martedì 18 ottobre 2016

La mutazione genetica del Partito Democratico all'insaputa dei suoi iscritti




"La Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza antifascista, è il documento fondamentale dal quale prendiamo le mosse. La Costituzione non è una semplice raccolta di norme: oggi non meno di ieri è la decisione fondamentale assunta dal popolo italiano sul come e sul perché vivere insieme. È il più importante fattore di unità nazionale e di integrazione sociale, proprio in quanto assicura il consenso della comunità sui princìpi della convivenza al suo interno e permette di dirimere i conflitti di opinioni e di interessi.

Il Partito Democratico si impegna perciò a ristabilire la supremazia della Costituzione e a difenderne la stabilità, a metter fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi   di   maggioranza,   anche   promuovendo   le   necessarie modifiche   al   procedimento   di   revisione costituzionale.   La  Costituzione  può e  deve essere  aggiornata,  nel  solco  dell’esperienza   delle  grandi democrazie  europee,  con riforme condivise, coerenti  con i princìpi e i valori della Carta del 1948, confermati a larga  maggioranza dal referendum del 2006."


Bellissime parole che non sono il manifesti del fautori del No del Partito Democratico, dei dissidenti, ma bensì sono contenute nel Manifesto dei Valori del Partito Democratico approvato nel febrbaio del 2008 e che quindi dovrebbero essere le linee guida dello stesso partito per ciò che concerne la Costituzione e i suoi aggiornamenti. Peccato che il Pd a guida Renzi abbia dimenticato completamente questo testo oltre ad aver dimenticato la prima parte della Costituzione stessa. E' difficile far rientrare la riforma costituzionale per la quale andremo a votare il 4 dicembre come una riforma che sia "un fattore di unità nazionale ed integrità sociale", a giudicare infatti dall'acceso dibattito di queste settimane sembra piuttosto una riforma che divide il paese. E lo divide non solo fra maggioranza ed opposizione, fatto già grave per una legge come la Carta Costituzionale che dovrebbe stabilire le regole della convivenza democratica, ma divide anche lo stesso partito di maggioranza che ha proposto, per mano del governo, la riforma stessa. Nemmeno il partito promotore della riforma è unito, impensabile quindi che lo possa essere il paese. E che dire poi del passo di questo manifesto che "obbligherebbe" il Partito Democratico a "mettere fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza" ? E' ancora fresca nella memoria l'ultima votazione alla camera nella quale si è approvata in via definitiva la riforma per sottoporla poi a referendum: una camera semivuota nella quale solo la maggioranza ha partecipato al voto. Questo è avvenuto non per una "bizza" od una "ripicca" delle opposizioni, ma per le modalità attraverso le quali si è svolto il dibattito durante tutto l'iter parlamentare: attravero strattagemmi e voti di fiducia di fatto si è annullata la voce degli oppositori cancellando emendemanti e discussioni. Insomma una riforma che il Partito Democratico ha portato a termine "tradendo" tutti i principi del suo manifesto costitutivo in materia di Costituzione. Un partito che quindi ha continuato nel suo percorso di trasformazione, voluto e imposto da Renzi, che ha spostato l'asse del partito stesso verso il centro destra mettendo in atto riforme come quella del lavoro nella quale si è cancellato qualsiasi diritto dei lavoratori conquistato con anni di lotta. Un partito che, sebbene già scolorito fin dalla sua nascita, con l'approvazione di questa riforma non è stato in grado nemmeno di rispettare i valori sanciti al momento della sua fondazione. Questo è la serietà della formazione politica che si appresta a modificare radicalmente la Costituzione e l'assetto democratico della Repubblica.

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