dicembre 2016

Renzocchio nel paese dei balocchi: da rottamatore a restauratore


Se Collodi fosse vissuto in questo periodo storico non avrebbe avuto bisogno di scrivere Pinocchio, sarebbe stato sufficiente osservare la realtà di questa ultima settimana. Il referendum del 4 dicembre ed il risultato della consultazione referendaria non è servita altro che a fermare una revisione costituzionale pericolosa e peggiorativa, ma come al solito la classe politica, tutta, non ha capito niente di quel risultato e tutti ne usano il risultato a proprio uso e consumo. Intanto nessuno, dal fronte del Si e da quello del No, ha ben presente i principi che sono scritti nella nostra carta costituzionale. Uno degli obiettivi della nuova costituzione, secondo i riformatori ed i sostenitori del Si, avrebbe dovuto essere la maggiore stabilità politica e di governo. Come se la stabilità dipendesse dalla Costituzione. Proprio il padre costituente mancato, Matteo Renzi, ha fatto cadere due governi: quello del sereno Letta ed il suo. A dimostrazione che i governi in questo paese cadono non a causa di una costituzione debole ma piuttosto per una politica incapace di governare in maniera efficiente, seria nell'interesse del paese, e che usa la tagliola della stabilità per lotte interne e di partito. Il governo Letta è caduto per le manie ambiziose e di protagonismo del segretario del Partito Democratico; lo stesso segretario che ha fatto cadere il proprio governo per avere interpretato a proprio uso e consumo il voto del referendum  che era semplicemente sulla riforma costituzionale e su niente altro. Allo stesso modo le opposizioni che hanno scelto il NO per difendere la Costituzione, dimostrano ampiamente di non conoscere quanto la nostra Costituzione prevede in materia di governo e presidente del consiglio. Continuano a ripetere il mantra di un quarto governo (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni) non votato dagli italiani, ignorando che la nostra repubblica è una repubblica parlamentare dove il presidente del consiglio è nominato dal Presidente dalla Repubblica e che il parlamento deve votare la fiducia al governo affinché questo possa assolvere al proprio compito istituzionale. Nessun governo è eletto dal popolo o passa attraverso elezioni. Addirittura le opposizioni non si presentano alle consultazioni con il presidente del con siglio incaricato e tentano di chiamare a raccolta il popolo per organizzare dimostrazioni ..... contro la Costituzione che una settimana fa dichiaravano di voler difendere ad ogni costo. E così sembra proprio di stare nel paese dei balocchi. Matteo Renzi che disattende l'ennesima promessa: "Se perdo il referendum, mi dimettod da presidente del consiglio e smetto di fare politica". Da presidente del consiglio si è dimesso, ma solo per addirittura sostituire anche il presidente della repubblica e tenere consultazioni "ombra". In pratica più che ritirarsi dalla politica si è messo a manovrare le fila del suo partito scegliendo i burattini per la nuova rappresentazione: Gentiloni, Madia, Lotti, etc. etc. In queste ore ha dismesso totalmente i panni del rottamatore per indossare addirittura quelli del restauratore: ha rimesso in  piedi con tutti i crismi modalità e comportamenti della prima repubblica. Con una aggravante: nella prima repubblica i politici erano politici con la P maiuscola, lui è un povero ambizioso, con una superbia ed una arroganza unica che lo rende inadatto a qualsiasi incarico istituzionale di rilievo.
Ed ora eccoci qua con un "nuovo finto governo" nella formazione del quale non si è avuto nemmeno il buon gustio di lasciare fuori gli autori principali del disastro del precedente: Alfano che addirittura è stato promosso, Lotti che farà il boy guard per rappresentare Renzi, la Boschi sottosegretario alla presidenza del consiglio, la Madia autrice di un a riforma della Pubblica Amministrazione incostituzionale. Unica a rimetterci le penne è stata la ministra della pubblica istruzione, Giannini, rinoscendo la categoria degli insegnanti come la maggiore responsabile per la sconfitta del Si. Insomma una crisi di governo ed un rimpasto che assomiglia più ad un regolamento di conti interno che ad una risposta reale alla vittoria del No al referendum.
D'altra che cosa pretendere da questa politica quando si forma un governo nel quale il neo-sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri del governo stesso, altri non è che un ministro che a maggio rspondeva in merito ad eventuali dimissione in caso di sconfitta del Si: "Non succederà, perché il referendum lo vinceremo, ma se questo programma di cambiamento non dovesse essere quello voluto dai cittadini, come potremmo restare? L'abbiamo già detto: se il referendum dovesse andare male, noi faremo altro. Lasciare la politica insieme a Renzi? Sì, è un lavoro che abbiamo fatto insieme e quindi ci assumiamo insieme la responsabilità di un progetto nel quale abbiamo creduto e lavorato per tanto tempo" 

