venerdì 30 luglio 2010

Per risolvere il caos politico-istituzionale c'è una sola strada .... nuove elezioni

La strada scelta da Berlusconi e Veltroni a suo tempo di formare due grossi partiti che mettessero insieme anime così diverse fra loro (Forza Italia e An da una parte, Ds e Margherita dall'altra) si è da tempo mostrata fallimentare ed oggi ha portato ad un vero e proprio caos politico-istituzionale. Indipendentemente dai numeri, per rispetto dei cittadini e del paese, sarebbe veramente il caso che si andasse alle elezioni con tutte le nuove formazioni e i nuovi schieramenti che si sono già formati e che si formeranno, perchè la situazione politica rispetto alle elezioni del marzo del 2008 è ormai notevolmente cambiata. Il Partito Democratico è stato il primo ha subire defezioni ed oltre al distacco di personaggi che non erano più in linea con il progetto politico del partito (Binetti docet) c'è poi stato la fuga di Rutelli che ha addirittura dato vita ad un'altra formazione politica. Ora l'etica vorrebbe che questi signori, oltre a staccarsi dal PD, si dimettessero anche da parlamentari in quanto non facenti più parte del partito con il quale si erano presentati alle elezioni. E se non lo fanno dovrebbero addirittura essere gli elettori a chiedere le loro dimissioni, ma gli italiani ormai sono assuefatti a tutto. Situazione analoga sta vivendo ora il Pdl con l'estromissione da parte del suo padre-padrone del cofondatore Fini che si appresta a dare vita ad un'altra formazione politica staccandosi dal Pdl stesso. Ma in questo caso la situazione è ancora più grave in quanto Fini ricopre un ruolo istituzionale di primo piano in quanto Presidente della Camera. Il suo comportamento, pur essendo condivisibile nei contenuti, non può essere condiviso nella forma in quanto il ruole che ricopre lo dovrebbe porre al di sopra delle parti e tenerlo fuori dalle beghe di partito. Questo è naturalmente un indice del senso delle istituzioni della maggioranza di centro destra, un senso che non può certo far parte di una coalizione che accetta di governare a fianco di un partito come la Lega che per sua natura mira alla distruzione delle istituzioni e del paese intero. Fini si è comportato come un politico di partito e non come la quarta carica dello stato aggiungendo confusione alla confusione. Ora risponde alla intimazione di Berlusconi di dimettersi riappropriandosi del suo ruolo: il presidente della Camera una volta eletto non ha bisogno nè della fiducia nè della sfiducia di nessuno. Ma qui si ritorna al concetto del senso delle istituzioni che se manca alla Lega non è certo Berlusconi che ne fa sfoggio. Lui tratta il paese come se fosse una propria azienda e quindi pensa che tutti siano al suo servizio. Insomma la confusione regna sovrana e, come ha detto ieri uno dei leccapiedi del dittatore di Arcore il direttore del Tg1 Minzolini (si anche lui qualche volta dice una cosa giusta), ci sarebbe bisogno di chiarezza. L'unico modo per fare chiarezza sarebbe azzerare tutto, cambiare la legge elettorale e ritornare alle elezioni anticipate come nelle migliori tradizioni della prima Repubblica.

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