mercoledì 30 novembre 2016

Referendum e la battaglia delle bufale: i cittadini NON ELEGGONO i senatori


In queste ultime ore di campagna elettorale per il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, la dialettica ed il dibattito si fanno sempre più duri con interventi di stampo "terroristico" soprattutto da parte dei sostenitori del Si. In soccorso a Renzi intervengono da tutta europa con bordate di intimidatorie, in caso di vittoria del No, che vanno da una eventuale crisi politica, ad una crisi finanziaria ed economica con spread alle stelle, ad un colasso del sistema italiano con conseguente uscita dall'europa, dall'euro per arrivare perfino alla cancellazione dalla cartina geografica. In ambito nazionale invece si sprecano le bufale e controbufale sparate senza troppo riguardo e soprattutto senza fare riferimento specifico al contenuto del testo della riforma. Quella che gira in queste ore riguarda l'elezione dei senatori, un dei nodi cruciali che toglie il voto ai cittadini per la formazione del senato e quindi mette a rischio la democrazia a fronte di un eventuale e presunto risparmio in termini monetari. Ora è difficile quantificare se il gioco valga la candela, ma cercare di "falsificare" il conenuto della riforma sostenendo che la non elezione diretta è un falso, è ancora peggio in quanto si tenta di tirare per la giacchetta l'elettore ingannadolo. La cosa migliore è leggere il testo della nuova costituzione che all'art. 57 tratta appunto l'eezione del nuovo senato.

L'articolo 57 della Costituzione è sostituito dal seguente:
Art. 57. – Il Senato della Repubblica è composto da novantacinque senatori rappresentativi delle istituzioni territoriali e da cinque senatori che possono essere nominati dal Presidente della Repubblica.
I Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano ELEGGONO, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, tra i sindaci dei Comuni dei rispettivi territori.Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a due; ciascuna delle Province autonome di Trento e di Bolzano ne ha due.
La ripartizione dei seggi tra le Regioni si effettua, previa applicazione delle disposizioni del precedente comma, in proporzione alla loro popolazione, quale risulta dall'ultimo censimento generale, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti. 
La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti, in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge di cui al sesto comma.
Con legge approvata da entrambe le Camere sono regolate le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione dei membri del Senato della Repubblica tra i consiglieri e i sindaci, nonché quelle per la loro sostituzione, in caso di cessazione dalla carica elettiva regionale o locale. I seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun Consiglio.

Il secondo comma dell'articolo è incontrovertibil e non lascia dubbi: chi elegge i senatori sono i consigli regionali ed i consigli delle province autonome di Trenzo e Bolzano (ma le province non erano state abolite ??? misteri della riforma) e non certo i cittadini. Come poi questa elezione possa avvenire in conformità alle scelte espresse dagli elettori, come riportato nel 4° comma, è tutto da stabilire ed anche da verificare perché i due commi sono fra loro in contrasto e qualsiasi norma il governo possa varare ci sarà sempre il forte rischio di incostituzionalità in quanto gli elettori del senato sono io consiglieri regionali e provinciali. Qualora si voglia consentire l'elezione da parte dei senatori da parte dei cittadini sarà già necessaria un'altra riforma costituzionale che modifichi questo articolo. Il testo è chiaro e non lascia dubbi, quindi i sostenitori del Si, compreso il buon Renzi, possono tranquillamente mettersi l'animo in pace: se passa la riforma i cittadini saranno privati di un pezzo di democrazia oltre ad aprirsi un problema di costituzionalità dell'art. 57 con l'art. 1 della Costituzione che sancisce la sovranità popolare.
 

venerdì 25 novembre 2016

Nuovo Senato ... chi potrà scioglierlo ?


