lunedì 21 marzo 2011

La guerra degli sconfitti

I primi risultati della guerra scatenata in Libia da Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Canada e Italia sono a favore del colonnello Gheddafi: l'Europa è completamente divisa e inesistente come entità, l'Italia a sua volta è allo sbando e ne uscirà sconfitta comunque vada. Per quanto riguarda l'Italia c'è stata l'ennesima conferma dell'azione approssimativa del governo e della mancanza totale di una politica estera sia a livello europeo che internazionale. Berlusconi, prigioniero del suo passato da imprenditore, anche a livello internazionale ha pensato che fosse sufficiente vestire i panni del manager dittatore per svolgere una funzione incisiva anche a livello politico. A livello nazionale ha fondato una "associazione" chiamandola partito che però funziona e rimane in vita solo grazie alla presenza del suo capo assoluto in quanto non ha nè struttura nè organi di governo tipici di un vero e proprio partito. Sullo stesso modello ha formato un governo nel quale ogni ministro non fa altro che ripetere nelle varie dichiarazioni e nei vari interventi ciò che ancora il Capo assoluto ha deciso che si debba dire. Su ogni questione Berlusconi interviene pesantemente desautorando i compiti dei suoi ministri. A livello internazionale ha impostato la politica estera del paese sulle proprie amicizie personali e non seguendo una logica politica condivisa dal paese intero e soprattutto da tutte le istituzioni. Un'amicizia futile sulla quale si trova pronto a voltare le spalle come nel caso libico. Berlusconi dopo aver osannato Gheddafi a Roma, dopo averlo ossequiato e dopo essersi prostato ai suoi piedi, ora volge le spalle ed anzi invia gli aerei italiani a bombardarlo. Un strano concetto di amicizia. Da questa pseudo politica internazionale nei confronti della Libia, l'Italia ne uscirà comunque male: se Gheddafi vince cercherà di vendicarsi del traditore italiano, se Gheddafi sarà defenestrato il nuovo governo avrà un buon occhio prima di tutto verso altri paesi piuttosto che verso l'Italia, unico paese europeo che ha riservato onori al dittatore. Per quanto riguarda l'Europa l'azione contro la Libia ha mostrato tutta la fragilità e, di fatto, l'inesistenza di una vera e propria Europa unita. Un Europa che si trova in accordo per questioni ridicole come assegnare la DOP alla pizza napoletana, oppure definire degli standard sulle misure delle banane, ma che poi sulle problematiche importanti non solo per gli stati europei ma per il mondo intero si defila e lascia ai vari stati di comportarsi a modo proprio. Ecco allora che per risolvere la questione libica si assiste ad una sceneggiata ridicola: la Francia parte a testa bassa e bombarda con al seguito l'Inghilterra, la Norvegia prima partecipa poi si ritira, l'Italia fornisce le basi militari e dichiara la disponibilità dei suoi aerei solo per delle escursioni turistiche poi si tira indietro, la Germania addirittura si astiene e osserva gli avvenimenti come se si trattasse di un paese di un altro continente. Ma quando sabato mattina tutti i paese europei si sono riuniti di che cosa hanno discusso ? Di fatto è stato aperto un nuovo fronte di guerra e nella maniera più caotica possibile sotto la spinta della Francia che aveva fretta di menare le mani forse per accaparrarsi un pò di petrolio libico sulla pelle di quei poveri ribelli che tentano di rovesciare il dittatore Gheddafi. L'occidente evoluto non conosce altro modo per cercare di diffondere la democrazia, la guerra, ma utilizzata solo verso quei paesi che hanno da offrire barili di petrolio e metri cubi di gas.

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