domenica 20 febbraio 2011

Chi reprime la piazza e chi la costituzione

In Libia il regime di Gheddafi si oppone alla rivolta popolare mettendo in atto una feroce repressione contro le manifestazioni pacifiche della popolazione civile stanca della dittatura pluridecennale del generale libico. Berlusconi si dice preoccupato non delle centinaia di morti già provocati dalla rivolta libica, ma piuttosto del rischio di un nuovo esodo biblico dalle coste dell'Africa settentrionale. Il Capo del governo italiano, per conto suo, si appresta a mettere in atto una repressione di uguale natura anche se con effetti per il momento meno recrudescenti. Per sopperire ai propri gua giudiziari ha in mente uno stravolgimento della costituzione che riguarderà non solo gli articoli di principio, quelli cioè della prima parte, ma anche quelli che gli hanno inmpedito in questi anni di portare in porto le famosi leggi ad personam come il Lodo Alfano e il legittimo impedimento. Leggi fatte approvare dal parlamento, grazie ad una maggioranza schiacciante in termini di numeri, ma qualitativamente di basso livello tanto di non essere in grado di riconoscere una legge palesemente incostituzionale. Ed allora l'Indagato del Consiglio, molto vicino ormai a doversi presentare in qualche aula processuale, ha deciso di aggirare l'ostacolo della incostituzionalità dei propri provvedimenti modificando quegli articoli della costituzione che regolano il funzionamento della corte stessa. Come dire ... se non si riesce a governare rispettando le regole che da oltre 60 anni tutti i governi hanno rispettato, si cambiano semplicemente le regole e non perchè le stesse regole siano da modificare ma solo perchè il presidente del consiglio le deve adattare ai propri intendimenti. Un atto che certamente non provoca morti o violenze fisiche, ma che non ha niente di diverso dalla violenza con la quale l'amico dittatore Gheddafi sta mettendo in atto contro il popolo libico. Una sottile analogia che unisce due dittatori: uno di fatto ed uno in pectore. D'altra parte le modalità con cui Berlusconi ha governato l'Italia in questi tre anni sono assimilabili a quelle di un regime totalitario in quanto ogni provvedimento del suo governo portato in parlamento è stato sempre stato approvato con voto di fiducia nonostante la schiacciante maggioranza di cui il governo stesso si può avvalere. Ma il voto di fiudcia mette al riparo di una qualsiasi eventuale modifica che il parlamento potrebbe apportare alle sue leggi ad personam. Insomma l'Italia vive da mesi in una specie di regime demcrotico e l'unico modo per uscire da questa situazione è quello di seguire la strada che tutti gli stati del Nord Africa, governati da dei dittatori, stanno mettendo in atto. Berlusconi agisce ormai da vero e proprio dittatore, deligittimato a ricoprire incarichi di governo dal suo comportamento, dal suo stile di vita e dai guai giudiziari in cui si trova invischiato, l'unica azione sensata che dovrebbe fare sarebbe quella d dimettersi e sottoporsi ai processi che lo attendono. Lo stesso Capo dello Stato gli ha indicato la strada, ma lui, appoggiato dalle orde del Pdl e da quelle della Lega, anche se queste sono a tempo determinato in attesa del federalismo, insiste nel rimanere al suo posto tentando l'ultimo colpo di coda che assume i toni di un colpo di stato: la modifica della carta costituzionale. Per contrastare questo atteggiamento e liberare il paese riportandolo in piena democrazia non rimane che la rivolta popolare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Assolutamente d'accordo con te... E che piazza sia. Ad oltranza però...