martedì 30 settembre 2014

Maggioranza (PD) e opposizione (FI) ? .... Non in parlamento dove governa il partito unico






Le parole hanno la loro importanza ma se poi non sono supportate dai fatti perdono il loro significato perché alla fine sono i fatti che contano. Ci si ostina a individuare il Partito Democratico come partito di sinistra e a considerarlo una forza di maggioranza mentre Berlusconi e la sua Forza Italia si definiscono opposizione. Tutte parole se poi si va ad analizzare come i più rappresentativi esponenti delle due forze votano in parlamento. Ecco allora che Brunetta e Speranza, capigruppo di Fi e del Pd, vontano nella maniera in oltre l'80% delle votazioni alla Camera, mentre i capigruppo Romano e Zanca addirittura si trovano in accordo in oltre il 90% delle votazioni al Senato: come è possibile quindi definire maggioranza ed opposizione queste due forze ? Che il Partito Democratico guidato da Matteo Renzi sia diventato di fatto il braccio armato di Berlusconi e Forza Italia per portare a termine quell'opera di distruzione di massa non riuscita in venti anni di governo è certificato da questi numeri che rappresentano dati oggettivi e incontrovertibili. Ma d'altra parte era già tutto chiaro da tempo prima ancora che Matteo Renzi mettesse definitivamente le mani sul Pd. Tutto è iniziato da quella cena ad Arcore quando Berlusconi, presidente del consiglio, convoca per una riunione istituzionale in sindaco di Firenze, ma invece di riceverlo a Palazzo Chigi lo riceve ad Arcore. Un uomo vero di sinistra si sarebbe rifiutato di andare, per un incontro istituzionale, in una sede diversa appunto da quella istituzionale. Poi ha continuato andando ad elemosinare voti dal centro destra e Berlusconi lo ha accontentato facendogli vincere le primarie e poi le europee con il 41%, a meno che qualcuno non creda ancora che quei voti siano stato tutti del popolo di una sinistra ormai disintegrata. Infine Renzi per ringraziare il condannato lo ha nonminato suo mentore per le riforme concordando una legge elettorale brutta copia del porcellum, iniziando una serie di riforme intese a togliere potere ai cittadini eliminando prima l'elezione diretta delle province (in questi giorni sono iniziati gli inciuci per la spartizione delle province fra Fi e Pd) poi proponendo una riforma costituzionale del Senato dove ancora una volta i cittadini saranno esclusi dalla elezione dei senatori. Infine siamo arrivati alla proposta di riforma del lavoro approvata ieri dalla direzione Pd, una riforma che realizzerà il sogno ancora di Berlusconi e Sacconi: eliminare l'art. 18. Ecco questi sono i fatti che poi sono supportati anche dalle parole perché un politico che afferma che il lavoro è un dovere e non un diritto o che gli imprenditori devono avere il diritto di licenziare e non può essere il giudice che decide su queste vertenze, ecco un politico che dice tutto questo non può certo definirsi di sinistra, almeno avesse la decenza di smetterla con questa definizione.

