sabato 22 ottobre 2016

La politica del governo Renzi: il gioco delle tre carte






Le modalità di conduzione dell'azione di governo da parte di Matteo Renzi sono sconcertanti indipendentemente dall'essere in accordo o meno alla sua a zione politca. L'ultima occasione, quella delle legge stabilità, rappresenta un classico esempio della politica renziana anche in virtù del fatto che certi suoi modi di fare in questo periodo sono molto influenzati dal prossimo referendum del 4 dicembre. La legge di stabilità di fine anno è uno dei momenti topici della vita del paese in quanto delinea le linee di politica economica per l'anno successivo. In Italia da sempre è un momento temuto da tutto il paese reale in quanto foriero di tasse e balzelli che rappresentano una storia senza fine anche nell'era delle innumerevoli promesse di riduzione della pressione fiscale dei governi berlusconiani dell'ultimo ventennio. Tutti i governi che arrivano a questo appuntamento si dibattono nel marasma del bilancio dello stato alla ricerca di soldi nel disperato tentativo di fare cassa e di contenere la pressione fiscale oltre che mantenere il deficit nei malefici parametri europei. Ecco perché a questo appuntamento si è sempre arrivati all'ultimo momento per mettere a punto testi, decreti e conti da presentare all'europa ed al parlamento che deve procedere all'approvazione finale. Nell'epoca renziana questo iter è stato stravolto in nome della spettacolarizzazione e della approssimazione ed anche dell'inaffidabilità. Il canovaccio della sceneggiata è il seguente. 
Consiglio dei ministri nel quale Renzi lancia le sue linee guida (fra l'altro annunciate nelle settimane precedenti a suon di spot o di tweet) che consistono quasi sempre in togli di qua, metti di là, aggiungi qui il tutto condito da anatemi contro l'europa che dovrà approvare il tutto.
Conferenza stampa fantasmagorica condita da slogan, slides, annunci che sembra più che altro la rappresentazione di un venditore di gadgse di varia natura. Non cìè un testo, non ci sono cifre, c'è solo il vuoto assoluto ma bene colorato.
Aggiustamenti successivi che alla fine portano in parlamento un testo molto difforme dalle promesse per uscire poi con un provvedimento diverso dal quello entrato in parlamento e diverso dalle promesse fatte.
Quest'anno poi la situazione è resa più drammatica per i risvolti che il provvedimento si pensa possa avere sull'esito del referendum. Eh si perché ci sarà anche gente che voterà non tanto sui principi della riforma costituzionale ma su quanto Renzi sarà disposto a dare o non dare alla categoria di appartenenza dell'elettore. Ed allora le promesse sono mantenute o cancellate a seconda della reazione dell'elettore, tanto il testo non c'è e ci sono solo slide. Nelle conferenza stampa di una settimana fa è apparso l'ennesimo condono per gli evasori fiscali, ah questa volta non si chiama condono ma la sostanza è sempre la stessa: sconti a chi deve pagare multe salate e uteriori sconti, mascherati sotto il solito termine inglese (voluntary disclosure), per chi ha ingenti somme di contante in casa. Naturalmente le reazioni dei cittadini onesti (per fortuna ce ne sono ancora molti in questo paese) sono state tutte negative ricordando ancora una volta che l'ultimo condono, che risale ad un anno fa, doveva essere l'ultimo. E Renzi questa volta invece di andare avanti sulla strada intrapresa, dopo appena una settimana fa marcia indietro e cancella la parte che riguarda il condono per i dententori di contante. Eh beh questa volta c'è il referendum e quindi meglio tornare indietro su una promessa scritta su una slide e non rischiare il travaso di voti dal Si al No. Ecco questa è la serietà del presidente del consiglio e questo è solo l'ultimo episodio. Che dire per esempio della "legge elettorale più bella del mondo e che tutti ci vorranno presto copiare" che sarà probabilmente modificata prima ancora di essere applicata ? Non c'è niente da dire se non che rappresenta l'ennesimo esempio di un modo di governare inseguendo l'opportunià ed consenso (da qualunque parte politica provenga) piuttosto che l'attuazione di un programma condivisbile o meno. Io voterò NO perché i contenuti della riforma costituzionale per la maggior parte non li condivido, ma se una consequenza fosse la caduta del governo non mi strapperei le vesti, nemmeno se al governo andasse il M5S: per governare come Renzi o come il suo predecessore Berlusconi non ci vuole molto.

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