giovedì 6 novembre 2014

PD ... Piccolo Dittatore


Oltre le parole ci sono sempre i numeri che rappresentano la realtà: 
  • Berlusconi: una fiducia in parlamento ogni 28 giorni
  • Monti: una fiducia ogni 18 giorni
  • Letta: una fiducia ogni 25 giorni
  • Renzi: una fiducia ogni 9,8 giorni
Questi numeri sono la dimostrazione di come gli ultimi quattro governi che si sono avvicendati alla guida del paese abbiano fatto uso del voto di fiducia in parlamento per far approvare provvedimenti senza che fossero discussi o modificati dal parlamento stesso. Già nell'ultimo governo Berlusconi si gridava allo scandalo per l'uso eccessivo di questo strumento di governo, ma ancora non eravamo arrivati all'epoca Renzi. La richiesta del voto di fiducia su un provvedimento presentato dal governo è una procedura prevista dalla Costituzione come strumento eccezionale in virtù di un'urgenza contingente, l'attuale governo l'ha fatta diventare uno strumento oridnario. In questo modo il parlamento di fatto è esautorato dalle sue funzioni in quanto non è in grado nè di discutere né tantomeno di apportare modifiche a qualsiasi decreto o disegno di legge di origine governativa, relegando lo stesso parlamento a votare in maniera scontata togliendo alle opposizioni qualsiasi velleità di esercitare la propria funzione. Che Renzi fosse insofferente alle critiche lo si è capito subito appena arrivato a Palazzo Chigi, e chi lo aveva seguito con un pò di attenzione lo sapeva anche da prima, ma arrivare ad un utilizzo così smodato del voto di fiducia forse nessuno se lo sarebbe aspettato. Tutto nasce dalla politica che ha messo in atto e che di fatto traghetta il Partito Democratico, insieme a tutto il paese, verso in una involuzione dai toni antidemocratici e spostando l'asse stesso del partito non tanto verso il centro ma proprio fra le braccia della destra. Lui lo aveva dichiarato anche prima di vincere le primarie che andava a cercare i voti anche nell'aera del centro destra, ma una cosa è cercare i voti un'altra cosa è adottare politiche di destra. E così con la scusa che le riforme si fanno insieme non si è accontentato solo di trovare un accordo con berlusconi sulle presunte riforme (legge elettorale e riforma del senato) ma si è spinto oltre andando a realizzare proprio il programma del politico del condannato. Ecco allora che quando il governo porta in parlamento un provvedimento non deve fare solo i conti con l'opposizione (M5S e Sel) ma anche e soprattutto con i dissidenti interni che contestano i suoi provvedimenti ma che ancora rispondono alle direttive del partito e quindi si arrendono al voto di fiducia. Fino a quando durerà questo giochetto ? Fino a quando all'interno del Partito Democratico coloro che ancora si sentono a parole di sinistra saranno disposti ad appoggiare un governo ormai palesemente di destra ? Renzi sa che il giochetto non durerà ancora a lungo ed oggi ha provato a stringere per chiudere sulla legge elettorale con il condannato e poi andare alle elezioni, ma ha trovato la porta chiusa ed ora anche Berlusconi gli va contro perché sa benissimo che una volta approvato l'Italicum andare al voto sarebbe per lui la fine. Insomma, a parte la parentesi di Monti e Letta, siamo passati da un presidente del consiglio che usava il parlamento ed il paese per il proprio tornaconto ad uno che ha esattamente lo stesso comportamento. Il primo aveva l'obiettivo di stare lontano dalla giustizia, il secondo ha l'obiettivo di soddisfare la sua ambizione e la sua arroganza. Un'ambizione ed un'arroganza che lo hanno portato anche a fare la voce grossa con la Commissione europea facendo il grande e lo sbruffone davanti alle televisioni ed ai giornali, salvo poi diventare un agnellino durante degli organi europei come ha svelato apertamente il commissario Junker. Insomma un bulletto di quartiere con manie dittatoriali, niente di nuovo sotto il sole.

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