sabato 27 settembre 2014

Spunta un altro piccolo Berlusconi


Una volta c'era Berlusconi che, ad ogni atto giudiziario nei suoi riguardi, inveiva dalle sue televisioni contro la magistratura politicizzata che voleva annientarlo politicamente andando contro il voto popolare, poi il virus della persecuzione da parte della giustizia si è lentamente diffuso colpendo qualunque schieramento politico. Oggi è il turno di De Magistris, sindaco di Napoli ed ex magistrato sceso in politica nel partito che fece del giustizialismo la propria bandiera: l'Italia dei Valori di Di Pietro. A sentire la parole del sindaco di Napoli dopo la condanna per abuso di ufficio, le invettive di Berlusconi sembrano caramelle e complimenti per la magistratura. De Magistris sputa veleno a fiumi contro la magistratura e contro i giudici che lo hanno condannato affermando che dovrebbero vegognarsi e che lui naturalmente non si dimetterà nonostante la legge Severino glielo imponga (Berlusconi docet). Insomma come la giustizia colpisce un politico qualsiasi, questo come per magia veste i panni di Berlusconi e, usando i testi che lo stesso condannato ha predisposto, recita la parte del perseguitato dalla magistratura che vuole scalzarlo dalla sua carica politica. A parte queste esternazioni del sindaco l'aspetto peggiore della vicenda, se la condanna sarà poi confermata negli altro gradi di giudizio naturalmente, è che De Magistris ha usato il suo potere di magistrato per aprire intercettare illegalmente dei politici per poi farsi pubblicità attraverso queste inchieste e scendere in politica. La sua elezione in effetti, ma non solo la sua in realtà, fu un atto di fiducia e non una consequenza di un'azione politica sulla cui base valutare le proprie capacità di amministratore. Ma questo è un male della politica di questi ultimi 20 anni. A partire dallo stesso Berlusconi che fu eletto sulla base delle sue capacità di imprenditore (amplificate oltre misura dai favori ottenuti dal quel marpione di Bettino Craxi) come se l'equazione imprenditore di successo=politico di successo fosse scontata. I politici o presunti tali pescati dal mondo del giornalismo, dello spettacolo, della magistratura sono spuntati come funghi per poi dimostrare la propria inadeguatezza una volta calati nel mondo della politica. Oggi De Magistris veste comunque i panni del "perseguitato" dalla giustizia, dimostrando anche lui purtroppo che la coerenza è una virtù sconosciuta nell'ambito della politica.

martedì 23 settembre 2014

Renzi supera Berlusconi e si aggiudica il titolo del peggiore



Pensavamo di aver avuto il peggior presidente del consiglio della storia della repubblica, poi arrivò Matteo Renzi e con il dinamismo che lo caratterizza in 7 mesi ha superato il condannato aggiudicandosi il titolo di peggiore. Anche perché Berlusconi aveva una missione da compiere ed un obiettivo da perseguire: tenersi lontano dalle aule di giustizia e dalla galera. Lui nel secondo governo del 2001 promise di portare a termine 5 punti e li mancò tutti salvo la riforma costituzionale che da furbone quale era, fece approvare dal parlamento poche settimane prima della fine del suo mandato, ben sapendo che poi sarebbe stata bocciata dal referendum. Ma nonostante questo ci ha messo venti anni per essere "odiato" dai suoi avversari ma sempre portato su un piedistallo dai suoi. Matteo con la sua tracotanza, superbia, ipocrisia, mancanza di rispetto non solo per gli avversari ma anche per il suo partito, ha raggiunto quella "popolarità" che  Berlusconi ha raggiunto in 20 anni in soli 7 mesi. Il fiorentino si è scagliato contro tutti sindacati, pubblico impiego, magistrati, corte costituzionale, partito democratico, movimento 5 stelle, salvando da questo furore il presidente della repubblica, che nonostante l'età rappresenta un valido bastone per Matteo, e la banda di pregiudicati che costituiscono la colonna portante di Forza Italia. Circondato da una banda di giovanotti e giovanotte, guida a spada tratta la truppa come un novello Barncaleone per portare a termine i disegni che furono del pregiudicato e che lui ha fatto propri. La presunta riforma del lavoro, o meglio l'abolizione dell'art. 18 considerato che la sua riforma si limita a questo, ne è l'esempio più classico. Ne parlano tutti e tutti la criticano ad esclusione di Sacconi, Verdini, Brunetta e company che si fregano le mani: in un colpo solo otterrano quello che non è riuscito a fare il comandante di Arcore, togliere tutele ai lavoratori, dividere il paese mettendo uno contro l'altro i pochi lavoratori rimasti, smembrare i sindacati e probabilmente distruggere quello che dovrebbe essere il maggior partito del paese (questo forse sarebbe il risultato migliore). Dice: ma ha vinto le primarie ed ha ottenuto il 41%. Certo ma alle primarie potevano votare cani e porci ed il buon Silvio sicuramente ha mandato i suoi ad appoggiare il bel fiorentino, ed anche in quel 41% c'è lo zampino degli elettori del centro destra, voti che ha chiesto direttamente Renzi e che sono puntualmente arrivate. Se il PD fosse realmente un partito con un anima di sinistra, a quest'ora lo avrebbero già mandato a rimpolpare le fila azzurre quanto meno smembrando un carrozzone che sta facendo danno incalcolabili.

