martedì 2 dicembre 2014

Il caos renziano sulle riforme


Il 22 febbraio 2014, giorno dell'insediamento del governo Renzi, sembrava che il paese sarebbe stato rivoltato come un calzino nel giro di 4 mesi: legge elettorale, riforma del lavoro, riforma costituzionale, riforma della pubblica amministrazione. Una riforma al mese e l'Italia sarebbe cambiata in circa 120 giorni. Poi i tempi si sono dilatata e siamo passati dai 100 giorni ai 1000 giorni, un solo zero in più e come si sa gli zeri non contano. Oggi quando sono trascorsi quasi 100 di quei 1000 giorni e comunque sono trascorsi 9 mesi dal 22 febbraio, le riforme sono impantanate in un caos politico-istituzionale senza precedenti. Una confusiona totale causata sia dall'incapacità del governo ed in particolare di Matteo Renzi di portare in porto le riforme ma anche e soprattutto da una serie di provvedimenti che più che riforme assomigliano ad un accozzaglia di controriforme che non fanno a cazzotti l'una con l'altra. I punti nodali sono tre: la riforma elettorale e la riforma del senato che diventa una camera non più eletta dai cittadini, sulle quali probabilmente si andrà ad incastrare l'elezione del presidente della repubblica. Renzi vuole trasformare il Senato da una camera elettiva in una camera di nominati che andranno a svolgere la funziona di senatori come una specie di secondo lavoro, in virtù di questa riforma cerca di far approvare una legge elettorale che naturalmente non prevede l'elezione del senato stesso. Ora se si approva la nuova legge elettorale prima della riforma del senato si rischia di andare alle elezioni con una legge che presenterà altri elementi di incostituzionalità oltre quelli già presenti nell'Italicum, allo stesso tempo nessuno intende riformare il Senato con una legge elettorale che prevede anche l'elezione del Senato. Un caos pazzesco che ha causato lo stop ha entrambe le riforme. Per aumentare la confusione Renzi oggi ha proposta di approvare la nuova legge elettorale con la clausola di non applicarla prima del 2016. In mezzo a questa confusione c'è il rischio che a gennaio il parlamento debba provvedere alla elezione di un nuovo presidente della repubblica e quindi si prospetta un blocco dell'attività parlamentare per procedere a questa elezioni che si presenta molto complicata. E' vero che il paese ha bisogno di riforme ma metterne in cantiere una dopo l'altra in nome della velocità è un metodo per creare molto fumo e poco arrosto per non parlare poi dei contenuti che classificano i provvedimenti più in controriforme che riforme vere e proprie e che, se portate a termine, catapulteranno il paese indietro almeno di 60 anni.

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