venerdì 9 dicembre 2016

Passata la sbornia referendaria ... si torna alla politica da prima repubblica anzi peggio


Sebbene il voto referendario abbia dimostrato che la riforma era sbagliata e che il paese nella sua stragrande maggioranza non ne sentiva la necessità, il vero fallimento di tutta la politica va in scena in queste ore dopo le dimissioni del governo Renzi. Per anni, circa 25, ci è stata recitata la storiella della seconda repubblica come un mantra che demonizza la storia politica italiana dal 1948 al 1993. In realtà siamo è vero in una repubblica diversa da quella degli anni 60-70-80 ma il percorso di questo cambiamento è stato tutto in negativo e lo si può toccare con mano proprio in questi giorni. Ieri il presidente della repubblica ha iniziato le consultazioni per tentare la formazione di un nuovo governo e dovrà sorbirsi ben 23 delegazioni, la maggior parte delle quali si trovano in parlamento senza essere passate per il voto popolare. Movimenti politici e partitelli che si sono formati dopo le elezioni del 2013 fra suddivisioni, scissioni, cambi di maglia e via dicendo. La stessa Forza Italia è un partito non votato alle ultime elezioni ed è nata, insieme a Ncd e Ala, nel corso dell'attuale legislatura in virtù del disfacimento del Pdl. Ecco quale sarebbe stata un reale riforma della costituzione che avrebbe aumentato il livello di democrazia nel nostro paese: l'introduzione del vincolo di mandato che prevedesse l'uscita dal parlamento nel caso che un parlamentare abbandoni il proprio partito o movimento nel quale è stato eletto. Invece non solo la riforma non prevedeva nessun accorgimento per eliminare questa stortura ma addirittura tentava di togliere il voto ai cittadini aumentando quindi le fughe antidemocratiche della politica italiana. Ed invece eccoci qui ad assistere ad un teatrino molto peggiore di quello che accadeva nella prima repubblica. E lo scenario è veramente squallido. Ora il day after, dopo il 4 dicembre, è stato spostato al 24 gennaio quando si pronuncerà la Corte Costituzionale sull'Italicum ed ancora una volta la politica si mette in una posizione sulbalterna alla magistratura. Ma invece di aspettare la sentenza, che decreterà probabilmente l'incostituzionalità della legge elettorale più bella del mondo, non si potrebbe procedere subito a varare una nuova legge elettorale ed andare al voto ? E invece no. Si passa da quelli che aspettano la sentenza a quelli che vorrebbero votare oggi con una legge che darebbe origine ad altri disastri oltre che mantenere un parlamento illegittimo e incostituzionale. E il Pd ? E il Pd, come tutti i partiti della storia repubblicana che subiscono una sonora sconfitta, dimostra di capire ben poco del voto contrario alla sua riforma costituzionale. Il voto viene utilizzato per regolamenti di conto interni e non ci sarebbe niente di strano se non per il fatto che si utilizza la carta costituzionale per semplici lotte interne. Chi tenta di disarcionare Renzi e chi addirittura lo definisce ancora una risorsa colui che in 1000 giorni ha portato un partito di sinistra a destra, ha portato a termine riforme di stampo berlusconiano, ha portato il paese ad uno scontro frontale cruento, non ha minimamente accennato a qualsiasi autocritica, convoca una direzione dove non consente ad alcuno di parlare. Quelli del Pd o si sono fumati roba scadente oppure vogliono distruggere un partito che per altro è nato solo per finire. E Renzi ? Bhe la sua superbia, arroganza, presunzione e inadeguatezza al ruolo di presidente del condiglio sono salite alla ribalta proprio nel momento della sconfitta, perché quando tutto va bene è facile fare l sbruffone, è nelle difficoltà che lo statista dovrebbe mostrare la sua levatura, ma del resto in Italia di statisti non ce ne vede più nemmeno l'ombra da tempo. 

