Dopo la risoluzione dell'Onu che prevede l'istituzione di una no-fly zone sulla Libia, ci sono prese di posizione da parte di tutti i leader europei e da parte dello stesso Obama che intervengono per informare i rispettivi paesi sugli interventi che saranno messi in atto per dare seguito alla risoluzione stessa. L'unico leader silenzioso è il Presidente del Consiglio italiano che non si sente in dovere di spiegare al paese l'atteggiamento che terrà l'Italia. Parlano i suoi ministri, quello dell'interno e quello della guerra, ma la gravità della situazione vorrebbe che fosse il Capo del Governo ha prendere l'iniziativa. Questo silenzio è un'ulteriore conferma dell'inadeguatezza ormai conclamata di Silvio Berlusconi a continuare ad occupare un ruolo istituzionale che non gli compete più sia per incapacità a governare che per incapacità a guidare e mantenere coesa una maggioranza ormai allo sbando. Ieri le celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia si sono svolte senza la partecipazione della Lega, uno dei due partiti di governo, oggi le commissioni di Camera e Senato hanno approvato la mozione relativa al nostro intervento in Libia ancora senza la partecipazione dei parlamentari della Lega. Due fatti molto gravi, cartine di tornasole di una grave crisi istituzionale e politica che imporrebbe le dimissioni di Silvio Berlusconi e del suo governo. Ieri un episodio di politica interna che ci ha rivelato agli occhi del mondo come un paese allo sbando, oggi un episodio di politica internazionale al quale il governo ha risposto con l'aiuto del più grande partito di opposizione, il Partito Democratico. Nella crisi libica, gestita in maniera approssimativa e pericolosa dalla comunità internazionale, l'Italia ha rimediato la solita pessima figura, prima difendendo l'operato del dittatore Gheddafi, poi cambiando faccia e diventando ossequiosa ai voleri di Stati Uniti e Francia fino ad arrivare ad un nuovo oltraggio della costituzione. Le missioni in Iraq ed Afghanistan sono state mascherate ed etichettate come missioni di pace per raggirare la costituzione che impedisce all'Italia di condurre delle guerre, oggi per la Libia il ministro Frattini ha dichiarato che l'Italia metterà a disposizione le proprie basi e che potrà partecipare a raid aerei con i proprio piloti. Insomma stiamo entrando in guerra. La vicenda libica ha mostrato però non solo la piccolezza dell'Italia in politica internazionale ma anche l'ipocrisia del mondo intero. Gheddafi, a differenza degli altri dittatori del Nord Africa (Arabia Saudita esclusa), ha interessi in ogni parte del mondo in banche, industrie, attività sportive ed è sempre stato appoggiato e assecondato dalla politica internazionale in virtù del suo potere economico. La rivolta di queste ultime settimane ha messo in grossa difficoltà tutta la politica internazionale che da una parte si trovava in difficoltà a causa del genocidio che il dittatore libico ha messo in atto, ma dall'altra parte aveva paura di intervenire in un paese che rappresenta un potere economico non trascurabile. Oggi si è arrivati ad una risoluzione che è un mezzo pasticcio perchè di fatto consente a chiunque di intervenire e nel modo che più ritiene opportuno, non per niente la Germania si è defilata e non parteciperà a nessuna azione che potrebbe aprire uno scenario del genere Afghanistan proprio sul mediterraneo.
venerdì 18 marzo 2011
Dopo i festeggiamenti del 17 marzo .... l'Italia torna piccola e schiava degli Stati Uniti
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