domenica 21 settembre 2014

La madre di tutte le riforme ... per oggi domani si vedrà



Se Renzi avesse portato a termine anche solo un terzo delle riforme che annuncia giorno dopo giorno, oggi avremmo un paese diverso o se volete non avremmo più un paese. Senato, province, legge elettorale, giustizia, pubblica amministrazione, lavoro, e via dicendo ogni giorno ce n'è una, se ne parla per una settimana e si passa ad un'altra, senza naturalmente aver concluso la precedente. Un caos totale, una manovra di distrazione totale per dare l'impressione di fare tutto e non fare niente. Naturalmente meglio che non faccia assolutamente niente perché il giorno che porterà a termine davvero qualcuna di queste presunte riforme l'Italia farà un passo indietro. Intanto oggi si parla di riforma del lavoro o meglio dell'abolizione dell'art. 18 perché poi la presunta riforma del lavoro del Renzi pensiero si limita a questo provvedimento che risulterà ininfluente per cambiare la rotta della disoccupazione in Iralia ma che servirà a Renzi per avere i complimenti della destra e del suo tutore Berlusconi. E' alquanto bizzarro che per contrastare la disoccupazione in Italia si pensi di partire dal togliere una norma di tutela del lavoro che rende complicato il licenziamento per una minoranza dei lavoratori. La battaglia idoelogica è del governo e non certo chi difende una conquista dei lavoratori, e non sarà questa battaglia a portare il lavoro in Italia. I problemi sono ben altri e non ultimi tutti quei problemi elencati da Landini la settimana scorsa a Ballarò e che sono elencati nella slide sopra. Corruzione, burocrazia, reati depenalizzati, giustizia in generale, tasse sul lavoro e sulle imprese, questi sono i veri nodi da scogliere per facilitare la vita alle imprese ma non nel licenziare quanto nello svolgere in maniera più efficiente la loro attività. Ma per fare questo sarebbe necessario fare una vera politica di sinistra e qui casca l'asino perché Renzi è legato a doppio filo con Berlusconi e company che lo sostengono per portare a compimento ciò che il condannato non è riuscito a fare e non potrà fare fino a quando rimarrà confinato ai servizi sociali. Infine da sottolineare come in Italia le riforme siano portate avanti da personaggi che non ne hanno titolo, Berlusconi voleva riformare la giustizia con tutti i suoi problemi giudiziari, Renzi vuole riformare il lavoro in quelle norme che ha sfruttato a suo piacimento quando, primi di essere eletto presidente della provincia di Firenze, si fece assumere nell'azienda del padre per poi far pagare i contributi alla Provincia. Ecco questo è colui che pretende di riformare il lavoro ma nel nostro paese è ormai difficile trovare qualche politico immune da qualsiasi peccato.

