giovedì 20 settembre 2012

La politica .. indescrivible anche con la teoria del caos


La teoria del caos studia attraverso modelli matematici fenomeni deterministici che sono in grado di mostrare una empirica causalità nella loro evoluzione. Per esempio il fumo sprigionato ad un fiammifero è uno di questi fenomeni, fenomeni cioè che risultano imprevedibili sul lungo termine. Attraverso questa teoria si possno descrivere molti fenomeni in qualsiasi settore del sapere umano (economia, psicologia, fisica etc. etc.) che sembrano instabili e disordinati. Ma dove la teoria del caos cade e non riesce ad avere lo stesso successo descrittivo, è quando si entra nel campo della politica italian, soprattutto in questo periodo storico del paese. Un periodo che, dopo aver visto il fallimento della politica nella gestione di una crisi senza precedenti, dovrebbe essere di riflessione, di autocritica e possibilmente di scelte per le prossime elezioni che possano riacquistare la fiducia dei cittadini avvicindanosi maggiormente a quelli che sono i problemi reali del paese. Invece la politica è completamente impazzita e non riesce nè a trovare il bandolo della matassa nè tanto meno a liberarsi di malcostume, privilegi mettendo in difficoltà anche la teoria del caos appunto. I partiti attualmente in parlamento sono tutti, chi più chi meno, impegnati non tanto a trovare la strada per riacquistare i punti persi quanto a mettersi al riparo dalle sconfitte alle quali andranno incontro con le prossime elezioni. La Lega, fregata con le sue stesse mani, dopo anni di politica al grido di Roma ladrona ora che è scoperta ladrona anche lei, tenta disperatamente di rimettere in campo i suoi slogan battaglieri dell'inizio anni '90. Parole d'ordine che non incantano più nessuno. Il Pdl da una parte è dilaniato dagli scandali della Regione Lombardia e della Regione Lazio, scandali che derivano semplicemente dall'emulazione in quelle regioni dell'esempio portato dal capo indiscusso di quel partito, e dall'altra annaspa alla ricerca di una legge elettorale che riduca al minimo i danni. Il partito è ormai isolato e non trova nessun disposto ad un'altra santa alleanza, per cui devono rinunciare a quel maggioritario tanto sbandierato come la panacea per risolvere l'ingovernabilità del paese. L'Udc è attanagliato da una parte da seguire incondizionatamente l'esperienza di Monti, ma il rifiuto del professore mette un bel paletto a questa scelta perche sostituire Monti con Casini appare improbabile, dall'altra è alla disperata ricerca di una santa alleanza con Il PD per non perdere il carro di un probabile vincitore. Il Partito Democratico è alla eterna ricerca di una propria identità e vittima della propria presunta democracità messa in campo con le primarie. Quella formazione politica è risultata fin dalla nascita un'organizzazione eterogenea e senza una vera identità ben definita tanto è vero che oggi per le eventuali prossime primarie ci saranno almeno 8 candidati ognuno dei quali segue strade molto distanti fra loro (basti pensare al berlusconiano Renzi). Anche il Pd è fortemente indeciso sulla legge elettorale in quanto da una parte non ha ancora scelto in maniera decisa con chi allearsi, dall'altra sa che cedere al proporzionale ed alle preferenze potrebbe risultare in un vero e prioprio massacro. L'Idv preso dalla guerra giustizialista contro il Presidente della Repubblica ha perso di vista i problemi del paese e si è allontanato dal suo alleato naturale, il Pd, per avvicinarsi ad una sinistra radicale attraverso il referendum sull'art. 18. Referndum però che si terrà non prima del 2014 e in questo lasso di tempo ci sono le elezioni del prossimo anno a cui pensare. In questo caos generale i partiti si sono totalmente dimenticati di mettere qualche paletto ai propri privilegi ed hanno continuato ad accettare il dissanguamento del paese messo in atto da Monti mentre loto non hanno ceduto nemmeno un euro sulla marea di soldi che gestiscono. Nel panorama del nuovo che avanza le cose non stanno andando molto meglio, anzi contribuiscono ad aumentare il caos totale. Il M5S di Grillo dopo aver costruito il proprio successo sull'antipartitismo, si scopre che forse è ancora peggio di un partito. Un'organizzazione caotica ma dittatoriale, stile Pdl, con un unico padrone ed un santone che decidono tutto per tutti. Ogni giorno scoppia una contraddizione. Per esempio è noto il divieto a tutti i grillini di presentarsi in trasmissioni televisive, però allo stesso tempo sul blog di Grillo ci si lamenta della esclusione del M5S dal dibattito televisivo in Sicilia. E a sinistra ? Li' il caos impera ormai da inizio legislatura ed ora che si avvicinano le elezioni del 2013 la fibrillazione causa appunto una confusione totale che sfugge anche alla teoria del caos. Il dilemma è Pd si, Pd no, dilemma ormai che non fa altro che dividere ulteriormente quel mondo già diviso per proprio conto. Si sperava che l'iniziativa dei referendum sull'art. 18 potesse dare una nuova spinta a riunirsi sotto un unico simbolo e presentarsi con la forza della vera alternativa, ma le tentazioni di salire sul carro del Pd, il partito attualmente che avrebbe la maggioranza relativa, è troppo forte, come dire il profumo della poltrona è inarrestabile. In mezzo a questo che più che caos è meglio rappresentabile come un casino, non c'è nessuno che esponga un proprio progetto o programma di governo per il dopo Monti ed anzi qualcuno per togliersi dai pensieri auspica un prosieguo del governo dei professori. Nessuno che faccia proposte in merito ad economia e lavoro, proposte che possano avere un minimo di credibilità per essere attuate e per portarci fuori dalla crisi. Si parla di legge elettorale, di corruzione, di democrazia nei partiti, di organizzazione o disorganizzazione me niente che riguardi la pressione fiscale ed il lavoro i due problemi reali del paese.

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