Una delle tante storture di questa riforma, che assomiglia sempre più ad un pasticcio che ad una legge di importanza vitale per la vita democratica di un paese, riguarda il Senato. Il nostro sistema politico è talmente dinamico che anche quando ci sono governi solidi in virtù di maggioranze numericamente forti, può accadere di tutto grazie alla mancanza in Costituzione del vincolo di mandato, unica riforma serie e necessaria nostra Carta Costituzionle. Allora il nuovo Senato seguirà questa dinamica politica in quanto, non essendo sottoposto ad elezione da parte dei cittadini ma costituito da consiglieri regionali e sindaci che si eleggeranno fra loro, vedrà cambiamenti nella sua composizione ad ogni elezione amministrativa che coinvolga comuni o regioni i cui rappresentanti ricoprono anche la carica di sentori. In virtù però di questa scelta scellerata ed anche del fatto che il Senato non sarà chiamato a pronunciari in merito alla fiducia all'esecutivo, qualora si verifichi un'interruzione anticipata della legislatura o anche in occasione della fine naturale della legislatura stessa, di fatto il Senato continuerà ad essere in carica in quanto non è previsto uno scioglimento anche di questa seconda camera. Quindi avremo un ramo del parlamento che continuerà a svolgere le sue funzioni anche in assenza di un esecutivo e in maniera indipendente dalla camera dei deputati senza alcun controllo. Fatto aggravato che NESSUNO nemmeno il Presidente della Repubblica potrà sciogliere questo consesso. In pratica avremo un Senato non solo sotratto al voto popolare ma anche indipendente e fuori da qualsiasi controllo istituzionale; una specie di organo autonomo che però avrà importanza fondamentale in quanto per esempio si dovrà pronunciare sulla normativa Europea e poiché, per la prima volta, la sudditanza del paese all'europa è per la prima volta sancita dalla costituzione un Senato intoccabile rappresenta una condizione istituzionale pericolosa e grave. Un altro semplice motivo per dire NO a questo "porcellum" costituzionale.

giovedì 24 novembre 2016

Per la serie tutti i motivi del NO ..... la bufala dell'instabilità politica

 

La maggior parte delle motivazioni che stanno alla base della riforma costituzionale sono degli assunti lanciati come semplici parole d'ordine senza un'analisi seria della motivazione stessa. Uno di questi cavalli di battaglia è la tanto sbandierata stabilità politica. Con la nuova costituzione targata Boschi-Renzi-Verdini il paese sarà più stabile ed i governi potranno governare per un'intera legislatura. Intanto vale la pena di sottolineare che questa presunta stabilità sarebbe garantita, dal punto di vista tecnico, più da una legge elettorale che da una riforma costituzionale. L'unico aspetto di stabilità della nuova costituzione riguarda la fiducia che, ora deve essere votata da Camera e Senato, mentre con la vittoria del Si sarà a carico solo della Camera. Ma la presunta instabilità attuale è dovuta veramente alla Costituzione o piuttosto ad una politica incapace di governare con continuità per il bene del paese ? La litigiosità della nostra classe politica è tale, che anche con l'Italicum che assegna una maggioranza assoluta ad un solo partito, la stabilità potrebbe essere un miraggio (basta vedere che cosa accade oggi all'interno del Pd). Ma cerchiamo di analizzare questa presunta instabilità nel merito e non solo per parole d'ordine. 
Dal 1946 al 1994, 48 anni, si sono succeduti 30 governi, circa 1 ogni anno e 7 mesi ma non basta questo per affermare che nella repubblica il paese era instabile e che soprattutto lo era a causa della Costituzione: tutti i governi che si sono succeduti in quegli anni erano a guida di DC-PS-PLI-PRI-PSDI. Una volta mancava un partito, una volta un altro ma sempre presenti DC-PS e solo in una occasione, 1978-79, un governo Andreotti ebbe l'appoggio esterno del PC, ma era il periodo del rapimento ed assassinio di Aldo Moro. Quindi benché i governi si succedessero più o meno ogni anno e mezzo, la linea politica non è mai cambiata e soprattutto la caduta di un governo era causata non da problemi costituzionali ma quasi esclusivamente da lotte di potere dei partiti, soprattutto i minori (PLI, PRI, PSDI) incapaci e privi di qualsiasi sentimento istituzionale.
Dal 1994 al 2016, 22 anni, si sono succeduti 11 governi, circa 1 ogni 2 anni ma anche in questo caso si piò parlare di instabilità a causa della Costituzione ? Certamente no e analizzando le motivazioni della caduta dei governi si ritorna al problema principe: la qualità della politica italiana. In questi anni, definiti seconda repubblica ma per quanto riguarda almeno la successione dei governi niente è cambiato rispetto alla prima, c'è stata un'alternanza fra centro destra e centro sinistra anche se si tratta di un'alternanza più formale che di sostanza e qualità. Il primo governo Berlusconi (1994-95) cadde per i problemi giudiziari del cavaliere e non tanto per problemi da imputare alla carta costituzionale e prima di andare alle elezioni Scalfaro fece un tentativo con Lamberto Dini che andò avanti pochi mesi. Dal 1996 al 2001 governò il centro sinistra con tre diversi presidenti del consiglio ma anche in questo caso i cambi a Palazzo Chigi furono causati anche quella volta dal PDS che cambiò in corsa di legislatura nome e simboli oltre che dalla solità litigiosità a sinistra, altro che Costituzione. Dal 2001 al 2006 torno Berlusconi che dovette effettuare un rimpasto a metà legislatura sempre per problemi di litigiosità. Nel 2006 tornò il centro sinistra e i DS si dettero da fare per far cadere il professore impegnandosi nel dare vita al carrozzone del PD abbandonando al suo destino un governo debole in quanto a numero di seggi. Tornò Berlusconi costretto a lasciare, nonostante una forte maggioranza inattaccabile numericamente, a causa della sua incapacità e disinteresse nel governare una crisi economica che iniziava in quegli anni. Monti portò a termine la legislatura e poi il successivo governo Letta terminò prematuramente il suo mandato proprio ad opera di Matteo Renzi, quello che ora invoca la stabilità della nuova costituzione dopo essere stato la causa della caduta del precedente governo sempre a guida PD. E' chiaro quindi che contro questo tipo di instabilità nessuna Costituzione e nessun legge elettorale potrebbe diventare garanzia di governi duraturi ed efficienti, il problema è la classe politica che tenta, modificando leggi elettorali e purtroppo Costituzione, di porre rimedio alla inadeguatezza a governare un paese democratico.
 