mercoledì 17 settembre 2014

Il discorso di Renzusconi





Ad ascoltare il discorso di Renzi alla camera (48 minuti intensi !!!!) magari doppiato con un'altra voce e senza vedere le immagini si sarebbe fatto fatica a capire chi fosse l'oratore: Renzi, il condannato di Arcore o addirittura Craxi. Già anche lui come il Bettino degli anni 80 attacca i giudici e la magistratura accusandoli con le loro indagini di voler sovvertire il potere politico. Craxi si riferiva in quel discorso alla P2 ed a Calvi, Matteo all'indagine sulle tangenti Eni e quello che sta accadendo in Emilia. Naturalmente non c'è bisogno di citare il condannato che in ogni suo discorso, anche quandi parlava delle mele del trentino, trovava modo di attaccare la magistratura per le indagini a raffica sulle sue malefatte pre e post discesa in campo. Insomma il pensiero sulla giustizia dai socialisti, passando per Forza Italia per arrivare al Pd di oggi è sempre lo stesso: guai a chi tocca il politico e guai a chi si permette di recapitare un avviso di garanzia ad un politico che deve essere considerato una specie di partecipazione di nozze. Certo siamo tutti d'accordo a non considerare l'avviso di garanzia una specie di condanna già emessa, ma dal punto di vista etico un politico che ne riceva uno dovrebbe sempre avere il buon gusto di mettersi da parte come avviene in tutto il mondo civile e democratico. Ma noi italiani siamo diversi e l'avviso di garanzia è una specie di pasciapassare per la carriera politica e magari anche di governo. Ma questo passo sulla giustizia non è stato l'unico ad avvicinare Renzi al suo padre putativo. Che dire della minaccia di elezioni al grido o si fa come dico io o si va alle elezioni nel 2015. Dopo gli annunci ora si passa ai ricatti, forte della sua convinzione che andare alle elezioni il prima possibile gli permetterebbe di sfruttare ancora l'onda delle europee e poi di presentarsi come colui al quale non è stato permesso di riformare il paese. Naturalmente senza entrare nel merito delle riforme stesse che il Renzusconi intende portare a termine: alcune finte (abolizione del Senato e delle Province, a proposito ad ottobre in molte province si vota ma a votare sarà solo la classe eletta dei consiglieri comunali, si torna indietro nel tempo dando vita di nuovo alle caste), alcune anzi quasi tutte antidemocratiche che tolgono ai cittadini il diritto di voto, altre anticostituzionali (leggi Italicum). E che dire poi degli 11 secondi dedicati dal presidente del consiglio al tema dei diritti civili ? " «Al termine dei mille giorni ci sarà una legge sui diritti civili perché non è pensabile che questo tema torni a essere argomento di discussione politico»  Come dire: "Basta non se ne parli più che poi ci penso io nel 2017". Intanto si assiste alle assurdità di questo paese dove due coppie gay vanno a contrarre matrimonio all'estero per poi, grazie a qualche sindaco di avanguardia" registrare l'atto nel comune di residenza. Insomma il lavoro sporco lo si faccia all'estero poi noi certifichiamo ma non siamo "complici". E che dire della fecondazione eterologa dove ormai è la magistratura che fa le leggi mentre la politica del governo Renzi se ne frega. Ecco insomma difficile trovare differenze fra i due leader di Forza Italia e del Pd, ed ancora una volta il condannato è stato un volpone, ci aveva visto lungo assoldando l'ex sindaco di Firenze in quella famosa cena di Arcore. Li ci furono solo parole e promesse che poi sono state certificate nel patto del Nazareno ed ora il 41% degli italiani pensa di aver dato il proprio voto al volto nuovo della politica ed invece ora si rende conto di aver confermato e reso più solido il vecchio pregiudicato e plurinquisito.

