venerdì 24 agosto 2012

Monti organizza la distruzione degli ultimi brandeli dello stato


Ormai in questo periodo storico dove le ideologie sono state purtroppo seppellite quasi nessuno ha la capacità di capire quale dovrebbe essere la differenza fra un modello di sviluppo della società orientato a destra ed uno che si ispira ai principi della sinistra o meglio ancora del comunismo. Questi principi sono sconosciuti anche a causa della politica dissennata della sinistra italiana che in questi ultimi venti anni, piuttosto che difendere e cercare di far valere i propri ideali, ha preferito combattere la destra ed in particolare il berlusconismo sullo stesso tereno di battaglia, uscendone sconfitta senza possibilità di risorgere. E ormai nemmeno quando se ne presenta l'occasione la sinistra ha la capacità di illustrare come si dovrebbe differenziare una politica di sinistra da una di destra. Senza scendere troppo su tematiche teoriche o filosofiche, oggi è il consiglio dei ministri del governo Monti ha dare un'ottima sponda per mettere in evidenza quelle che dovrebbero essere le differenza fra una politica di destra ed una politica di sinistra. Un consiglio dei ministri inutile e solo di facciata per dimostrare al paese che i ministri hanno lavorato anche di agosto, ma nel quale non sono state prese decisioni di alcun tipo. Però se le linee guida dell'azione di governo che ne sono uscite saranno rispettate, saranno altre mazzate in testa per il cittadino medio, quello per intenderci che ha un lavoro dipendente o è un pensionato, che paga le tasse fino all'ultimo centesimo e che oltre a pagare le tasse si vede ridotti i servizi dalle proprie amministrazioni locali.  Si legge infatti sui siti dei giornali on line che il governo avrebbe intenzione di procedere nelle liberalizzazioni in tre settori delicati: le poste, la cultura e la sanità. Poste a parte, che comunque sia si tratta di un servizio essenziale e in una logica di sinistra tali servizi dovrebbero essere garantiti ad ogni cittadino e quindi non dovrebbero essere oggetto di speculazione o di business, privatizzare la cultura e la sanità costituirebbe un vero e proprio disastro. Privatizzare la cultura singificherebbe che un patrimonio dello Stato e quindi di tutta la popolazione e di tutti i cittadini, viene messo in mano al privato che lo utilizza a scopo di profitto. Quindi un bene della comunità e del quale tutti dovrebbero beneficiare sarebbe consegnato all'imprenditoria privata, un po' come si intendeva fare per l'acqua. Immaginate che cosa possa significare in un paese pieno di opere d'arte e di musei come l'Italia, come consequenza immediata per esempio la quasi impossibilità per una scuola di andare a visitare un museo a causa dell'immediato innalzamento dei biglietti di ingresso. Ma a parte questo aspetto rimane il fatto che il patrimonio artistico e culturale di una paese non è certo un qualcosa su cui si possa speculare a vantaggio di pochi. Stesso discorso, ma sicuramente anche molto più grave dal punto di vista sociale, si può fare sulla privatizzazione della sanità. Mentre negli Stati Uniti Obama con grande fatica riesce a garantire una sanità pubblica a tutti, in Italia si intende seguire il modello che gli stessi Stati Uniti stanno abbandonando, una sanità privata. L'immediata consequenza sarebbe che un'assistenza sanitaria adeguata sarebbe garantita esclusivamente ai ceti alti, a chi ha buone assicurazioni, a chi in sostanza sarebbe in grado di pagarsela. Non è certo la diffusa inefficienza della sanità pubblica del paese un buon motivo per ricorrere alla privatizzazione, e nemmno gli alti costi della sanità pubblica ne giustificano la eventuale privatizzazione. Le modalità per ridurre questi costi ci sono, basta citarne due: non consentire ai medici pubblici di effettuare attività privata all'interno delle strutture pubbliche (unico esempio del pubblico impiego), ridurre gli stipendi de primari, razionalizzare la creazioni dei repati ospedalieri evitando politiche clientelari, evitare l'impiego di farmaci di marca. Le alternative sono tante, la privatizzazione costituirebbe un altro modo per scaricare sui cittadini i costi di un servizio che dovrebbe essere garantito a tutti. Possibile che i partiti cosidetti di sinistra si siano dimenticati di questi principi elementari ?

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