lunedì 27 ottobre 2014

Renzi e le cialtronerie tecnologiche


Quando una persona parla molto ed ha proprietà di linguaggio oltre ad una immensa capacità comunicativa è facile che qualsiasi cosa dica sia presa per buona soprattutto per il modo attraverso il quale viene illustrata che non lascia spazio alla riflessione o più semplicemente il contenuto. Il messaggio o i messaggi sono trasmessi in contenitori talmente sfavillanti che il destinatario del messaggio è frastornato e allontanato dal contenuto. E' un tecnica che utilizzano i pravi promotori commerciali o finanziari che riescono a vendere di tutto anche al più refrattario dei compratori. Renzi è solo un personaggio che ha queste capacità elevate all'ennesima potenza e sicuramente potrebbe vendere di tutto, purtroppo però ha deciso di fare il politico ma soprattutto ha deciso di fare il presidente del consiglio e ci è riuscito conquistando prima il suo partito, trasformandolo in un partito di centro ad insaputa dei suoi iscritti che pensano ancora di essere un partito di sinistra, e poi facendosi nominare capo del governo con tanto di acclamazione popolare senza passare dalle elezioni come aveva sempre promesso (tipico dei venditori). Poi ha dato inizio ai suoi shows con slide, twetter, siti, e cotillons frastornando tutti. Ieri nel suo discorso finale alla Leopolda ha messo in scena un altro suo show appellandosi alla teconologia per accusare i difensori del "polveroso" articolo 18 come gente ancorata al passato e che non vuole cambiare. Ma le sue metafore alla fine fanno acqua nonostante i sorrisi e gli applausi a scena aperta. Intanto ha iniziato prendendo come riferimento l'iPhone e già qui si è rivelata la sua anima "destrorsa" agganciandosi il proprio pensiero alla Apple piuttosto che ad una tecnologia Open Source, quella per intendersi alla quale i giovani della sinistra italiana o i progressisti si appellavano e ne auspicavano l'utilizzo anche nella pubblica amministrazione proprio per sganciarsi dai costi dei due colossi Apple e Microsoft. Renzi ha cambiato strada. Poi è passato a dei paragoni senza senso ma di effetto scenico: "Difendere l'art. 18 è come avere un gettone o volerlo inserire nell'iPhone o come avere una chiavetta usb e volersa inserire in un giradischi o avere un macchina fotografica digitale o volerci inserire un rullino". Metafore fuori luogo per un semplice motivo: l'uso degli smartphone ha incentivato l'utilizzo delle comunicazioni telefoniche ... cosi' come l'uso della musica in formato digitale ha tolto di mezzo i giradischi ma la musica ha aumentato la platea dei suoi ascoltatori ... oppure ancora la fotografia digitale ha aumentato gli appassionati di fotografia. L'ingresso della tecnologia nel campo delle comunicazione, della musica o della fotografia non ha cancellato tutele od opportunità a chi usa le telecomunicazioni, a chi fa musica e fa fotografia ma anzi le ha aumentate. Il ragionamento di Renzi, al di là dell'ironia, ha poco a che vedere con chi vuole riformare il lavoro senza abbattere le tutele ai lavoratori, proprio come è avvenuto nella rivoluzione tecnologica di questi ultimi venti anni. Ma certo l'immagine del vecchio sindacalista con un gettone in mano e lo smartphone dall'altra che tenta di inserirlo da qualche parte per telefonare o l'immagine del vecchio sindacalista con un rullino da una parte ed una macchina digitale dall'altra che tenta di inserirlo nella stessa macchina, sono sicuramente ad effetto e ironiche oltre misura, ma il messaggio che vorrebbe far passare il presidente del consiglio è semplicemente farlocco e fuorviante oltre che fuori tema.

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