martedì 16 settembre 2014

Presto che è tardi ma con calma per la giustizia


Tutta la velocità di Renzi e del governo si è esaurita e incagliata per le nomine dei rappresentanti scelti dal parlamento in seno alla Corte Costituzionale ed al Csm. Una volta quando c'era una parvenza di alternanza questa scelta era semplice e veloce, ora che al governo c'è il partito unico Pd-Fi e che il presidente del consiglio è il giovanotto di Firenze, diventato il braccio armato del condannato di Arcore, le cose si sono improvvisamente complicate. E si che non dovrebbe essere così difficile. Basta prendere un personaggio politico a caso, sufficientemente inquisito e nominarlo per garantire quello che nemmno il condannato è mai riuscito a mettere in atto completamente: la completa sudditanza totale alla politica dei due organi fondamentali per la giustizia. Si tratta comunque di una scelta delicata anche in considerazione della nuova legge elettorale, l'Italicum, che il parlamento si appresterà ad approvare. Una legge anche questa profondamente incostituzionale, ma Renzi non può rischiare di farsela bocciare, ed allora invece di eliminare la causa, togliere cioè quegli elementi di incostituzionalità che però sono tanto cari all'ex cavaliere di Arcora, si preferisce ammorbidire la Corte Costituzionale inserendo elementi di "sicura" fedeltà al Renzusconi pensiero. I nomi che circolano per i rappresentanti ancora non eletti e quelli già eletti sono da brivido per questi due organi che dovrebbero rappresentare la barra di comando della giustizia. Uno su tutto tale Luigi Vitali rinviato a giudizio a Napoli ed allo stesso tempo candidato per il Csm .... ma dall'altra parte non si può che sottolineare la coerenza di questo paese che affida la riforma costituzionale ad un pregiudicato. E comunque il parlamento è bloccato su queste nomine mentre il paese continua la sua corsa verso il baratro con un presidente del consiglio che sbaglia completamente le sue previsioni sulla crescita del paese, stimate in un +0.8% prima dell'estate (stima prudente a detta dello stesso Renzi) e che ora si ritroverà molto probabilmente ad avere un -0.4% come stimato dall'Ocse. E qui non si tratta semplicemente di non indovinare un terno al lotto, ma di sbagliare una previsione che avrà effetti drastici sull'economia e sulla prossima manovra finanziaria. Ma nella nuova stagione delle grande alleanze anche questo "piccolo" fatto passa sotto silenzio salvo poi pagarlo di tasca nostra a causa delle manie populiste di un presidente del consiglio che sta accelerando la caduta libera del paese per soddisfare la sua infinita ambizione.

domenica 7 settembre 2014

#grassochecola ... il nuovo elegante hastag del presidente del consiglio






Le politiche dei governi italiani verso la pubblica amministrazione si sono dimostrate tutte più o meno fallimentari nel tentativo di riformare questo apparato fondamentale per la vita del paese, ma allo stesso tempo un apparato bacino di voti e di politiche clientelari. Il primo governo a mostrere un presunto pugno di ferro contro la pubblica amministrazione e quindi contro i propri dipendenti, è stato l'ultimo governo Berlusconi con il ministro Brunetta che iniziò una crociata verso i "fannulloni" dell'apparato pubblico. Una crociata sfociata non in una vera e propria riforma che andasse veramente a modificare e razionalizzare l'organizzazione del lavoro, ma in alcune norme vessatorie che colpivano senza alcuna distinzione tutti e tutto. Una su tutte la norma che tagliava gli stipendi in virtù delle assenze per malattia dei dipendenti pubblici causando un calo è vero delle assdenze per malattia, ma certamente non un miglioramento dei servizi offerti dalla P.A. ma anzi probabilmente un reale peggioramento. Oggi dopo due presidenti del consiglio, Monti e Letta, poco avvezzi alla scenografia ed agli annunci eclatanti (con questo non voglio dire che condivida le loro politiche), si torna all'antico ed ancora una volta le politiche del governo Renzi trovano un punto di contatto con quelle dell'ultimo governo Berlusconi. Ecco allora che si passa dai fannulloni al grasso che cola usando una metafora meno invasiva di quella di Brunetta ma altrettanto significativa. Naturalmente qui è il presidente del consiglio tuttofare che interviene in quanto Matteo é uomo di scena da palcoscenico e non lascia spazio ai suoi ministri che sembrano tutti dei poveri portaborse il cui principale compico è trasformare in decreti e provvedimenti gli hastag o gli slogan del Renzi pensiero. L'attuale presidente del consiglio ci ha ormai abituati a frasi ad effetto ed annunci pirotecnici ai quali però poi segue il niente o poco più. Il suo intervento di riforma della pubblica amministrazione si ferma a due provvedimenti essenziali: la riduzione dei permessi sindacali e il blocco degli stipendi. La forma è diversa rispetto ai provvedimenti di Brunetta ma la sostanza è la stessa, il vuoto assoluto. Qualsiasi intervento si intenda fare sulla pubblica amministrazione difficilmente si potranno ottenere risultati in termini di efficienza e migliore organizzazione se non si cerca di intervenire alla fonte, e la fonte in questo caso sono le norme, le leggi che appunto la politica emana. Se queste leggi sono in numero infinito e soprattutto se sono norme poco chiare e diversamente intepretabili, la pubblica amministrazione, che rappresenta in fin dei conti l'apparato dello stato per l'applicazione delle stesse, non potrà mai funzionare nell'interesse del cittadino. La burocrazia, il vero male che uccide lo stato e la pubblica amministrazione, non nasce per caso o per volontà di qualche dirigente pubblico masochista, ma quasi esclusivamente per la complessità delle norme che caratterizzano lo stato italiano e che sono di complicata attuazione. L'ultimo governo Berlusconi con la lotta ai fannulloni e l'abolizione delle leggi inutili, che si ridusse ad un falò in un cortile con Calderoli che sorridente bruciava una montagna di carta, non combinò niente oltre a queste sceneggiate, il governo Renzi ... anzi direi Renzi con i suoi hastag ed il suo grasso che cola ... otterrà più o meno lo stesso risultato ... niente.

