giovedì 14 febbraio 2013

Giustizia par condicio


Fra i tanti teoremi che il berlusconismo  ha tentato negli anni, purtroppo con successo, di inculcare nelle menti degli italiani c'è quello della giustizia ad orologeria o della giustizia politicizzata. Una tesi alla quale hanno dato il loro contributo i magistrati che sono scesi in politica, ultimo fra tutti Ingroia, avvalorando il pensiero berlusconiano e minando uno dei poteri fondamentali sul quale si basa lo stato democratico. Secondo questa tesi i magistrati sceglierebbero il momento più opportuno per far diventare di dominio pubblico le loro indagini distribuendo avvisi di garanzia, incriminazioni e sentenze  nei momenti topici della vita politica del paese per screditare una parte politica, quella del centro destra secondo sempre il berluscones. Questa tesi viene sostenuta anche in momenti storici come quello che stiamo vivendo nel quale si è visto che la magistratura sta colpendo sia a destra che a sinistra senza distinzione di sorta. Gli scandali della regione Lazio e Lombarida, lo scandalo Lusi, Penati, lo scandalo Lega, la vicenda del Monte dei Paschi, Finmeccanica e via dicendo sono distribuiti fra le varie parti politiche, con una prevalenza di Pdl e Lega ma probabilmente solo perchè negli ultimi 10 anni sono stati al potere per maggior tempo. Il problema comunque, visto dalla parte del cittadino onesto, non è tanto il momento in cui la magistratura agisce ma quanto l'impressinante numero di scandali nei quali i politici italiani sono coinvolti. Questo fenomeno insieme al fatto che in Italia si va a votare mediamente ogni 9-10 mesi rende difficile trovare un momento nel quale un intervento della giustizia possa capitare in un periodo in cui non ci sia qualche tipo di votazione. La giustizia deve fare il suo corso senza intoppi e senza guardare in faccia nessuno e non può permettersi di aspettare che il politico di turno sia libero da qualsiasi impegno istituzionale. I berluscones reclamano, e a volte ottengono come nel caso dei processi del plastificato, che i magistrati intervengano dopo la tornata elettorale, il cittadino onesto ma anche il politico dovrebbe pretendere proprio il contrario. Se qualche candidato ha problemi con la giustizia questi dovrebbero essere risolti e portati alla luce prima di una votazione in modo che il cittadino abbia ben presente la statura "morale" e "civile" del candidato. D'altra parte se l'Italia fosse un paese normale il cittadino pretenderebbe addirittura che l'indagato, l'incriminato, o addirittura il condannato non importa a quale grado di giudizio, rimanesse escluso dal presentarsi come candidato in qualsiasi formazione politico. Ma questo non è un paese normale ed ormai è chiaro a tutti. Solo i cittadini potrebbero renderlo tale ritornando a ragionare con la propria testa per capire che la legge dovrebbe essere davvero uguale per tutti. Ma il cittadino italiano ormai ha perso da tempo l'uso della materia grigia, sottoposto ad un bombardamento mediatico senza precedenti, le cui conseguenze sono che oltre il 45% dei cittadini voterà proprio i partiti maggioramente coinvolti negli scandali a certificare che il politico italiano deve essere corrotto per avere successo.

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