giovedì 16 agosto 2012

Farmaci di marca no, si ... ed alla fine ni come sempre in Italia


"Ciao che belle le tue scarpe da ginnastica che cosa sono ?" .. 
"Ah guarda io solo Nike spendi un po' di piu' ma vuoi mettere la resa .. " ... 
"Ma tu che cosa prendi per il mal di testa ?" .. 
"Ah guarda io solo farmaci di marca non bado a spese, Optalidon o Aspirina e tu ?" .. "
"Boh una pillola gialla ma passa subito e costa la meta'"
Che strano paese e' l'Italia dove ormai il marchio ha invaso anche il mercato della salute e in maniera inappropriata. Si perche' se alla fine e' semplice stabilire se un capo di abbigliamento firmato sia piu' o meno buono di uno senza firma (basta lavarlo qualche volta o vedere in che stato e' ridotto dopo qualche anno che lo si indossa) per un farmaco in sostanza non c'e' assolutamente nessuna differenza. Quello che conta e' il principio attivo che ne determina l'efficacia e non certo se la sua confezione e' colorata o completamente anonima senza scritte altisonanti. L'etica vorrebbe che ad un paziente sia somministrato un farmaco efficace e non tanto una marca piuttosto che un'altra. Invece in Italia, terreno fertile per ogni multinazionale ma maggiormente per le case farmaceutiche, un farmaco e' sempre stato identificato con il nome commerciale e non con il principio attivo che ne determina la patologia di applicazione. La sanita' e' uno di quei settori che non dovrebbe essere lasciato al libero mercato ed al business, come i servizi essenziali (acqua, telecomunicazioni, trasporti, energia, ..)che dovrebbero essere garantiti a tutti indipendentemente da condizioni socio economiche, politiche e religiose. Perche' se due farmaci hanno lo stesso principio attivo e quindi svolgono la stessa funzione terapeutica devono avere un prezzo ed un costo diverso ? Al paziente dovrebbero costare allo stesso modo e non dovrebbe essere permesso fare fortune e accumulare ricchezza sulla salute degli altri. Sembrava che il governo dei tecnici volesse mettere fine a questo scempio anche in nome del risparmio e del contenimento della spesa sanitaria (un risparmio che le strutture pubbliche potrebbero mettere in atto tranquillamente anche senza decreti e leggi ad hoc semplicemente acquistando i farmaci meno costosi), ma come al solito l'hanno avuta vinta le cause farmaceutiche. Oggi i telegiornali annunciano la rivoluzione: il medico dovra' indicare nella prescrizione medica solo il principio attivo e non il nome commerciale del farmaco. Poi sottovoce e velocemente alla fine del servizio annunciano sorvolando: il medico potra' indicare il nme commerciale motivandone il motivo. Et voila' il gioco e' fatto e niente cambiera': si prescrive Asprina perche' il paziente trova giovamento dal colore verde riportato sulla scatola. E tutti sono felici e contenti. Che strano paese e' l'Italia dove sono necessarie anche delle leggi per prendere per i fondelli il cittadino qualunque.

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