lunedì 21 ottobre 2013

Dall'ipocrisia di Brunetta allo scandalo di Maradona ... un'altra trasmissione che inciampa nel servizio pubblico


La Rai, televisione pubblica, ha ormai da tempo smarrito la propria funzione di servizio pubblico distrutta dall'ingresso in politica di un imprenditore senza scrupoli con il fardello di un enorme conflitto di interessi al quale la politica stessa non ha saputo e non ha voluto mettere un freno. Unico caso al mondo di un capo di governo, padrone della più importante televisione privata italiana con tre canali, che prende anche il controllo della televisione pupplica da sempre in Italia sotto il controllo della politica. Non era difficile prevedere che il tizio avrebbe agito in questi anni per sfruttare il suo potere politico a proprio favore distruggendo la televisione pubblica. Il canone è stato trasformato in una tassa di possesso di un apparecchio radiotelevisivo e il servizio televisivo pubblico ha iniziato ad inseguire il modello privato: pubblicità sempre più invadente, programmi di qualità sempre più scadente, emolumenti dei personaggi televisivi sempre più "indecenti" rispetto al livello medio dei cittadini che pagano il canone. Lentamente ma inesorabilmente il Rai ha perso i propri connotati di servizio pubblico rendendo anche anacronistico il pagamento del canone pur avendone modificato la natura di vera e propria tassa. Un'operazione che continua tutt'ora e che non trova tregua anche in maniera ipocrita. Ultimo esempio lo show dell'ex ministro Brunetta che, mentre da una parte lui ed il partito nel quale milita si ispirano ad un modello liberale guidato solo dalle leggi di mercato, allo stesso tempo pretenderebbe che gli emolumenti dei personaggi Rai rispettassero regole che lui stesso ha contribuito a distruggere. Senza poi contare che un politico che polemizza sugli emolumenti di un conduttore Rai fa veramente ridere, il politico che in questo momento di crisi è il primo a non rinunciare a nessuno dei propri privilegi, pretende di fare il pelo e contropelo ad un uomo di spettacolo i cui guadagni sono soprattutto regolati dagli incassi pubblicitari della trasmissione che conduce. Certo sapere che un personaggio televisivo ha un contratto con una televisione pubblica che gli garantisce 5 milioni annui di reddito e che tali emolumenti sono tutti dovuti al rastrellamento pubblicitario della trasmissione che conduce fa venire un dubbio: che paghiamo a fare il canone ? ma se questo dubbio viene da un politico come Brunetta, cioè un politico che ha agevolato questo cambiamento della televisione pubblica, allora il discorso cambia. Non è certo un politico del Pdl che ha titolo per porre una questione del genere, perchè lo stesso politico fa parte del sistema che ha distrutto la televisione pubblica. Il cittadino che pagail canone invece non può che sentirsi preso in giro soprattutto poi quando assiste a spettacoli come quello di ieri sera dove viene invitato in una trasmissione della televisione pubblica un evasore fiscale che deve al fisco ben 39 milioni di euro. Questo è l'esempio che un ente pubblico fornisce ai nostri giovani. Esaltare un uomo per le sue doti tecniche ma che poi ne ha combinate di tutti i colori nella propria vita privata, dalla droga a figli non riconosciuti fino ad arrivare a quella evasione fiscale che è uno dei principali motivi del disasatro economico finanziario del nostro paese, non credo sia un esempio che una televisione pubblica dovrebbe dare al paese. Un'offesa doppia per tutti cittadini onesti: vedere un uomo di spettacolo che in un anno guadagna più di quanto il cittadino onesto possa mai guadagnare in due vite e vedere che lo stesso uomo di spettacolo da spazio ad un evasore fiscale, uno di quei personaggi cioè che contribuisce al continuo salasso del cittadino onesto. Un'altra trasmissione da spengere definitivamente per dedicarsi magari alla lettura di un buon libro.

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