sabato 5 aprile 2014

L'unica vera riforma di Renzi: l'abolizione del termine abolire


Accade spesso nella lingua italiana che si inventino nuovi termini, nuove parole o che se ne utilizzino altre per indicare gli stessi termini (da bidello a operatore scolastico, da infermiere a operatore sanitario, etc.) oppure, come accade in questi giorni, che si modifichi il signifcato di un termine grazie al suo utilizzo in modo improprio. E' il caso del verbo "Abolire" e dei sostantivi derivati. Dal vocabolario italiano si evince che abolire significa: cancellare, sopprimere, annullare, abrogare. Renzi usa continuamente questa parola per indicare il primo risultato del suo governo: l'abolizione delle province. Quindi le province non esistono più ? Se il significato della parola abolizione fosse utilizzato alla lettera, certamente si, ma se poi si legge il provvedimento si scopre che le province non sono state cancellate o abolite quanto piuttosto trasformate in altre entità "non elettive" che svolgeranno più o meno le stesse funzioni e probabilmente in maniera peggiore. Ecco i vari punti di questa pseudo-riforma il cui unico effetto è quello di togliere il voto ai cittadini.
Città metropolitane. Sono istituite un certo numero di città metropolitane la cui estensione sarà esattamente pari al vecchio territorio provinciale. Il presidente della provincia è sostituito dal sindaco metropolitano, carica ricoperta dal sindaco della città metropolitana (doppio incarico quindi anche se non pagato). Il consiglio e la giunta provinciale sono sostituiti da due organi: il consiglio metropolitano e la conferenza metropolitana. Il consiglio metropolitano è eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali che fanno parte della città metropolitana.
Aree vaste. Dove non sono istituite le città metropolitane sono definite le Aree vaste, aggregazione di comuni con estensione territoriale uguale a quella delle vecchie province. Il presidente delle aree sarà un sindaco eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali e coadiuvato da un consiglio anche questo nominato dai sindaci e dai consiglieri comunali sempre fra i sindaci ed i consiglieri comunali appartenenti all'area. 
In buona sostanza in principio c'erano le Province, domani ci saranno le città metropolitane e le Aree vaste, esattamente la stessa istituzione come estensione che cambia solamente nome. I presidenti di provincia ed i consiglieri provinciali saranno sostituiti da sindaci e consiglieri comunali appartenenti alla città metropolitana o alla vasta area eletti sempre dai sindaci e consiglieri comunali che quindi costituiscono l'elettorato attivo e passivo. Le competenze di questi nuovi, nel nome, organi sono le stesse delle province. In conclusione quindi le province non sono state abolite ma si è provveduto esclusivamente a cambiarne la denominazione. Gli organi che presiedevano le province sono rimasti anche questi con denominazione modificata ma soprattutto tali organi, pur mantenendo le stesse competenze sul territorio, non sono eletti dai cittadini ma nominati dai sindaci e dai consiglieri comunali fra gli stessi sindaci e gli stessi consiglieri comunali. Insomma presidenti e consiglieri di città metropolitane e aree vaste saranno semplicemente personaggi che ricopriranno queste cariche alla stregua di un doppio lavoro e per di più non retribuito; considerata la natura degli italiani e soprattutto degli amministratori locali si possono immaginare le consequenze sulla corruzione che può avere una riforma del genere. Chi è disposto a svolgere un secondo lavoro senza una retribuzione ? E soprattutto se si trova qualcuno diosponibile a questo doppio incarico, come sarà svolto l'incarico stesso ? Questa sarebbe una di quelle riforme delle quali ha bisogno il paese per tornare a crescere ? Con questa riforma ci sarà si una crescita ma nel fatturato della corruzione e della malapolitica. In conclusione non si è abolito niente si è solo effettuata una trasformazione peggiorativa dell'organizzazione delle amministrazioni locali, un modello che sarà riproposto per il senato. Auguri Italia.

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