sabato 19 maggio 2012

Quando le parole non uscivano a caso



Quando la politica non era spettacolo il politico andava in televisione una volta ogni due, tre anni in occasione delle elezioni politiche o amministrative. Oltre queste apparizioni si leggeva di politica sui giornali e tutto era meno invasivo e soffocante di adesso. Per assurdo il politico avrebbe anche potuto lasciare dichiarazioni o lanciare proposte senza che poi ci fosse la possibilita' di essere smentito, ma questo non accadeva. Le parole ed i discorsi erano pronunciate in maniera piu' parsiminiosa ma sicuramente piu' oculate ed il cittadino, piu' che dalle dichiarazioni aveva modo di giudicare l'attivita' di un politico dai fatti. Poi c'e' stata una vera e propria rivoluzione. Da una parte l'ingresso in politica dell'uomo che aveva fondato sulla televisione e sulla comunicazione il proprio successo e dall'altra l'enorme impulso dei mezzi di informazione sia con la nascita di decine e decine di canali televisivi sia attraverso la rete, hanno trasformato la politica in un enorme spettacolo. Oggi il cittadino e' sommerso dalle esternazioni degli uomini politici che scandiscono minuto per minuto la vita quotidiana attraverso televisioni e soprattutto internet. Decine di canali televisivi, decine di telegiornali, decine di trasmissioni di approfondimento, decine di trasmissioni di altro genere ma dove e' sempre presente il politico di turno, la rete con centinaia se non migliaia di siti di informazione, tutti questi media inondano di dichiarazioni, proposte, frasi che appena rilasciate rimbalzano subito fino ad entrare nelle nostre case. In una situazione del genere ci si aspetterebbe che dichiarazioni e parole fossero rilasciate con oculatezza e coscienza dopo aver riflettutto su quanto si sta per dire. Ed invece per assurdo proprio nel momento in cui l'informazione ha iniziato a circolare alla velocita' della luce, si e' assistito ad una superficialita' unica nel rilasciare dichiarazioni. In questo ha fatto scuola Berlusconi che ci ha subito abituato alle sue sparate senza senso che poi sistematicamente venivano smentite una volta che cert dichiarazioni suscitavano reazioni inconsulte sia nei mezzi di informazione sia fra i cittadini. Si e' arrivati all'assurdo di smentire addirittura filmati in cui le parole a vanvera pronunciate erano dimostrate senza ombra di dubbio. In questa escalation della stupidaggine si sono lasciati trascinari un po' tutti i politici che sono sembrati essere vittime di un contagio inarrestabile. Un contagio che, sebbene Berlusconi sia uscito di scena, continua ed ha contaminato anche il governo di tecnici. L'ultimo episodio e' proprio di questi giorni. Il Pdl per iniziativa di due suoi parlamentari propone in Commissione Affari Sociali una tassa comunale su gatti e cani per combattere il randagismo. Il sottosegretario all'economia Polillo approva. appena la notizia viene diffusa nel giro di pochi minuti reazioni violente contro la proposta. A parte lo scandalo di proporre nuove tasse in questo periodo in cui ancora non è chiaro come il cittadino medio riuscirà a sopravvivere nel 2012, ma poi in un paese in cui l'abbandono di animali domestici in prossimità dei mesi estivi è un problema cronico, proporre una simile tassa non può che incentivare il fenomeno stesso. Ecco quindi centinaia di reazioni di protesta che portano in pochi minuti alle inevitabili smentite. Il Pdl dichiara che la proposta non passerà in aula, il sottosegretario Polillo dichiara che il suo appoggio alla proposta era solo una battuta, lo stesso relatore della proposta si affretta a dichiarare che si adopererà per cancellarla. Ecco questo è uno dei tanti scandali dei politici italiani, inadeguati non solo a gestire una crisi (e lo si vede da queste proposte dopo aver alzato bandiera bianca e lasciato il paese in mano a tecnici senza scrupoli) ma anche inappropriati nell'uso della parola. Il peggio è che nemmeno nel nuovo che si affaccia sul palcoscenico della politica non si intravedono personaggi in grado di quanto meno riappropriarsi dell'uso intelligente della parola.

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