mercoledì 7 dicembre 2016

Da un governo (Berlusconi) che si dimette senza sfiducia ... ad un governo (Renzi) che si dimette con la fiducia

La così detta seconda repubblica sta rotolando irrimediabilmente verso il baratro finale, ammesso che già non ci sia finita. Dal punto di vista istituzionale ed anche costituzionale siamo ad una farsa che non sarebbe mai accaduta nella così detta prima repubblica. Il governo Renzi oggi rassegna le dimissioni dopo aver ottenuto ... la fiducia al Senato. Cioè la nostra Costituzione consente ad un presidente del consiglio, nominato dal Presidente della Repubblica, di guidare un governo, anche se non passato da elezioni politiche, purché questo ottenga la fiducia in parlamento, camera e senato, ed oggi un governo che, ha ottenuto questa fiducia, si dimette ed apre una crisi politica con poche alternative se non si andrà a nuove elezioni. Sempre in questa seconda repubblica nel 2011 un governo, l'ultimo guidato da Silvio Berlusconi, si dimise senza passare dalle camere e quindi senza essere sfiduciato dal parlamento. Per completare la situazione al limite della satira e del burlesque, il governo dimissionario di Matteo Renzi avrebbe voluto cambiare la Costituzione, quella Costituzione cioè che non riesce nemmeno a rispettare. Meno male che ci hanno pensato i cittadini a fermarlo così come fermarono Berlusconi, anche lui intenzionato a modificare la carta costituzionale che, a suo parere, costituiva un impedimento alla azione di governo. Il buon Matteo ha comunque combinato un bel casino e in questo frangente, dove per la prima volta si è ritrovato perdente, se si esclude la prima partecipazione alle primarie contro Bersani, ha dimostrato tutta la propria incapacità a gestire un momento di difficoltà politica. La sua presunzione e la sua ambizione gli hanno fatto commettere diversi errori mettendo in luce oltre alla incapacità politica anche una notevole inadeguatezza a ricoprire cariche istituzionali di una certa rilevanza.
Ha cambiato la legge elettorale anticipando il passggio della riforma costituzionale.
Ha sbagliato a intraprendere una riforma costituzionale che nel nostro ordinamente è di pertinenza del parlamento e non del governo.
La sua presunzione lo ha reso indifferente alle critiche del suo stesso partito rimuovendo dalle commissioni parlamentari chi non andava nel suo verso.
Approvata la riforma, convinto del consenso popolare, ha personalizzato il referendum mettendo in discussione non solo il suo governo ma anche la sua carriera politica in caso di sconfitta.
Si è speso in tutta la campagna referendaria mettendo la faccia non come segretario del partito democratico ma come presidente del consiglio, interpretando in maniera errata la sua carica istituzionale.
Perso il referendum non ha aspettato nemmeno i risultati parziali ma semplicemente sulla base degli exit pool ha dichiarato a reti unificate che si sarebbe dimesso da presidente del consiglio non rendendosi conto che avrebbe avuto dei compiti delicati da portare a termine come l'approvazione della legge di stabilità al senato.
Ripreso dal Presidente della Repubblica ha fatto approvare la legge di stabilità mettendo la questione di fiducia sapendo che comunque si sarebbe dimesso, appena ottenuta la fiducia.
Convoca una direzione del proprio partito senza dare modo ad alcuno di intervenire e chiede un governo di unità nazionale come se si trattasse del presidente della repubblica e ben sapendo l'impossibilità di questa soluzione.
Naturalmente non è l'unico a non saper interpretare un ruolo istituzionale, ma anche i suoi avversari politici si contendono alla grande il ruolo del peggiore. Salvini chiede elezioni subito ben sapendo che non sarebbe proprio possibile senza prima modificare la legge elettorale quanto meno per renderla un minimo uniformi fra camera e senato, pena l'impossibilità di avere un governo. Il Movimento 5 Stelle dimostra di aver imparato subito le maniere della politica italiana ed ora vorrebbe andare subito ad elezioni allargando la legge elettorale dell'Italicum anche al Senato, incurante di aver dichiarato fino a sabato l'incostituzionalità dell'Italicum stesso. Alla fine il più "saggio" (ma guarda che cosa mi fa scrivere Renzi) è Berlusconi la cui linea politica è quella che il Partito Democratico, che continua ad avere la maggioranza, deve garantire la continuità della legislatura portando a termine una nuova legge elettorale per arrivare a nuove elezioni alla scandenza naturale della legislatura stessa.

