giovedì 6 agosto 2020

Le certezze perse con il Covid-19

Il primo approccio con la matematica da parte di ogni bambino che inizia il suo percorso di studi è sempre stato quello della certezza sui numeri: 2 + 2 fa sempre 4. Con il tempo poi queste certezze spesso svaniscono quando ci si trova ad affrontare situazioni più complesse rappresentate con dei numeri ed allora si impara che anche i numeri possono essere interpretati. Soprattutto poi lo sconcerto prende il sopravvento quando questa interpretazione cambia a seconda del proprio tornaconto e delle proprie tesi. Ecco allora che il 2 + 2 non diventa più 4 ma può essere 3 o 5 a seconda del punto di vista dal quale si considera quel 2. Senza poi entrare in dettagli più tecnici: quel 2 può assumere un valore diverso a seconda che si parli di sistema decimale (il sistema con il quale ogni studente viene "cresciuto") oppure per esempio di sistema ternario. Insomma con i progredire degli studi le certezze cambiano o addirittura crollano. Uno degli effetti collaterali dell'attuale epidemia da Covid-19 è stato appunto il crollo delle certezze sui numeri che quotidianamente sono snocciolati in merito alla epidemia stessa. Nella prima fase della chiusura totale i numeri venivano utilizzati da molti per fare previsioni sull'epidemia, sul suo andamento e soprattutto sul prevedere la data della fine del contagio. I numeri dati in pasto ai cittadini, agli statistici, agli interpreti erano riguardavano i contagiati, i ricoverati in reparto ed in terapia intensiva, gli isolati domiciliari, i decessi ai quali si sono aggiunti successivamente i guariti. Da questi numeri saltavano fuori delle cifre impressionanti come la percentuale di decessi rispetto ai contagi, numeri superiori per esempio al primo focolaio cinese dell'epidemia. Poi lentamente nel nostro paese la morsa dell'epidemia si è allentata mentre ha iniziato a crescere negli altri paesi sia europei che nel resto del mondo. Con la fine della chiusura totale e l'inizio della ripartenza si sono scatenate le diverse interpretazioni sui numeri che quotidianamente sono diffusi sul progredire dell'epidemia in Italia. Numeri che dimostrano che il virus non è sconfitto, come qualcuno tenta di sostenere, nemmeno clinicamente in quanto continuano i decessi ed i ricoveri sebbene sicuramente con quantità certamente di gran lunga inferiori al periodo più buio di marzo e aprile. Il problema sta nel fatto che queste diverse interpretazioni vengono anche dal mondo scientifico che invece di dare delle certezze ha, fin dall'inizio dell'epidemia, contribuito a creare confusione e sconcerto. E così oggi mentre c'è chi, prudentemente, mette in guardia da riprendere senza alcuna attenzione qualsiasi attività, ci sono altri che manipolano i dati sui contagi facendo supposizioni sui reali contagi (inserendo anche coloro che essendo asintomatici non sono rilevati) per arrivare alla conclusione che in realtà gli oltre 35mila decessi rappresenterebbero una percentuale insignificante. Naturalmente con l'obiettivo nascosto, ma nemmeno tanto, di minare il governo e questo è l'aspetto più squallido e vergognoso indipendentemente dalle proprie idee politiche. Il governo giustamente mantiene la prudenza anche perché i famosi numeri ci dicono che nelle ultime settimane, volenti o nolenti, c'è una piccola recrudescenza del virus a dispetto dei super ottimisti. Super ottimisti che fra l'altro, in una società interconnessa come la nostra, ignorano quanto sta accadendo intorno a noi dove ogni paese viaggia a numeri superiori ai nostri e soprattutto ogni governo plaude al comportamento dell'Italia che in questo momento è il leader mondiale nel contenimento dell'epidemia. Ma si sa noi italiani siamo sempre pronti a guardare all'estero anche in casi come questo dove è l'estero a invidiare l'esempio dato dal nostro governo nell'affrontare il Covid-19.

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