giovedì 30 giugno 2011

Il bluff della Lega

La Lega Nord ormai affonda nella sua stessa melma e come quel malcapitato che per uscire dalle sabbie mobili si agita e finisce per impantanarsi sempre di più, il partito dei fascisti verdi tenta di recuperare i consensi persi fra amministrative e referendum ma in realtà non fa altro che rendere sempre più esplicito la sua vera natura del partito classico della prima repubblica. La Lega Nord era nata nel 1989 con il chiaro intento di dividere l'Italia in due tronconi: da una parte il Nord inventandosi di sana pianta la nazione Padania, dall'altra il resto d'Italia parassita, secondo gli uomini verdi, delle popolazioni produttive settentrionali. Un manifesto politico quello della Lega che difficilmente avrebbe potuto avere sbocchi costituzionali e democratici, ma la tentazione delle poltrone è troppo forte anche per coloro che fanno dello slogan "Roma ladrona" il proprio grido di battaglia. E così nel 1994 la Lega arriva al governo grazie all'alleanza con Silvio Berlusconi, ma la convivenza fra chi vorrebbe dividere l'Italia ed il cavaliere è subito difficile ed il governo dopo pochi mesi cade. Bossi ed i dirigenti leghisti mettono in atto l'ennesima sceneggiata che rasenta l'eversione quando il 15 settembre del 1996 dichiarano l'indipendenza della padania, dando vita successivamente a scontri con le forze dell'ordine che portano alla condanna di Roberto Maroni per resistenza a pubblico ufficiale. La Lega torna comunque al governo nel 2001 e successivamente nel 2008 per il terzo governo Berlusconi, ma nel frattempo le sue sceneggiate diventano sempre più esclusivamente di facciata e di tipo carnevalesco mentre lo stile del partito si adegua alle peggiori tradizioni della politica da prima repubblica ed anzi, proprio in questi giorni, il comportamento della Lega Nord è sicuramente peggiore dei vecchi partiti che governavano insieme alla Democrazia Cristiana fino agli anni 90. Quello che è accaduto oggi durante il consiglio dei ministri è sintomatico di quanto Bossi e compagni, messi da parte gli slogan con i quali hanno turlopinato i propri elettori in questi anni, prima del raggiungimento di ogni altro obiettivo si preoccupano di difendere anche con i denti le proprie poltrone da ministro. Quando mai si è visto infatti un consiglio dei ministri che emana un decreto sul quale uno dei due partiti che fanno parte della maggioranza di governo vota contro. In qualsiasi altro periodo della nostra storia repubblicana il governo avrebbe rassegnato le dimissioni e saremmo andati alle elezioni. Ma sia Berlusconi che lo stesso Bossi si guardano bene da seguire questa strada che la logica democratica suggerirebbe. Anzi lo stesso governo si prepara ad emanare una manovra economica molto delicata per le sorti future del paese, ma conscio della propria debolezza, approverà una manovra che somiglia molto ad una bomba ad orologeria da fare splodere fra due anni con il prossimo governo. Siamo veramente nel caos istituzionale e la Lega, indebolita da 15 anni di presenza in parlamento e di ormai 8 anni di governo nei quali non ha ottenuto niente di quanto promesso ai propri elettori, è il partito che più di ogni altro partito incarna il fallimento totale della maggioranza uscita dalle urne del 2008. Un fallimento che si è protratto anche in queste settimane durante le quali sono cadute ad una ad una tutte le promesse fatte da Bossi alla pagliacciata circense di Pontida. Ministeri al Nord, riduzione delle tasse, fine della guerra in Libia, dimissioni di Tremonti, tutte bufale rispedite al mittente da Berlusconi con buona pace dei ministri verdi che hanno fatto buon viso a cattiva sorte per rimanere incollati alla propria poltrona. Insomma la Lega da partito che avrebbe dovuto osteggiare e combattere il potere del governo romano, ormai fa parte di questo governo e soprattutto ne ha subito assimilato le peggiori caratteristiche. Se gli uomini con le corna di Pontida sotto quei loro copricapo carnevaleschi avessero anche della materia grigia e non verde, questo partito sarebbe ormai dimenticato come il governo che si ostina a tenere in piedi con alimentazione forzata.

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