Dalle bufale pre referendum .. alle coglionerie post voto


E' diffcile stabilire se sia stato più complicato capire la riforma costituzionale o i commenti post voto dopo la vittoria del NO. Sono però propenso a ritenere più incomprensibili ed assurdi i commenti dei vari analisti politici e/o politologi se non altro perché, prima del voto, per smascherare le varie bufale seminate con generosità, era disponibile uno strumento di difesa oggettivo e inoppugnabile: il testo della riforma costituzionale. Bastava leggere il testo per capire i tentativi maldestri per convincere gli elettori verso il Si, oppure, sempre attraverso la lettura della riforma, non capire e quindi avere comunque un'idea chiara della strategia ingannevole dei sostenitori del Si. Naturalmente fra tali sostenitori c'erano sicuramente anche persone convinte della bontà di questa riforma, ma le maggiori falsità comunque arrivavano principalmente proprio da chi la riforma l'aveva scritta. Ora che il referendum popolare ha respinto la nuova costituzione, siamo alla fase dell'analisi del voto proseguendo però sempre sulla stessa falsariga della campagna elettorale. In questo caso però non abbiamo un testo di riferimento ed oggettivo e quindi la fantasia si sbizzarisce nell'analizzare un fenomeno che di per se è molto semplice: chi era favorevole alla riforma ha votato SI, chi non lo era, la maggioranza dei votanti, ha semplicemente votato NO. Troppo semplice e troppo poco per scrivere fiumi di parole delle quali non ci sarebbe stato bisogno. E così siamo arrivati, dopo due giorni di analisi, alla seguente sintesi. Anche dopo il voto il paese è tripolare:
- un buon 35% che se ne frega di tutto e che, come al solito, è completamente ignorato da tutti (oggi si festeggia per una partecipazione al 65%, una percentuale che negli anni 70-80 sarebbe stato un disastro totale), 
- un buon 39% di italiani che non capisce un emerita "sega" (scusate il francesismo dialettale) e che ha espresso un voto di protesta, contro il governo e le sue politiche, costituito da giovani tipicamente del sud che attraverso il voto esprime il proprio disagio ma che rimane una folla di celebrolesi che nemmeno sa che cosa sia la Costituzione,
- una minoranza del 25% che rappresenta gli eletti, i sapienti, coloro che sanno tutto sulla Costituzione sulle riforme che servirebbero al paese e che soprattutto sono tutti elettori del Pd pronti a rimettere in sella Renzi.
A nessuno viene minimamente in mente che coloro che hanno votato NO lo abbiano fatto semplicemente per non accettare una riforma costituzionale che non condividevano. Punto e a capo. Nessuno complotto contro il governo, nessuna protesta contro le politiche governative e via dicendo. Qualcuno avrà sicuramente votato anche con questo intento, un intento però che è nato solo ed esclusivamente a causa di un comportamento scellerato del presidente del consiglio che ha tentato di trasformare un voto sulla costituzione in un voto su se stesso. La meraviglia e lo stupore per la vittoria del SI è un'altra perla dei fiumi di parole post voto: ma se la riforma è stata approvata in un parlamento con la presenza esclusiva del Partito Democratico, e nemmeno in tutte le sue componenti, che cosa c'era da aspettarsi se non la bocciatura della riforma stessa ? E che dire poi di tutte le analisi pseudo sociali ? I giovani hanno votato No, i pensionati SI, al Sud No, al Nord meno NO, a Firenze SI, nel paese della Boschi NO, come diceva una canzone di qualche anno fa: fiumi di parole per un semplice Si ed un semplice No. La verità è che la nostra Costituzione è ancora giovane, solo 70 anni, non è ancora totalmente applicata e soprattutto non lo è proprio nella sua prima parte quella dei principi fondanti della repubblica democratica: la vera riforma sarebbe proprio questa, applicare la Costituzione in tutte quelle parti disattese. Ma sarebbe un compito troppo difficile per i nostri attuali "statisti".