sabato 6 settembre 2014

Da "Lo ha detto la televisione" a "L'ho letto su internet"






Nella società dell'informazione che stiamo vivendo, l'informazione alla fine rischia di diventare spettacolo o peggio ancora disinformazione. L'era della televisione, sempre dal punto di vista dell'informazione, è ormai terminata ed oggi, fortunatamente o meno, si hanno a disposizione fonti molteplici per cercare le notizie e soprattutto per approfondirle. E' una rivoluzione epocale, che per ora è quasi esclusivamente di tipo tecnologico, ma non ancora culturale. La maggioranza delle persone infatti non ha ancora preso coscienza della rivoluzione tecnologica in atto e si avvicina alle nuove tecnologie come se ancora si trovasse davanti alla televisione, uno strumento cioè che rende l'utente un attore passivo. Internet e la rete, dal punto di vista dell'informazione, rappresentano una tecnologia con un grande vantaggio che allo stesso tempo può costituire un aspetto negativo che si deve avere ben presente quando si utilizza la rete a scopo informativo. Internet con i servizi che mette a disposizione, social network (Facebook, Twitter, Google+, Quag, etc.) blog, siti personali, consente a chiunque con un minimo sforzo di mettere in linea dei contenuti accessibili a chiunque, dove per contenuti si intendono immagini, testi, video. Allo stesso tempo questi contenuti possono essere rimbalzati da sito a sito, da pagina a pagina raggiungendo una platea di utenti crescente in maniera esponenziale. Un aspetto interessante e rivoluzionario che la televisione certo non aveva: o una persona guardava quel telegiornale a quella determinata ora oppure non aveva più modo di ascoltare le notizie trasmesse. La possibilità per tutti di mettere in circolo notizie o più in generale dei contenuti costituisce però anche il punto debole della rete: l'utente che accede a questi contenuti "deve" accertarsi della fonte e non può prendere per buono tutto quello che gli scorre sul monitor. Una volta si diceva per certificare la veridicità di una notizia: "L'ha detto la televisione", oggi in molti prendono per buono questo assunto anche quando si informano attraverso la rete: "L'ho letto su internet". Naturalmente non è la stessa cosa proprio per la possibilità da parte di chiunque di scrivere qualunque cosa. E' una vera e propria rivoluzione che da una parte ci consente di accedere a milioni di notizie indipendentemente dai telegiornali e dai giornali cartacei, ma che allo stesso tempo ci rende vulnerabili al rischio di prendere per buone delle vere e proprie bufale. Naturalmente la rete ci mette anche a disposizione strumenti per verificare, controllare e approfondire la notizia, ma questo ci costringe a diventare attori "attivi" abbandonando appunto il ruolo di semplici osservatori e lettori al quale ci relegava la televisione.
La rete e internet finiscono poi anche per influenzare l'informazione televisiva o quanto meno a sollevare problematiche che prima dell'avvento della rete non erano dibattute come adesso. Per esempio in questi giorni si discute molto sulla messa in onda o meno dei filmati che l'Isis trasmette a proposito della decapitazione di alcuni giornalisti occidentali. Alcuni telegiornali hanno trasmesso i filmati fino alla scena più cruenta, altri hanno deciso di non trasmetterli limitandosi alla semplice notizia aprendo una discussione sull'opportunità o meno di trasmettere il filmato e di trasmetterlo più o meno integralmente. Naturalmente anche il terrorismo in questo caso ha cambiato strategia proprio sfruttando la recnologia mettendo in rete a disposizione di chiunque i filmati di queste terribili esecuzioni. Il quesito allora è il seguente: è opportuno o meno trasmettere certe immagini ? sono un completamente dell'informazione o ne sono solo una spettacolarizzazione ? e se poi sono disponibili in rete che senso ha non trasmetterle all'interno di un tg ? In questi naturalmente non si arriverà mai ad una conclusione oggettiva e condivisa con pareri diversi e contrapposti. Personalmente sono contrario alla diffusione di immagini cruente che, a mio parere non aggiungono niente di più alla informazione che un telegiornale può dare in maniera completa anche senza questo genere di immagini, soprattutto poi quando non si conosce il pubblico che sta guardando il telegiornale. Tanto più che chiunque poi può andarsi a reperire le stesse immagini e eventualmente vederle come e quando vuole se lo ritiene opportuno. Insomma la rivoluzione è appena iniziata .... ora tocca a noi farla propria e sfruttarne le potenzialità. 