mercoledì 23 novembre 2016

Dal dito medio all'inno, ai coglioni fino alle scrofe passando per le accozzaglie





L'ingresso in politica di Berlusconi ha portato una ventata di malcostume sostituendo il confronto ed il dibattito con l'offesa, l'ingiuria e la denigrazione dell'avversario politico. A fargli da apripista nel seguire questo nuovo modello di propaganda sono entrati in scena Bossi e la sua Lega Nord che spesso hanno avuto atteggiamenti al limite del legale e del sovversivo. Berlusconi è riuscito a convogliare una moltitudine di cittadini grazie alla sua potenza mediatica da una parte e grazie all'incosistenza dell'opposizione della sinistra. Sinistra incarnata da un partito che, piuttosto che difendere i propri ideali, ha preferito scendere al livello dell'ex cavaliere abbandonando la strada della dialettica fatta di contenuti ed inseguendo un consenso facile da raggiungere ma altrettanto instabile. Purtroppo però l'allievo non aveva scampo rispetto al maestro e così il centro destra  ha potuto governare "imbonendo" gli elettori di false promesse con un unico obiettivo: mantenere il potere e difendere il proprio leader dalla morsa della giustizia che prima o poi lo avrebbe preso in castagna. Nel frattempo si assisteva a dibattiti dove chi faceva la voce più grossa sia in televisione, che sui giornali che, purtroppo, in parlamento l'aveva vinta. Comunque mentre da una parte Berlusconi e Bossi non mantenevano le promesse con le quali avevano "conquistato" gli elettori (anche di sinistra), dall'altra il più grande partito della sinistra europea aveva iniziato un lento ma inesorabile cammino di spostamento vero il centro lasciando al proprio destino le frange più deboli della popolazione. Un cammino che terminava nella nascita del più grande bluf della sinistra italiana: il Partito Democratico. Il malcontento nascente da una parte e dell'altra è stato allora catturato da un altro capopopolo, che sfruttando la propria capacità comunicativa ed il proprio linguaggio dissacrante derivante dalla sua professionalità decennale di comico, ha dato vita ad un movimento che in poco tempo è diventato di fatto il primo partito italiano. Anche questo nuovo leader ha comunque proseguito sulla strada tracciata dal binomio Berlusconi-Bossi amplificandone le urla, le grida, le ingiurie. Il buon Grillo è andato oltre organizzando addirittura manifestazioni di piazza nella quali la parola d'ordine era il "Vaffanculo" a tutti i politici di mestiere. In una sorta di decadimento inarrestabili si è passati in qualche decennio da dibattiti di uomini come Berlinguer, Moro, Andreotti dove la cultura e l'ideologia la faceva da padrona nel rispetto dell'avversario, al linguaggio "popolare" fatto di cazzo, coglione e vaffanculo assorto agli onori del confronto politico. In questo calderone mentre i due personaggi precursori di questa nuova stagione, Bossi e Berlusconi, cadevano in virtù delle loro "malefatte" piuttosto della loro sconfitta politica, altri due li sostituivano degnamente: Salvini e Renzi. Salvini da una parte attenuava il linguaggio eversivo del senatuer ma lo infarciva maggiormente di offese e ingiurie, Renzi capica che per arrivare al potere era necessario parlare, parlare, parlare senza preoccuparsi più di tanto dei contenuti. In questo clima si è arrivati al dibattito dule referendum costituzionale di questi ultimi giorni prima del voto. Forse qualcuno pensava che almeno in occasione del confronto sulla legge più importante di uno stato democratico, la Costituzione, tutti tornassero a toni più consoni ed adeguati per consentire ai cittadini di entrare nel merito, di capire la riforma e quindi di arrivare al voto coscienti del proprio voto. Ed invece niente è cambiato. Da una parte Renzi, forte della posizione di capo del governo e sfruttando ad arte la doppia posizione di presidente del consiglio e segretario del partito democratico, gioca "sporco" tirando per la giacchetta tutti i cittadini, invadendo le televisioni (il principale strumento di propaganda politica in un paese come l'Italia), elargendo mance nella legge di stabilità (il furbastro ha portato a votare il paese subito dopo l'approvazione del bilancio 2017), dilapidando i risparmi presunti della riforma costituzionale (almeno quelli del primo ma forse anche del secondo anno) per la sua propaganda "scorretta". Non contento di questa sua "attività" al limite del terrorismo psizologico, è sceso anche lui sul terreno dell'offesa definendo "un'accozzaglia" i sstenitori del NO. Grillo non aspettava altro per scatenare la sua vena di comico prestato alla politica e rispondendo alle bordarte renziane è sceso ancora più in basso offendendo personalmente Matteo Renzi e vanificando di fatto il lavoro che stanno svolgendo i parlamentari del Movimento 5 Stelle. Salvini ha mantenuto il suo cliché volgare, xenofobo e razzista senza aumentare il livello del dibattito (difficile immaginare che Salvini possa andare oltre ed innalzare il livello dialettico) ma anche senza abbassarlo ulteriormente. Insomma tutti giocano "sporco" con l'intenzione palese prima di tutto di tenere lontani i cittadini dal voto (fra l'altro la riforma costituzionale Boschi-Renzi-Verdini ha questo obiettivo palese) ed in seconda battuta di non far capire niente al cittadino che mal digerisce il politichese, il linguaggio usato ampiamente nello scrivere il testo della nuova costituzione. Comunque vada questo referendum che vinca una parte o l'altra, il paese ne uscirà impoverito oltre che naturalmente completamente diviso e non sarà facile risollevarlo nè dal punto di vista politico che socio-culturale.

