mercoledì 20 gennaio 2021

Nello squallido spettacolo del parlamento italiano, il rottamatore finì rottamato

 


Il destino si è divertito a legare con un sottile filo i due Matteo più in vista della politica italiana. D'altra parte i due non sono legati solo dal nome ma anche dai loro comportamenti egocentrici, spavaldi, per certi versi da bulli di quartiere. Certo esistono alcune differenze nei comportamenti e nei modi di esternare il loro ego infinito, ma la sostanza rimane inalterata. Entrambi sono dei bugiardi seriali e basta scorrere le loro carriere politiche infarcite di promesse mantenute o di dichiarazioni false per testimoniare questa caratteristica comune. Entrambi sono assetati di potere e attaccati alle loro poltroncine oltre che incuranti del "bene del paese" o del "bene degli italiani" con il quale molto spesso si riempiono la bocca. Entrambi in questa legislatura hanno tentato la mossa per disarcionare Giuseppe Conte dalla guida del governo, ma entrambi sono rimasti scottati e sconfitti anche se la partita definitiva ancora sarà da giocare. E' comunque incontrovertibile che si distinguono nei modi e nelle espressioni attraverso i quali esercitano la propria attività politica. Gretto, barbaro, spregiudicato il Matteo verde che non si fa scrupoli di utilizzare eventi tragici o persone per parlare alla pancia di gente sprovveduta e attirare consensi. Usa con disinvoltura le tragedie, sia quelle della disperazione umana che quelle delle morti a causa dell'epidemia, per attaccare il governo e per la sua propaganda. Così come con disinvoltura usa simboli religiosi, offendendo chi davvero è credente, e addirittura i propri figli per essere presente sui social anche quando non ha niente di rilevante da dire. Quando poi è chiamato a fare discorsi articolati come quello di ieri in parlamento non riesce, in quanto incapace, a non pronunciare frasi terribili al limite di un comportamento criminale. L'altro Matteo, quello di Rignano, è sicuramente più forbito nel linguaggio, più accattivante, per certi versi più intelligente e meno barbaro, ma altrettanto sicuramente una bandieruola che non può dare alcun affidamento e meno che mai per governare un paese. La sua specialità è dire una cosa per poi fare esattamente il contrario e la storia di questi ultimi anni è piena zeppa di questi episodi. Dall'ormai famoso stai sereno, allo statuto dei lavoratori, al famigerato referendum costituzionale, al mai al governo con i 5 stelle, è stato un crescendo continuo. Entrambi si sono adoperati per portare il paese al collasso ed al tracollo: il verde tentando di far cadere il governo Conte a ferragosto e pretendendo di avere pieni poteri in una settimana, il bianco tentando di far cadere il governo nel momento più critico dal dopoguerra in piena pandemia e campagna vaccinale. Entrambi però senza il coraggio di andare fino in fondo e soprattutto senza chiamare il governo nella sede istituzionale della nostra democrazia per dare vita ad una crisi di governo: il parlamento. Il primo, più rozzo, l'annunciò nientepopodimenoché al Papeete Beach fra tette e culi, il secondo, più raffinato, in una conferenza stampa. Entrambi, portati in parlamento da Conte, hanno tentato una marcia indietro: il rozzo ritirando la sfiducia in cambio di una riammissione alla poltrona, il secondo non votando la sfiducia temendo di andare al voto e perdere per sempre la sediola sulla quale sta immeritatamente seduto. Entrambi poi messi a cuccia da Giuseppe Conte in due squallide sedute di Camera e Senato che saranno ricordate come uno dei punti più bassi toccati dalla democrazia parlamentare, almeno fino ad oggi. 

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