lunedì 11 maggio 2009

L'Italia un paese che non vede, non sente, non parla

La globalizzazione, giusta o sbagliata che sia, porta con se non solo benefici ma anche una serie interminabile di problemi che un singolo paese o una singola nazione non può risolvere se non con la collaborazione di tutti. Fra i mali di questo sviluppo economico planetario ci sono da una parte l'accentuarsi delle differenze fra paesei occidentali e paesi del terzo mondo, dall'altra la circolazione non solo di merci ma anche di informazione. Due aspetti che hanno fatto proliferare il fenomeno della clandestinità e della fuga da paesi in cui le condizioni di vita sono al limite della sopportazione umana. Il nostro è sicuramente il paese più facilmente raggiungibile per chi tenta di fuggire dall'inferno africano e quindi il più a rischio per "l'invasione" da parte migranti clandestini e la condizione di clandestino è l'unica possibile per tentare questa fuga con qualche speranza di successo. Fino a che questo fenomeno ha fatto comodo all'ecomomia del nostro paese, i governi di centro-sinistra o di centro destra che si sono succeduti negli ultimi 25 anni, hanno fatto poco o niente per contrastrare o quanto meno controllare i flussi migratori. E come ogni fenomeno di qualsiasi natura, oltre agli effetti positivi (ricordiamo per esempio che senza badanti questo paese avrebbe dovuto affrontare e risolvere in qualche modo il problema del'assistenza agli anziani), sono arrivati anche gli effetti negativi (clandestini a cui la malavita del nostro paese ha offerto un impiego), che ricevono maggior risonanza da parte dei mezzi di informazione di massa. Ormai è chiaro che il nostro paese da solo non potrà mai risolvere il problema. L'ingresso incondizionato di chiunque sbarchi sulle nostre coste porta ad una situazione di vita disumana anche in Italia, respingere, come sta facendo l'attuale governo i clandestini nei loro luoghi di provenienza, riporta donne e bambini nell'inferno dal quale stavano tentare di fuggire. Quale allora la strada da percorrere ? Beh una soluzione ci sarebbe ma vorrebbe dire cambiare profondamente questa società ed il modello di sviluppo che si è data. Vorrebbe dire fare in modo che la ricchezza che l'umanità riesce a produrre non sia concentrata nelle mani di pochi ma equamente distribuita fra tutti gli esseri umani anche quelli meno fortunati. Vorrebbe dire imparare il significato della parola solidarietà per capire che accumulare ricchezza e potere attraverso lo sfruttamento di altri esseri umani non può essere una strada percorribile per questo mondo. Tutto questo quindi per aiutare i popoli con meno risorse nei loro paesi senza costringerli a lasciare la propria terra per cercare alla fine lo sfruttamento in territori stranieri. Vorrebbe dire fare proprio il concetto che un essere umano per il solo fatto di venire al mondo ha diritto di vivere una vita serena senza essere sfruttato da nessuno e in cambio del proprio impegno in qualsiasi attività per il progresso e lo sviluppo del genere umano. Può fare un singolo paese tutto questo ? Certo che no .. ma rispedire al proprio inferno chi tenta di fuggire dall'inferno stesso, tappandosi occhi ed orecchie, non è certo un modo per risolvere il problema e per avere la coscienza tranquilla. Il problema esiste ... e tenerlo fuori dal nostro paese non è un modo di risolverlo. L'Italia fa parte dei paesi più industrializzati di questo pianeta ed allora ha l'obbligo di impegnarsi per risolvere i problemi del sistema economico, sociale e politico in cui si trova ... rimandare all'inferno i clandestini non risolve il problema e nello stesso tempo offende le coscienze di ancora crede un poco in questo paese.

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