giovedì 17 novembre 2016

Tutto rimandato al 5 dicembre ... ad esclusione dei vari bonus


Ormai è tutto bloccato sia in Italia che in Europa in attesa del "famigerato" 4 dicembre:

- pronunciamento della Corte Costituzionale sull'Italicum: rinviato

- modifiche della legge elettorale: rinviate

- pronunciamento ufficiale della UE sulla legge di stabilità 2017: rinviato

Insomma al 4 dicembre si va a votare sulla fiducia ed a scatola chiusa ma sotto la minaccia di stampo "terroristico" dell'eventuale baratro in cui si cadrà qualora vincesse il NO. Come se l'Italia, con l'attuale Costituzione vigente si trovasse chissà in quale pantano ed il SI risolvesse tutto nell'arco di una nottata dopo che i risultati del referendum fossero noti. Ora se l'Italicum è incostituzionale diventerà costituzionale con un tocco di bacchetta magica qualora vincesse il SI ? E se Renzi e company avessero voluto davvero modificare quella "meravigliosa" legge elettorale che "tutto il mondo ci invidia" non avrebbe potuto farlo subito ? E che cosa impedisce alla UE di approvare o meno la legge di stabilità prima del 4 dicembre ? Forse che con la vittoria del Si o del No quella legge cambierebbe in un modo o nell'altro ? La giustificazioe di tutti questi rinvii è che non si vuole influenzare o condizionare il voto del popolo italiano, che invece in questo modo è totalmente influenzato in quanto si lascia intravedere una specie di catastrofe qualora la riforme fosse bocciata. In realtà in questo modo di fatto non si fa altro che lasciare intravedere una velata minaccia su chissà quale sciagura in caso di vittoria del NO. Unica cosa certa è che si vincerà il NO la legge elettorale dovrà comunque essere rivista in quanto l'Italicum prevede solo l'elezione della Camera dato che la "democratica" riforma renziana toglie il voto ai cittadini per il Senato. 
Ciò che invece non si ferma è la politica dei bonus del presidente del consiglio, che annaspa in tutti i modi per convincere a suon di elargizioni più o meno mascherate varie categorie di cittadini. L'ultima in ordine di tempo è la decontrobuzione totale per il 2017 sulle assunzioni che le aziende del Sud metteranno in atto. Già di prevede in questi due mesi una delocalizzazione selvaggia di aziende dal nord al sud per accedere a questo ulteriore bonus. Renzi non è contento del fallimento del Jobs Act che prevedeva un provvedimento analogo per il 2016, e dopo che i fondi sono terminati e la detassazioni finita per le assunzioni a tempo indeterminato sono esplosi i licenziamenti. Nemmeno il bonus degli 80 euro è servito a fargli capire che i bonus lasciano il tempo che trovano in quanto bonus e non provvedimenti strutturali e quindi poco affidabili. La Boschi ieri sera ha usato anche questa minaccia contro quelli del NO affermando che se avessero vinto di consequenza ssarebbero stati cancellati gli 80 euro, i 500 euro agli insegnanti, i 500 euro ai maggiorenni e via dicendo. Insomma visto che non si riesce a convincere a votare SI con i contenuti si è passati alla politica del voto-comprato, ma questa è stata la linea guida di Renzi da quando si trova al governo.