lunedì 5 dicembre 2016

Ha vinto il popolo, la democrazia, la Costituzione e nessun altro


Che ci sarebbero stati carri pieni di vincitori era presumibile, ma l'unico vincitore è il popolo che ha difeso la democrazia e la sua carta costituzionale da un altro attacco dopo quello di Berlusconi del 2006. Chissà se la politica ora si convincerà che non è la Costituzione che blocca il paese e ne limita lo sviluppo dopo la più grave crisi che il capitalismo abbia conosciuto e che al contrario la Carta Costituzionale è l'unica difesa contro il potere politico che intende piegare il potere dei cittadini. Intendiamoci i costi della politica andrebbero certamente contenuti, ma per farlo non c'è bisogno di stravolgere la Costituzione cancellando il voto dei cittadini, il dibattito sul bicameralismo paritario è aperto e da approfondire, ma non si può cancellarlo o modificarlo complicando le funzioni fra le due camere, il rapporto fra Stato e regioni forse va rivisto ma senza anteporre agli interessi dei cittadini quello di uno stato e di un interesse comune che spesso si confonde con l'interesse di pochi. Renzi, investito da un presidente della repubblica rimesso in sella da una politica divisa su tutto, ha cercato di modificare certe strutture inserendone altre più pericolose ma soprattutto ha continuato l'opera di divisione del paese portata avanti dal suo predecessore Siulvio Berlsuconi andando oltre riuscendo anche a dividere anche il proprio partito. Ha trascinato quello che era il più grande partito di sinistra, la cui identità era già stata minata della concretizzazione del progetto veltroniano, portandolo definitivamente verso un'area centrista tendente a destra abbandonando le classi solitamente rappresentate dalle formazioni politiche della sinistra. Molti nel suo partito si sono gettati sopra il suo carro in maniera opportunista perdendo di vista gli interessi del partito e del paese stesso. Il 40% delle europee ha costituito per Renzi una spinta ad andare avanti a testa pasta per soddisfare il proprio ego, la propria autostima, la propria arroganza e se oggi è "costretto" a dimettersi non lo deve fare a causa della sconfitta referendaria quanto per aver insistito oltre ogni limite ad una personalizzazione "anomala" e poco istituzionale. In fin dei conti lui ha confermato quel 40% delle europee, solo che mentre in quella occasione costituiva una vittoria, questa volta il 40% è una sonora sconfitta. Ma è una socnfitta esclusivamente per il comportamento di Matteo Renzi e del Partito Democratico. Il voto di ieri dice una sola cosa: la riforma costituzionale proposta da un uomo e da un partito non è condivisa dal paese ma solo da una parte di quel partito ed allora è più che giusto che sia stata respinta. Tutto quello che sta accadendo dopo il voto è solo la naturale consequenza del comportamento del partito democratico e del suo segretario e non del voto dei cittadini.

