giovedì 7 aprile 2016

Le bugie hanno .... le trivelle corte


C'è voluto del tempo ma finalmente qualche certezza è stata finalmente raggiunta in merito al referendum del 17 aprile sulle concessione delle trivellazioni per metano e petolio in mare entro le 12 miglia. Purtroppo tutti hanno contribuito a creare confusione sia i proponenti del referendum, sia i fautori del si, che i fautori del no che soprattutto il governo o meglio Matteo Renzi. Si perché dopo gli ultimi avvenimenti in merito al caso del ministro Guidi ormai è chiaro che il governo si riduce ad un solo uomo, Matteo Renzi, che fa e disfa, che propone e dispone provvedimenti, decreti ed emendamenti mentre tutti gli altri ministri non sono che dei semplici esecutori. Matteo Renzi si presenta in rete, sui social network, su Facebook e Twitter, o nei salotti del pettegolezzo televisivo e fa i suoi annunci, come l'ultimo sull'ennesima eleargizione di 80 euro, e gli altri ministri sono costretti poi a mettere le pezze per costruire decreti ed emendamenti. Ma torniamo alle trivelle ed al referendum del 17 aprile. La confusione è stata totale e ci è voluto del tempo per fare un minimo di chiarezza e capire che il problema delle concessioni per le trivellazioni si inquadra in un contesto molto più ampio di una politica del capo del governo tutta rivolta agli imprenditori piuttosto che a tutta la società e soprattutto alle classi sociali più martoriate dalla crisi economica. Il decreto delle trivelle rientra quindi in una strategia politica ben definita al grido o meglio con l'hastag come si dice oggi #italiacheriparte: quella degli sgravi fiscali alle imprese che assumono, quella del licenziamento libero mediante la cancellazione delle tutele previste dallo statuto dei lavoratori, quella del decreto su Tempa Rossa. In realtà non riparte niente perché terminati i soldi per gli sgravi ficali le imprese non assumono più e saranno libere di licenziare, perché il decreto Tempa Rossa di fatto fa un grande favore alla Total che in qesto modo può fregarsene di eventuali rimborsi dovuti, in particolare alla Puglia, per recuperare gli inevitabili impatti ambientali. E il provvedimento sulle trivelle segue di fatto la stessa linea. Il provvedmento prolunga, fino ad esaurimento dei giacimenti, le concessioni alle compagnie che estraggono gas e petrolio. Il referendum intende annullare questo regalo alle suddette compagnie riportando la situazione a prima del provvedimento oggetto della consultazione. Se vincerà il Si quindi la concessione per le varie compagnie avrà una scadenza come perevisto e non si protrarrà fino ad esaurimento del pozzo. Ma attenzione qui sta la bugia di Matteo Renzi: non è vero che scaduta la concessione il giacimento rimarrà inutilizzato e si perderanno posti di lavoro. Piuttosto si tornerà alla situazione precedente al decreto e quindi la concessionaria potrà chiedere il prolungamento della concessione e quindi continuare con le estrazioni salvo naturalmente una nuov modulazione del contratto di concessione anche in virtù degli impatti ambientali. Tutto qui l'inghippo: se vince il No o peggio ancora se il referendum non raggiungerà il quorum le concessionarie delle trivellazioni potranno continuare le estrazioni di greggio e gas senza nessuna rimodulazione o controllo, se vince il Si ed il referendum naturalmente raggiunge il quorum le concessioni scadranno come previsto dai vari contratti ma potranno essere comunque essere rinnovate qualora il giacimento non sia esaurito ed in questo caso quindi con nuove condizioni che terranno conto di eventuali impatti ambientali negativi. Tutto qui, nessun spreco, niente posti di lavoro perduti o fantasie di questo genere. Lo spreco lo sta semplicemente mettendo in atto Matteo Renzi prima impedendo che il referendum si svolgesse insieme alle elezioni amministrative con un notevole risparmio finanziario, e poi invitando i cittadini a non andare a votare schierandosi in questo atteggiamento antidemocratico e scorretto. Ma che il presidente del consiglio digerisca male la democrazia lo si è imparato ormai da quando è arrivato a Palazzo Chigi ed ha messo in campo una serie di riforme ammazzademocrazia.

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