martedì 15 novembre 2016

La speculazione sul voto referendario da parte di Renzi e company




E' probabile che i padri costituenti, che elaborarono e poi approvarono la nostra Costituzione il 22dicembre 1947, siano in subbuglio nei luoghi dove riposano mentre ascoltano il dibattito sulla riforma costituzionale e sulle tante corbellerie che sono enunciate da una parte e dall'altra dei due schieramenti. In particolare alcuni temi toccati da Renzi e dai suoi boys e girls in merito allo schieramento dei favorevoli al NO sono da rabbrividere se si pensa alla grande maggioranza che approvò la Costituzione nel 48. Sia Renzi, ma ad onor del vero anche alcuni leader politici del NO,  tentano di dare una connotazione politica al fronte del NO come se si trattasse di una formazione politica che dopo il voto dovrebbe in qualche modo andare al governo. E' un gioco politico di stampo opportunista e populista che in prima analisi appare come un affronto al valore del voto sul quale i cittadini sono chiamati a pronunciarsi. Purtroppo la Costituzione che dovrebbe essere elemento fondante e aggregante di uno stato democratico, come lo fu nel 1947 con l'Italia che usciva dalla guerra dilaniata dal regimne fascista, da Renzi e dal Partito Democratico è stata utilizzata come elemento di divisione culminato con il voto in parlamento alla presenza della sola maggioranza. Senza fare confronti improponibili, nel 47 si uscica da una guerra, anche oggi dopo l'era berlusconiana, il paese è completamente diviso grazie sia alla politica dell'ex cavaliere coadiuvata in maniera significativa da una finta opposizione dei vari D'Alema, Veltroni, Prodi  che hanno messo in campo una falsa sfida scendendo allo stesso livello del centro destra. Risultato: una politica litigiosa, lontana dalla realtà e dai problemi del paese, impegnata più sul denigrare l'avversario che su proposte serie e concrete. In questo clima, con un parlamento di fatto "incostituzionale", un presidente del consiglio non passato dalle elezioni, un governo che attua un programma diverso dal programma con il quale il maggior partito che lo sostiene ha preso vosti alle ultime elezioni. In questo quadro Renzi con la sua boria, arroganza e strafottenza ha voluto forzare il parlamento portandolo a votare una riforma costituzionale peggiorativa che addirittura abbassa il livello di demcrazia nel paese. Non contento di questo, nella campagna a favore del referendum, non perde occasione di sottolineare come il fronte del NO sia variegato ponendo un quesito senza senso: che faranno i fautori del NO dopo l'eventuale bocciatura del referendum ? Ma il problema è un altro: che farai tu caro Renzi che hai fatto del referendum una tua questione di vita o di morte (politica naturalmente). Chi vota NO non vota per dare vita ad una coalizione o ad un movimento, ma vota NO semplicemente perché non approva la riforma che il Partito Democratico con l'appoggio di Verdini (a proposito caro Renzi e company prima di puntare il dito sulla composizione del fronte del NO, io mi preoccuperei della elevazione a padre costituente di un filibustiere come Verdini) ha fatto approvare dal parlamento. Punto. Le eventuali consequenze politiche del voto ci saranno solo a causa della scelleratezza del presidente del consiglio e del suo partito. Una cosa è certa: la costituzione, che dovrebbe appunto essere un fattore aggregante del panorama politico, sarà dopo il 4 dicembre un ulteriore motivo di divisione del paese, qualunque sia il risultato, aggravando quella frattura nata con il ventennio berlusconiano.