venerdì 2 dicembre 2016

Renzi supera se stesso portando per il naso gli statali


Renzi ed il suo governo ci hanno ormai abituati, fin dal loro insediamento, alla politica della compravendita del voto: 80 euro per le elezioni europee, 500 euro agli insegnanti e studenti per le amministrative, vari bonus nella legge di stabilità in occasione del referendum. Tutte elargizioni che si sono fatte passare come sgravi fiscali ma che, essendo riservate a poche categorie, spuntando fuori sempre in occasioni di tornate elettorali e soprattutto non essendo inquadrate in un piano strategico di "reale" riduzione delle tasse non possono che passare come bonus per un effetto a breve termine: quello del voto. In un modo o nell'altro comunque i soldi sono saltati fuori, anche se poi in qualche occasione, come quella degli 80 euro, diversi cittadini sono stati costretti a restituire le somme percpite (come si fa quindi a pensare un provvedimento strutturale se poi quello che mi dai lo rivuoi indietro ?), in occasione del referendum c'è stato invece un salto di qualità. Il governo tenta di comprare il voto di una categoria di lavoratori, gli statali, "assicurando" un aumento contrattuale che non sarà in grado di assicurare in quanto indipendente dal volere stesso del governo del suo presidente. Ieri tutti i mezzi di informazione (salvo qualche rara eccezione) hanno strombazzato la firma di un accordo fra sindacati e governo per il nuovo contratto dei dipendenti statali con un aumento previsto di 85 euro. A parte la cifra sbandierata, la grande falsità annunciata, con la complicità dei sindacati, sta nel fatto che sia stato firmato un contratto. In realtà sono state concordate delle semplici "linee guida" sulla futura contrattazione in quanto la trattativa per il contratto dei dipendenti statali non può essere condotta dal governo nè tanto meno portata a termine. Le linee guida concordate ora saranno trasmesse all'ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) che è l'unica struttura preposta alla contrattazione con i sindacati ed alla firma di un nuovo contratto. Insomma quanto concordato ieri fra govrno e sindacati non ha portato alla firma di nessun contratto così come a nessun aumento retributivo. Oraspetterà all'Aran avviare le trattative che se andraà bene partiranno nel 2017, ma non è ddetto sapere quando e soprattutto non è certo come potranno arrivare alla conclusione. In quanto agli 85 euro, se mai qualcuno arriverà a percepirli, una buona parte degli statali dovranno fare i conti con gli 80 euro già percepiti dalla prima regalia renziana: qualora infatti con gli 85 euro superassero il limite previsto per il prcedente bonus, in realtà ricverebbero ben 5 euro di aumento. Ecco come stanno realmente le cose per dire che ormai come ci ha abituato Renzi, gli annunci le parole le slides le conferenze stampa sono una cosa, la realtà è tutta un'altra cosa. Anche se il NO si dovrebbe basare solo sul contenuto della nuova costituzione, un bel NO in faccia a questo bulletto forse servirebbe a fargli abbassare la cresta.

