venerdì 30 agosto 2019

Dio li fa e poi li accoppia


Al cospetto dei due presunti leader e politici, i conigli Matteo Salvini e Giorgia Meloni, anche l'ex cavaliere si eleva alla figura di statista. I due politicanti uniti dallo stesso senso delle istituzioni e da un sentimento fascistoide con contorni razzisti e liberticidi, oggi non si presenteranno all'incontro che il Presidente del Consiglio incaricato terrà con tutte le forze politiche per la formazione del nuovo governo. I due conigli sono infatti figli dell'era social nella quale dietro un monitor, dietro una tastiera o dietro il proprio smartphone fanno gli spacconi e sputano il loro veleno senza alcun contraddittorio. Poi quando si tratta di fare Politica seria, andare a confrontarsi con l'avversario oppure rispettare le istituzioni, i due amichetti fuggono, si dileguano e preferiscono appellarsi alle masse "ignoranti" quelle che fanno parte della loro stessa spregevole e pericolosa specie. E così entrambi organizzano le future marce su Roma imbonendo i propri sostenitori con bufale e menzogne ma che, per i due conigli, diventano vere in virtù di una ripetizione ossessiva. La Meloni radunerà le sue truppe davanti a Montecitorio il giorno della fiducia al nuovo governo al grido del colpo di stato e della bufala del governo non scelto dagli italiani. Una storia ormai talmente trita e ritrita che la povera signorina Meloni fa quasi tenerezza quando urla la "presunta" rabbia con quegli occhi a palla fuori dalle orbite. Il coniglietto del Papeete, Matteo Salvini, chiamerà invece a raccolta le proprie truppe il 19 Ottobre, sempre a Roma per protestare contro il governo "voluto da Bruxelles". Anche in questo caso si rispolvera una vecchia filastrocca inventata con il governo Monti, quel governo del "colpo di stato" imposto appunto da "Bruxelles", ma la cui fiducia fu votata dal parlamento "coniglio" che non voleva fare il lavoro sporco necessario dopo i disastri dell'ultimo governo Berlusconi. In questo caso la tesi di Salvini è ancora più ridicola essendo lui il responsabile della crisi, lui che preso dalle orge Papetiane era convinto di ottenere il 51% alle elezioni che si sarebbero dovute tenere il giorno di Ferragosto. Poi, capito che le cose sarebbero andate diversamente, il Matteo fascistoide si è messo a piagnucolare con Di Maio affermando di avere una manovra economica pronta, invitandolo a formare un nuovo governo e proponendolo come Presidente del Consiglio ma ricevendo in cambio schiaffi (giusti e sacrosanti) sia da Conte che dallo stesso Di Maio. Altro che Bruxelles, il nuovo governo se nascerà sarà figlio di un mojito di troppo bevuto sotto il sole in mezzo a culi e tette saltellanti. C'è da capirlo il buon Salvini, dopo la scoppola presa dalla Isoardi e dovendo ripiegare sulla figlia di Verdini, ritrovandosi in mezzo a quel ben di Dio di culi e tette è stato preso una colpo di megalomania. Ora che ha ricevuto un "niet" secco e duro dalla sua ormai ex fiamma Luigi Di Maio, il povero si butta nelle braccia della Meloni sotto lo sguardo vigile del buon Berlusconi, che da sempre lo aveva sconsigliato dal avere fiducia nei grillini.

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