giovedì 4 settembre 2014

Ed alla fine si sgonfiò ....


L'annuncio è stato dato in sordina e non con slide, conferenza stampa, sceneggiate, luci e cotillons, ma addirittura in parte per bocca di un altro ministro, che si è prestato a fare da portavoce al capo, e in parte in un'intervista rilasciata ad un giornale poi riportata in sordina da altre testate quasi tutte pro-Renzi. Servono 20 miliardi quindi prima di tutto ancora prolungamento del blocco degli stipendi dei pubblici dipendenti e poi tagli lineari a tutti i ministeri alla Tremonti-Berlusconi. Ora chiariamoci in una situazione in cui la disoccupazione giovanile è oltre il 40% ed in generale è intorno al 13% non adeguare gli stipendi di chi lavora nel pubblico impiego non è alla fine un gran danno, ma è il contesto nel quale questi annunci vengono dati al paese. Annunci che non portano voti o simpatie e quindi non fanno parte della scenografia alla quale il presidente dela consiglio ha abituato il paese. Qui si parla di problemi concreti e non di intenzioni di fare, rivoltare, rottamare, riformare, in questo caso ci sono i numeri che contano e con quelli non si scherza. Il tutto viene dopo la conferenza stampa, quella di venerdì, del passo passo e dei 1000 giorni nei quali l'Italia sarà rivoltata, e dopo un videomessaggio per l'ennesimo annuncio, quello della riforma della scuola, o meglio delle linee guida della riforma della scuola. Per questo ennesimo annuncio di intenti il superman Matteo chiede aiuto ai cittadini che possono far pervenire le proprie idee e proposate e per questo il suo documento sulla presunta riforma (che è possibile consultare dal famoso sito passo-passo) è costituito da ben 136 pagine piene di ... fumo come sempre o quasi. Si ci sono anche 12 punti che sintetizzano la proposta sui quali chi può dirsi di essere in disaccordo ? Uno per tutti: Culture in corpore sano .... fa sempre effetto e non guasta mai. Insomma un documento in stile renziano o berlusconiano se vogliamo perché è difficile non vedere negli show del presidente del consiglio un prolungamento dello spettacolo berlusconiano, interrotto dalla serietà di Monti e Letta. Poi però arrivano i numeri e la festa finisce e dopo annunci enfatizzati con slide, siti, twitter e via dicendo, la voce si abbassa, i toni si appiattiscono e si sente un sussurro: servono 20 miliardi e quindi taglieremo a tutti i ministeri almeno il 3%. Una voce strozzata rispetto a quella di pochi minuti prometteva l'assunzione di 150.000 docenti nella scuola ..... con quali denari è la domanda che sorge spontanea ?