L'Italia non è più unita e questi ultimi tre anni di governo Berlusconi hanno compiuto danni che potrebbero essere irreparabili, tali da minare irrimediabilmente quell'Unità di cui si festeggia il 150° anniversario. Non solo la politica è divisa e la stessa maggioranza incapace di governare in maniera adeguata, ma anche il paese nella sua componente fondamentale, i cittadini, è sull'orlo di una guerra civile che per ora si espleta verbalmente ma il rischio di scendere a maniere più forti e meno pacifiche è molto reale. La maggioranza di governo ormai si regge da una parte con i forti investimenti economici messi in atto dal Presidente del Consiglio sia per reclutare nuovi adepti alla causa del governo, o meglio alla sua causa, sia per recuperare quei politici che avevano abbandonato il Pdl per confluire nel Fli di Fini. I continui travasi sono ormai all'ordine del giorno come se si trattasse di vasi comunicanti che però non arrivano a pareggiarsi a vicenda come le leggi dell'idraulica richiederebbero. A sostegno poi del governo rimane anche la Lega, che pur trovandosi in disaccordo perfino sui festeggiamenti del 17 marzo, rimane nella coalizione per perseguire quel disastro che si chiama federalismo che, se attuato, porterà definitvamente alla divisione del paese. Appare grottesco che il governo vari il decreto che sancisce i festeggiamenti dell'Unità d'Italia del 17 marzo mentre i ministri della Lega votano contro o nella migliore delle ipotesi se ne sono andati al momento della votazione. Uno spettacolo squallido che decreta ancora una volta che la maggioranza davvero non esiste più e che appena ottenuto il federalismo, oppure appena bocciato speriamo, il governo perderà anche l'appoggio della Lega. le truppe di Bossi però non esitano ad appoggiare Berlusconi quando rispolvera la famigerata riforma della giustizia che avrà due semplici obiettivi: cancellare le intercettazioni telefoniche dalle indagini delle procure e l'approvazione del processo breve per consentirgli di svicolare ai quattro processi che ormai lo attendono a partire dal 28 febbraio. La Lega, quella di Roma ladrona, non esita a mettere da parte i propri principi giustizialisti pur di salvare chi potrebbe portarli al federalismo. Nell'opposizione le cose non vanno meglio, incapace in questo caos totale della maggioranza, di trovare anche un leader valido intorno al quale riunirsi e sferrare il colpo finale al caimano ferito gravemente. Ogni settimana spunta un nuovo candidato così che se il governo cadesse non dico domani, ma anche netro un mese, Pdl e Idv e tutti gli altri non saprebbero a che santo votarsi. Il paese ed i suoi cittadini staranno meglio almeno, saranno uniti contro questo caos istituzionale. Nemmeno per sogno. Il paese è diviso in due. Da una parte tutti coloro che hanno risposto la materia grigia in soffitta e si rifiutano di tirarla fuori, metterla a lucido e provare a farla funzionare di nuovo. Un'operazione difficile certo ma non impossibile. Questa parte del paese ormai appoggia Berlusconi in maniera incondizionata, come se si trattasse un atto di fede, ed ormai l'Indagato del Consiglio può fare ciò che vuole, atti al limite del reato penale se non veri e propri reati, e loro sono pronti a bere le parole del dittatore di Arcore che individua nella magistratura rossa tutti i problemi che la magistratura stessa gli crea. Se lui dice che cammina sulle acque, questa parte del paese gli crede fino al punto di asserire di averlo visto davvero camminare come se fosse il novello Gesù Cristo. Insomma in questa parte dell'Italia il cervello è ormai una massa amorfa che non produce più nessun segnale elettrico. L'altra metà invece si sforza di far capire che se la magistratura interviene significa che qualche comportamento del presidente del consiglio è stato al limite della legalità e che quindi, come se si trattasse di un cittadino qualunque, anche Berlusconi deve essere giustamente processato. Per non parlare del fatto che, indipendentemente da un eventuale reato commesso o non commesso, è il comportamento del capo del governo che è incompatibile con la carica che ricopre in quanto per cariche istituzionali di quel calibro la separazione fra vita privata e vita pubblica è difficilmente tracciabile e comunque il comportamento nel privato deve essere sempre in linea con quello pubblico. Conclusione: il paese è a pezzi e i festeggiamenti per l'Unità d'Italia non potevano arrivare in un momento così poco opportuno. Sarebbe stata una grande occasione per ritrovare l'unità, ma con partiti come la Lega e con uomini come Berlusconi questa nuova unità diventa sempre più un miraggio.
venerdì 18 febbraio 2011
L'Italia fatta a pezzi nel 150° anniversario dell'unità
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