venerdì 11 febbraio 2011

E' scattata la schizzofrenia golpista

Dopo aver vestito per breve tempo i panni dell'illusionista, l'Indagato del Consiglio, scopre le carte e dichiara guerra allo Stato, alla democrazia ed infine anche all'europa. Aveva reagito alla imputazione di reato dei magistrati milanesi per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile, tentando di spostare l'attenzione su quelli che dovrebbero rappresentare le priorità dei cittadini: economia e crisi economica. Si è trattato di un bluff durato lo spazio di un consiglio dei ministri straordinario. Alla crisi economica e produttiva del nostro paese si intende rispondere con modifiche costituzionali che richiederanno anni, mentre in parlamento, nullafacente ormai da quasi un anno, venivano calate le solite carte: processo breve, intercettazioni telefoniche e responabilità civile dei magistrati. In seguito per completare l'opera ha dispiegato tutte le bocche da fuoco di cui dispone, Minzolini e Fede in testa, riesumando perfino il mastondontico e incredibile voltagabbana, Giuliano Ferrara. Non completamente soddisfatto di questo attacco massiccio messo in atto con il mondo dell'informazione di cui è padre padrone ed al quale sfuggono solo tre trasmissioni (Ballarò, Annozero, l'Infedele) sulle decine che lo osannano (Tg4, Tg5, Tg1, Mattino 5, La vita in diretta, Pomeriggio sul 2, ecc.ecc.), ha messo sotto torchio anche il ministro degli eseteri Frattini che, udite udite, ribolgerà un'istanza al parlamento europeo per lesione dei diritti civili del presidente del consiglio. Insomma vogliamo "sputtanarci" definitvamente anche a livello internazionale. Contemporaneamente l'Indagato del Consiglio ha continuato a vomitare veleno sullo Stato e su tutte le istituzioni dando vita ad uno scontro senza precedenti che prima o poi provocherà danni inammiganabili e che potrebbe causare consequenze violente non solo in termini verbali. Il capo del governo si scaglia contro tutti i poteri dello stato, magistratura in testa, paragonando l'inchiesta che lo riguarda a quanto avveniva nella germania dell'est ai tempi della cortina di ferro, quando tutti i sospettati del dissenso erano controllati ed intercettati. Alla fine dei suoi vaneggiamenti, il cavaliere che è ormai fuori di senno, si appella alla volontà popolare che lui interpreta in una maniera del tutto pesonale e con spirito totalitario: l'investitura ricevuta dal popolo (una delle tante balle che la maggioranza dei cittadini ormai prendono per vera ... lui l'investitura l'ha ricevuta dal parlamento e non dal popolo) gli consentirebbe di sottrarsi alle leggi ed alla costituzione. Ma per sua sfortuna non è così. L'Indagato poi si dimentica di precisare che le indagini sono scattate sulla base di un suo comportamento anomalo in merito alla telefonata alla questura per intercedere a favore della presunta nipote di Mubarak, la minorenne Ruby. Da quell'espisodio mai verificatosi nella storia della nostra repubblica democratica è iniziata tutta la vicenda che ha portato a scoperchiare una specie di vaso di Pandora da cui poi è uscito di tutto. Continuando nei suoi vaneggiamenti, mentre in sua difesa fa appello alla volontà popolare, allo stesso modo invita i presidenti di Regioni e Province del Pdl a sovvertire tale volontà popolare allontandando dai consigli regionali e provinciali i rappresentanti dell'Udc. Il tentativo quindi è di estendere il conflitto istituzionale non solo all'interno dello Stato centrale ma anche nelle amministrazioni preiferiche in un delirio di onnipotenza pericoloso e dai risvolti imprevedibili. Nel frattempo le truppe della televisione di stato mettono in campo una strategia indirizzata a chiudere la bocca al dissenso ed a quelle trasmissioni che fanno informazione vera, ribellandosi ai lacci imposti dal dittatore. Il piano prevede che se una trasmissione tratterà un argomento, lo stesso non potrà più essere oggetto di altri talk-show politici. Esempio: se Bruno Vespa, che va in onda ogni giorno, si occupa il lunedì del caso Ruby, nessuno potrà più trattarlo per tutta la settimana. Ed ancora si impone anche la parcodicio dei comici per cui se si ironizza su Minzolini si deve fare altrettanto su Santoro o Gad Lerner. Ed infine si cerca di sancire il principio che anche le trasmissioni televisive devono rispettare la maggioranza dei cittadini che ha espresso il proprio voto, quindi non più critiche al governo ma solo trasmissioni in linea con la politica governativa. Siamo alla follia o no ? Ma follia a parte siamo veramente nel pieno di un'emergenza democratica che solo una minoranza del paese aveva ampiamente previsto quando il magnate di Arcore era sceso in politica. Ora siamo arrivati ad un punto di non ritorno: o il paese riesce con qualsiasi mezzo a liberarsi di questa presenza ingombrante e pericolosa o sarà la fine della democrazia per non si sa quanto tempo.

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