domenica 5 giugno 2011

Referendum nucleare: filtriamo il rumore

Internet è una grande opportunità in molti settori della società del terzo millennio ma spesso anche un grande mezzo di distrazione di massa. Sta qui il bello ed il brutto della rete. Tutti possono mettere in rete dati di ogni tipo che troppo spesso sono scambiati come informazione, ma quando l'informazione è eccessiva finisce per divenire rumore. Se a questo concetto della teoria dell'informazione aggiungiamo la mancanza assoluto di controllo su quanto ognuno di noi scrive e pubblica sui propri blog o sulle proprie pagine dei social network, si fnisce per essere travolti e fuorviati su qualsiasi problema o questione anche di importanza capitale per la nostra società civile. E' necessario allora sviluppare una capacità di analisi, di ricerca, di curiosità per non diventare solo delle spugne e assorbire tutto quello che scorre sui nostri monitor, è necessario abbandonare le poltrone sulle quali la televisione ci ha relegato prima dell'avvento della rete e diventare protagonisti andando alla ricerca di quelle che sono le informazioni vere filtrandole dal rumore che viene generato in quantità industriale dalla rete. Il referendum per il nucleare non fa eccezione ed oggi si legge di tutto di più sollevando un polverone che spesso sembra provocato ad arte per creare disinformazione.
Votare prima delle 12. Su Facebook si sta diffondendo una specie di virus che viene riprodotto da coloro i quali ne vengono in contatto: il tam tam dice che è necessario andare a votare prima delle 12 di domenica. Se il quorum sarà alto già alla rilevazione delle 12 sarà una specie di stimolo ad andare a votare per chi non è andato. Una questione marginale rispetto al problema reale de referendum e che invece potrebbe avere il risvolto opposto: qualora alle 12 il quorum fosse già elevato ma non ancora al 50%, molti potrebbero essere spinti a rimanere al mare e non andare ad esprimere il proprio voto convinti che il quorum sia comunque raggiunto. Ma a parte queste considerazioni questo problema non è un problema reale e sollevarlo è solo un modo per non focalizzarsi sul reale problema. Il problema non è certo l'ora in cui si va a votare, il problema è votare. Il diritto di voto è un diritto fondamentale di ogni democrazia, un diritto per cui moltissime persone hanno sacrificato la loro vita per conquistarlo e va difeso a denti stretti in un solo modo possibile: esercitandolo quando siamo chiamati a farlo. In Italia l'astensione in occasioni di qualsiasi turno elettorale ha raggiunto livelli molto elevati in questi ultimi anni tanto da divenire il vero partito di maggioranza relativa nel paese. Un problema che dovrebbe preoccupare tutti coloro che si dedicano alla politica. A dire il vero in questo turno referendario nessun partito sostiene l'astensione ed almeno questo è un fatto positivo, ma si stanno utilizzando altri strumenti per distrarre l'attenzione dei cittadini. Quella del voto prima delle 12 di domenica prossima è uno di questi strumenti di distrazione e confusione.
Validità di un referendum. Sempre su Facebook è nata la questione della durata di un referendum. Si sosteneva che il risultato di un referendum è di 5 anni. In realtà non esiste nessuna norma che stabilisca la validità nel tempo di un referendum e quindi nemmeno di quelli per i quali andremo a votare domenica prossima. In particolare quelli del 12 e 13 giugno sono referendum abrogativi (art. 75 della costituzione) e hanno lo scopo di abrogare delle leggi che una volta abrogate potrebbero in linea teorica essere riproposte sotto diversa forma ma nella stessa sostanza (è già accaduto in Italia per esempio con il finanziamento pubblico dei partiti abolito nel 1993 con un referendum proposto dai radicali ed da alcuni anni reintrodotto sotto forme diverse).
Abbiamo già detto no al nucleare. Altro quesito che gira per la rete che qualcuno adotta come scusa per non andare a votare sostenendo l'inutilità del referendum. In realtà nel 1987 non abbiamo votato per non far costruire nuove centrali nucleari, i quesiti erano tre e sostanzialmente riguardavano la sospensione di contributi statali per comuni ed enti locali relativi alla presenza di centrali nucleari sui loro territori e il divieto per l'Enel a partecipare alla costruzione di centrali all'estero. In realtà quindi non si parlava di non costruire più centrali nucleari. Il governo Berlusconi ha varato un nuovo programma per la costruzione di centrali nucleari, il referendum ha l'obiettivo di bloccare questo programma ed è indispensabile andare a votare ancora su una questione che è stata riaperta.
La verità sul nucleare. Nessuno ha la verità in tasca sull'utilizzo dell'energia nucleare e se ci fosse la possibilità di mettere sui piatti di una bilancia probabilmente questi piatti sarebbero in perfetto equilibrio, non credo che questa sia una scelta da fare in maniera razionale perchè ad ogni motivo pro se ne può trovare uno contro e scientificamente parlando nessuno potrebbe prevalere sull'altro. Ma dire no al nucleare, votando SI al referendum non dimentichiamolo, ha lo stesso significato che aveva nel 1987 e cioè indicare al governo attuale ed a quelli futuri che l'Italia, uno dei paesi più affascinanti su questo pianeta in quanto a bellezze naturali, sceglie un modello di sviluppo diverso dal resto del mondo, più votato al rispetto dell'ambiente e della natura. Molti dei sostenitori del nucleare affermano che in realtà noi dipendiamo dall'energia nucleare che importiamo dagli altri paesi, Francia in testa, ed è vero, ma è anche altrettanto vero che dopo il referendum del 1987 un altro impegno che il nostro paese avrebbe dovuto prendere era la ricerca e lo sviluppo delle fonti energetiche alternative. Una ricerca che non è stata condotta come avremmo dovuto perdendo quasi trenta anni in cui ci siamo limitati ad importare energia. Ora ci si presenta di nuovo questa occasione ed il caso ha voluto che anche questa volta fossimo in presenza di una tragedia nucleare che ci ha mandato un messaggio chiaro: l'energia nucleare è la fonte energetica più pericolosa fra tutte quelle che abbiamo a disposizione per i danni che può provocare che si possono protrarre nel tempo e possono investire anche le generazioni future. Votare SI non significa precludere lo sviluppo del nostro paese, anche perchè nella migliore delle ipotesi le prime centrali funzionanti le avremo fra 20 anni se tutto va bene, e potrebbe comunque dare impulso alle energie alternative dando impulso alla ricerca in questo settore contribuendo quindi anche allo sviluppo ed alla creazione di nuovi posti di lavoro
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