mercoledì 15 giugno 2011

Le sorti del governo e del paese legate ad una ridicola pagliacciata

Le elezioni amministrative ed i referendum hanno rappresentato un forte segnale per il governo di centro destra: la gente non solo è stanca di un governo che non riesce a gestire la crisi pagata dai ceti medio bassi ma non è nemmeno in grado di occuparsi dei più elementari bisogni del paese. Un paese che fra l'altro è stanco anche dei comportamenti del Presidente del Consiglio e di tutti coloro che lo difendono a spada tratta incondizionatamente senza nemmeno sollevare un minimo di critica a tali comportamenti. Uno stato di cose di cui si aveva sentore già da tempo ma ora con queste due tornate di votazioni la caduta vertiginosa di consensi della maggioranza di centro destra è anche certificata da dati oggettivi. Ci si sarebbe aspettati da parte dei due partiti che formano il governo, Lega e Pdl, o la sfiducia a Silvio Berlusconi e la consequente caduta del governo, oppure una reazione serie e ponderata che prendesse in esame una volta per tutte problemi quale la disoccupazione, la crisi economica, gli aiuti alle famigle e via dicendo. Ed invece che cosa sta accadendo ? L'attività del governo è ferma in attesa di una riunione di un manipolo di ridicoli pagliacci che, con in testa elmetti adornati di corna, domenica si riuniranno intorno al loro capo pagliaccio per decidere che cosa fare del paese e dell'Italia. Che brutta fine ha fatto questo paese dove arte e cultura hanno visto i loro massimi splendori e che ora si vede ridotto ad assistere alla riunione di Pontida, spettacolo che nemmeno un circo di infimo livello accetterebbe di inserire nel proprio programma pomeridiano. E mentre la Lega mette in scena questa tragicommedia in un atto unico, i rappresentanti del Pdl manifestano tutto il loro nervosismo incapaci di reagire con iniziative efficaci e incisive. D'altra parte un'associazione come il Popolo delle Libertà che vive esclusivamente sulla base degli uomori e dei voleri del capo assoluto, nel momento in cui il capo stesso è in crisi non ha margini di reazione. Ne sono un classico esempio le performances del ministro Brunetta e dell'onorevole Stracquadanio. Il primo offende un precaria che si apprestava a fare una domanda al ministro indicando i precari come la peggiore Italia, il secondo porta a conclusione l'analisi della sconfitta ai referendum addossando la responabilità alla rete e soprattutto ai dipendenti statali che "non vendo un cazzo da fare dalle 14 in poi" hanno tempestato internet con informazioni a favore delle abolizioni delle leggi oggetto del referendum. Sul ministro Brunetta ogni commento è superfluo, la sua arroganza, la sua superbia, la sua indisponenza verso il prossimo e verso l'avversario politico supera perfino quella del maestro e del pari-nano Silvio Berlusconi. Su Stracquadanio almeno si può dire che nella sua ignoranza, gli statali ed i dipendenti pubblici sono anni ormai che lavorano anche il pomeriggio e non svolgono più il calssico orario 8-14, ha avuto "il merito" di riconoscere quanto la rete, i social network, i blog siano stati importanti nel fare informazione sui referendum. Ma a parte la "stronzaggine" endemica dei due personaggi, le loro esternazioni sono sicuramente manifestazioni che denotano un nervosismo dilagante dovuto alla consapevolezza che per il governo le ore sono ormai contate e la strada della resa dei conti è finalmente stata imboccata.

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