venerdì 11 novembre 2016

Controlettera di un cittadino qualunque agli italiani residenti all'estero


Cara italiana, caro italiano
nessuno meglio di voi, che vivete all'estero, sa quanto sia importante che il nostro Paese sia rispettato fuori dai confini nazionali. Oggi avete ricevuto una lettera da parte del Presidente del Consiglio che vi invita a votare Si all'imminente referendum sulla riforma costituzionale voluta da questo governo. Forse però voi che vivete all'estero non avete chiara la percezione di quanto sta avvenendo in Italia a proposito di questo referendum e tale percezione non l'avrete certamente con la lettera che vi ha indirizzato Matteo Renzi. Intanto lasciatemi manifestare la mia indignazione per questa lettera che un Presidente del Consiglio di una Repubblica Democratica si permette di indirizzare a cittadini del nostro paese senza mantenere l'imparzialità che dovrebbe un Capo di governo in merito ad un problema così delicato come la riforma della Costituzione. La Costituzione non è un oggetto intorno al quale imbastire una battaglia politica, la Costituzione è la madre di tutte le leggi di una democrazia, quella cioè che dovrebbe definire le regole intorno alle quali funzionano le istituzione e tutta la vita democratica del paese. Un Capo di governo ed uno statista che si ritenesse tale dovrebbe esclusivamente invitare al voto i cittadini invitandoli a leggere la riforma ed a riflettere sui suoi contenuti, ma senza schierarsi da una parte o dall'altra. Il nostro presidente del consiglio ha ritenuto invece di infrangere il ruolo istituzionale che ricopre per schierarsi a favore della riforma. Questo è un fatto gravissimo ma la gravità maggiore sta nei contenuti che ha usato per convincervi a votare per il Si, una serie di inesattezze che rasentano la falsità.
Intanto l'instabilità. Dal 1993 in poi la stabilità dei governi che si sono succeduti nel paese è stata più che solida e solo due governi, il primo di centro destra guidato da Berlusconi ed il secondo di centro sinistra guidato da Prodi, sono caduti portando alle elezioni anticipati. Il primo a causa di un avviso di garanzia proprio a carico del presidente del consiglio, il secondo per una scelleratezza del partito di maggioranza che ha deciso di dedicarsi alla formazione del Partito Democratico piuttosto che a sostenere un governo con una maggioranza risicata. Il problema quindi non è stata la “debolezza” della Costituzione quanto l'avventatezza dei protagonisti.
Veniamo poi al superamento del bicameralismo paritario. Altra bugia colossale che questo sistema parlamentare sia la causa della lentezza nel legiferare del nostro parlamento. Due esesmpi su tutti: la legge Fornero di riforma delle pensioni approvata in 20 giorni circa, la riforma del lavoro proprio di questo governo approvata in pochi mesi. Altre leggi, come quella sulle unioni civili, ha dovuto aspettare qualche decina di anni ma non per un palleggiamento fra Camera e Senato quando per una politica incapace di approvare una legge di civiltà. La lentezza quindi non dipende dal bicameralismo paritario ma di una politica litigiosa e incapace di trovare soluzioni ai problemi reali del paese. In quanto al superamento del bicameralismo paritario vi invito a leggere, se ne siete capaci, l'art. 70 e vi potete rendere conto che il bicameralismo da paritario diventa incasinato con interpretazioni procedurali per quasi ogni legge approvata dalla camera.
Per quanto riguarda poi alla guerra fra enti pubblici, devo ammettere che questo è vero ma voi sareste favorevoli a che lo Stato decidsa cosa fare sui vostri territori senza ascoltare le popolazioni locali ? Che si decida, come si sta facendo in parte, di autorizzare trivellazioni, gasdotti, discariche, linee ferroviare ad alta velocità che sconvolgono il territorio passando sopra le testa dei cittadini e degli amministratori locali ?
E che dire dei costi della politica. Si può stravolgere una costituzione per ridurre i costi della politica quando si sarebbe potuto ridurre gli emolumenti dei politici (a proposito il partito del presidente del consiglio ha votato contro questa proposta di legge in parlamento lo sapevate ?) con una legge ordinaria, ridurre il numero dei parlamentari, ed altri provvedimenti simili senza intervenire sulla costituzione.
Un aspetto poi completamente trascurato e taciuto nella lettera del Capo del Governo riguarda l'elezione e la composizione del nuovo senato. Il senato non sarà poù eletto da cittadini come avviene attualmente ma sarà eletto dai consiglio regionali che sceglieranno i senatori fra sindaci e conasiglieri regionali. Quindi non solo abolizione del voto, ma anche incarichi per svolgere una funzione comunque delicata ed importante, visto le incombenze del Senato, a politici che già svolgono altri incarichi come quello di sindaco o consigliere regionale con il rischio di non far funzionare né l'amministrazione locale né il senato.
Per concludere una piccola nota a quanto sostenuto nella lettera da Matteo Renzi relativamente al fatto che la nuova costituzione non tocca i poteri del presidente del consiglio né alcuno dei pesi e contrappesi. Certo la costituzione in quanto tale forse no, ma se l'abbiniamo alla legge elettorale denominata Italicum (che Renzi promette di cambiare ma dopo il referendum quindi si andrà a votare una riforma costituzionale sulla fiducia) avremo una Camera con la maggioranza rappresentata da un solo partito, un presidente del consiglio di fatto nominato dagli elettori, un senato che non vota la fiducia e quindi un contrappeso cancellato, con la consequenza che un solo partito potrà dare la fiducia al governo con presidente del consiglio il proprio capo di partito. Quindi i poteri del governo sono stati toccati eccome ma senza modificare palesemente la parte della costituzione che tratta questi aspetti.
Quindi è vero oggi siamo ad un bivio: o cambiare cancellando un pezzo della democrazia nel nostro paese e mettendo in mano ad un solo partito o ad un solo uomo il governo del paese nelle prossime legislature oppure mantenere la costituzione attuale e obbligare chi in questi anni ha tentato di cambiarla (Berlusconi prima e Renzi ora) ad ascoltare i cittadini e rispondere alle loro reali esigenze. La prima per esempio applicare in toto la Costituzione attuale a partire dall'art. 1: L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro …. già ma il lavoro di chi ?.

