giovedì 14 luglio 2011

Quando la lotta si fa dura ... i vigliacchi si nascondono


In questi giorni sembra che l'Italia sia diventata una repubblica presidenzialista alla francese o sul modello statunitense come d'altra parte il precedente governo Berlusconi aveva provato a fare ma che un referendum popolare aveva respinto al mittente. In un momento così critico, anche se si tratta di una criticità creata ad arte, nel quale da una settimana si sta parlando e mettendo a punto una manovra lacrime e sangue, l'unico assente è il presidente del consiglio e le sue veci sono state prese dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Certo è innegabile che se l'appello all'unità nazionale ed al senso di responsabilità di tutto il parlamento fosse stato fatto da Silvio Berlusconi piuttosto che da Giorgio Napolitano, il significato sarebbe stato molto diverso e si sarebbe trattato di un appello fuori luogo considerate le continue offese rivolte dal presidente del consiglio a tutte le opposizioni non solo in questa legislatura ma anche nel suo precedente governo. Sarebbe stato difficile per lui chiedere collaborazione a coloro che di volta in volta ha chiamato coglioni, senza cervello, e via dicendo ed allora ha scelto la strada del silenzio. Le ultime parole che ha pronunciato sono state di sfiducia verso il ministro Tremonti che ha messo a punto la manovra fornendo il pretesto ai mercati finanziari di sfiduciare l'Italia e causare quel clamoroso crollo in borsa di venerdì 8 e lunedì 11 luglio, un crollo che ha costretto fra l'altro a modificare la manovra portandola da 43 a ben 70 miliardi. Questo è quanto ci è costato il comportamento irresponsabile di Berlusconi e di tutto il governo. Fino a che in questi tre anni si è trattato di occuparsi dei problemi personali dell'indagato del consiglio si assisteva ogni giorno alle dichiarazioni di Berlusconi stesso, a quelle dei suoi ministri tutti impegnati a difendere il loro padre/padrone dalla giustizia che si accaniva contro di lui. Nel frattempo in questi tre anni i conti pubblici sono andati sempre peggiorando ed anche lo slogan del "non abbiamo messo le mani in tasca agli italiani" è caduto miseramente con la manovra in corso di approvazione al parlamento ... e le mani saranno messe in tasca così pesantemente da sfondarle paurosamente. Ma ora che non si può più negare la politica fallimentare del governo di centro destra, il cavaliere ha perso la sua spavalderia ed è scomparso dalla scena lasciando il lavoro sporco al povero Tremonti. Ora non si può più fare bello con le falsità di questi tre anni, ora non può più dire che il governo ha mantenuto i conti in ordine, sono talmente in disordine che nel giro di 5 giorni di è passati da una manovra di 43 miliardi di euro ad una di ben 70 miliardi di euro. Le opposizioni hanno ceduto al ricatto anche sotto la pressione del Presidente della Repubblica ma spero abbiano avuto sufficiente garanzie dallo stesso Giorgio Napolitano che una volta approvata la manovra Silvio Berlusconi vada a rassegnare le dimissioni in quanto non solo si è dimostrato incapace di evitare il tracollo economico finanziario del paese, ma nel momento del bisogno è scomparso dalla scena e quindi sarà incapace anche di gestire il dopo manovra. Un dopo manovra che si rivelerà denso di scontri sociali nel paese considerato che a pagare sono sempre gli stessi, con qualche rara eccezione per i pensionati d'oro, mentre ne sono rimasti esclusi i soliti privilegiati: politici in primis e grandi imprenditori subito dopo. Le opposizioni dovranno meditare a lungo considerato che sono state scavalcate anche dal presidente di confindustria che ha sottolineato come la casta non sia stata toccata e non è certo sufficiente che nel dibattito abbiano dichiarato la loro contrarietà, le parole ormai non contano più niente, avrebbero dovuto pretendere che nel calderone dei tartassati finisse sia la politica in toto e i costi per le guerre che andiamo a fare in giro per il mondo. Ma di questo si parlerà a manovra approvata defitivamente.




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