giovedì 28 luglio 2011

Storia di un comunista 60enne che incontra FacciaLibro (Facebook per gli evoluti)



Mi sono avvicinato alla politica intorno agli 1967-68 ed è stato subito amore a prima vista con il comunismo. Prima di tutto per un avversione genetica alla ideologia opposta, il fascismo conosciuto sia dai racconti dei miei nonni e di mio padre che avevano vissuto quei terribili anni, sia dal contatto con alcuni gruppuscoli di giovani appartenenti alla Giovane Italia. In secondo luogo grazie alla conoscenza di un ragazzo più evoluto di me politicamente, con il quale in seguito è nata un'amicizia solida che tutt'ora prosegue, e che mi ha iniziato alla conoscenza del comunismo e delle sue teorie attraverso i testi sacri. In terzo luogo grazie a quel grandioso movimento giovanile iniziato nel 68 e che mi ha trovato giovane universitario e quindi calato in un mondo che in quegli anni era pieno di speranza, di energia e di buoni propositi rivoluzionari. La mia carriera di elettore iniziò quindi nel 1970 alle elezioni regionale mettendo una bella croce sul simbolo del Partito Comunista Italiano, secondo partito in Italia e il più grande partito comunista europeo. Già quegli anni portarono alla nascita di diversi movimenti extraparlamentari e no come Lotta Continua e Potere Operaio (1969), come il PdUP nel 1974, ma questi gruppi non impedirono al Partito Comunista Italiano di raggiungere nel 1976 il suo massimo storico, fino ad arrivare al 1984 quando superò la Democrazia Cristiana alle europee. Il primo turbamento nella mia fede politica l'ho avuto quando nel 1978 Berlinguer propose il famoso compromesso storico che avrebbe dovuto portare DC e PCI al governo del paese, una strategia che non piaceva molto alla base ma che venne stroncata sul nascere dal rapimento e dall'uccisione di Aldo Moro. E così la fede comunista proseguì fino all'anno sciagurato: il 1991. Achille Occhetto dopo due anni di lavori scioglie il Partito Comunista Italiano e fonda il Partito Democratico della Sinistra cambiando anche il simbolo del partito dove una grossa quercia sovrasta la bandiera rossa con la falce ed il martello. In seguito a quello scioglimento una novantina di delegati non aderiscono alla nuova formazione e danno vita al Movimento per la Rifondazione Comunista, che successivamente inglobando Democrazia Proletaria ed altre formazioni minori dette vita al Partito della Rifondazione Comunista. Quella scelta scellerata di Occhetto è stato il primo evento che ha causato il frazionamento dei comunisti italiani. Dal 1991 in poi anche il mio voto si è spostato verso quel movimento che era nato dalle ceneri del PCI e che aveva mantenuto intatti simboli e ideologie mentre il PDS si avviava a diventare un partito inserito nel sistema di potere grazie anche ai successi elettorali nelle elezioni regionali e amministrative. La sensazione era che piuttosto che cambiare il sistema di governare e di fare politica gli amministratori del PCI e del PDS dopo ripercorressero le strade messe in atto da Democrazia Cristiana e Socialisti, un potere cioè basato sui favori e su tangenti più o meno mascherate. Nel 1998 nasce un'altra formazione politica, il Partito dei Comunisti Italiani, grazie ad una divisione di Rifondazione Comunista ed alla crisi del primo governo Prodi. Il nuovo partito si riappropria dei simboli comunisti ma la mia fede rimane ancorata a Bertinotti ed alla sua Rifondazione. E così si arriva al secondo governo Prodi dove entrano sia Rifondazione che PdCI ma anche personaggi che niente hanno a che vedere con il comunismo come Mastella. Il governo ha vita breve anche grazie all'azione suicida di Veltroni, D'Alema e Fassino che si preoccupano più che altro di dare vita nel bel mezzo di una legislatura già difficile, al baraccone del Partito Democratico dove infilano dentro di tutto e di più (Rutelli, Binetti su tutti). Il governo cade e le nuove elezioni segnano l'estromissione dal parlamento di qualsiasi esponente dei comunisti italiani e questo causa una divisione ed una frammentazione senza precedenti.

Il terzo governo Berlusconi è quanto di peggio il paese potesse avere dalla caduta del fascismo anche grazie ad un'opposizione che, a parte le sfuriate spesso folkloristiche di Di Pietro, è deficiente nella sua maggiore espressione: quella del Partito Democratico nipote di quel grande partito che è stato il Partito Comunista Italiano. Nell'area comunista c'è una tale frammentazione che appare impossibile per queste formazioni riuscire ad incidere in qualche modo in un futuro ribaltamento della maggioranza di centro destra. Nel frattempo i cittadini hanno iniziato una partecipazione più attiva alle vicende politiche del paese se non altro anche solo a livello informativo, un'informazione non più relegata alla stampa o alle televisioni (ormai tutte in mano a Berlusconi, La7 a parte, e quindi tutte molto deficitarie sul tema informazione) ma sempre più incentrata sulla rete e internet. Le notizie corrono veloci e possono essere verificate, confrontate, analizzate senza doversi affidare solo ai media istituzionali. I più volenterosi e più tecnologicamente evoluti passano ad essere attori attivi attraverso blog e in questi ultimi anni attraverso i social network, strumenti che consentono si mettere in rete le proprie idee, di fare le proprie proposte, di comunicare velocemente con chiunque in qualunque zona geografica si trovi, insomma uno strumento potente se utilizzato adeguatamente. Ecco che in questi ultimi tempi soprattutto su Facebook sono nati gruppi che hanno come obiettivo principale la riunificazione delle varie formazioni che nel loro simbolo e nel loro nome fanno riferimento al comunismo. Un progetto ambizioso e forse l'unico che potrebbe dare una speranza di cambiamento a questo paese ormai ridotto in fin di vita dalla politica ad personam di Berlusconi. Ma un progetto che parte con il piede sbagliato. Ormai su Facebook di questi gruppi se ne contano in numero quasi doppio al numero dei partiti stessi che si intendono riunificare. Ognuno ha le sue buone ragioni, ognuno ha i suoi buoni motivi per distinguersi dagli altri per rivendicare il proprio progetto migliore degli altri, molti in una specie di guerra aperta con gli altri per non parlare di alcuni gruppi nei quali la guerra è anche interna. La domanda è: non sarà questo il motivo per cui esistono ormai una miriade di formazioni politiche comuniste ? Come possiamo riunire tutte sotto un'unica bandiera se alla base noi stessi siamo divisi ? Il Partito Comunista Italiano è stato grande fino a che è stato unito ma se siamo divisi noi come si può chiedere l'unificazione e soprattutto a chi la chiediamo se un gruppo escludo un partito ed uno ne esclude un altro, ma soprattutto la domanda è: quale è la motivazione di questa parcellizzazione anche alla base ?.

Ora capisco che parlare di gruppi di Facebook può sembrare da fuori di testa soprattutto se poi l'obiettivo è la ricostituzione di un partito comunista unico, ma non dimentichiamo che Facebook, o la rete in generale, può essere uno strumento potente per comunicare velocemente, per discutere, per organizzare ma alla fine il vero lavoro si dovrà fare sul territorio. Non dimentichiamo poi che i referendum senza Facebook e la rete non avrebbero avuto il successo che hanno avuto ... quindi


PRIMA DI TUTTO UNIAMO LA BASE


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