Gli Usa e la democrazia del piffero

Quando si parla di Stati Uniti viene sempre in mente l'appellattivo di più grande democrazia del mondo. Ora se la parola democrazia deriva dal greco demos (popolo) e cratos (potere) che democrazia è quella che si comporta esattamente al contrario rispetto al volere del popolo ? Non è la prima volta che accade (ultimo in ordine di tempo G.Bush contro Al Gore) ma anche in questa tornata di elezioni presidenziali ha vinto il candidato meno votato. Tramite un meccanismo non molto democratico in ogni stato (tranne due dove vige il sistema proporzionale) si vota con il maggioritario secco: il candidato che ottiene la maggioranza dei voti in uno stato ottiene tutti i voti dei Grandi Elettori (deputati e senatori di quello stato eletti con leggi diverse per ogni singolo stato). Ora è vero che solo in pochi casi è accaduto che il candidato più votato non abbia poi vinto le elezioni presidenziali, ma dato che il sistema elettorale americano può dare origine a questa stortura antidemocratica forse sarebbe ora di finirla nell'etichettare gli Stati Uniti come la più grande democrazia del pianeta. La vera democrazia sarebbe quella che rispetta il voto popolare e quindi il sistema proporzionale puro. Tutti vari meccanismi studiati per arrivare ad una elezione popolare che consenta, come è di moda affermare oggi, la governabilità sono semplicemente dei marchingegni matematici che hanno un solo obiettivo: l'incapacità di un politico o di un partito di rispondere a pieno alle esigenze ed ai bisogni del popolo. Questo è il meccanismo che si vorrebbe introdurre anche in Italia con il rischio che un partito di minoranza nel paese si ritrovi a governare con la maggioranza assoluta e senza una forza di opposizione numericamente consistente.