giovedì 1 dicembre 2016

C'è un solo modo per votare coscientemente: leggere la riforma


Il voto di domenica 4 dicembre 2016 è un voto diverso dal solito: non si tratta di scegliere un partito al quale demandare il governo del paese, dell'europa, della regione o del proprio comune, ma si tratta di scegliere se cambiare o meno le regole della vita democratica del paese, quelle contenute nella Costituzione. Ed allora, poiché si tratta della legge principale e più importante della nostra Repubblica, personalmente non mi accontento del meno peggio (come spesso avviene quando si vota per le elezioni politiche) ma vorrei il meglio per una Carta Costituzionale che ci accomppagnerà negli anni a venire qualunque siano i governi che si avvicenderanno alla guida del paese. E non mi accontento nemmeno di cambiare tanto per cambiare, ma se è necessario un cambiamento, prima vorrei capire che cosa cambiare e poi vorrei non avere dubbi sulla qualità di questo cambiamento. Soprattutto quando il paese ha una Costituzione vigente da circa 70 anni e per la quale non è difficile capire quali siano le parti deboli e da modificare per un reale miglioramento della vita sociale, culturale e politica del paese. Ecco allora che la decisione per il voto di domenica prossima non può dipendere:
  • da chi ha scritto la riforma, 
  • da chi l'ha approvata in parlamento, 
  • da chi voterà Si e chi voterà No,
  • dagli eventuali benefici che la nuova costituzione porterà in quanto si basano su supposizioni e non su dati oggettivi
  • da eventuali disastri che la non approvazione della riforma causerà perché anche questi si basano su semplici supposizioni e non su dai oggettivi
  • dai vari sostenitori o contrari soprattutto se stranieri, 
  • dalle varie baggianate ascoltate durante la campagna elettorale da parte di tutti
  • dalla eventuale crisi di governo o dal rafforzamento del governo stesso
  • da chi vota NO per far cadere il governo
  • da chi vota SI per mantenerlo in vita
  • da chi in Europa ha il bicameralismo paritario e chi no
  • dallo spread o dalla finanza
  • dalla legge elettorale che sia l'Italicum o un'altra legge
C'è un solo modo per decidere il proprio voto: leggerere il testo della riforma costituzionale e decidere se si cambia in peggio o in meglio e quindi votare di consequenza. Dopo averla letta e riletta i punti che non convincono per i quali voterò NO.

  • In un momento nel quale quasi la metà dei cittadini non va a votare, togliere il voto per una camera come il Senato, che comunque deve occuparsi di questioni importanti, non lo condivido. E poiché io voto sul testo approvato dal parlmento che cita all'art. 50 che consiglieri regionali e provinciali (province autonome) ELEGGONO i senatori non voto sulla fiducia (Renzi dice che saranno i cittadini a scegliere in contraddizione con quanto scritto nel testo).
  • Non condivido che i senatori siano sindaci e consiglieri regionali che già hanno abbastanza da fare per i loro incarichi amministrativi, soprattutto i sindaci considerato il dissesto nel quale si trovano le nostre città, e che finirebbero per non svolgere bene neè un incarico nè l'altro.
  • Il Senato formato da sindaci e consiglieri regionali avrà una composizione che cambia di anno in anno e non coinciderà mai con la legislatura oltre a non capire checosa accadrà quando appunto la legislatura termina o per fine naturale o per fine anticipata.
  • Per risparmiare sui costi della politica non è necessario cambiare la Costituzione che non può essere utilizzata per questo "misero" obiettivo per il quale sarebbe stata sufficiente una legge ordinaria o semplicemente un'autogestione corretta e responsabili dei nostri parlamentari e dei nostri amministratori.
  • Personalmente penso che certi servizi strategici (trasporti, telecomunicazioni, energia, acqua, istruzione, sanità) dovrebbero essere gestiti dallo Stato affinché siano garantiti a tutti e non siano occasione di business, ma uno stato serio dovrebbe agire di concerto con le amministrazioni territoriali (regioni, province o città metropolitane come le si voglia chiamare, comuni) e con le popolazioni degli stessi territori, non sono favorevole alla egemonia statale che passa sopra le teste di tutti in nome di un presunto interesse comune.
Infine, per non dire semplicemente NO, penso che una riforma costituzionale dovrebbe partire dalle "reali" esigenze di modernizzazione ed efficienza del paese, un'analisi difficile da fare però da chi, la politica, è ormai da tempo lontano dalla realtà e la costante crescita dall'astensionismo ne è la dimostrazione. La nostra Costituzione avrebbe bisogno solo di pochi ritocchi (come per esempio l'introduzione del vincolo di mandato) e caso mai di essere applicata in tutta quella prima parte che sancisce principi immancabilmente disattesi, questa dovrebbe essere la vera scommessa per il futuro del paese: partire dal primo articolo e avviare politiche per l'attuazione di tutta la prima parte. Questo però significherebbe anche "sfoltire" la classe politica e ripulirla realmente dalla corruzione, una ripulitura che dovrebbe naturalmente coinvolgere anche il paese con una cambio totale di mentalità: dal bene personale al bene comune.