sabato 20 marzo 2010

Il regime scende in piazza

Quando il partito che sta al governo scende in piazza, la democrazia è proprio alla frutta. Tornano alla mente le oceaniche manifestazioni di regimi vecchi e nuovi come le sfilate sulla Piazza Rossa ai tempi dell'Unione Sovietica, o le manifestazioni del regime cinese, o meglio ancora per arrivare ai giorni nostri le prove di forza del regime iraniano. Anche l'Italia ha conosciuto sceneggiate di questo tipo che risalgono al regime fascista quando la gente scendeva alla domenica in piazza con la camicia nera e mostrando il braccio destro ben teso. Oggi sono cambiati i colori ma la sostanza è rimasta la stessa. Il paese è guidato da un uomo che non sa che cosa significhi governare una democrazia e che bada solo ed esclusivamente al suo interesse, un uomo che si è fatto strada usando modi al limite della legalità e spesso oltre la legalità, che ha scelto la strada della politica quando sono venuti a mancare meno i suoi protettori politici appunto. Oggi scenderanno in piazza disoccupati che hanno ricevuto 100 euro per andare a manifestare, oggi il fascista Alemanno aprirà le porte della metropolitana per consentire alle masse vocianti di osannare il dittatore di Arcore. Ma contro chi protesta il capo del governo se non contro se stesso ? Contro i giudici che gli impediscono di governare. Già però gli stessi giudici non gli hanno impedito di far approvare al parlamento due leggi per tenersi lontano dalla galera, di far tornare nel nostro paese leggi razziali che equiparano un clandestino ad un criminale, di promuovere leggi che stanno mettendo in ginocchio il sistema dell'istruzione in Italia con tagli indiscriminati, di favorire il rientro di capitali sporchi promuovendo lo Stato ad una sorta di ricettatore legalizzato. Insomma di leggi questo governo ne ha approvate anche troppe, magari ne avesse prodotte in numero minore, sicuramente il paese ne avrebbe guadagnato. Ma Lui non riesce a governare per la sua incapacità di occuparsi dei problemi reali della gente offuscato dalla sua sete di potere, dall'insofferenza verso chi la pensa diversamente da lui e verso le leggi che regolano la vita democratica. Non è riuscito a fare la sua riforma della giustizia quella che legalizzerebbe le sue malefatte e lo terrebbe lontano dalla galera, non è riuscito a cambiare la costituzione per togliere quei legacci che gli impediscono ancora di agire senza controlli, che gli impediscono, senza essere inquisito, di telefonare al presidente di un comitato di controllo per chiudere le trasmissioni che approfondiscono troppo sulle sue reali intenzioni. Ecco questo per il dittatore significa governare. Ed allora scende in piazza portandosi dietro il popolo dei mercenari, dei teledipendenti ormai decerebrati e dei furfanti della sua stessa specie. Qulunque sia il numero delle persone che parteciperanno alla manifestazione, rimarrà una delle tante pagine nere della storia di questo paese che ormai si stanno scrivendo da 15 anni a questa parte.

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