lunedì 7 novembre 2016

Dalla Costituzione a difesa delle bastonate alla Costituzione difesa a bastonate

La Costituzione nata nel 1948 dopo la guerra e dopo il ventennio fascista, aveva un obiettivo importante quello di difendere la democrazia nel nostro paese sollevando tutti i meccanismi di difesa democratici possibili affinché non si ritornasse a vivere una dittatura. Quella Costituzione fu largamente condivisa sia dal parlamento che da popolo e per 68 anni ha svolto egregiamente la sua funzione pur non essendo rispettata in ogni suo principio. Nel corso degli anni diverse sono state le modifiche apportate ma sempre dedicate alla seconda parte e mai stravolgenti nella prima parte. Solo Berlusconi nel 2006 provò a forzare la mano ma il suo tentativo fu rispedito al mittente prima dal parlamento dove non si ottenne la maggioranza qualificata per evitare il referendum popolare e successivamente dal popolo con il voto. La Costituzione quindi sopravvisse a quell'attacco portato dalla maggioranza di centro destra. Anche in quella occasione comunque non si verificarono scene come quelle che viviamo da qualche mese a questa parte. Oggi il governo Renzi porta un nuovo attacco alla Costituzione del 1948, un attacco pesante in quanto, pur andando a toccare solo la seconda parte, gli articoli modificati sono talmente tanti e di notevole portata che anche la prima parte ne risulta maltrattata. Che dire in fatti dell'art. 1 che sancisce la sovranità popolare in pieno contrasto con la cancellazione del voto popolare per la nomina del nuovo Senato ?. Si sta verificando inoltre un fatto nuovo impedendo in ogni modo qualsiasi forma di contestazione al governo nella sua campagna a favore del Si (altro fatto completamente anomalo che un governo, nella persona del suo presidente del consiglio e dei suoi ministr,i faccia campagna elettorale a favore di una parte o dell'altra): ovunque vada Renzi o la ministra Boschi sono oggetto di contestazioni, contestazioni che comunque sono vietate dalla questura e quindi sfociano inevitabilmente in scontri di piazza. E' accaduto a Genova, a Palermo, a Pisa e ultima piazza in ordine cronologico Firenze. In pratica si sta passando da una Costituzione baluardo della democrazia, ad una Costituzione che uccide la democrazia a partire dalla sua approvazione o meno da parte del popolo. Oggi quindi siamo al punto che un governo utilizza la costituzione per dividere il paese, dopo aver diviso il parlamento (l'immagine del voto finale con la presenza solo della maggioranza evoca atmosfere da regime), e che impiega ogni mezzo a sua disposizione per evitare o mettere a tacere la contestazione: dall'occupazione senza prececenti della televisione pubblica al giochino di vietare manifestazione di piazza per poi "giustificare" interventi repressivi a suon di manganellate. Niente a che vedere quindi con lo sprito che dovrebbe anomare qualsiasi riforma della Carta Costituzione che dovrebbe essere un bene comunque di tutti gli schieramenti politici e di tutto il paese.

giovedì 3 novembre 2016

Contro lo sciacallaggio politico non c'è polizia che tenga


La solidarietà politica pro-terremotati è andata avanti lo spazio di una giornata poi siamo tornati all'antico e ci si è buttati a corpo morto sul terribile evento sismico di domenica per "sfruttarne" eventuali code in ambito referendario. Troppo ghiotta l'occasione per lasciarsela sfuggire e tentare di rimettere in piedi le fondamenta traballenti del Si. La pensata geniale, il rinvio del voto del 4 dicembre, è venuta da un "ministro" per caso e forse il peggiore ministro della storia della seconda repubblica, ma ciò non toglie quanto il problema fosse stato trattato in maniera superficiale e opportunistica. Ora è preoccupante e pericoloso che un presidente del consiglio non sappia quello che fa un proprio ministro anche semplicemente a livello di comunicazione, perché o i due, Renzi e Angelino, non si parlano ... o se si parlano forse è ancora peggio perché significherebbe che il buon Matteo ha mandato allo sbaraglio il suo ministro per sondare il terreno. Poiché la proposta veniva dal governo, le opposizioni si sono scagliate tutte contro la proposta senza se e senza ma. Nessuno si è fermato un attimo mettendosi a pensare se lo spostamento del voto fosse opportuno o meno. Naturalmente alle migliaia di persone, che ora si trovano senza casa e ad aver perso tutto, credo che poco importi del referendum, della costituzione, delle elezioni americane e di tutte gli altri "problemi" sui quali la politica si trastulla senza dedicarsi a corpo morto sulla realtà che il terremoto ha sbattuto ancora una volta in faccia al paese: siamo un paese instabile a tutti i livelli compreso quello geografico. Impensabile comunque che la politica si occupasse in maniera seria e condivisa dei problemi portati alla luce dalle innumerevoli scosse di queste settimane. Ed allora eccoci ancora una volta a combattere con una emergenza che inevitabilmente sposterà nel tempo i problemi relativi alla messa in sicurezza dei territori a rischio sismico, praticamente quasi la totalità del paese, creando un circolo vizioso dal quale difficilmente usciremo a breve. Siamo un paese continuamente in emergenza e quando non ci pensa la natura a dare vita a questa emergenza, ci pensa la politica "creando" emergenze virtuali tipo quella della riforma costituzionale. Ora che si dovrà provvedere in tempi più che rapidi ad interventi che inizino ad occuparsi la ricostruzione, gli amministratori locali si ritrovano a combattere con la burocrazia delle norme che limitano l'efficacia e la prontezza degli interventi. Una burocrazia non nata per caso ma per due motivi essenziali: da una parte la necessità di combattere la corruzione strisciante a tutti i livelli, dall'altra l'incapacità della politica di emanare leggi chiare, limpide e non interpretabili. Ed a questi problemi la riforma costituzionale non potrà rispondere in alcun modo.