domenica 8 febbraio 2009

Difendiamo la costituzione: art. 1, art. 2 e art. 3

Sfruttando un caso umano al cospetto del quale tutti dovremmo fare silenzio, il presidente del Milan nonchè impropriamente presidente del consiglio, sta cercando di sovvertire le istituzione e la democrazia in questo paese attaccando la prima legge dello stato: la costituzione. L'attacco non arriva da un'analisi del testo di questa legge che evidenzi gli eventuali aspetti che potrebbero essere modificati perchè magari non più attuali, ma bensì dal delirio di onnipotenza del cavaliere nano che vede limitata la sua azione dal presidente della repubblica. Un attacco senza precedenti, che oltre a denigrare la Resistenza e tutti coloro che sono morti per consegnare l'Italia alla democrazia, prefigura scenari molto pericolosi anche alla luce delle recenti legge approvate da questa maggioranza. Tutti dobbiamo difendere la costituzione, non perchè non possa essere modificata, ma perchè qualsiasi eventuale modifica debba scaturire da una reale necessità e non dalle bizze dittatoriali di un capo di governo qualsiasi.
Uno dei principali problemi di questa nostra costituzione non è la sua non attualità ma piuttosto la sua non completa applicazione e non solo da parte di questo governo ma da tutti quelli che si sono succeduti alla guida del paese in questi 60 anni. Allora forse è il caso di leggere e analizzare i vari articoli di questa importantissima legge per far capire che prima di modificarla bisognerebbe applicarla.


Art. 1.

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Principio sacrosanto ma che soprattutto in questi anni è stato completamente disatteso a meno che non si voglia considerare lavoro i contratti a progetto, le co.co.co e tutti i lavori a tempo determinato in cui si rasenta la schiavitù e lo sfruttamento. per non parlare di quello che sta accadendo in questi ultimi tempi con la crisi economica. L'Italia è più fondata sulla cassa integrazione che sul lavoro.

Art. 2.

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Due articoli attuali anche per essere completamente disattesi dagli ultimi provvedimenti del governo in termini di sicurezza. Si parla di solidarietà sociale e di uguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni personali e sociali. Berlusconi ha iniziato a disattendere l'art. 3 con il lodo Alfano che rende quattro cittadini di questo stato immuni rispetto alla giustizia mentre qui si parla di eguaglianza indipendentemente dalle condizioni personali. Inutile richiamare l'Europa e quanto avviene in altri paesi, l'Art. 3 dice che tutti i cittadini indipendendentemente dalle loro funzioni devono essere uguali rispetto alla legge. Non ci sono interpretazioni. Il decreto sicurezza poi disattende questi due articoli per esempio non riconoscendo per esmepio alla condizione di .. barbone .. questa uguglianza ma anzi discriminadoli pesantemente con il registro di identificazione senza fare niente per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale per evitare a queste persone di andare per la strada a chiedere l'elemosina. In quanto all'uguglianza sociale, nel nostro paese non è mai esistita ed ora si scava ancora di più il solco che divide i meno abbienti, i migranti rispetto al ceto medio del nostro paese.

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