lunedì 15 ottobre 2012

Veltroni: l'uomo dai tempi sbagliati


L'uomo, che ha dato vita al carrozzone del Partito Democratico scegliendo il momento meno opportuno per dare il via a quella titanica impresa, non si canddiderà più alle prossime elezioni ancora una volta sbaglia tempi e modi. L'operazione che ha dato vita al Partito Democratico è stata un vero e proprio disastro. Si è trasformato un partito, quello dei Democratici di Sinistra, già abbastanza dilaniato per aver abbandonato simboli ed ideologie del Partito Comunista Italiano, in un carrozzone dove sono stati fatti salire uomini politici diversi e distanti fra loro in merito a molti temi della vita sociale, cuturale ed economica del paese. I risultati li vediamo anche adesso in cui, in un momento particolarmente delicato della vita del paese, il Pd non riesce a prendere posizioni nette su nessuna questione riguardante i problemi che ormai si susseguono uno dietro l'altro nel paese. Un partito che non ha nemmeno saputo prendere in mano le redini del governo nel momento in cui, dopo quasi venti anni, il nemico tanto odiato, Silvio Berlusconi e la sua banda di leccapiedi attorniati da fascisti vecchi e nuovi, gettava le armi ed alzava bandiera bianca. Piuttosto che andare al governo si è scelto di lasciare a Monti ed ai suoi professori il ruolo di picconatori dello stato sociale e dei ceti medio bassi, appoggiando comunque provvedimenti che con il ruolo di un partito della sinistra non avevano niente a che vedere. Veltroni sbagliò anche i tempi per il suo progetto di carrozzone politico. Si impegnò infatti in questa impresa dopo che Prodi, con il sostegno dell'Ulivo, aveva vinto le elezioni e si era insediato a Palazzo Chigi per una manciata di voti e con il sostegno di qualche senatore a vita ormai legato alla vita da un vero e proprio accanimento terapeutico. Invece di sostenere a pieno il governo e fare quelle due o tre leggi urgenti (riforma elettorale e conflitto di interessi per esempio) per dare un colpo definitivo alla destra, Veltroni e soci sprecarono energie per la costituzione del carrozzone. Fu quindi inevitabile la caduta del governo Prodi. L'opera scellerata di Veltroni non si fermo' e proseguì con la scelta di abbandonare al proprio destino la sinistra radicale e di portare alle elezioni del 2008 il Partito Democratico da solo con il prevedibile risultato, grazie anche alla legge elttorale truffa di Calderoli, di perdere le elezioni e di lasciare fuori dal parlamento un partito come Rifondazione Comunista insieme al quale avrebbe sicuramente sconfitto ancora una volta Berlusconi e la sua banda. Ma probabilmente la capacità di non indovinare i tempi e le modalità nello scegliere le proprie azioni, fa parte del Dna politico di Veltroni se anche il suo abbandono della vita politica attiva viene annunciato nel momento meno opportuno. Nel Pd come sappiamo è in atto da mesi uno scontro generazionale fra un gruppetto di giovani rampanti guidati dal sindaco di Firenze, Matteo Renzi, e la vecchia classe dirigente del partito guidata da Bersani. Renzi è il teorico della "rottamazione" (un termine dispregiativo e irreverente verso chi ha fatto politica nell'area di sinistra del Pd) di tutti i "vecchi" del partito, come se essere un buono o un cattivo politico fosse solo un fatto anagrafico. Naturalmente Bersani e company non possono essere concordi su questa linea del giovanotto fiorentino e quindi puntano su una selezione di stampo democratico e popolare ma non a priori sulla base dell'età. Veltroni con questa sua mossa sembra dar ragione al sindaco di Firenze che infatti, appena appresa la notizia, ha subito dato la sua interpretazione affermando che Veltroni non sarà l'unico ad abbandonare la sedia. Povero Walter, o non ne indovina una oppure, e sarebbe ancora peggio, con la sua decisione voleva appoggiare indirettamente la politica di Renzi. Il risultato è che ora nel Partito Democratico, oltre alla patata bollente delle primarie che assomigliano ogni giorno che passa più ad una regolazione di conti che una selezione democratica del candidato premier, tutti i vecchi, D'Alema e Rosy Bindi in testa, non sanno che fare e qualunque sarà la loro scelta le critiche saranno sicuramente maggiori ai consensi.

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