mercoledì 13 ottobre 2010

Il calcio da sport educativo a palcoscenico della violenza umana

Il calcio ormai da anni vive in Italia stagioni drammatiche cosparse di episodi violenti che alla fine finiscono per oscurare e mettere in secondo piano la vera essenza di una partita che dovrebbe essere esclusivamente di natura sportiva. E pensare che il calcio sarebbe uno fra gli sport i più belli da vedere, più emozionanti da giocare ed anche fra i più educativi per i ragazzini che si avvicinano a questa disciplina sportiva. Sembra un'eresia questa affermazione scritta alla luce dei fatti di ieri sera e di tanti episodi che si verificano nel nostro campionato oltre che per il giro sconsiderato di denaro che ormai si è impossessato di questo sport nazional popolare. Ma pensiamo per un attimo ad un ragazzino nell'età dello sviluppo psicomotorio che si trova in mezzo al campo con 10 compagni e 10 avversari mentre il pallone si sta dirigendo verso di lui. In una frazione di secondo il giocatore deve decidere come controllare il pallone e subito dopo che cosa farne tenendo conto delle posizione di compagni ed avversari che nel frattempo non staranno fermi ma si muoveranno sul rettangolo di gioco. I primi, i compagni, per aiutarlo a sviluppare un'azione che porti a segnare una rete, gli altri, gli avversari, per contrastarlo e conquistare a loro volta la palla. Un processo psicomotorio molto complesso e molto dispendioso sia in termini di energie fisiche che mentali. Una palestra per lo sviluppo psicofisico molto efficace ed efficiente. Purtroppo oggi gli stravolgimenti che si sono verificati nel calcio professionistico hanno finito per contaminare anche al calcio giovanile per cui i contenuti educativi intrinsechi di questo sport, sono completamente vanificati da quello che il denaro e le televisioni hanno portato appunto nel calcio professionistico. Uno sport che si è trasformato in un vero e proprio business per pubblicità e mezzi d'informazione. La televisione è stata la maggior artefice di questo decadimento a partire dagli 80 quando sono nate trasmissioni come "Il processo del lunedì", il cui intento è stato, fin dall'inizio, quello di fomentare le rivalità fra squadre del nord e squadre del sud ed in particolare fra Juve, Milan, Inter da una parte e Roma, Napoli dall'altra. Fino a quegli anni le tifoserie si affrontavano soprattutto a suon di sfottò verbali o al più con qualche sana scazzottata nei derby più accesi (Pisa e Livorno quelli che ho vissuto direttamente) ma sostanzialmente si andava allo stadio per assistere alla partita e non per organizzare manifestazioni di violenza gratuita. Quella trasmissione e quelle che ne sono seguite, le interminabili moviole con l'obiettivo dichiarato di mettere in luce la malafede arbitrale, l'ingresso delle televisioni a pagamento che trasmettono ogni partita che si disputi sul territorio nazionale, la montagna di soldi che ha investito questo mondo e soprattutto i calciatori diventati novelli nababbi ed allo stesso tempo proclamati eroi solo per dare qualche calcio ad un pallone, hanno finito per rovinare uno sport che è diventato una bella ribalta per menti malate e desiderosi di andare sotto i riflettori per esporre la propria violenza. Quello che è accaduto ieri sera è solo l'ultimo episodio di tanti, ma forse anche uno dei più gravi perchè ha portato alla sospensione di una partita della nazionale italiana che sicuramente non avrebbe nemmeno dovuto iniziare. Un esempio inoltre delle un'indaguetezza ed della superficialità della nostra polizia, sempre pronta a prendersela con i deboli o con i tifosi civili, ma mai pronta quando c'è veramente da contrastare la violenza. Il ministro dell'interni in primo piano dovrebbe essere chiamato in causa come appare da poco anche sui giornali. Quel ministro che si è inventato la schedatura dei tifosi per entrare allo stadio con la diretta consequenza di aver fatto crollare le presenze negli stadi ed allo stesso tempo di aver colpito solo le frange tranquille e non certo quelle più esagitate. Quello che è accaduto ieri ha comunque dell'incredibile. Già dal pomeriggio a Genova si registravano scontri con la polizia fra i tifosi serbi più esagitato, con vetrine rotte e scritte sul palazzo ducale di Genova, ma nonostante questo si è permesso a questa marmaglia di entrare nello stadio dove fra l'altro erano presenti mille bambini della scuole genovesi invitati dalla federazione. Quello che è accaduto dentro lo stadio non è quindi un episodio inaspettato ma già ampiamente previsto diverse ore prima dell'inizio della partita. E' una vera fortuna che non ci sia scappato il classico morto, mentre ora sicuramente infurieranno le polemiche e qualche giornale addirittura lancia sondaggi sul tema se sia stato giusto sospendere la partita, un modo come un altro per continuare ad alimentare la follia. Io ho votato No ... non è stato giusto sospendere la partita, sarebbe stato giusto non farla nemmeno iniziare, certo a discapito di quegli appassionati che vanno allo stadio solo per godersi uno spettacolo sportivo, ma ormai il calcio di sport ha ben poco.

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