martedì 16 ottobre 2012

La guerra non si fa solo con le armi


Da qualche tempo il Nobel per la pace sta diventando quantomeno discutibile e non si capisce come sia condotta la selezione per l'assegnazione di un premio che in passato si sono aggiudicato uomini che davvero hanno messo la propria vita al servizio della pace. In parte sarà anche dovuto al significato della parola pace che in questi ultimi anno è stato travisato. Si fa la guerra per portare la pace. Una contraddizione non solo in termini verbali ma anche sostanziali considerato che gli interventi militari in nome della pace effettuati dal mondo occidentale in paesi come l'Afghanistan e l'Iraq, sono state vere e proprie azioni di guerra iniziate con l'invasione di quei territori e portando la morte anche fra gli stessi civili. L'ipocrisia massima in queste azioni è quella dell'Italia, che per non compiere atti contro la propria Costituzione che impedisce allo Stato italiano di entrare in guerra, che ha mascherato i propri interventi militari con il nome di missioni di pace. Difficile immaginare una missione di pace portata con caccia-bombardieri, mezzi corrazzati nella quale diversi militari italiani hanno perso la vita sotto bombardamenti o azioni di guerra del presunt nemico. Se inquadriamo il nobel per la pace assegnato all'Europa in questo scenario pieno di ipocrisia, alla fine questo nobel assume contorni meni assurdi ma sicuramente scevri del significato che la parola pace dovrebbe avere. I paesi europei sono stati protagonisti attivi nella guerra contro Afghanistan ed Iraq oltre aver appoggiato la rivoluzione libica sempre attraverso azioni di guerra. Forse delle tre quest'ultima, la missione in Libia, è stata quella più giustificata dagli eventi, ma rimane comunque un'azione di guerra e quindi il nobel della pace assume tinte fosche e sicuramente personaggi come Gandhi, Mandela, Martin Luter King o Madre Teresa di Calcutta si rivolteranno nella tomba a questa assegnazione di contriverso significato. L'Europa inoltre, in questi ultimi anni, non si è macchiata solo di azioni di guerra in senso stretto, ma ha messo in atto un'altra guerra interna ai propri stati che sta scatenando tensione sociali senza precedenti. L'Europa infatti in questi mesi di crisi, per mano dei suoi stati più potenti, ha imposto a Grecia, Spagna e Italia, ma soprattutto alla Grecia, dei tagli sulla spesa sociale che non solo stanno mettendo in ginocchio i ceti medio bassi, ma stanno scatenando tensioni che potrebbero sfociare in vere e proprie guerre civili. L'azione dell'Europa è stata indirizzata verso la protezione dei poteri finanziari e delle banche a discapito della popolazione e soprattutto dei lavoratori dipendenti e pensionati. Tagli degli stipendi, delle pensioni, licenziamenti anche nel pubblico impiego, drastica riduzione di risorse per la scuola e la sanità, tutti provvedimenti che hanno finito per non intaccare i grandi patrimoni ed i grandi interessi ma che stanno gettando nella povertà milioni di persone. Sembra poi inverosimile che in mezzo a queste grandi manovre finanziare di riduzione della spesa pubblica e aumento delle tasse, non ci sia stata un equiparabile taglio alle spese militari ed agli armamenti. Possibile che nella decisione per l'assegnazione del Nobel della pace non si sia tenuto conto di questo fattore rilevante ? Come si può definire uno stato o una confedarazione di stati pacifista quando, per fronteggiare la crisi, si riducono tutte le spese meno quelle militari ? Paesi europei come Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna e Italia sono fra i maggiori produttori mondiali di armi, armi che sono vendute in paesi come India, Pakistan, Cina e medio oriente, paesi nei quali i conflitti e tensioni sono all'ordine del giorno e questo è il modo in cui l'Europa favorisce la pace. Insomma questo nobel per la pace si va ad affiancare a quello che qualche anno fa fu assegnato ad Obama appena insediato, assegnato sulla fiducia, una fiducia che poi è stata subito tradita.

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